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Autore: Eastre    11/06/2011    4 recensioni
Una serie di omicidi di giovani donne si susseguono. Quando Jack incontrò Kendra sotto un salice piangente non immaginava che dal momento che i loro occhi si incontrarono le loro anime furono legate, non sapeva che gli omicidi erano un orrenda catena d'orrore che portava a lei, non sapeva che quella ragazza dai capelli rossi e sua sorella erano molto più di quanto si potesse immaginare.
cit dalla storia
Capitava spesso, di vedere una dama seduta di fronte a quella lapide, la sera o al tramonto quando le lapidi risplendono come cadaveri galleggianti sul mare illuminato da quel sole rosso fuoco.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’OCEANO DI SANGUE E LA DAMA SOTTO IL SALICE PIANGENTE

 

Prologo

 

 

I ricordi sbiadiscono, vengono cancellati dalla memoria  a poco a poco, chiusi i uno scrigno che li deteriora ma non ne fa svanire completamente la presenza, i ricordi rimangono, forse solo le loro ceneri sparse qua e là, ma pur sempre le loro ceneri no?

Ebbene ciò che accadde a Breker nel 1617 nessuno lo scordò, quei ricordi non si sono mai deteriorati, sono rimasti intatti nella memoria di chi ha vissuto.

 

Ma andiamo, indietro al il giorno in cui tutto è iniziato...

 

 

 I

 
ROSE BIANCHE TINTE DI SANGUE. OCCHI NERI TINTI DI VIOLA.


 

 Le stelle risplendevano come una collana di una bella donna, l’aria sapeva di rose e di acqua di ruscello, era una fresca sera di luglio con un leggero venticello tiepido a scompigliare i ciuffi d’erba  argentei.

Le note allegre e ritmate di un violino suonato con maestria da un vecchio ometto con i baffi faceva ballare a tempo le coppie riunite al centro del cortile. Tra risate e battiti di mani cinque coppie roteavano al suono di quel violino illuminati dalla luna che regnava materna e ridente nel grande firmamento di quella sera.

Un bell’uomo in abito nero fece un cenno elegante con la mano e la musica cessò.

<< signori >> iniziò mettendosi in piedi. Alzò il calice ricolmo di brandy verso il cielo e disse fiero <<vi prego di brindare alla festa di fidanzamento di questa sera, alla mia graziosa figliola Kendra ed al suo futuro sposo Lord Vonghilton >> prese tra le sue la fragile mano di una dama di singolare bellezza e con una delicatezza degna di nota le fece alzare tra gli applausi degli invitati. Il suo volto era pallido come la neve d’inverno illuminato da due occhi azzurri e velati di un tradimento doloroso, i capelli erano una cascata rosso fuoco difficile da ignorare, le labbra rosse come il sangue erano piegate all’ingiù in un espressione di tristezza mista ad amarezza che chi fosse stato un attento osservatore avrebbe notato.

<<vi odio >> sussurrò levando la sua mano da quelle dell’uomo

La musica ripartì e l’attenzione si spostò di nuovo sui ballerini che danzavano con maestria.

L’uomo si chinò raggiungendo l’orecchio della figlia e con tono freddo e duro sussurrò << Kendra, per favore, non fare la bambina questa sera, cerca di comportarti bene, hai 17 anni, non vorrei che gli ospiti pensassero che…>>

<<gli ospiti! >> esclamò amaramente scostandosi dall’uomo << sempre e solo gli ospiti padre! >> urlò indignata, l’ometto smise di suonare e sgranò gli occhi, i ballerini si lanciarono sguardi straniti e presero a fissare la giovane donna che ansimava per lo sforzo e con sguardo ferito ed indignato fissava il signore di fronte a lei, le cui gote si tingevano di rosso per l’imbarazzo.

Il silenzio regnò nella sala, tutti avevano smesso di mangiare, ballare, chiacchierare o suonare ed adesso fissavano la ragazza come scandalizzati dalle poche parole appena pronunciate.

Kendra si guardò intorno notando gli sguardi basiti degli ospiti. Il suo respiro ridivenne regolare. Lanciò un ultimo sguardo al padre prima di scappare via nel buio della notte scendendo le scale di marmo e ritrovandosi nel cortile della casa e poi lontano, sempre più lontano

<<Kendra! >>  un richiamo esasperato in lontananza. Ma lei era già lontana, l’unica cosa che sentiva erano i suoi passi riecheggiare per le strade deserte della sera ed il respiro affannato di chi sta correndo, correndo troppo.

 

Andrew, era rimasto così, con il braccio nella direzione in cui la figlia era scappata e l’espressione implorante di chi non vuole fare brutta figura davanti a tutti gli ospiti. Si accorse solo ora che era troppo tardi, il mormorio tra i presenti era scattato, gli sguardi basiti, le occhiate di scherno…sentì la rabbia montargli dentro e le tempie pulsargli. Lasciò andare il braccio lungo i fianchi e si massaggiò le palpebre << mantieni la calma Andrew, mantieni la calma >>

Alzò lo sguardo e si munì di un sorriso rassicurante << dovete scusare mia figlia signori >> proclamò a voce alta << è solo una bambina un po’ cocciuta, tornerà immediatamente >>

Si guardò intorno, la musica ripartì ed il chiasso di prima continuò come se nulla fosse.

<<Rachel >> urlò esausto. Una ragazza si girò lentamente sentendosi chiamare, sul volto etereo era dipinta un espressione di compassione

Non anche tu Rachel! Non anche tu….

<< Si, padre >> chiese freddamente avvicinandosi a passo altezzoso verso l’uomo

<<per favore Rachel, vai a riprendere tua sorella, non posso lasciare da soli gli ospiti, dille che giocheremo a nascondino >> spiegò aggiustandosi la giacca come un vero signore.

<< Kendra ha ragione Padre >> sospirò amaramente << l’importante per voi sono solo gli ospiti >> girò sui tacchi e corse alla ricerca di sua sorella alzando sopra la caviglia l’ingombrante gonna azzurra.

Andrew sospirò posandosi una mano sul viso e lasciandosi andare sulla sedia.

Cosa devo fare con queste ragazze? .

<<Andrew, vi vedo spossato mio caro >> commentò una voce calda e beffarda. Andrew, tolse le mani dal volto ed incontrò due occhi verdi che lo osservavano al di sopra di un naso adunco e di due labbra sottili

<< Lord Vonghilton >> esclamò ricomponendosi << mi dispiace per…>>

<< ho no Andrew, non dovete scusarvi>> l’uomo mostrò un sorriso affilato << le vostre figlie sono due gioielli preziosi, due perle di singolare bellezza, devo essere onorato ad avere come futura sposa una donna come Lady Stone >>

<< posso farvi una domanda? >> chiese educatamente

Lord Vonghilton annuì posando le mani sul bastone dal pomo d’oro che poco prima era appoggiato dall’angolo della sedia

<<perché proprio Kendra Lord? Rachel è ugualmente bella ed ha 19 anni, un età che si avvicina più al matrimonio >>

Lord Vonghilton posò lo sguardo verde sui ballerini che adesso danzavano a ritmo di note lente e romantiche << niente di personale Andrew, mi piacciono le rosse >>

<< Zio Andrew, Lord! >> trillò Erin presentandosi con un inchino di fronte a loro << allora? Siamo pronti per giocare a nascondino? >> >

 

 

<<ciao madre >>sussurrò dolcemente Kendra sedendosi sull’erba.

Le lapidi erano illuminate di un pallore lunare che faceva risplendere i nomi dalle lettere appuntite che le solcavano, ogni nome un anima, ogni tomba un morto.

C’erano lapidi piccole, con tanti fiori o con pochi fiori. Lapidi grandi e maestose con cherubini scolpiti nel marmo a vegliare su di loro, lapidi con fiori secchi, morti, i cuoi petali gialli venivano trasportati via dal leggero venticello estivo e danzavano nell’aria come dame in un ballo di gala fluttuanti nel cielo senza un compagno.

 Ma c’era una lapide in lontananza, solitaria sotto un salice piangenti i cui delicati rami toccavano l’erba argentea, una lapide come tante, anonima, ma lontana, distaccata da tutte le altre come una donna in un angolo della sala che si rifiuta di ballare.

Solo due semplici parole erano scritte su di essa “ELEANOR STONE” .

 

Capitava spesso, di vedere una dama seduta di fronte a quella  lapide, la sera o al tramonto quando le lapidi risplendono come cadaveri galleggianti sul mare illuminato da quel sole rosso fuoco. .

 

Quella dama portava il nome di Kendra Stone.

Accarezzò dolcemente la lapide ed iniziò a parlare  << odio mio padre, odio il mio futuro sposo, odio quei nobili con la puzza sotto il naso, odio tutti madre >> prese un profondo respiro ed alzò gli occhi al cielo, oltre i rami argentei del salice si poteva vedere la luna regnare nel grande firmamento oscuro della notte.

<<cosa devo fare madre? >> sussurrò << non voglio sposarmi con un uomo che ha l’età di mio padre, non voglio fare la moglie, non voglio fare la donna di casa, io voglio essere libera madre >> si asciugò gli occhi azzurri già pieni di lacrime << io voglio vivere nel vento, voglio correre a piedi nudi per i campi di grano non stare stretta in un bustino soffocante costretta in stupidi vestiti ingombranti >>

<<Kendra >> esclamò una voce dietro di lei, si alzò di scatto e si girò incontrando due occhi neri tendenti ad un rosso cremisi dalle sfumature violacee, come una pozza di sangue scuro in cui erano stati adagiati degli iris appena colti che la osservavano dolcemente << sapevo che eri qui >> sospirò venendole in contro

<< non tornerò Rachel >>

<<si che tornerai Kendra, cosa vuoi fare? Scappare? E poi dove ti rifugerai?>> rise sua sorella <<vieni, stiamo giocando a nascondino, visto che vuoi sempre nasconderti ora hai la possibilità di farlo vincendo qualcosa, no? >>

 

<< vieni Kendra >> bisbigliò Erin prendendola per il polso e trascinandola oltre per l’intreccio del labirinto di siepe. Kendra rise allegra mentre la cugina le faceva cenno di stare zitta con il dito e si appiattiva contro un muro di siepe

Kendra si guardò intorno, non vedeva altro che siepi oscure e rettangolari illuminate dal pallore della luna

<<io vado di là >> esclamò entusiasta Erin indicando una direzione che si perdeva tra i fitti muri di foglie

Kendra rise vendendola allontanarsi sempre di più, le bastava il nascondino per far scattare in lei l’allegria, per un attimo aveva dimenticato che stava per sposarsi con un uomo che aveva vent’anni in più di lei solo per una cosa così banale come i soldi.

Camminò sulle punte per nascondersi meglio dietro ad un altro muro di siepe. Rise ancora guardandosi intorno, nella luce della luna vide un ombra ricoprire la strada di terra lastricata

Mi troveranno! .

I passi si avvicinarono pesanti ed autoritari determinati a trovare qualcuno. Kendra si guardò intorno per l’ennesima volta con movimenti isterici tentando di trovare una via di fuga, corse nell’unica direzione che le sembrava appropriata: verso destra. Sentiva altri passi correrle dietro, non osò girarsi. Si nascose nell’angolo di un muro di siepe protetta dall’oscurità, ansimando per la corsa fatta, si appiattì sempre di più sentendo le foglie affilate graffiarle le braccia mentre l’ombra si faceva sempre più vicina

Ho no! Mi troverà! .

Si sporse tentando di trovare una via di fuga. Niente, non c’era possibilità di scappare, sentì il corpo andarle in fiamme e la consapevolezza d’aver perso toglierle ogni briciolo di speranza ancora rimastole.

L’ombra si faceva sempre più vicina, ancora un passo e…

La figura si sporse oltre il muro di siepe scoprendo un bel viso fanciullesco dalle gote arrossate

<<Arienne! >> esclamò piena di sollievo

<<come sei sciocca Kendra >> ridacchiò la ragazza << hai avuto paura? >>

<<corri a nasconderti piuttosto >> sussurrò lei. La ragazza corse via tra le risatine.

Kendra si concesse un sospiro di sollievo, camminò sentendo l’eco dei suoi passi rincorrersi tra le siepi del labirinto

Ha Arienne! .

<<saremmo pur amiche da una vita ma…>> si bloccò di colpo, sentendo altri passi furtivi avvicinarsi a lei, con uno scatto di rintanò nell’angolo oscuro creato da due muri di siepe, il suo intero corpo era protetto dal nero della notte che si era creato in quei pochi centimetri.

Non fiatare Kendra .

Il cuore accelerò, i battiti divennero tamburi martellanti e continui capaci di romperle le ossa della cassa toracica ed uscire fuori in un getto di sangue.

Improvvisamente un urlo straziante invase l’aria, uno di quegli urli dei condannati a morte quando gli tagliano la testa, uno di quegli urli che ti entrano nel cervello e nella carne e non ne escono più.

Kendra corse via dal suo nascondiglio, mentre l’urlo si propagava in tutto il labirinto, possibile che qualcuno urlasse così dopo essere stato trovato?

ai suoi fianchi sfilavano incessanti e monotoni i muri di siepi argentee perfettamente curati, improvvisamente il labirinto si fece una trappola mortale pronta ad inghiottirla.

L’uscita!

Doveva.

Trovare.

L’uscita. .

Corse annaspando, sentiva i polmoni andarle in fiamme, il fiato diventare fuoco e roderle la gola secca, le labbra socchiuse nel vano tentativo di respirare più aria possibile.

Perché aveva così paura? Che cosa le prendeva?  

Non è successo niente, quella donna sarà caduta o…o...

In un attimo sentì uno strappo ed il suo piede inciampare nel vestito di seta mentre il suo corpo cadeva tra le braccia fredde e dure di un uomo

<<presa! >> esclamò con un sorriso affilato Lord Vonghilton. Di nuovo quell’urlo, una straziante richiesta d’aiuto

<< avete sentito? >> sussurrò con un filo di voce

<<sentito cosa mia cara? >> la trattava come una bambina che chiedeva aiuto al padre dopo aver visto un mostro sotto il letto

<<l’urlo >> sibilò indignata lei

<< che urlo Milady? >> 

<<le dico d’aver sentito una donna urlare >> si guardò intorno << sono certa d’aver sentito una donna urlare >>

Lord Vonghilton si lasciò andare ad una risata beffarda << usciamo Milady, il gioco è finito, siete l’ultima rimasta >>

 

<<avete visto Arienne? >> urlò Milady Annabelle sporgendosi dal balcone mentre Kendra saliva le scale col braccio intrecciato a quello di Lord Vonghilton.

<<no Miledy >> urlò l’uomo alzando il naso uncinato verso la donna

<< io l’ho vista all’inizio del gioco, poi ha preso la sua strada >> spiegò Kendra liberandosi poco educatamente della stretta del nobile

<<nessuno l’ha vista oltre a Lady Stone? >> chiese con una nota di disperazione la donna scendendo di corsa le scale che la separavano da lei, in quei movimenti c’era un qualcosa di disperato, un richiamo d’aiuto e di speranza. Subito gli fu a pochi passi da lei << ho Kendra! dov’era? Perché non è uscita dal labirinto? Non è da lei perdersi, ci ha giocato tante volte! >>

Subito nella sua mente l’urlo ritornò con la stessa potenza facendole tremare le mani che lasciarono la presa sul copri spalle che fino a poco prima stringevano convulsamente.

<<sta tranquilla mia cara >> la rassicurò il Conte Cudmore prendendo le mani tremanti della donna nelle sue << non sarà successo niente alla nostra Arienne, tra non molto vedrai che uscirà sana e salva dal labirinto >>

<< la troveremo >> proclamò solenne il Duca Charles imbracciando la torcia << forza andiamo a cercarla >>

 

E la trovarono, la trovarono in un campo di grano

 

Il corpo era riverso in pozione verticale, adagiato delicatamente tra le spighe giallognole, coperto da un vestito di stoffa rossa che non apparteneva di certo a lei, le labbra pallide erano socchiuse, i capelli castani sparsi a ventaglio tra le spighe e gli occhi erano due sfere azzurre ed insanguinate. Dov’erano finiti i suoi occhi castani? Sostituiti da due sfere di vetro puro e tra le sue mani delle spine si andavano a conficcare, delle spine legate ad uno stelo di rosa bianca spruzzata di un color rosso sangue.

Pianse Kendra, pianse in ginocchio affianco a quel corpo morto che già i vermi iniziavano a decomporre.

 

Povera, dolce Kendra, non sapeva che quello era solo l’inizio .

 

  
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