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Autore: Tuvia    12/06/2011    6 recensioni
Il debole di Harry per la Pozione Polisucco, e la sua insaziabile curiosità lo ficcano in una situazione sconveniete con il professore di Pozioni Severus Snape.
Perchè anche Draco Malfoy?
Yukipon ha stuzzicato la mia follia *-*
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Severus Piton
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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The Polyjuice effect
the other one

 

“Avete presente la rissa che c’ è stata negli spogliatoi domenica dopo il Quidditch?”, domandò Harry infilando una mano nella tasca dei pantaloni.
“Certo Harry! Quella che è costata cento punti ai Grifondoro, a causa tua. Come dimenticarlo?”, rispose acida Hermione sotto uno sguardo corrucciato del rosso, Ron.
Harry frugò teatralmente in tasca e ne estrasse una fialetta, “Ecco, esattamente Hermione, proprio quella - mostrò la fialetta- Dimmi che hai ancora della Polisucco”.
Ron la studiò con aria ottusa ed Hermione corrugò la fronte, “No Harry, non ne ho. E se ne avessi non te ne darei. L’ ultima volta è successo un pasticcio e non posso permettere che accada di nuovo. Abbiamo già perso cento punti appena quattro giorni fa!”, disse lei con un tono che non ammetteva repliche.
Ma il ragazzo occhialuto osò, “Ti prego! So che ne hai… ne avrai un sorso nascosto in un paio di calzini!”.
Intanto, spazientito, Ron strappò la provetta dalla mano di Harry, “E’ un capello. Biondo. Un capello bio… Malfoy? Sei impazzito?”, strabuzzò gli occhi brandendo il piccolo contenitore trasparente. Harry rise e tese la mano, Ron riluttante vi depose la fialetta con una smorfia disgustata. Hermione era inusualmente silenziosa, cosa che necessariamente equivaleva alla sua disapprovazione.
“Avanti Hermione, solo per questa volta. Ti assicuro che non te ne pentirai”, la pregò sedendosi accanto a lei.
“No, Harry. E ti supplico di non annoiarmi ulteriormente!”, decretò la ragazza voltandosi dall’ altra parte.
Ron si schiarì la gola con dei colpetti di tosse, “Cosa vuoi fare di preciso?”, domandò incuriosito.
“Cosa? No, Ron! Non voglio che ci metta nei guai ora che Snape è in giro come un segugio. Hai visto che domenica ha incolpato solo Harry lasciando che Malfoy la passasse liscia”, spiegò la ragazza mettendosi in piedi, con il viso innaturalmente arrossato.
I due amici si scambiarono uno sguardo complice per poi rivolgerlo all’ amica, “Me ne lavo le mani, allora! –sbottò lei- Più tardi ti darò quella maledetta pozione. Sta’ pur sicuro che non ne preparerò altra da tenere per le emergenze, Harry Potter. Tanto per cominciare non sono la tua scorta personale e poi non…”, Harry la strinse in un abbraccio e la baciò, con un sonoro schiocco, sulla guancia.

 
 Due giorni dopo, assicuratosi che Malfoy fosse troppo impegnato in un tête-à-tête con una ragazzina del terzo anno nella Foresta Proibita, Harry sgusciò fuori dal dormitorio. Aprì la mappa dei Marauders e controllò che in corridoio non vi fosse nessuno, cercò con lo sguardo i sotterranei e avvistò la miniatura che lo interessava: Severus Snape.
Ripose la mappa nella tasca dei jeans e si intrufolò in un’ aula vuota dello stesso corridoio reggendo tra le mani un grosso bicchiere colmo di melmoso liquido color fango. Richiuse silenziosamente la porta e lanciò uno sguardo alla vomitevole pozione. Attento a non rovesciarne nemmeno una goccia sul pavimento, si avvicinò ad un tavolo, vi poggiò il bicchiere ed immerse il capello biondo grano di Draco Malfoy nel liquido denso. Attendendo che l’ intruglio schiumasse, tolse la cravatta e la sciarpa rosso e oro, e le sostituì con quelle verde ed argento che aveva raccolto in uno dei cesti nella lavanderia.
“Bene”, disse ad alta voce ricevendo in risposta la sua eco ripetuta. Afferrò il bicchiere e dopo aver contato mentalmente fino a tre, bevve d’ un sorso.
Per sua fortuna, non era molto diverso da Draco: entrambi due figurette poco robuste di appena quindici anni, pressoché la stessa altezza e lo stesso peso; il che gli permise di non dover andare in giro a cercare una divisa della taglia adeguata.
 Guardò disgustato il suo riflesso attraverso il vetro di una delle finestre; un altrettanto disgustato Draco Malfoy ricambiava le sue occhiate per niente entusiaste.
Mentre il sapore atroce della Pozione Polisucco finalmente concedeva una tregua alle sue papille gustative, si mise in marcia verso l’ uscita e controllò la mappa che gli mostrò il percorso completamente libero. Strizzò stupidamente un occhio alla pergamena, “Fatto il misfatto”, sussurrò e la ripose piegata nella tasca dei pantaloni.
Varcò la soglia, ed assistito dalla fortuna raggiunse l’ ufficio di Severus Snape, nei glaciali sotterranei.
 Bussò alla porta ed attese; dall’ interno un rumore di sedia trascinata sul pavimento gli suggerì che il professore si fosse sollevato, infatti la voce lenta di Snape gli sembrò provenire da un punto molto vicino alla porta, “Chi è?”.
“Draco Malfoy, signore”, rispose Harry stupendosi della sua voce strascicata quanto quella del Serpeverde.
Snape spalancò la porta inondando il ragazzo della luce fioca che proveniva dall’ ufficio, esibì uno sguardo corrucciato e domandò “Perché vai in giro a quest’ ora? Cosa c’è?”, lo afferrò per un braccio e lo tirò dentro richiudendo la pesante porta.
“Professore, vede, io…”, cominciò Harry mentre Snape tornava alla scrivania accompagnato dal fruscio del lungo mantello nero. L’ uomo gli fece cenno di sederglisi di fronte, ma Harry non si accomodò.
“Signore, vede, avevo bisogno di parlare in privato di una questione molto importante”, snocciolò il ragazzo avvicinandosi alla scrivania.
Snape corrugò la fronte, “Mi dici cosa vuoi a quest’ ora?”, domandò mettendosi comodo sullo scranno.
Harry prese ad allentarsi il nodo della cravatta avvicinandosi alla sedia di Snape che lo guardava interrogativo, slacciò poi i bottoni della camicia e raggiunse l’ uomo che aveva uno sguardo decisamente mortifero, “Si può sapere cosa diamine fai, Draco?”, domandò trascinando la sedia lontano dalla scrivania, restando seduto.
Harry gli si avvicinò nuovamente e sbottonò la camicia fino all’ ombelico sotto uno sguardo sbigottito di un immobile Severus Snape, “E’ uno scherzo di pessimo gusto, Draco. Se non vuoi che ti cacci fuori immediatamente, ti suggerisco di smetterla di comportarti da stupido”, disse lentamente.
Harry trattenne un sorriso ed accarezzò il petto che apparteneva a Draco Malfoy, fino a raggiungere la cintola, “Lei non capisce, professore. La prego”.
Harry si trattenne dall’ inarcare un sopracciglio. Dunque le chiacchiere su Malfoy erano vere? Si sorprese nel tastare sinceramente interessato il basso ventre del Serpeverde.
 Snape si mise in piedi decisamente furibondo, il viso contratto in un espressione di rabbia profonda, poi puntò il dito verso la porta “Fuori! Se non vuoi che parli a tuo padre esci fuori subito!”, sbraitò colorandosi di rosa mentre la fronte gli si imperlava di sudore.
“Professore… la prego”, insistette Harry cominciando a giocare con la cintura dei pantaloni.
Per quanto fosse lì per umiliare Draco Malfoy, provò un improvviso interesse per quel ridicolo frangente.
Snape gli afferrò le spalle e le strinse con forza, “Adesso basta Draco. Non so cosa ti prenda, né voglio saperlo. Voglio vederti uscire dal mio ufficio, ora! Prima chiudi la camicia”.
Evidentemente divertito dallo sperimentare situazioni assolutamente improponibili ed assurde, spinto dal desiderio di vendetta pari quasi alla curiosità, si sollevò sulle punte dei piedi e premette le sottili, chiare labbra di Malfoy contro quelle taglienti e sarcastiche del professore di Pozioni.
Ad Harry parve che in un primo momento l’ uomo volesse arrendersi al bacio, lo sentì schiudere la bocca come aspettando che lui affondasse di nuovo il labbro inferiore tra le sue, ma subito fu spinto all’ indietro ed urtò contro la scrivania.
Snape era –per quanto possibile- più pallido del consueto, levò la mano destra e lo colpì violentemente in peno volto, con uno schiaffo.
“Duecento punti... –sospirò- in meno a Serpeverde”, lo guardò completamente stravolto.
 Harry sollevò il viso per guardarlo e cominciò lentamente a chiudere i bottoni della camicia. Sotto l’ uscio si voltò verso Snape, “Mi pensi”, disse e si allontanò correndo verso l’ ala Nord del castello  mentre sentiva la vista appannarsi di nuovo per via nella miopia e i capelli crescergli sulla fronte.
 Raggiunse il dormitorio col fiato corto, si gettò sul letto con ancora al collo la cravatta e la sciarpa verde ed argento, cominciando ad accusare dolore al viso.
Prima che potesse accorgersene gli si riempirono gli occhi di lacrime ardenti, e poco concerneva il colpo ricevuto. Che si fosse spinto troppo oltre?
Ma la notte gli avrebbe chiarito di nuovo le idee offuscate da un infantile voglia di rivalsa e da uno schiacciante e quasi opprimente desiderio del diverso tipici dell’ adolescenza.
Con il cuscino inondato di lacrime ed una massa di idee incongruenti nella mente, si addormentò di colpo.

 Il mattino seguente, in Sala Grande l’ anarchia regnava incontrastata; Ron ed Hermione si stupirono di trovare i Serpeverde rivolti verso le clessidre della Coppa delle Case, mentre Harry li guardava con un sorriso beffardo e trionfante.
Lanciò uno sguardo al tavolo dei docenti nella speranza di scorgervi Snape, ma non era lì. E si scoprì incredibilmente afflitto.
Hermione gli prese un braccio e lo scrollò, “Oh, Harry! Sei un maledetto genio. Ma cosa  hai fatto?”, il ragazzo rivolse un’ altra rapida occhiata alla sedia vuota del professore di Pozioni e poi si sforzò di rispondere sorridente, “Te lo avevo detto!”.
 Quando il vociare eccitato della sala cominciava a riscuotere Harry da un senso di inadeguatezza e solitudine, tutti –improvvisamente- tacquero.
L’ originale Draco Malfoy avanzava sbadigliando sotto lo sguardo cupo di decide di Serpeverde; raggiunse i suoi tirapiedi e guardandoli intontito si sedette, “Beh? Cos’ avete da guardare? Cosa ho fatto?”




• Tuvia


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