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Autore: soul_dreamer    12/06/2011    1 recensioni
Rose è nata e cresciuta nella riserva dei Quileute con Leah, Jacob, Paul e tutti gli altri. Solo che quando sono diventati licantropi il loro legame si è spezzato. Ma il momento verrà anche per Rose e alla fine il branco non potrà fare a meno di lei.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quileute, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo 1 Nvu

un inaspettato incontro

L’estate era iniziata nel peggiore dei modi, ero seduta al bar ad aspettare il mio, ormai quotidiano, succo d’arancia.
Dalla fine della scuola ormai non facevo molto, leggevo più che altro, dormivo e mangiavo. Volevo andare al mare ma non sapevo né con chi né come andarci. Ora che i miei genitori erano partiti con i miei fratelli per una breve vacanza ero rimasta sola a casa e non c’era molto da fare, erano andati in Florida per uno stacco dalla solita vita, ma a me non andava proprio partire, volevo rimanere a casa. Finalmente avevo la casa tutta per me, c’era silenzio, tutto il silenzio che avevo potuto desiderare ma adesso non ne volevo sapere, volevo il rumore, il puro casino che da una settimana non sentivo più. Abitavo nella riserva dei Quileute, mio padre si era trasferito qui da giovane e aveva sposato mia madre, che abitava qui da tutta la vita.
Avevo una casa grande, bellissima; c’era una vista sul mare spettacolare e al tramonto era sempre uno spettacolo.

Quel giorno ero bloccata al bar, l’idea di scendere a bere qualcosa era l’unica buona intenzione che avevo e non ne avevo altre a parte annoiarmi tutto il giorno. Ma quel giorno entrò Paul, lo conoscevo da quando eravamo piccoli, ma ad un tratto lui e quelli che adesso facevano parte della sua comitiva cominciarono a non cercarmi più; né me né i miei fratelli. Eppure eravamo cresciuti insieme. Lui mi vide e si avvicinò verso di me, feci finta di niente ma:
-ehi ciao, Rose, ti ricordi di me?- disse sorridendo, mi sistemai i capelli non sapevo che dire –sì, ciao Paul- dissi io, Paul era diventato un amico di Leah; quello che più mi aveva colpito tra tutti i suoi amici, quello più scontroso, eppure ero attirata dal suo fascino. Mi porse la mano in segno di saluto. Subito dopo la stretta uscì il portafogli e mi offrì da bere, per me prese un succo d’arancia e lui prese una birra. Lo guardai alzando un sopraciglio e spostai lo sguardo dalla bottiglia di birra al mio succo con un espressione interrogativa;
-sì, il succo è quello che prendi ogni giorno, ho pensato che ti piacesse; ma se vuoi ti faccio portare qualcos’altro- disse. Era qualche anno più grande di me, non pensavo fosse così disponibile e gentile
–no, no Paul ti ringrazio, il succo è perfetto- sorrisi. Poco dopo gli arrivò un messaggio e la sua espressione si incupì
–ciao Rose vado, è stato un piacere rivederti- sorrise all’ultima frase lo salutai e uscendo dalla porta salì sulla sua fantastica moto rossa Yamaha e sfrecciò via. Poco dopo mi chiamò Leah: -Rose, oggi voglio andare a Seattle, ho bisogno, ehm di vestiti nuovi. Ho bisogno che mi accompagni ti va?- disse. Non sapevo che rispondere, mi andava ma non capivo perché Leah volesse andare a fare shopping, non era da lei; -certo che vengo- risposi non avevo scelta avevo già visto la macchina fuori dal bar ad aspettarmi e non avrebbe accettato un no come risposta. Appena vidi Leah era raggiante evidentemente aveva fatto qualche scherzo a qualcuno di pessimo gusto e magari c’era pure riuscita. In macchina continuava a cantare a squarciagola una canzone -..And our time is running out, and our time is running out, you can't push it underground, you can't stop it screaming out…- mi incitava a cantare e sapeva come trasmettermi il buon umore anche se la canzone era tutt’altro, ci mettemmo ad urlare cantando e ridendo fino a quando non arrivammo, avevamo la gola che bruciava per le troppe urla e ridevamo come mai fatto prima. Io e Leah ci conoscevamo da una vita, precedentemente era la mia migliore amica ma poi qualche anno fa ha cominciato ad allontanarsi e abbiamo finito per non essere più legate come prima. Frequentava anche Paul, e Jacob Black, Quil, Sam, Embry e il piccolo Seth era entrato pure lui nella loro comitiva.
Arrivammo in un negozio sportivo e Leah cominciò a prendere qualche maglietta e un jeans poi un pantaloncino corto in un altro negozio e alla fine prendemmo anche un costume da bagno, chi mai poteva sapere che non ci andasse di fare un bagno all’improvviso.
-allora ho sentito che tu e Paul vi siete conosciuti- disse con un sorrisetto malizioso.
-come lo sai?- dissi stupita. Non era successo che due minuti prima praticamente.
-Paul mi ha chiamata- disse facendomi l’occhiolino,
-ah, siete così amici?-
-non proprio, frequentiamo, diciamo, ehm, diciamo che stiamo nella stessa comitiva- disse lei balbettando. C’era qualcosa che Leah non voleva dirmi, la curiosità mi stava mangiando viva ma non potevo far altro che assecondarla, non me lo avrebbe mai detto, Leah era una gran testa dura quando voleva.
-dunque, allora..- disse non sapendo che discorso prendere,
-come va con Sam?- dissi, era da tanto che io e Leah non parlavamo non parlavamo, ma forse la mia domanda non era stata buona, il suo viso si intristì tutto ad un tratto,
- beh, mi ha lasciata- disse cercando di nascondere il viso, con lo sguardo rivolto per terra e nascosto dai capelli;
-mi dispiace Leah scusa non dovevo farti questa domanda, ma non lo sapevo- risposi io; lei mi guardo e con mezzo sorriso finto mi diede una pacca sulla spalla e con uno scatto della testa spostò i capelli, ormai corti, all’indietro.
–allora stasera c’è una specie di festa a casa mia, il compleanno di mio fratello, e vorrei che tu ci fossi- disse sorridendo. Già, quello era il compleanno di suo fratello e lo avevo dimenticato, mentre ero assorta nei miei pensieri Leah nel frattempo improvvisando una tosse mi disse –ci sarà anche Paul!!!- e con fare disinvolto si grattò il collo sorridendo; non avevo niente da fare quella sera, come tutte le sere, accettai. Non vedevo quasi nessuno dei ragazzi con cui ero cresciuta, da anni.
-bene allora ci serve un bel vestito da compleanno- dissi sorridendo e lei alzando gli occhi al cielo mi seguì nel negozio. La convinsi a comprare un vestitino bianco con un nastro rosso sotto il seno, il vestito cadeva bene e con la sua abbronzatura era bellissima, io ne scelsi uno azzurro e mi fermai lì.
La sera mi venne a prendere ancora lei per andare a casa sua. Quando arrivammo erano già tutti là, ero un poco imbarazzata perché non li vedevo da anni. La prima ad abbracciarmi fu Sue i nostri genitori erano comunque rimasti in ottimi rapporti. –Rose, ciao!!- urlò Seth dall’altro lato della stanza, era sempre stato molto dolce con tutti; mi fece un certo effetto vederlo così cresciuto non lo ricordavo così grande e grosso, dopo tutti i saluti, scorsi Paul lo conoscevo da quando eravamo piccoli ma non ci eravamo mai attaccati particolarmente, stava parlando con Jacob, ad un tratto si girò e mi sorrise cominciò a venirmi incontro e appena mi fu davanti Leah trovò una scusa per andarsene. 
–allora, complimenti sei bellissima e hai convinto Leah ad indossare un vestito, lodevole- disse ridendo; non parlavo molto, non sapevo che dire mi tremavano le ginocchia, era veramente bello, non lo avevo mai notato. 
– sai è da qualche giorno che ti osservo sembri annoiata..- disse, a quanto pare io lo ignoravo ma lui no, la cosa mi fece sorridere, mi piaceva che mi avesse vista, -allora beh, ecco il tuo animatore per l’estate!!! Tadà!!- disse sorridendo, sorrisi anche io, nel frattempo arrivarono Quil ed Embry con Leah che li inseguiva con un cucchiaio di legno, chissà perché. 
–allora Rose, com’è il nostro Paul- disse Quil ridendo, -si è già arrabbiato?- continuò,
-no Quil forse sarebbe l’unica con cui non potrebbe arrabbiarsi- riprese Embry, io nel frattempo avevo cambiato colorito completamente; -scusali- disse Paul con voce melodiosa e si volto a prendere il cucchiaio di legno a Leah e a inseguirli, Leah rimase accanto a me
-allora ti diverti?- disse;
-abbastanza- le feci l’occhiolino.
La serata finì e dovevo tornare a casa, il problema era che Leah era già crollata e non sapevo come tornare. –ci pensa Super Paul a riportare a casa la bella donzella o la accompagna qualcuno in macchina?- rimasi pietrificata a questa affermazione agghiacciante uscita dalla bocca di Quil, tutti risero, me compresa.
-ci penso io- borbottò Paul, un ondata di buon umore mi travolse salutai tutti e uscimmo dalla casa. Mi offrì il casco..
–tieni Rose- disse sorridendo;
-no tranquillo, mettilo tu lo preferisco- risposi ricambiando il sorriso, ma non volle scuse e me lo fece mettere. Salimmo sulla moto e mi portò fino al portone di casa mia:
-grazie Paul- sorrisi
-figurati, ti vengo a prendere domani mattina alle 9 per andare in spiaggia e poi andiamo a fare colazione, ok?- disse; fui sorpresa da questo suo organizzarsi straordinario, -certo, ok, va bene- risi in preda all’imbarazzo, e lui ad un tratto si avvicinò a me che ero ormai appoggiata alla porta, mi diede un bacio sulla fronte –buonanotte Rose, fai sogni d’oro- disse, non conoscevo questo lato di Paul, era sempre stato acido con tutti e ora era cambiato o forse come diceva Quil ‘solo con me’. Quella notte feci veramente dei sogni d’oro, dormii benissimo e il giorno dopo mi svegliò il campanello di casa, guardai l’ora erano le 9, cavolo ero in ritardo e soprattutto indecente, dormivo con un paio di pantaloncini corti rossi e una felpa blu scuro a maniche lunghe con disegnati i sette nani. Corsi al piano di sotto, andai ad aprire era proprio Paul che vergogna non avrebbe dovuto vedermi così!!
-buongiorno Rose- disse sorridendo, il suo solito sorriso che mi faceva tremare le ginocchia.
-buongiorno Paul, vieni entra dai, scusa ma ho visto l’ora solo adesso, scusa ancora!!! Accomodati qua in soggiorno, posso offrirti qualcosa?- dissi
-ehi calma, non c’è fretta, vai a cambiarti e poi ti porto a fare colazione in un posto speciale- sorrise –dai corri- disse di nuovo sorridendo.

 

  
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