Amore
preconfezionato
Prologo
Draco aveva sette anni la
prima volta che vide Asteria. I
Malfoy erano stati invitati dai Greengrass per una cena elegante in cui
era
richiesta la presenza delle più influenti famiglie magiche
– Purosangue,
naturalmente. Quel giorno Narcissa aveva insistito perché il
suo “piccolo
bambolotto” fosse lavato, pettinato e vestito alla
perfezione, in modo da fare
bella figura con i loro ospiti; il bambino aveva lasciato che Dobby
facesse ciò
che gli era stato ordinato, lasciando sul letto gli abiti scelti dalla
signora
Malfoy e controllando che il bambino non facesse capricci, ma
continuava a
chiedersi per quale motivo i suoi
genitori tenessero tanto a quella cena: di solito lui restava a casa
con l’elfo
domestico, dal momento che Lucius e Narcissa temevano che si annoiasse
con
loro.
–
Chissà perché mamma vuole che ci vada
anch’io, – si chiese
a voce alta mentre l’elfo gli sistemava il mantello verde
sulle spalle.
– Forse
è perché vogliono far conoscere il giovane erede
ai
loro amici, signorino, – ipotizzò Dobby.
Draco, dubbioso, si
osservò per un po’ allo specchio prima
di parlare di nuovo.
–
Sì, forse è così, –
esclamò infine dando una spinta
all’elfo mentre usciva dalla sua stanza.
Il ricevimento dai
Greengrass era – come Draco si era
aspettato dai racconti dei genitori – elegante e raffinato,
per niente adatto
ad un bambino della sua età. I padroni di casa si fecero
perfino attendere,
entrando dopo almeno un’ora dall’arrivo degli
ospiti.
Draco alzò un
sopracciglio alla vista della famiglia che
scendeva le suntuose scale di marmo: il padre – un ufficiale
– indossava una
divisa decorata da almeno venti medaglie, mentre un paio di pesanti
baffi grigi
gli coprivano la bocca; la madre sembrava la donna meno affabile del
modo e,
già dall’espressione gelida che le contraeva il
volto quella sera, Draco intuì
che non avrebbe sorriso nemmeno di fronte alla nascita di un nipotino;
la
figlia più grande era l’unica che apparisse un
po’ intimorita dalla situazione
e continuava a sistemarsi il fiocco rosa sui lunghi ricci biondi; la
minore,
invece, era perfettamente a suo agio nel suo vestitino azzurro. Draco
notò che
salutava gli invitati con un inchino da perfetta dama, aggraziata ed
elegante;
suo padre gli aveva detto che le bambine avevano sette e cinque anni,
ma lui
stentava a credere che fosse così: la più piccola
sembrava avere decenni di
esperienza alle spalle in materia di balli e ricevimenti.
– Su, Draco,
– si sentì improvvisamente sussurrare
all’orecchio dal padre, – va’ a porgere i
tuoi saluti alle signorine
Greengrass.
Il bambino
sospirò: ecco per quale motivo era lì, per fare
compagnia a due mocciosette con la puzza sotto al naso. Si
avvicinò alle scale,
accorgendosi solo dopo qualche passo che, in quel momento,
l’attenzione di
tutti era su di lui. Storse un labbro: ovvio, lui era un
Malfoy.
Fece una riverenza
davanti alla figlia maggiore, che tentò a
sua volta un goffo inchino biascicando un: – Daphne.
Prima che Draco potesse
presentarsi, la più piccola spinse
da parte la sorella e, afferrando con le mani i lembi del suo
vestitino, si
inchinò guardandolo dritto negli occhi grigi.
– Asteria
Greengrass, – disse con un sorriso malizioso.
Draco le prese la manina
sfiorandola leggermente con le labbra.
– Draco Malfoy, incantato.
Poi sentì sua
madre scambiare qualche parola eccitata con la
signora Greengrass e, con profondo orrore, comprese il
perché della sua
presenza lì. Tentò di sgattaiolare fuori dalla
villa senza essere visto,
approfittando della confusione, ma Asteria si era attaccata al sua
braccio e
non dava segni di volerlo lasciare andare.
–
Ehm… Potresti... potresti lasciare…?
La bambina scosse la
testa, decisa. – No.
– Ma…
– Cerca pure di
scappare, se vuoi, – aggiunse, fissandolo
ancora negli occhi. Draco sussultò a quello sguardo
così determinato. – Ma un
giorno sarai mio: io diventerò tua moglie.