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Autore: francy091    13/06/2011    15 recensioni
"Può la realtà emozionare così tanto da mettere paura allo stesso tempo?
È questa la vita reale? O è solo fantasia…"
si, sono le parole di Bohemian Rapsody dei Queen...non c'entra tanto con la storia, ma mi hanno dato lo spunto per iniziare...quello che verrà dopo sta a voi scoprirlo leggendo la storia (oddio, sembro una delle annunciatrici della rai...bah)... per chi ha voglia di cariarsi i denti, ma premetto che non voglio vedermi arrivare a casa parcella del dentista... consideratelo come un avvertimento, i danni ai vostri denti sono a vostro rischio e pericolo!!! ^.^
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi tornata!!! finalmente vedo la luce... e anche questa storia, da ormai tanto tempo l'idea era nei meandri del mio pc, ma ci voleva il vecchio Freddy a darmi l'ispirazione con la sua Bohemian Rapsody... leggendo direte "che cavolo c'entra Bohemian con questa storia?" niente, assolutamente niente se non la seconda riga... vabbè, il mio cervello non ragiona come quello di tutti i comuni mortali, sono una rarissima specie ibrida io...XD
Buona lettura... e grazie di essere passati! (oddio, ora sembro una di quelle ragazze immagine che lavorano nei negozi... O.O)


Può la realtà emozionare così tanto da mettere paura allo stesso tempo?
È questa la vita reale? O è solo fantasia…
< è una paura irrazionale Kate, è senza senso, e tu non fai mai le cose senza senso, quindi stai calma… calma per l’amor del cielo!> pensava la miglior detective della omicidi di New York: era tesa ed agitata, cosa non usuale per lei. Certo, anche il luogo e la situazione in cui si trovava non si potevano definire quotidiani… dov’era? In una stanza d’albergo del Plaza, avvolta in una meraviglia di seta bianca. Con Lanie avevano girato tutti gli atelier della città alla ricerca del vestito perfetto: uno era troppo anonimo, l’altro troppo elaborato; uno era talmente largo da farla sembrare una dama dell’800, un altro talmente attillato e corto che avrebbe potuto indossarlo solo se il matrimonio si fosse tenuto in un night; ma alla fine lo trovarono, in un piccolo negozio di sartoria in un vicolo dell’Upper West Side… non sarà stato un Vera Wang o un Vivienne Westwood, ma era lui, come fatto apposta per Beckett, per lei e nessun’altra: seta panna, scollo a cuore senza spalline, la gonna che ricadeva giù semplice, senza gonfiori o simili, la schiena lasciata scoperta, a metà di essa una fascia di stoffa partiva da davanti dal petto e si richiudeva dietro in uno stretto nodo, con le code che cadevano giù per tutta la lunghezza del vestito… semplice, senza nessun ricamo superfluo, delicato ed elegante, esattamente come lei. Era stato amore a prima vista già appena adocchiato dalla vetrina, una volta messo sul suo corpo snello e sinuoso era diventato un vero e proprio capolavoro di stoffa, senza neanche il bisogno di fare modifiche.
Si fissava davanti allo specchio, era da sola perché Lanie era andata a prenderle il fermaglio blu che aveva dimenticato a casa dell’anatomopatologa… aveva dormito da lei la notte prima, un addio al nubilato tra donne, solo loro due e Jenny, non voleva che diventasse una cosa troppo affollata e confusionaria… d’altronde a lei erano sempre piaciute le cose semplici, niente complicazioni, fai quello che devi fare senza pensarci troppo, anche durante le investigazioni la maggior parte delle volte la soluzione più semplice risultava la più giusta: semplice il movente, semplice la scelta dell’arma… ma perché si trovava a pensare al lavoro il giorno del suo matrimonio?
Il suo matrimonio! Ancora le faceva paura pensarlo, figuriamoci dirlo ad alta voce… ormai era già da un po’ che lo stavano organizzando, un matrimonio sfarzoso, ne avrebbero parlato per settimane, come quello dei reali d’Inghilterra… cerimonia e festa al Plaza, affittate la Sala degli Specchi e la Grand Ballroom, decorate con addobbi maestosi ed enormi… tutto era enorme, tutto era in puro stile Castle… già, Castle… per lui sarebbe stato il terzo matrimonio, ormai ci era abituato, ma stavolta aveva voluto fare davvero le cose in grande, alla notizia la stampa ci si era gettata a capofitto e qualche giornalista di qualche testata importante figurava addirittura nella la lista degli invitati… a Kate non era dispiaciuto, insomma, un matrimonio fiabesco al Plaza è il sogno di ogni donna o bambina… e poi per Richard avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche fingersi entusiasta di avere la stampa al suo matrimonio… già, Richard… la sola cosa che la faceva stare meglio e le permetteva di affrontare quel delirio era lui, il suo scrittore. “se vuoi molliamo tutto e andiamo a sposarci alle Hawaii, devi solo dirmelo Kate.” Era ciò che le ripeteva ogni volta che la vedeva troppo stressata o nervosa per i preparativi. Più di una volta la detective era stata tentata di accettare la proposta e fuggire con Castle, ma poi pensava che lui credeva davvero in questo matrimonio, tanto da esporsi come non aveva mai fatto per nessuna delle sue ex mogli, e si diceva che in fondo non era che una ennesima dimostrazione di quanto l’amasse… ormai ne era sicura, e non ne avrebbe dubitato mai.
Non potrebbe mai dimenticare la prima volta che aveva sentito quelle parole uscire dalla sua bocca… “Kate… ti amo, Kate. Ti amo.” Gliele aveva sussurrate in un cimitero, mentre lei lottava tra la vita e la morte, e lui non se l’era mai rimangiate, aveva continuato a ripetergliele ancora, e ancora, e ancora… fino a quando anche lei aveva ceduto e in un momento di debolezza aveva definitivamente aperto il suo cuore a lui, gli aveva consegnato anima e corpo chiedendogli di prendersene cura, compito che lui aveva svolto magnificamente in tutto quel tempo. Da allora mai niente e nessuno era riuscito a separarli, litigi ce n’erano stati, per motivi futili o importanti non importa, ciò che conta è che erano rimasti insieme, e ora stavano per suggellare le loro promesse… nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, amandosi e onorandosi per l’eternità… molto più appropriato piuttosto che ‘finché morte non vi separi’, neanche la figura di nero vestita li avrebbe mai divisi. Erano queste le certezze che sostenevano Kate in quella che cominciava a considerare una follia… perché follia ora? Non ne era più sicura? Certo che lo era, era sicura di Richard più della sua stessa vita… ma allora perché quella paura incontrollata che la stava invadendo? E dove diavolo si era cacciata Lanie? Perché ci stava mettendo così tanto? Casa sua era a circa 10 isolati, ma con un taxi avrebbe potuto fare avanti e indietro quattro volte… dove diamine era andata? Non poteva lasciarla lì, abbandonata… già sua madre se n’era andata… sua madre, che avrebbe voluto al suo fianco stavolta più che mai nella vita… lei era il suo faro, avrebbe saputo cosa dirle per tranquillizzarla, calmarla e rassicurarla che tutto sarebbe andato per il verso giusto… in fondo loro si amavano e questo era l’importante giusto?
Già… si, decisamente aveva bisogno della madre… ma lei non c’era più, se n’era andata anni fa, portandosi via anni felici di Kate, anni in cui magari sarebbe diventata un’insegnante di letteratura, o di storia dell’arte, o magari anche un’attrice, chissà… invece era diventata una poliziotta, per scovare i colpevoli e vendicare la sua morte… ancora non ci era riuscita, ancora aveva questo conto da chiudere, ma con Castle al suo fianco era diventato un po’… non semplice, non sarebbe mai stato semplice, ma meno pesante si. Ora aveva qualcun altro con cui dividere il fardello, qualcuno che non è scappato di fronte alle difficoltà, ma anzi l’aveva accolta con gioia e spensieratezza, prendendo tutto il pacchetto completo… e pensare che all’inizio l’aveva punito duramente per essersi impicciato, ma con la sua testardaggine e decisione l’aveva aiutata ad andare avanti, senza lasciarsi tutto alle spalle come le ripetevano in continuazione, ma anzi abbracciando la sfida e buttandosi giù con essa… si, tutti e tre insieme giù dal baratro dell’ingiustizia. Un altro motivo per cui amava il suo pazzo scrittore e per cui non sarebbe lì in quel momento…
< lui ci tiene veramente Kate, in fondo cosa sarà mai? Non devi fare altro che camminare fino al prete, tutto qui… si, ma tutti quei giornalisti con le loro macchine fotografiche? Gli occhi di mezza aristocrazia newyorkese puntati su di me? >No, non poteva farcela, credeva di riuscirci ma niente da fare. Amava Castle, lo amava con tutta se stessa, ma se anche lui la amava soltanto la metà di quanto lei amasse lui avrebbe capito… sapeva che l’avrebbe fatto…
“ho bisogno di un po’ d’aria.” Disse a voce alta a nessuno, voltandosi poi per uscire dalla stanza…
 
“Katie, tesoro, scusami ma c’era un traffico, non siamo in ritardo tranquilla, so che odi… Kate? Katie? Ma dove sei tesoro? Sei in bagno? Kate… oh mio Dio…”
Come se la stesse inseguendo la mafia corse fuori dalla stanza a chiamare l’unica persona che l’avrebbe potuta aiutare senza far scattare il panico generale… Martha.
“ehm, Martha, posso parlarle un attimo?” disse la donna entrando lentamente nella camera dello sposo. “ciao Richard, scusa te la rubo solo un attimo…” lavorare per la polizia fa sì che si impari bene come mentire.
“Martha, ecco, non voglio creare allarmismi inutili, per questo non volevo che nè Richard né Kevin e Javi sentissero… ma… ecco… Kate è scomparsa! Ho cercato anche Jim, ma neanche lui l’ha vista e io davvero non so dove cercarla, potrebbe essere dovunque nell’albergo… non è che potrebbe parlare con qualcuno e chiedere di aiutarci a cercarla?”
“oh mio Dio, certo! Ma perché è scappata?”
“non ne ho idea… e non ho nemmeno idea di dove si possa essere andata a cacciare.”
“ok, non facciamoci prendere dal panico, magari è solo andata sul terrazzo panoramico a prendere un po’ d’aria…”
 
 
Mezz’ora dopo, davanti la suite di Beckett due donne disperate non sapevano più che pesci pigliare.
“L’ho cercata dovunque” disse Lanie “in sala non l’ha vista nessuno, sulla terrazza non c’è e in reception molto gentilmente mi hanno risposto che avrebbero notato una donna in vestito da sposa…”
“io ho parlato con il capo della sicurezza, hanno controllato tutte le telecamere ad ogni piano ma niente da fare, sembra svanita nel nulla.”
Si guardarono per qualche istante, pensando esattamente la stessa cosa.
“non vorrei dirlo, ma ormai manca poco all’inizio della cerimonia… dovremmo almeno dirlo a Richard… gli si spezzerà il cuore, stavolta ci ha davvero messo tutto se stesso in questo matrimonio, credeva davvero in questo amore, voleva farla sentire come una principessa al ballo, ma a quanto pare a Kate non andava a genio…”
“non so davvero che dire Martha… non avevo idea… lei sembrava così innamorata… ero sicura che fosse innamorata… altrimenti perché accettare di sposarlo… sarà meglio parlare con Rick, lui la conosce meglio di tutti…”
Dirlo allo sposo non fu cosa facile, ma la reazione e la risposta che diede loro lasciò tutti di sorpresa.
“portatemi nella sua stanza” disse semplicemente.
Lo accompagnarono fino alla piccola suite dove c’erano le cose della detective, si guardò in giro, assaporando l’aria carica dell’essenza di lei. Tutto in quella camera gridava Kate: le sue cose sparse in quel bellissimo disordine ordinato che era tipico di lei, l’odore di ciliegie che da sempre avvolgeva la sua musa si era in parte trasferito nell’aria… osservò incantato i suoi oggetti, la sua spazzola, il suo cellulare, un libro portato probabilmente per ingannare l’attesa o per smorzare l’ansia… e un’altra cosa, che fece scattare immediatamente qualcosa in lui…
“so dov’è!” esclamò afferrando quell’oggetto e precipitandosi fuori.
 
Era decisamente fuori luogo vestita in quel modo, con l’abito da sposa ancora su, ma non le importava, che la gente continuasse a fissarla come una pazza, non se ne curava più di tanto… ormai… quello che era fatto era fatto, la decisione l’aveva presa e indietro non sarebbe potuta tornare… o meglio, era stata la decisione che aveva preso lei, una volta fuori dall’hotel aveva trovato un taxi vuoto con l’autista pronto a partire, era salita su e aveva dato l’indirizzo… “ cimitero di Trinity Churc per piacere.” Disse all’uomo.
“sposa in fuga eh? Sembra il film con Julia Roberts e Richard Gere… c’è il vero amore della sua vita che l’aspetta al cimitero? Non molto romantico come posto, ma in effetti chi verrebbe a cercare in un cimitero...” l’autista continuava a parlare, ma lei non ascoltava più… non stava andando ad incontrare l’amore della sua vita, anzi, era proprio da lui che stava fuggendo…
Arrivata a destinazione si rese conto di non avere soldi con se, così chiese a Bob (così diceva il cartellino sulla sua maglia) di aspettarla tutto il tempo che le ci sarebbe voluto, poi l’avrebbe riaccompagnata a casa e l’avrebbe pagato tutto ciò che gli doveva.
Si mise a contare le file, ogni volta che andava a trovarla si perdeva e l’unico modo per ritrovare la via d’uscita era contare le file… una… due… tre… quattro… cinque… sei… sette… otto… ed eccola lì, la quinta da sinistra della nona fila era lei, Johanna Beckett… c’erano dei fiori freschi, probabilmente suo padre era stato lì il giorno prima, forse a chiedere sostegno per riuscire ad accompagnare sua figlia all’altare… ironico come ora quella figlia fosse scappata al matrimonio e stesse lì a chiedere la stessa cosa, coraggio di fare ciò che invece non aveva il coraggio neanche di pensare…
Era proprio sicura che fosse un tipo da matrimonio? Aveva sempre aspettato e sperato di trovare quello giusto, e ora che finalmente ce l’aveva, scappava anche da lui… forse il problema era lei allora, forse la vita matrimoniale non le si addiceva bene come credeva… in fondo era sempre stata uno spirito libero, voleva poter fare quello che voleva… forse quel vincolo lo viveva come una restrizione troppo grande…
< mamma, ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi dica cosa fare, se fidarmi del mio istinto come ho sempre fatto o se dar ragione al buonsenso che mi dice di tornare indietro e sposarmi… ti prego mamma, mandami un segno, un indicazione, un qualcosa che mi permetta di fare la scelta giusta…>
Proprio mentre pensava queste cose sentì dei passi dietro di lei, leggeri ma stranamente familiari… si girò e vide il suo Richard, il suo uomo avanzare calmo e pacato verso di lei… non c’era rabbia nel suo volto, solo tanto amore e devozione.
E in quel momento tutto le fu chiaro: non era un errore, perché mai un amore così grande come il loro doveva essere un errore? No, non era lui, e non era nemmeno il matrimonio, perché si rese conto che sposarlo sarebbe stata l’ultima azione prima dell’appartenenza completa l’uno all’altro, un passo che prima o poi avrebbe fatto… era soltanto il modo in cui doveva farlo che doveva cambiare… visto? Alla fine la spiegazione più semplice era quella giusta: non aveva paura di lui o del matrimonio con lui, semplicemente quel genere di cerimonia sfarzosa e in pompa magna l’avevano fatta scappare a gambe levate… ringraziò silenziosamente la madre, sapeva che quello era il segno che stava aspettando, la freccia della bussola del suo cuore alla fine aveva puntato su Castle… lo aveva sempre fatto, e sempre sarebbe stato così! Si portò una mano al collo, trovandolo però vuoto.
“stavi per caso cercando questa?” le disse Richard una volta avvicinatosi di più a lei: in mano teneva la catenina con l’anello di sua madre.
“quando sono entrato in camera per cercarti, l’ho vista sopra la specchiera e ho capito che non te ne saresti mai andata volontariamente senza portarla con te… e poi non so come ho saputo dove cercarti, è stato come se qualcosa o qualcuno avesse guidato la mia mente verso di te, portandomi qui senza che me ne rendessi veramente conto. So perché sei scappata Kate, e so anche che è colpa mia, dovevo sapere che una cerimonia così in grande non fosse nel tuo stile, ma tu non mi dicevi niente, ho pensato ‘ti stai sbagliando stavolta Richard, per una volta fai quello che ti dice’. Invece avrei dovuto dare ascolto al mio istinto e portarti in qualche isola sperduta della Polinesia il giorno stesso in cui mi hai risposto di sì. Quindi perdonami, sono stato un pessimo fidanzato, ma ti prego dammi l’opportunità di rimediare. Ti amo Kate e per te farei qualsiasi cosa.”
A quelle parole, se non fosse stata abbastanza convinta del profondo legame che ormai li univa indissolubilmente, ora non aveva più dubbi: soltanto vedendo la sua catenina lui era stato in grado di capire quello che lei ci aveva messo mesi per realizzare; la paura di buttarsi nel vuoto c’era, quella sensazione di vertigine quando ti trovi sopra ad un burrone e sai che devi saltare giù… è eccitante, si, ma un eccitante misto a paura… paura che non deve prendere il sopravvento su di lei, ma anzi darle quella scarica di adrenalina in più sufficiente a farle compiere quel salto, un salto nel vuoto, nell’ignoto più assoluto, ma la curiosità è sempre stata una caratteristica predominante in Kate, niente l’avrebbe fatta desistere… e questo lui lo sapeva.
Lo guardò negli occhi, sentì gli occhi farsi lucidi, ma non permise a nessuna lacrima di sfuggire… le avrebbe rovinato il trucco…
“lo sai che sei irritante quando fai così Rick? È irritante dover ammettere che hai ragione… sarà per orgoglio personale, non lo so… so solo che per la prima volta in vita mia sono assolutamente sicura delle tue parole, e la prendo come un’offesa personale se tu non credi alle mie quando ti dico che ti amo. Ti amo con tutta me stessa, con tutta la mente, con tutta l’anima.”
Richard la ascoltò in silenzio, guardandola rapito.
“non è proprio da te dire queste cose. Insomma, la maggior parte del tempo sei la fredda e cinica detective Beckett, ma ormai conosco anche quest’altro lato più dolce di te, che raramente mostri al mondo… forse per vergogna o paura di soffrire… ma credimi quando ti dico che non c’è niente di più bello al mondo che vederti così… quindi sì, so che dici la verità, e non dubiterò mai di questo, come tu non dubitare mai di me.”
“okay, te lo prometto.” Rispose amorevolmente sottovoce lei.
Si abbracciarono, e rimasero così, non udendo altro che il battito dei loro cuori… insieme creavano la più bella melodia mai ascoltata da orecchio umano.
Dopo minuti che sembravano eternità, i loro occhi si incontrarono trasmettendosi tutto l’amore umanamente sopportabile, come se dovessero vivere solo di quello.
“e ora? Torniamo indietro?” chiese Kate, un po’ timorosa, un po’ tranquillizzata… ormai non le importava più del mondo, ormai era pronta ad affrontare anche un intero sciame di giornalisti se fosse stato necessario… i magnifici occhi azzurri del suo scrittore sarebbero stati l’unica cosa su cui si sarebbe concentrata, avrebbe percorso la navata solo con l’intento di raggiungere quegli oceani cristallini e tuffarcisi dentro a capofitto, il resto del mondo non sarebbe esistito. Ma a quanto pare lui aveva altri piani…
“non ti farò tornare là se è questo che temi. Ho fatto l’errore una volta, non lo farò di nuovo.”
“e dunque? Non ci sposiamo più?” d’improvviso era diventato questo l’incubo più grande di Kate, che il suo Richard non la volesse più come moglie, che, spaventato dalla reazione di lei, avesse deciso di non fare più quel passo, ma di tornare indietro alla vecchia vita da amanti sotto lo stesso tetto.. e questo a lei non stava più bene.
“ma ora sono pronta! Dai, torniamo all’albergo e sposiamoci.”
“no, non ti farò fare qualcosa che non vuoi solo per nutrire per l’ennesima volta il mio ego spropositato, no, stavolta si fa come vuoi tu.”
La prese per mano e la trascinò via dalla tomba di sua madre, cercando il tassista logorroico che aveva accompagnato fin lì la sua musa.
“ciao. Bob vero? Bene Bob, all’aeroporto privato Jefferson per cortesia…”
“dove stiamo andando?” chiese la donna.
“a sposarci.” Rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo. “non ho intenzione di rinunciare alla mia vita con te, ma non possiamo neanche tornare all’hotel…”
“Castle, dove stiamo andando?” disse lei divisa tra l’incredulo e l’emozionato… era tornato il cognome, segno che cercava di mettere a cuccia il bambino dentro di lui.
“ti porto alle Hawaii!! Ci sposeremo in riva al mare, e invece della New York Symphonic Orchestra avremo chitarristi maori che suonano e cantano i più famosi successi di Elvis Presley… ma soprattutto avremo noi, io avrò te e tu avrai me, questo è quello che più conta, e questo è quello di cui abbiamo più bisogno.”
“non è vero, abbiamo bisogno anche dei passaporti, dei biglietti aerei, dei visti, del permesso dell’ambasciata…”
“non ci servirà nulla perché sull’aereo privato su cui viaggeremo non avremo bisogno di niente… e poi le Hawaii sono pur sempre il 50mo stato dell’america, non usciremo dal territorio nazionale.”
Certo che per essere stata organizzata all’ultimo minuto aveva preparato davvero  tutto… forse era vero quando le ripeteva che sarebbe bastato mettersi su un aereo e scappare via da tutti… quella era la fuga di cui il suo innamorato tanto continuava a parlare, finalmente stavano per gettarsi tutto e tutti alle spalle e pensare solo a loro… niente giornalisti invadenti, niente ex mogli…
“ma Rick, tutti gli altri? Cosa diremo loro? E Martha e Alexis? Non le vorresti al tuo fianco? E i nostri vestiti?”
“i vestiti sono perfetti così, stiamo andando pur sempre a sposarci, e poi sei la creatura più incantevole che abbia mai visto in tutta la mia vita, una fata… e si, mi piacerebbe avere mia figlia e mia madre accanto a me, così come sono sicura che tu voglia tuo padre, ma questa giornata è ancora nostra
, solo nostra, e possiamo fare come ci pare e quello che ci pare… quindi ti chiedo di nuovo e giuro che non te ne vorrò se mi risponderai di no… Katherine Beckett, amore della mia vita, luce dei miei occhi, dolce melodia nelle mie orecchie, principessa del mio cuore… vuoi sposarmi?”
“certo che voglio sposarti Richard Castle!” rispose lei a quella domanda con il più dolce e soave dei toni.
“bene, allora andiamo, senza paura, senza voltarci mai indietro, finché staremo insieme null’altro conta.”
La macchina sfrecciava più veloce che poteva in mezzo al traffico newyorkese, diretti verso il sole andavano a coronare il loro sogno d’amore… avrebbero avvertito le famiglie più tardi, una volta in aria a miglia e miglia d’altezza.
Nel cimitero qualcosa brillava sopra la tomba di Johanna Beckett… una catenina con un anello… chissà quale sarà la sua fine… forse un passante avido l’avrebbe presa con se, forse il custode l’avrebbe richiamata per restituirgliela, o forse una gazza ladra ne avrebbe fatto il suo bottino personale… non importava più ormai… perché Kate, la figlia di Johanna, aveva trovato il suo nuovo gioiello… suo marito Richard avrebbe fatto risplendere i suoi occhi più di qualsiasi pietra preziosa… sarebbe stato lui la sua roccia nei momenti di difficoltà, sarebbe stato lui che avrebbe stretto tra le mani quando la vita fosse diventata più dura, sarebbe stato lui che l’avrebbe sostenuta quando il caso irrisolto fosse stato riaperto e i fantasmi sarebbero tornati a tormentarla… quel pezzo d’oro era servito al suo scopo, era ora che tornasse alla legittima proprietaria.
 
Una mano piccola e dolce raccolse la catenina, la donna guardò il punto in cui la macchina era appena scomparsa alla vista, sorrise; si girò e scomparve.


Quancuno che l'ha letta in anteprima, ma non faccio nomi, Cutuletta, mi ha detto che non si capisce il finale... io l'ho fatto apposta, lascio a voi l'immaginazione... di chi sarà quella manina alla fine? si accettano scommesse, fatemi sapere cosa ne pensate!!!
Ah, un'ultima cosa, non me ne vogliate ma devo farlo...
C'è una frase che fa CASUALMENTE riferimento ad una storia di Tersicore... musa bella, non l'ho fatto apposta, giuro, solo che il tuo romanticismo estremo mi è entrato dentro fin l'anima, tanto da influenzare totalmente anche le mie storie... sempre qualcuno che non nominerò, Cutuletta, mi ha detto che mi hai totalmente musizzato... ma ne sono felice io!!! ^.^
ok, finito con i ringraziamenti e gli arruffianamenti...
ah, no, anche un grazie a Laureta, Angol, tersicore di nuovo, KateRina e ice_cream per le loro cavolate in libertà su facebook... gli orsetti lavatori arancioni saranno i protagonisti nella mia prossima storia, lo prometto!!!XD
ok, stavolta basta davvero...
baci8 a tutti!!!! ^.^

  
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