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Autore: Beatriz Aldaya    13/06/2011    4 recensioni
Cosa troveremo in questa shot? *rullo di tamburi...*
Troveremo Fred e George al loro primo anno di Hogwarts, naturalmente alle prese con uno scherzo... la conseguenza immediata sarà una notte di punizione, ma per una serie di sfortunati eventi, in punizione ci finirà solo George e Fred si ritroverà tutto solo soletto in dormitorio...
Ciò non sarà di suo gradimento, perciò se ne uscirà per cercare il gemello!
Cosa lo attende...?
Enchanted Ceiling, ovvero "Soffitto stregato": non vi svelo il perché del titolo... è una piccola chicca alla fine della storia :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Stava rannicchiato sotto le coperte, pensando.
La cortina del letto a baldacchino creava un'oscurità perfetta alla quale non riusciva ad abituarsi: alzò una mano sventolandola in aria, ma non fu nemmeno capace di distinguerne i contorni. Sbadigliò e si girò sulla pancia, sperando che chiudendo finalmente gli occhi il buio opprimente smettesse di pesargli addosso.
A casa, il suo letto era sempre stato quello vicino la finestra. Di notte aveva il viso bagnato dalla luna, mentre all'alba veniva svegliato dai raggi del sole dritti in faccia, che lo costringevano a seppellire il viso nel guanciale.
Qui, invece, non si vedeva un filo di luce fino al mattino: la cosa lo disturbava abbastanza.
Per l'ennesima volta, si rigirò sull'altro fianco, ormai imprigionato dalla trapunta che gli si era attorcigliata addosso a causa della sua inquietudine. Sbuffò e scalciando si liberò della coperta, per poi lasciar cadere braccia e gambe sul materasso con un suono sordo ed attutito.

La verità era che quella notte non sarebbe riuscito a dormire, con suo fratello dall'altra parte del castello a fare non-sapeva-cosa per quella cornacchia di Argus Gazza.
Avrebbe voluto essere con lui, qualunque fosse il suo destino, anche se dubitava fortemente che fosse appeso per gli alluci come gli aveva promesso il custode ghignando. Nell'ipotesi peggiore, George stava ripulendo il sotterraneo di pozioni dall'intruglio puzzolente, corrosivo e ribollente che aveva rovesciato sul pavimento quella mattina, rendendo il covo di Piton inaccessibile per tutto il resto della giornata, fatto che gli aveva procurato la punizione notturna.
Fred era estremamente dispiaciuto per non essere stato incolpato assieme al fratello della baraonda creata. Erano secoli che aspettavano quel  momento: più o meno da quando Percy, ritornato a casa per le vacanze di Natale del suo primo anno alla scuola di magia, aveva raccontato loro del professore di pozioni, un certo Piton.
I due gemellini si erano rivelati molto interessati e il fratello, compiaciuto, aveva illustrato loro tutti gli ingredienti che venivano usati per creare le pozioni, spiegando minuziosamente ogni proprietà.
Fred e George si sarebbero volentieri buttati dall'alto di una scopa volante in bocca ad uno gnomo rabbioso piuttosto che stare seduti ore ed ore ad ascoltare il noioso occhialuto, ma con uno sguardo d'intesa erano stati appollaiati sulla stessa poltrona per un intero pomeriggio senza perdersi una parola di tutto ciò che diceva Percy.
Risultato? A sera, conoscevano i nomi di tutte le sostanze velenose, esplosive, tossiche, corrosive, puzzolenti o in qualche modo schifose e distruttive del mondo magico.
Forti delle preziose informazioni fornite loro, si erano giurati che il primo scherzo che avrebbero fatto ad Hogwarts sarebbe stato mescolare tutti gli ingredienti potenzialmente pericolosi nel pentolone e rovesciarlo poi sui piedi del professore.
E così, dopo neanche una settimana che si trovavano nella scuola, avevano messo in atto il piano, ma per una serie di sfortunati eventi Fred era stato incredibilmente scagionato ed in punizione c'era finito solo George.

Di colpo, Fred sgusciò fuori dai pesanti tendaggi del baldacchino, poggiando i piedi nudi sulla soffice moquette. Non sarebbe rimasto in quella stanza soffocante un minuto di più: gli mancavano la luna e le stelle, ma soprattutto era la prima volta che lui e il gemello passavano la notte separati e voleva raggiungerlo.
Infilò tre paia di pesanti calzini per non dover mettere le proprie scarpe, che squittivano sonoramente da quando aveva provato a trasfigurarle in topo -né Percy né Charlie avevano accettato di aiutarlo per farle tornare normali-, indossò un maglione melanzana con una grande “F” color smeraldo sferruzzato dalla mamma e poi, camminando furtivo, uscì dalla stanza.

Doveva essere quasi mezzanotte e nessuno studente era già talmente sommerso di compiti da dover fare le ore piccole, perciò la sala comune era deserta. Fred passò davanti al fuoco ormai quasi spento e si arrampicò verso il passaggio dietro il quadro della Signora Grassa. Lo spinse piano piano per accertarsi che nessuno passasse per il corridoio, poi oltrepassò il varco e chiuse il dipinto dietro di sé.
«Dove vai? È tardi.» si lamentò la Signora Grassa sbadigliando.
«Vado da mio fratello.» le rispose bisbigliando il ragazzino, il naso punteggiato di lentiggini per aria in modo da riuscire a guardarla negli occhi.
«E tuo fratello cosa ci fa fuori a quest'ora?» la Signora Grassa si era riscossa dal torpore e appariva interessata.
«È finito in punizione per aver attentato alla vita di Piton.» disse Fred con fare cospiratorio, poi, notando l'espressione preoccupata della dama nel quadro, aggiunse: «Beh, questo è quello che dice il professore. Secondo me era solo un piccolo scherzetto... e in ogni caso, al massimo non avrebbe più potuto usare i piedi. Non mi sembra tanto catastrofico, no?».
Fred sperava che la Signora Grassa avrebbe dato in escandescenze come faceva sua madre quando lo sentiva parlare in maniera così poco consapevole, ma la dama strabuzzò solamente gli occhi e lo lasciò andare.
Il ragazzino si incamminò per il corridoio silenziosamente, passando accanto ad armature e quadri addormentati.
Il primo posto dove sarebbe andato a cercare il gemello erano i sotterranei, perciò scese velocemente le scale principali, superò le grandi clessidre segnapunti davanti l'immenso portone della Sala Grande e prese una stretta rampa che scendeva fin nelle viscere del castello.

Dopo pochi minuti, stava salendo di corsa e ansante le scale per ritornare all'ingresso, che di notte era un posto decisamente meno terrificante.
C'era voluto tutto il suo coraggio per attraversare il lungo corridoio umido e buio in modo da arrivare fino alla porta dell'aula di pozioni, perciò, quando aveva trovato la porta sprangata, aveva  ringraziato il cielo che il fratello non fosse lì sotto ed era riemerso di volata.
Però, ora che si trovava nel grande atrio, non sapeva dove andare a cercare.
Hogwarts era così grande, George poteva trovarsi in così tanti posti... Di colpo, forse a causa della paura folle che aveva provato poco prima, si scoprì estremamente desideroso di tornare a dormire nel suo soffocante letto a baldacchino.
Mogio mogio, sentendosi un po' in colpa per aver abbandonato George così facilmente, ricominciò a salire le grandi scalinate che portavano al dormitorio.
Di colpo, il terreno sotto di lui tremò e tutto cominciò a ruotare. Fred abbracciò la balaustra e chiuse gli occhi, maledicendo le scalinate che si muovevano sempre nei momenti sbagliati.

Quando la scala si fermò, Fred si trovò in un posto che non aveva mai visto. Per quanto lui e il fratello avessero scorrazzato in giro tutti i pomeriggi, in quattro giorni erano riusciti ad esplorare solo i primi tre piani del castello.
Fred si precipitò su terreno sicuro prima che la scala riprendesse a girare facendogli venire la nausea, poi si guardò intorno curioso. Mosse qualche passo a destra, osservò i quadri, vide che più avanti si sarebbe trovato nel buio più completo: rabbrividendo, si voltò e vide una statua molto curiosa di un tizio che veniva preso a bastonate da un troll. Si era avvicinato e osservava divertito l'aria poco intelligente della vittima, quasi paragonabile all'espressione inebetita del troll, quando sentì la voce di Gazza che rimbombava nel corridoio. Stava evidentemente parlando con la sua micia dei metodi per scovare Pix -che a quanto pareva aveva combinato qualcosa di grosso- e si avvicinava inconsapevolmente a Fred, che si trovava terrorizzato e ritto davanti la statua.
Non sapeva da che parte scappare: l'eco prodotto dal rimbombo lo confondeva e non sapeva da che parte stesse arrivando il custode. Se scappava, rischiava di finire tra le sue malefiche braccia.
Pensava freneticamente ad un posto dove nascondersi, muovendosi indeciso davanti la statua, quando notò una porticina proprio davanti a sé.
Perplesso, la guardò indeciso. Doveva essere appena apparsa, perché era sicurissimo che fino ad un attimo prima non fosse stata lì.
La voce di Gazza si faceva sempre più vicina, perciò il ragazzino fece spallucce e sgusciò dentro silenzioso: si chiuse dietro le spalle la porta, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, poi si voltò per vedere dove fosse finito e rimase stupefatto.

Fred aveva l'impressione di trovarsi all'interno di un grande marshmallow colorato.
La stanza era enorme e sembrava poter accogliere comodamente almeno una quindicina di persone;
le pareti erano imbottite e soffici, ovunque si vedevano morbidi pouf e cuscini di piuma. Lo stesso pavimento era molle: quando il ragazzino spostò il peso da un piede all'altro, sprofondò perdendo l'equilibrio e cadendo seduto su un guanciale.
«Wow!» sussurrò, poi si rialzò e cominciò a saltellare qua e là, prendendo lo slancio per poi tuffarsi fra i cuscini.
Si rannicchiò abbracciandone uno e chiuse gli occhi. La federa aveva un profumo familiare che sapeva di mamma: a Fred sembrava di essere tornato alla Tana.
“Mancherebbe solo una coperta...” si ritrovò a pensare mentre l'incoscienza del sonno cominciava ad impadronirsi della sua mente.
Di colpo, sentì qualcosa che gravava sul suo corpo e lanciò un urlo, sedendosi di scatto e col cuore in gola: ma si accorse che il peso era solamente una trapunta blu notte comparsa come per magia.
Elettrizzato da questa scoperta, Fred pensò che aveva veramente bisogno di una cornamusa -la prima cosa che gli passò per la testa- e subito la vide comparire di fronte a lui.
«Fantastico!» esclamò alzandosi e ormai completamente sveglio. Si avvicinò, imbracciò lo strumento e ci soffiò dentro emettendo un terribile gemito, poi la lasciò per terra.
“Se George fosse qui...” si ritrovò a pensare tristemente il ragazzino, e immediatamente nel morbido pavimento comparve una botola.
Fred fissò con gli occhi spalancati il tondo di legno a pochi metri da lui, poi lo sollevò e scrutò nel buio tunnel che celava. Indeciso, si sedette sul bordo con le gambe penzoloni nel vuoto. Poteva quel cunicolo portarlo dal gemello?
Speranzoso ed eccitato dall'avventura, si lasciò cadere e cominciò a scivolare per la stretta galleria.

Ruzzolò per terra, rotolando addosso una sedia e rimanendo steso con la guancia appoggiata sul freddo pavimento. Sospirò, felice che quella folle corsa fosse finita, e subito sentì una voce a lui familiare.
«Chi è là? Ho un pericoloso mestolo in mano e non ho paura di usarlo!».
Fred si sedette e si rese conto di trovarsi dietro un'alta tavola di scuro legno, quindi si alzò e, in punta di piedi, guardò dall'altra parte.
Vide George che guardava nella sua direzione brandendo un cucchiaione in una mano e uno straccio nell'altra, quindi alzò il braccio e l'agitò in aria.
«Freddie! È tuo il naso lentigginoso che vedo spuntare là dietro?» ululò George correndo dal fratello. I due si buttarono le braccia al collo come se non si vedessero da secoli e Fred per poco non si guadagnò una mestolata in testa.
«Ma da dove spunti?» gli chiese George curioso.
Fred si voltò per indicargli il tunnel dal quale era scivolato fuori, ma quello era scomparso.
«Oh...» esclamò deluso, poi l'entusiasmo si impossessò di lui e cominciò a raccontare al fratello delle sue avventure notturne e della strana stanza nella quale era capitato.
«Incredibile! Domani la dobbiamo ritrovare. Ti ricordi dov'è, vero?» chiese George concitatamente e il fratello assicurò che l'avrebbe trovata ovunque, perché stava di fronte ad una statua veramente bizzarra.
«Perfetto...» proferì George dando una pacca sulla spalla al gemello e sorridendogli apertamente.
«Dunque Gazza non ti ha appeso per gli alluci come aveva promesso...» constatò Fred sorridendogli di rimando.
«No, mi ha messo a lucidare tutta l'argenteria di Hogwarts.» rispose l'altro con una smorfia.
«Dài, ti aiuto. In fondo, questa punizione dovrebbe essere per metà anche mia.»
I due gemelli si sedettero su una panca e cominciarono a lucidare posate e calici in silenzio.
D'un tratto, Fred si guardò in giro.
«Ma siamo nella Sala Grande, George?»
«Sì. Ha tutto un altro aspetto così vuota, non è vero?»
Fred non rispose ed alzò lo sguardo. Sopra di loro incombeva il soffitto stregato, che mostrava uno splendido cielo nerissimo punteggiato d'una cascata di stelle, mentre una sottile falce di luna brillava in un angolo.
Fred si sentì piccolo piccolo sotto quell'immensità così irraggiungibile, eppure un senso di libertà esplose in lui e si sentì finalmente a casa, con un coltello da lucidare in mano e fianco a fianco con George.
«Wow... È...»
«Magnifico.» concluse per lui il gemello.
«Sì.»

Quando Gazza qualche ora più tardi entrò nella Sala Grande per riportare al dormitorio “quel maledetto Weasley”, vide una montagna di argenteria ancora da lucidare e, invece di un solo demonio dai capelli rossi, ne trovò due distesi sulla tavola e strettamente abbracciati. I visi, invece di essere appoggiati di lato, erano innaturalmente puntati verso il soffitto.
   
 
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