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Autore: _Syn    13/06/2011    1 recensioni
Mikado/Anri/(Kida)
[...]Più li guarda dormire, più sente di dover chiudere gli occhi e scivolare furtivo, come un ladro, sul petto di Mikado e poi allungare un braccio per sfiorare la mano di Anri. Ruberebbe loro spazio, la promessa di non fare cose stupide e di non mentire mai. Se la sono scambiata anni prima quella promessa: basta bugie, basta parole che servirebbero solo a ferire tutti e tre profondamente. Ma Kida non ha saputo mantenere la promessa. [...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anri Sonohara, Izaya Orihara, Masaomi Kida, Mikado Ryūgamine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa è una Future!Fic, What if...? Praticamente, tenendo conto delle light novel – ma anche dell'anime, volendo – Kida è ritornato a Ikebukuro, senza Saki, e lavora ancora per Izaya. Tuttavia, le cose sono cambiate: Mikado e Anri stanno insieme e lui vive ancora nelle bugie. Il resto è nella fanfiction – Kida POV. Piccola comparsa di Izaya, mi serviva.



Dedica: questa shot è dedicata a terryh_nyan che me l'ha richiesta in questo meme.

Buona lettura!

Alexiel.


La sintonia di mezzanotte

You run away
You hide away
To the other side of your universe
Where you’re safe from all that hunts you down
But the world has gone
Where you belong
And it feels too late so you’re moving on
Can you find your way back home?

[Within Temptation – Fire and Ice]







00.15


Kida deve tornare al dormitorio a mezzanotte, Mikado e Anri lo sanno. Potrebbe essere una fortuna che si siano addormentati sul divano mentre guardavano un vecchio film e che ora non sappiano che la mezzanotte è passata da quasi un quarto d'ora.

Kida li guarda dormire, mentre i titoli di coda scorrono sullo schermo piatto della TV e la colonna sonora del film fa da sottofondo alla notte immobile.

Più li guarda dormire, più sente di dover chiudere gli occhi e scivolare furtivo, come un ladro, sul petto di Mikado e poi allungare un braccio per sfiorare la mano di Anri. Ruberebbe loro spazio, la promessa di non fare cose stupide e di non mentire mai. Se la sono scambiata anni prima quella promessa: basta bugie, basta parole che servirebbero solo a ferire tutti e tre profondamente. Ma Kida non ha saputo mantenere la promessa.

Se rubasse quello spazio gli mancherebbe l'aria. Se facesse qualcosa di stupido, come poggiare l'orecchio sul cuore di Mikado, sarebbe il primo a darsi dell'idiota per aver fatto una cosa così romanticamente vomitevole. Poi Mikado gli chiederebbe, svegliandosi, il perché e lui mentirebbe abilmente, rispondendo che la sera prima non si era reso conto di essergli scivolato addosso. E mentirebbe anche per un'altra decina di motivi e quasi sicuramente la prima bugia si rivelerebbe una mezza verità, perché Kida è davvero stanco, ma in qualche modo crede che il ristoro del sonno possa trovarlo solo su quel divano scomodo, che puzza di vecchio ed è occupato per tre quarti da Mikado e Anri.

Anri... Probabilmente lei capirebbe tutto.

Probabilmente ha già capito.” pensa.

Sospira e punta lo sguardo sull'orologio del lettore DVD, finché non diventano sfocati anche loro. Qualche volta anche Mikado e Anri gli appaiono sfocati, come due stelle lontane. Aspetta che cadano per esprimere un desiderio: restiamo insieme e non separiamoci più. Kida aspetta. Per questo i suoi desideri non si avverano. Potrebbe farlo in qualunque momento, o almeno avrebbe potuto: ora sono troppo lontani e lui può solo guardarli dormire, l'uno accanto all'altro, su quel divano che li ha visti insieme per tante sere.

Stanno insieme da due anni, ormai. Hanno aspettato che lui tornasse per portare quei sentimenti alla luce del sole, per rendere ovvio ciò che già lo era. Aveva aspettato quel momento con una strana paura. Non aveva paura di perdere loro – credeva fosse così. Ciò che lo spaventava era l'idea di perdere se stesso. Se le cose fossero cambiate, se Anri e Mikado avessero formato una coppia solida, stabile, reale, allora lui sarebbe diventato Kida. Solo Kida. Era stato solo Kida per troppo tempo, per questo aveva chiamato Mikado anni prima, invitandolo a Ikebukuro, chiedendogli di iscriversi alla Raira.

Adesso, l'idea di essere “solo Kida” lo terrorizza, lo disgusta, gli fa credere con odio alle parole che gli vorticano ogni giorno nella testa, ma che cerca sempre di assordare con bugie e mezze verità. Quella voce...

Non vuole tornare in quella casa. Oppure non può. Ha troppo sonno per poter distinguere i due concetti, il volere e il potere, perciò risolve la questione seguendo la terza strada: il bisogno. Non è volere, perché lì non c'è volontà. E' come camminare su una strada gommosa, piena di salite, e lui continua a scivolare e affondare. Non è potere, perché il coprifuoco è a mezzanotte. Ora che ci pensa non ricorda neanche se quel “Torna a mezzanotte” suonasse come un ordine o un suggerimento. Che importa...

Ha bisogno di stare lì, è una strada a senso unico, anche se impercorribile; quello è il punto in cui Masaomi si è fermato, si è arreso all'inevitabilità degli eventi. Abbandonarsi.

Addormentarsi e forse svegliare Mikado e Anri.

E' stupido.


E il coprifuoco è passato da venti minuti. I titoli di coda stanno per finire e la musica diventa sempre più ovattata. Sono sbiaditi, come se lo schermo li stesse risucchiando. Forse è un effetto speciale, ma a Kida non interessa davvero. Forse sono i suoi occhi che si stanno chiudendo lentamente, vinti dal sonno. L'incoscienza si fa strada, sembra una coperta invisibile che cade come neve calda sulla sua mente. Diventa meno inconsapevole di tutto ogni secondo che passa: le sue mani sembrano galleggiare nel vuoto e non si accorge che ha afferrato un lembo della felpa per usarla come una coperta di fortuna; la schiena striscia lungo lo schienale del divano, poi scivola di traverso e ha già chiuso gli occhi. Sente ancora qualcosa, però, qualcosa di caldo e confortevole. Fa su e giù, sa di vita.

Il coprifuoco è – era – a mezzanotte, Kida lo sa. Ma sa di dover essere lì in quel momento, sa di doverci rimanere, anche quando i titoli di coda finiranno di scorrere sullo schermo nero e lì dentro non resterà altro che il ronzio del lettore DVD e il suono di due respiri.

Sì... forse è dovere. Né potere né volere. E' buffo che lui pensi al dovere, solitamente lo evita. Ma ora c'è. Gli sembra di dover ripercorrere la strada di due anni fa. Fuggire da Ikebukuro per proteggere Mikado e Anri, fuggire da Ikebukuro per mettere le cose a posto tra lui e Saki e avere di nuovo quella chance che aveva ignorato e distrutto tempo prima. Aveva ottenuto solo una grottesca ripetizione di eventi: lui e Saki insieme e Izaya Orihara a controllare ogni singola mossa, ogni azione. Era Izaya a tenerli insieme, era sempre stato lui. Anche se Kida aveva avuto una scelta, anche se quei sentimenti erano sinceri e puri come quelli di un bambino: c'erano momenti in cui stava bene, perché in Saki riconosceva tutto ciò che non c'era a Ikebukuro. In Saki non c'era la dolcezza di Sonohara né la contraddittorietà di Mikado. Saki avrebbe potuto essere la sua salvezza, l'ultimo rifugio per quei ricordi che si sentivano soli e che lo tormentavano. Era diversa, a volte contorta eppure sincera in maniera spaventosa, quasi brutale. Nelle sue parole l'ombra di Izaya sempre in agguato, nei suoi gesti la dolcezza di un dolore che aveva scavato il suo cuore fino a renderlo schiavo. Sì... era tutto diverso, per questo andava bene. Se non aveva punti in comune, sicuramente quella città non gli sarebbe mancata, né gli sarebbero mancati Mikado e Anri.

Bugia. Era solo un trucco, un filo spezzato che aveva affidato alle mani di Izaya. Un filo che gli stringeva la gola quando entrava nella chat-room e cercava quei nomi, rilassandosi e sentendo una stretta al cuore, percependo il peso della dipendenza nel click dei tasti quando lasciava messaggi, nel suono che faceva l'arrivo di qualcuno nella chat-room e nel sorriso che nasceva quando leggeva “Tanaka Taro”.

Ma alla fine non era andata. Ed era tornato per rimanere.

Deve rimanere lì perché si sente al sicuro.

E' un dovere sentirsi al sicuro e rimanerci più tempo possibile? Soffoca uno sbadiglio e cerca di ricordare se a scuola ne abbiano mai parlato. Sui libri non c'era, ma giocando a calcio un concetto del genere viene fuori: tenere al sicuro la porta, più a lungo possibile, per non permettere alla squadra avversaria di fare goal.

Solo che su quel divano deve tenere al sicuro se stesso, e lui non è una porta. E' una persona. Chi potrebbe fare goal e vincere qualcosa colpendolo? Gli sembra di sapere la risposta, ma conviene che sia il sonno a parlare. Non ci sono spiegazioni logiche quando la testa ciondola da un lato, una gamba è addormentata sotto il peso della coscia e il buio sembra ancora più buio.

L'importante è essere al sicuro, una felpa come coperta, un respiro come ninna nanna e Mikado e Anri.

Masaomi è felice che l'amico si sia addormentato, è felice di essere andato a trovarlo quel giorno, anche se Anri era andata a trovarlo per prima per passare una serata romantica insieme. Per qualche motivo che Kida spera di conoscere, ma che gli fa paura, gli ha permesso di prendere temporanea residenza sul suo divano.

E' mezzanotte e mezza e stanno dormendo tutti e tre.

Il DVD smette di girare vorticosamente, si è fermato. Lo schermo è nero come il cielo fuori dalla finestra e il luccichio rosso della spia della televisione si riflette sul tavolino di vetro vicino al divano.

Agli occhi di un estraneo quella sarebbe una scena rassicurante. Tre persone addormentate su un divano.

Sarebbe una scena normale o almeno non bizzarra quanto tre amici addormentati su un divano e il tavolino ricoperto di bottiglie di vodka e rum e altri alcolici. Sul tavolino c'è solo il riflesso della spia della televisione e un libro di Mikado. In un angolo, quasi in bilico, il cellulare di Kida.



21.30


Torna a mezzanotte, Kida-kun.” e da quando Orihara Izaya gli impone degli orari? Infila il cellulare in tasca e gli rivolge uno sguardo astioso. E' temporaneo, non vivrà in quell'appartamento in eterno. Il tempo di trovare un nuovo appartamento e un lavoro, il tempo di trovare il modo di recidere i fili che lo legano a Izaya. Ma quanti anni sono passati? Lui lo ritrova comunque, lo attira nella sua ragnatela, lo rende il protagonista delle sue profezie e... E Masaomi lo lascia vincere. Perché è più semplice e perché crede che ormai Izaya non possa più fargli del male. No, la verità è che finché si fa male lui la cosa non ha importanza. Basta che gli altri siano al sicuro.

E salutami Mikado-kun.” aggiunge.

Kida si volta e stringe i pugni, in una mano la felpa e in un'altra il cellulare. Non aveva avuto bisogno di leggergli il pensiero o controllare l'sms non inviato che aveva sul cellulare, quello in cui chiedeva a Mikado se poteva passare a casa sua. Forse ce l'ha scritto negli occhi.

Si infila la felpa bianca. E' nuova, non è la solita che usava al liceo. E' la sua preferita, gliel'ha regalata Mikado il giorno del suo diciassettesimo compleanno.

E' al sicuro con quella felpa addosso. Ogni tanto vuole che quella sensazione calda avvolga anche lui, a volte sente di dover essere egoista per poter andare avanti.

Non come quando Izaya gli faceva da baby-sitter e gli indicava le vie più facili, quelle che conducevano alla realizzazione dei suoi obiettivi. Non aveva più quattordici anni. Eppure, è da Izaya che si trova, e i suoi occhi rossi lo scrutano divertiti, sicuri, mentre tira su la cerniera della felpa e apre la porta.

E' al sicuro.



23.45


Mikado si è addormentato da qualche minuto, subito dopo Anri. Non ha resistito neanche fino alla fine del film, si è perso il pezzo più importante. O forse non lo era, Masaomi non è sicuro di averlo visto per davvero.

Anri è scivolata in silenzio nel sonno, la testa poggiata sulla spalla di Mikado, e respira lentamente, le gambe piegate di lato sul divano e le mani in grembo.



Ha appena sfiorato con un dito il cellulare. Quello dondola e rischia di cadere, ma non lo fa. Mikado, accanto a lui, mugugna qualcosa nel sonno.

Si volta a guardarlo. Ha un'espressione buffa. Sicuramente si è addormentato senza che se ne rendesse conto e se ora sta sognando non ne è consapevole. Kida sorride se pensa al modo in cui potrebbe starlo cercando in un sogno, o in incubo. Gli starà dicendo: “Kida-kun! Kida-kun, è quasi mezzanotte, ti riaccompagno al dormitorio.” Anche se non è vero.

Allora lui gli chiederebbe di restare a dormire a casa sua. Basta una telefonata. “Se chiamo ora non infrangerò il coprifuoco, non è ancora mezzanotte.”

Già... A Mikado non ha raccontato che alla fine la sua richiesta per vivere al dormitorio dell'università è stata rifiutata e che è stato costretto a chiedere aiuto a Izaya. In verità è stato Izaya a trovarlo, ma non è sempre così?

Poi Mikado lo guarderebbe con cipiglio severo, per niente convinto. Qualche volta si lascia imbrogliare, qualche volta è semplicemente troppo facile farlo. O almeno così crede Kida... No, lo sa anche lui che ingannare Mikado è diventato impossibile. Persino Izaya ne se sta rendendo conto, pensa. Si sente minacciato, forse, per questo vuole tenerselo vicino. Kida, il punto debole. Kida, il cavaliere che non arriva mai. Kida, il burattino dai fili tagliati che continua a muoversi secondo la volontà degli altri.

A guardarlo, non si direbbe che Mikado sia quello che è. E' un inganno lui stesso, con quegli occhi dolci che ispirano simpatia e gentilezza. C'è in lui quella volontà che Kida non ha mai avuto: la forza di arrivare in alto, la mancanza di scrupoli certe volte. E un coraggio che potrebbe dare i brividi anche a Izaya. Non è il coraggio da cuor di leone, ma è sfacciato, pieno di sfaccettature, perennemente in crescita. Prima era imbrigliato nel vecchio essere di Mikado: un ragazzo che non aveva niente, tranne un piccolo desiderio. Dopo si è esteso come un mare di erbacce, forti e distruttive. Dall'interno, ha scalato la morale, la calma, ha acceso il fuoco che Mikado aveva ingenuamente cercato e l'aveva reso un inganno e un mistero. A volte lo spaventa.

Per esempio, ora sta dormendo. E lui è ancora a casa sua, mentre mancano pochi minuti alla mezzanotte.

Anche Anri sembra immersa in un mondo diverso, inconsapevole del suo sguardo.

Kida la guarda: ha sempre pensato che sia bella, anche se forse l'ha dimostrato in maniera troppo sfacciata in passato, ma anche ora non può fare a meno di notarlo. La sua bellezza si sgretola con un incantesimo e finisce nelle sue mani, come pezzi di cristallo che rimandano il suo riflesso distorto. Il riflesso di Mikado, invece, è perfetto.

Ora Kida sta guardando lui, concentrato sugli occhi chiusi e sulle ciglia nere che dividono le palpebre dalla pelle chiara del volto. Vorrebbe sfiorarle con le dita e raccogliere la stanchezza che vi si è accumulata a causa sua. In fondo lo sa che Mikado conosce la verità, che sta aspettando sotto il peso delle sue bugie. Lo vede che Kida annaspa ogni giorno, mentre cerca di parlare e rivelargli tutto – quello che non ha mai detto, quello che ha detto in modo sbagliato, quello che non sa. Lo vede, Kida, che Mikado gli tende la mano in tutti i modi possibili, così come Anri, più silenziosa, più discreta, gli occhi che lo scrutano in profondità e che gli toccano l'anima. Sembra una straniera, qualche volta, una donna venuta da un luogo mai visto da nessun altro, non ancora scoperto: e forse è così. Quel luogo è dentro di lei, sempre, continuamente, affilato e tagliente.

Saika.

Ha imparato a controllarla meglio di prima: ora la cellula che formavano si è scissa, le ha lasciato un angolo d'anima tutto per sé. O, per meglio dire, Anri se l'è conquistato. Alla fine, la volontà è germogliata anche dentro di lei.

Kida si chiede se l'abbia fatto anche per lui.

Distoglie lo sguardo, come se temesse di distruggere la loro quieta perfezione con il peso dei suoi occhi. La minima pressione e potrebbe farli a pezzi.

Eppure, loro stanno ancora aspettando.

Immagina che Izaya sia ancora alla sua scrivania e che stia aspettando che torni. O forse aspetta tutto il contrario. Non riesce a immaginare le sue mosse quella sera, non capisce quale sia il suo obiettivo. Vorrebbe chiederlo a Mikado: lui capirebbe.

Ma se lo facesse non farebbe altro che incrementare la sua debolezza. Dopotutto, Mikado non ha mai chiesto nulla e ha raggiunto vette che Kida può solo immaginare. In fondo, resta sempre lo stesso, ma nei suoi occhi giace la verità. L'essenza segreta delle sue azioni e dei suoi desideri, del potere che lo divora e che ricopre il cuore di avidità. Nonostante tutto, quella purezza originale rimane.

Piano piano, una domanda si fa strada nella sua mente: forse Izaya sta mettendo Mikado alla prova, quella notte. Graffia il divano e guarda l'amico: ha bisogno di proteggerlo? Può farlo?

Potrebbe chiamare lo stesso, si dice, e avvertire che resterà a dormire da Mikado. Scuote la testa davanti a quel pensiero stupido. Chiamare Izaya per chiedergli il permesso? Assurdo.

Potrebbe chiamarlo per mandarlo al diavolo e dirgli che non tornerà. Né ora né mai.

Ma il cellulare è in bilico sul tavolino e un certo pensiero dettato dalla stanchezza, che sicuramente non lo coglierebbe se fosse lucido e sveglio, gli impedisce di allungarsi e prenderlo. E' in bilico dove l'ha lasciato. Se lo toccasse, cadrebbe. Farebbe rumore, Mikado si sveglierebbe e lo porterebbe dritto filato al dormitorio, strillandogli nelle orecchie per non averlo svegliato. E poi dovrebbe dirgli la verità.

Anche lui è in bilico: non si può alzare da lì. Il tonfo sarebbe assordante.

Mikado invece è perfettamente a posto. E' in un posto sicuro e Kida spera che ci resti per un bel po', perché essere in bilico fa schifo.

Dopo, egoisticamente, pensa che vorrebbe trascinare Mikado accanto a sé.


Mikado-kun non si lascia trascinare. Non più.

La voce di Izaya gli rimbomba nelle orecchie e lui sa cosa vuole dirgli: smettila di cercare scuse per la tua debolezza e torna prima che sia troppo tardi. Prima della mezzanotte, quando la tua sicurezza tornerà ad essere quello è che sempre stata: la bugia invischiata nella solitudine.

Sei solo, Kida-kun. Ancora immobile sotto la pioggia, paralizzato dalla paura.


Vorrebbe prendere a pugni qualcosa. Vorrebbe ucciderlo. Ma non cambierebbe niente. Ormai la conclusione a cui è arrivato pone Izaya in una posizione che lo libera da ogni colpa. E' al di sopra di tutto: la colpa, ora, può cadere solo sulle sue spalle. E Kida aspetta la mezzanotte.




23.59


Un minuto e anche il tempo è in bilico.

Potrebbe succedere qualcosa di terribile. Se non sarà a casa quando l'ora scatterà e i dodici rintocchi scandiranno la mezzanotte potrebbe succedere davvero qualcosa di terribile.

L'orologio sembra sciogliersi sotto il suo sguardo, come in un quadro che ha visto una volta. Pochi secondi. Chissà se farà rumore.

Magari ci sarà un silenzio così assordante che persino Mikado aprirà gli occhi.

Ma sarebbe troppo tardi. Come quando sei al Luna Park e corri per arrivare a quel giro delle Montagne Russe, proprio quello, e mentre corri a perdifiato e arrivi alla biglietteria vedi i seggiolini tutti messi in fila sfrecciare. Se le Montagne Russe ti fanno paura e non vuoi salirci, invece, basta ignorarle. Lasci che siano gli altri a salirci.


Mezzanotte.



00.10


Mikado è sempre nel suo angolo sicuro insieme ad Anri. La schiena di Kida invece poggia contro i cuscini del divano e i suoi occhi osservano i titoli di coda. Li fissa così intensamente che a un certo punto diventano una macchia bianca; strizza gli occhi e le parole tornano ancora, bianco su nero.

La mezzanotte è passata. Sta oscillando sul divano, Kida, mentre il cellulare dondola sul tavolino e Mikado si muove appena. Sente ancora il bisogno di trascinarlo verso di sé, ma senza svegliarlo. Anri scivolerebbe di conseguenza, e per un secondo l'eco dei loro corpi a contatto potrebbe alleviare la sua pena. Ora che il coprifuoco è scaduto pensa che non sarebbe così egoistico. E poi ancora quella voce.

Probabilmente è meglio guardarli e basta prima di decidere cosa fare. Sembrano così al sicuro in quell'angolo.


Sei tu che sei sempre in pericolo. Sei tu che non sarai mai al sicuro.

Mikado-kun sarà sempre troppo lontano perché tu possa trascinarlo. Lo stai perdendo.

Ed è in quel momento, gli occhi che bruciano, che il suono della voce di Izaya si trasforma in una voce più familiare: la sua.




00.25


Si è trascinato nell'angolo sicuro di Mikado, sul suo cuore che batte rassicurante contro l'orecchio. Più silenziosamente possibile, ha allungato la mano per toccare quella di Anri. Chissà perché, aveva immaginato che fosse fredda, invece emana un calore che sa di stanchezza, sonno e quei giorni d'estate in cui l'afa non ti fa alzare dal divano. Quella è la pace di Kida, un momento eterno in cui aspettare l'arrivo della tempesta e del gelo, il “crack” del cuore mentre sa di doversi alzare per affrontarla. Ma quel momento... Quello è la sua estate: l'ultima estate.


Te la ricordi, Mikado? Tre amici, un parco giochi e un'avventura. L'ultima, incombeva su di noi come un fuoco d'artificio cristallizzato nel cielo. Poi è arrivato l'inverno e il cristallo è andato in frantumi e i colori del fuoco si sono scagliati in una pioggia tagliente sulla nostra – mia – pelle. Era tutto finito, ora restano le cicatrici.

Ma per un attimo ancora, Kida vuole sciogliersi nel calore di Mikado e Anri. Uno solo. In un fuoco d'artificio grigio. Perché il grigio non fa male.


Lì non dovrebbe essere in bilico. Ma il buio sussurra cose diverse mentre Kida stringe, nel sonno, la camicia di Mikado e muove le dita sulla mano di Anri.

Si muovono tutti e tre, è una sintonia strana. Peccato che non lo sapranno mai.



And I still wonder
Why heaven has died
The skies are all falling
I’m breathing but why?
In silence I hold on
To you and I

[Within Temptation – Fire and Ice]

  
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