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Autore: MissysP    13/06/2011    1 recensioni
La solitudine è davvero brutta e questo Leyla lo sapeva benissimo. Aspettava Alex, che ormai era diventato il suo "infermiere personale" e questo non gli dispiaceva assolutissimamente.
Quel giorno però si era rivelato molto interessante e diverso da tutti gli altri giorni che avevano passato insieme.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I 5 sensi'
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Il mio desiderio sei tu


Una ragazza stava ferma, seduta su una poltroncina. Le mani facevano avanti ed indietro. La consistenza soffice e delicata del cotone le solleticava il palmo. Sospirò, affranta.

Qualcuno entrò nella stanza, ma lei non poteva vederlo. Strinse la mani e si accorse di averle sudaticce e fredde. Si irritò ancora di più e sbuffò. I passi si avvicinarono a lei e si fermarono proprio davanti a lei.

“Sei in ritardo, Alex. Come al solito” mormorò la ragazza. Il ragazzo davanti a lei non rispose. La conosceva bene e sarebbe stato inutile protestare, quella ragazza sapeva essere testarda. Si chinò davanti a lei e prese ad osservarla.

Con una mano le sfiorò la guancia. Era morbida, calda e soffice. Non riusciva a non sfiorarla; gli era impossibile resisterle. Le sue dita passarono su quelle labbra carnose e morbide, lo stuzzicavano e lo invogliavano ad assaporarle. Socchiuse gli occhi, doveva contenersi; non poteva fare la figura del maniaco. Il suo compito era quello di assisterla, era il suo "infermiere personale". Ogni giorno le andava a farle visita e passava del tempo insieme a lei. Ma non aveva calcolato di innamorarsi di lei. La sua scorbutica, testarda, orgogliosa e dolce Leyla. Leyla, un nome fantastico: Buia come la notte. Un significato che la rispecchiava molto bene. Dopo l’incidente la sua vita cambiò e per vedere usava le mani.

“Portami fuori, Alex. Non c’è la faccio più a stare rinchiusa in queste quattro mura” gli chiese. Non era un ordine, Alex nella sua voce aveva percepito quella nota di disperazione. La sua mano si staccò dalla pelle delicata.

“Leyla… Lo sai benissimo che ancora non puoi uscire” le disse, con un tono più possibilmente dolce. Vide la mano della ragazza carezzare il peluche che teneva sempre al suo fianco, l’ultimo regalo da parte di suo padre prima che l’abbandonasse.  Scosse la testa, non era quello il momento di essere nostalgici. Il pelo morbido ma ruvido, la compatibilità era soffice ma allo stesso tempo era duro, segno che col tempo passato ad impolverarsi sul comodino, si era indurito come l’anima della padrona. Alex non poteva toglierle gli occhi di dosso. La trovava carina sotto quella frangia di capelli neri, come la pece, che coprivano la faccia che le impediva di vedere.

“Per favore, Alex” disse. Quelle parole fecero ricapitolare il ragazzo. Andò dietro la sedia a rotelle e mise le mani sui manici di plastica e la portò fuori dalla stanza.

Sentiva i suoi della natura ma la ragazza non voleva sentire, le dava fastidio; lei voleva toccare le cose, l’unico modo che aveva per riconoscere il mondo che la circondava. Aveva escluso ogni suono, l’aria le sferzava la faccia. Poi qualcosa di liquido e freddo le cadde sul naso. Si riscosse e ritornò alla realtà. Una goccia d’acqua. Tese una mano e poté sentire un’altra goccia caderle in mezzo al palmo. Chiuse la mano.

“Sta piovendo” disse Leyla. Alex restò in silenzio, guardò verso il cielo.

“Rientriamo, prenderai freddo e ti ammalerai” disse. Si fermarono e Alex fece per tornare indietro ma la mano della ragazza lo fermò.

“No, ti prego. Non voglio, mi piace sentire la pioggia sul viso” disse. Alex non era convinto di dover soddisfare quel suo desiderio, non voleva che si ammalasse per colpa sua, ma cedette. Camminò fino ad arrivare sotto la chioma di una grande quercia e si sedette vicino alla ragazza. Le prese la mano, tracciando ghirigori immaginari, procurandole dei brividi di piacere.

“Qual è il tuo desiderio?” domandò improvvisamente la ragazza. Alex, mentre continuava a disegnare quei ghirigori deliziosi sul suo braccio, poggiò la testa sul tronco dell’albero, pensando alla risposta.

“Vederti felice” rispose, alla fine. Si quello era il suo desiderio e voleva realizzarlo. La ragazza sorrise- felice? Di cortesia?- a quella risposta. Alex attese una risposta che non sarebbe mai arrivata. La mano della ragazza scivolò via dalla presa del ragazzo.

“E tu? Qual è il tuo desiderio?” domandò il ragazzo, voltandosi verso di lei. La mano  di Leyla si sollevò, sfiorandogli i capelli cortissimi, che le facevano pizzicare le dita. Una scossa le attraversò la schiena e la mano scese verso il volto. Leyla si posizionò in modo da averlo di fronte e si abbassò verso di lui. Le dita femminili sfiorarono quelle labbra sottili ma che aveva sempre desiderato baciare, toccare e le sarebbe  anche piaciuto sentire quelle labbra su di sé. Il sorriso si ampliò.

“Cosa desidero?” domandò, ghignando. I loro visi si avvicinarono, la mano di Leyla sfregava la mano contro la guancia resa ruvida dalla barbetta del ragazzo.

“Sei tu- disse con un tono malizioso- Sei tu che mi rendi felice. Perché pensi che ti rimproveri sempre ogni volta che arrivi in ritardo?” continuò. Alex sorrise a sua volta. Prese il volto della ragazza fra le mani e la baciò.

Finalmente potevano assaporare le labbra l’una dell’altro. Quelle del ragazzo erano calde, soffici ed accoglienti; quelle della ragazza erano carnose, provocatorie e assolutamente irresistibili.

L’unica cosa che riuscì a vedere, con le sue mani, fu il volto dell’amato.




E' la mia prima storia originale e sero che vi sia piaciuta... ^^
Commentate!
A presto
Bacioni
  
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