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Autore: Muse    03/03/2006    8 recensioni
Remus John Lupin stava cercando di ricordare quale era stato il momento che aveva dato inizio a quella situazione. Era mano nella mano con una bella ragazza dai capelli rosa pesca, come il cielo all’orizzonte, e si chiese cosa poteva esserci di tanto sbagliato. Lo sguardo era cupo, osservava le profondità del lago quasi incurante del largo sorriso che la sua compagna rivolgeva alla vita e al sole nascente. Lui avrebbe solo voluto sprofondare in quei grigi abissi, tanto simili al colore degli occhi di una persona a lui così cara.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Grigio scuro

_Grigio scuro_

 

 

Remus John Lupin stava cercando di ricordare quale era stato il momento che aveva dato inizio a quella situazione.

Era mano nella mano con una bella ragazza dai capelli rosa pesca, come il cielo all’orizzonte, e si chiese cosa poteva esserci di tanto sbagliato. Lo sguardo era cupo, osservava le profondità del lago quasi incurante del largo sorriso che la sua compagna rivolgeva alla vita e al sole nascente. Lui avrebbe solo voluto sprofondare in quei grigi abissi, tanto simili al colore degli occhi di una persona a lui così cara.

 

Era un giorno dell’estate precedente, era seduto su di un divano liso al 12 di Grimmauld Place, in compagnia di Tonks, che all’epoca non avrebbe considerato mai come la sua futura compagna, e di un nuovo acquisto dell’Ordine della Fenice, un ragazzo di qualche anno più vecchio di Tonks, ma molto più giovane di lui, un ottimo auror, a quanto si diceva.

Stavano aspettando l’arrivo degli altri membri, al ritorno dalle loro missioni. Tonks si aggirava per la sala, inquieta. Il ragazzo continuava a fissarla, come se con il solo sguardo potesse fermarla, pensò Remus sorseggiando il suo whisky incendiario. Quello che aveva nel bicchiere era la marca preferita di Sirius, a lui non era mai piaciuto e di rado beveva alcolici, ma sentire nella bocca lo stesso sapore che sentiva quando baciava Sirius gli era, in qualche modo, di consolazione, non che si ubriacasse, a volte passava tutto il giorno prima di finire un bicchiere, lo centellinava e lo degustava.

Da quando era morto Sirius, Tonks era diventata la sua ombra. Non lo mollava un istante, si era sempre detto che era per non farlo sentire solo data la perdita del suo più caro amico e, se all’inizio l’aveva sopportata, ora iniziava a dargli un po’ sui nervi.

“Tonks?” il ragazzo aveva rotto il silenzio che era sceso sulla sala, disturbato solo dallo scalpiccio della ragazza e dal tintinnio dei cubetti di ghiaccio nel bicchiere di Remus.

“Si?” rispose lei trasognata.

“Ti andrebbe di fare una passeggiata, fuori?” la guardò speranzoso.

“Veramente gli altri dovrebbero arrivare tra poco … non so se …” guardò Remus in cerca di una sua parola.

“Oh, io non credo che saranno qui tanto presto” li stavano aspettando ormai da un po’, sperò solo che non fosse successo niente di grave.

“No, preferisco aspettarli qui.” 

Altri minuti di silenzio calarono sulla sala e le persone occupanti.

“Potremmo preparare del thè, Tonks ti va di darmi una mano?” il ragazzo tornò all’attacco. Remus sorrise sotto i baffi, non era uno che si arrendeva.

“Ma per quello c’è Kracher, Kracher?!”

Un elfo domestico vecchio e polveroso, vestito solo di uno straccio logoro, apparve sulla soglia.

“Per favore, prepareresti del thè?”

“Kracher preparare del thè per gli amici di quel traditore del mio padrone, mezzosangue e babbanofili? Padrona che vergogna!” uscì subito dalla stanza lamentandosi e piagnucolando, coprendoli ancora un po’ d’insulti.

Remus pensò, a ragione, che non lo avrebbero visto tornare con delle tazze fumanti. Ma Tom non ebbe il coraggio di riproporlo. Invece andò dritto al sodo.

“Oh, insomma, posso parlarti almeno?” il ragazzo si tirò un po’ più su a sedere.

“Certo, dimmi pure Tom” finalmente si fermò, osservandolo.

“Ehm … da soli” facendo cenno con la testa verso l’uomo ancora seduto sul divano accanto a lui.

Remus fece per alzarsi e andarsene, aveva già capito da qualche tempo l’interesse di Tom verso la ragazza, chissà, forse così avrebbe smesso di stargli sempre appiccicata, e anche se così non fosse, quella era sempre un’occasione per andarsene e starsene un po’ da solo, sarebbe andato da Fierobecco, lui almeno avrebbe rispettato il suo silenzio.

Ultimamente si era chiuso sempre di più in se stesso, alcuni dicevano che stava diventando scontroso e irrequieto come Sirius, era vero, ma almeno gli faceva sentire un po’ meno la sua mancanza.

“No, cioè non possiamo lasciare Remus da solo” disse in tono materno.

Remus si chiese da quando Tonks aveva cominciato a chiamarlo per nome, fece per intervenire e dire che non era un vecchio derelitto e che non aveva bisogno di balie, ma il ragazzo lo precedette, lasciandolo con la bocca semi aperta.

“Lupin starebbe benissimo anche se non gli stessi sempre appiccicata”

Ben detto ragazzo! Alzò il bicchiere nella sua direzione e aprì la bocca per parlare, ma per la seconda volta fu interrotto.

“Tu non sai cosa stai dicendo, Remus ha bisogno di me …di noi cioè … ” si corresse. Remus la stava guardando ancora con la bocca aperta, questa volta per lo stupore, ma ad un tratto sembravano essersi dimenticati che lui era ancora lì seduto.

“Anzi, Lupin starebbe ancora meglio se non ti avesse sempre come ombra,” disse sottolineando bene il suo cognome.

Tonks stava tremando di rabbia e delle copiose lacrime cominciarono a rigarle le guance.

Il ragazzo le si avvicinò.

“Scusa io non volevo” le mise una mano sulla spalla.

Remus cominciò a pensare che mai prima d’ora si era sentito così in imbarazzo. Assistere ad una scenata di gelosia e poi al successivo rappacificamento, be’, non era da tutti i giorni, eppure aveva paura ad alzarsi per interrompere il delicato momento tra i due, e cercò di far finta di niente e farsi sempre più piccolo, sperava solo che se la situazione si fosse fatta più scottante gli avrebbero dato il tempo di uscire. Silenziosamente brindò a loro e tracannò quel po’ di liquido ambrato rimasto ancora nel bicchiere. Poco più tardi si pentì di non essere uscito immediatamente.

“Tonks ... io … tu … mi piaci … molto” la guardò un po’ imbarazzato da quella rude dichiarazione.

Lupin stava ammirando una macchiolina sul bracciolo del divano.

“Tom, anche tu mi piaci, ma come amico, non ti vedo come niente di più” mentre parlava la ragazza continuava a lanciare dei fuggevoli sguardi in direzione di Lupin, forse cercando il suo appoggio per uscire dalla sua situazione, ma quella macchia sembrava davvero interessante.

“Oh, ho capito, che sciocco, prima credevo di aver frainteso e invece … tu ami Lupin, non è vero?” disse vedendo che continuava a guardarlo furtivamente, il tono usato non era di rabbia, ma di comprensione, forse farcito con un po’ di delusione, ma non si era risparmiato di metterla in imbarazzo di fronte alla fonte delle sue attenzioni.

I capelli della ragazza cominciarono a cambiar colore alla velocità della luce,  e le sue guance si imporporarono. A Remus andò di traverso il brindisi appena effettuato quando la sentì rispondere con un fioco “si”. D’improvviso la chiazza perse tutta la sua importanza.

Alzò lo sguardo sui due sperando di svegliarsi da un momento all’altro, cercando di far capire a lei che non la meritava e a lui che non ne sapeva niente.

Poi Tonks corse via piangendo e il ragazzo tornò a sedersi, gli prese il bicchiere dalla mano versandosi un’abbondante dose di whisky.

“Hai vinto amico! Ora va da lei”

Remus stentava ancora a comprendere quanto appena successo.

Amico? Vinto? Che cosa? Io non ne sapevo niente!

Ma veramente non lo sapeva o aveva sempre voluto far finta di non vederlo?

Privato del suo bicchiere, che ultimamente sembrava essere diventato il suo migliore amico, non trovò altro da fare che alzarsi e dare ascolto al ragazzo, si diresse quindi verso la stanza di Tonks.

Comunque fosse, la ragazza doveva sapere, non poteva illuderla, doveva almeno spiegarle che non era interessato a lei, non certamente nel modo in cui lei avrebbe voluto, per lo meno.

La trovò distesa sul letto, abbracciata al cuscino. Gli fece un’enorme tenerezza.

 

Cercò le parole, ma non vi erano parole adatte.

Come le avrebbe spiegato che non poteva amarla perché amava già un’altra persona? Una persona che aveva sempre amato, dal primo momento che gli aveva sorriso sul treno per Hogwarts? Una persona scomparsa da poco e che era così difficile abbandonarsi alla sua perdita e non credere che sarebbe rientrata da quella porta da un momento all’altro? Una persona che era stata il suo migliore amico, il suo confidente, il suo amante? Che quella persona era Sirius Black e che non avrebbe potuto amare mai nessun altro come lui? Come le avrebbe spiegato tutto ciò?

Le si sedette accanto e le accarezzò i capelli, fermi su di un azzurro cielo.

“Remus?” la voce era arrochita dai singulti.

“Si” continuò ad accarezzarle i lisci capelli scompigliati sul cuscino, come aveva fatto tante volte con Sirius per confortarlo nei momenti bui.

“Scusa …” la ragazza nascose ancora di più il viso nel cuscino.

“E di cosa?” Tonks si alzò a sedere e Remus si ritrovò con la mano sulla sua guancia.

“Per avertelo detto in quel modo, non avrei voluto che lo sapessi così” le guance pallide e rigate dal pianto si colorirono di nuovo.

“Non importa, ora però sono io che devo parlarti”

Le parole che avrebbe voluto dire non uscirono mai dalle sue labbra, glielo impedirono i grossi occhi della ragazza fissi sui suoi, ancora lucidi dal pianto. Uscirono solo un sacco di assurde scuse, a cui lui stesso stentava a credere. Che era troppo vecchio per lei, che era un lupo mannaro, che non avrebbe mai potuto renderla felice, che non aveva soldi, e via dicendo, ma era così facile pararsi dietro a quelle giustificazioni, le aveva sempre usate, fin dai tempi della scuola, a parte la vecchiaia, per paura di lasciarsi andare, per paura di svegliare il mostro sopito dentro di sè. Solo con una persona le aveva messe da parte, e lo aveva perso ben due volte.

Nonostante la delusione della ragazza la luce della speranza non si spense dai suoi occhi.

Sarebbe stato tutto più semplice se quella volta le avesse detto la verità.

 

Nel corso dei mesi successivi l’aveva respinta altre volte e Tonks si fece sempre più triste, anche i suoi capelli persero della solita vitalità, diventando grigi.

 

Ora, per quello che neanche lui riusciva a capire bene, si trovava lì, mano nella mano con quella splendida e dolce ragazza, che non amava, che non desiderava. Aveva ceduto alle sue insistenze, alla sua dichiarazione davanti a tutti, persino a lui era sembrato così romantico, ma sapeva di aver sbagliato.

L’aveva accettata prima di poter finalmente piangere la perdita del suo unico amore.

Era successo al funerale di Silente. Fino a quel momento la scelta che aveva preso la settimana prima riguardo a lui e Tonks gli sembrava la più giusta. Era una bella ragazza e anche se era vecchio, nonostante lei ripetesse sempre che non era così, era ciò che lei voleva, si sentiva in qualche modo appagato, e lei era così dolce, le avrebbe dato quello che voleva così forse anche lui avrebbe trovato un po’ di pace.

Ma nel vedere la bara candida del vecchio preside non scorse la sua, ma quella del suo amico e compagno, quella che non vi era mai stata perché non c’era stato nemmeno un corpo a cui dare degna sepoltura. Quello era il funerale che non c’era mai stato, quelle esequie erano anche un po’ per Sirius.

Si ricordò dei lunghi anni trascorsi assieme prima di crederlo un traditore. E poi quei due brevi anni trascorsi più o meno insieme da quando si erano ritrovati. Gli era bastato un nome sulla mappa e tutto gli era apparso così chiaro, quello che non aveva capito in dodici anni, in mezzo secondo divenne palese, e Sirius non era più un traditore, era tornato ad essere solo il suo Sirius, semplicemente.

Le lacrime che non aveva mai versato vennero a reclamare il loro spazio, e a quelle per la scomparsa di Silente si aggiunsero quelle per la perdita di Sirius.

Quasi gli diede fastidio il rosa acceso dei capelli di Tonks, malgrado tutto il dolore che vi era nell’aria, avrebbe preferito che tornassero grigio scuro, come si poteva essere felici in un momento del genere? Poi si disse che non poteva incolparla per qualcosa di cui aveva colpa solo lui.

 

Finalmente aveva potuto dire addio al suo amore, aveva trovato la pace, e si era reso conto che era stato ingiusto cercarla tra le braccia di quella ragazza.

L’aveva chiamata l’indomani, alle prime luci dell’alba aveva bussato alla sua porta e l’aveva portata lì, in riva al lago, dove per la prima volta aveva baciato Sirius, forse così avrebbe trovato il coraggio.

Le avrebbe detto tutto, quello che non aveva mai osato dire a nessuno.

Sperava solo che alla fine le rimanesse ancora un po’ di quel sorriso che riservava solo a lui.

 

 

 

 

  
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