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Autore: Paja93    14/06/2011    1 recensioni
Pochi minuti possono cambiare una vita, o anche di più di una.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insieme
 
Uscita dal bagno mi guardai intorno. Lui era in piedi, che camminava nervosamente qua e là senza avere una meta precisa. Si accorse che ero in mezzo alla stanza e mi guardò interrogativo, nella speranza che io avessi la risposta. Alzai le spalle e mi sedetti sul divano con le gambe incrociate su di esso. Dapprima mi seguì con lo sguardo e poi si sedette vicino a me. Sfiorò la mia mano e poi la strinse. Al contatto rabbrividii. La sua mano era calda, confortevole e forte. La mia fredda e tremante.
Ci voleva proprio lui per me.
Passò qualche minuto nel più totale silenzio, perché noi non avevamo bisogno di parlare. Io avevo gli occhi chiusi e ripensavo a tutti i momenti passati con lui, belli e brutti. “Sarà pronto?” chiese piano. Sobbalzai, immersa nei miei pensieri. Incrociai il suo sguardo, spaventata.
 Voleva sapere? Perché questa fretta?
 Per quanto mi riguardava volevo cullarmi ancora nel dubbio. Sognare ancora qualche minuto.
 Capì leggendomi dentro.
Scrollò poco la testa e strinse un po’ più forte la mia mano che si stava riscaldando. Stava cercando di trasmettermi un po’ della sua forza. Mi sarebbe piaciuto che ci riuscisse.
Sentivo il ticchettio dell’orologio. Ogni secondo veniva scandito da un rintocco. Nella mia mente rimbombava. Ogni secondo mi sembrava uno in meno da vivere, come se tutto stesse sfuggendo dal mio controllo.
Cercai conforto in lui. Il mio tutto. “Nick?” lo chiamai piano. Mi guardò interrogativo. “E se fosse?”
 Improvvisamente si paralizzò. Come se non avesse preso in considerazione che c’era il cinquanta per cento di risposta positiva, oltre al cinquanta per cento negativo.
 Allora fui io a stringere un po’ la sua mano.
 Perché, sì io ero spaventata a morte, ma ero pronta ad aiutare lui, piuttosto che me stessa.
 Questo lo avevamo imparato insieme, Nick ed Io, senza insegnanti, ma solo vivendo. L’altro al primo posto. Questo era un po’ del nostro amore. Sorrisi verso di lui e mi alzai. Lui fece per seguirmi, ma ricadde sul divano quasi fosse incapace di camminare. Pochi passi e avrei saputo tutto.
Tutto sarebbe cambiato.
 Niente sarebbe cambiato.
 Io già conoscevo la risposta, però volevo illudermi un po’. Nick invece non la sapeva. Era un ragazzo, non poteva capire fino in fondo. Eppure ero contenta di condividere questo momento con lui, qualunque fosse stato il verdetto finale.
 Perché lui era la persona più importante per me. In assoluto.
 Ed eccolo lì.
Positivo.
 Proprio come me lo ero aspettato. Sospirai piano e mi sentii pesante, come se nello stomaco portassi un mattone.
Tornai nel salotto. E anche lui aveva capito. Mi rivolse un’occhiata speranzosa, ancora per poco, alzando le sopracciglia, ma io scrollai il capo. Mi sedetti vicino a lui sul divano. Mi prese tra le sue braccia e stemmo abbracciati, uniti dall’amore e dal destino.
 Una, due, tre, un milione di lacrime solcarono le mie guance. Affondai ancora di il viso sul suo petto e bagnai la sua camicia a quadri. Sentivo che anche Nick era scosso dai singhiozzi.
 No, non doveva andare così.
Eravamo giovani, avevamo tutta la vita davanti. E ora? Lui non avrebbe più potuto passare le sue serate con i suoi stupidi amici a giocare alla play, non avrebbe più potuto giocare a calcio per tutta l’estate, non sarebbe più potuto diventare una rockstar, il suo sogno.
 Piangevo per i nostri sogni che si erano improvvisamente infranti. Piangevo per me. Perché avrei avuto voglia di uscire con le mie amiche tutti i sabato sera, di comportarmi come una bambina, di studiare lettere per cercare di diventare giornalista, di viaggiare per il mondo scoprendo quanto più possibile.
Sì, il nostro progetto prevedeva che dopo la mia laurea saremmo partiti insieme. Prima per l’America, e poi chissà.
Sempre insieme, solo Nick e Liz a conquistare il mondo.
 E improvvisamente dovevamo crescere e abbandonare questi sogni.
Insieme.
 L’unica cosa che mi dava un po’ di gioia. Non so quanto tempo passammo così, ma piano piano ci calmammo entrambi. Guardai i suoi occhi rossi e gonfi, probabilmente come i miei.
“E adesso?” chiesi sussurrando.
E mi dimostrò di essere la persona migliore che conoscessi, l’unica con cui valesse la pena di passare tutto il resto della vita. “Da adesso siamo in tre.” Mi baciò e accarezzò la mia pancia, dando il benvenuto al nostro bambino. 
  
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