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Autore: Memel    14/06/2011    4 recensioni
"Non avere paura, normalmente, porta ad essere screanzati, però... nel cuore di Maka-chan... c'è il coraggio per combattere la paura!"
(Soul)
Perché lui non l’avrebbe mai abbandonata, mai.
Si era ormai affezionato a quel pianoforte scordato.
(Maka)
Perché lei di Soul si fidava, ciecamente.
E sapeva che non l’avrebbe tradita, mai.
• • •
Piccola e semplice one-shot introspettiva, ispirata ad uno dei momenti più momenti più dolci e significativi (secondo il mio modesto parere) di Soul Eater :3
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ad occhi chiusi

La finestra era aperta e lasciava filtrare una flebile luce.

I primi raggi dell’alba illuminavano timidi il profilo di Maka, mentre una fresca brezza invadeva la stanza, scostando qualche ciocca argentea dal viso di Soul.

Vedere la sua Meister lì, distesa su quel letto, immobile e addormentata, lo faceva star male.

Percepire la sua impotenza e la sua debolezza erano come una doccia fredda per lui.

Lui, che in ogni situazione aveva sempre dimostrato sfrontatezza e arroganza, ora era lì, tremante e incapace di dire o fare qualcosa.

Quando Maka era stata colpita, l’averla vista così, inerme e a terra, lo aveva fatto sentire un verme.

Sì perché lui non era altro che un’arma, una semplice arma, forte tra le mani della sua artigiana, ma inutile da sola.

Che cosa poteva fare lui per lei?

Lei, la sua forza ma anche la sua debolezza.

Lei, per cui sarebbe capace di fare ogni cosa.

Persino suonare quel pianoforte e dare ascolto a quella vocina diabolica che da tempo lo assillava, promettendogli forza e invulnerabilità.

Proprio quello che gli occorreva per difenderla.

Non avrebbe più permesso a nessuno di sfiorarla, di farle del male.

L’avrebbe difesa ad ogni costo, anteponendo sempre la sua vita alla propria.

“Sempre …” Pensi davvero che sarà per sempre?

 

«Soul … »

Aveva sussurrato il suo nome nel sonno.

Con la sua voce, dolce e impastata, lo aveva chiamato.

Sentì il corpo irrigidirsi e la mente svuotarsi, mentre lo stomaco si chiudeva in una morsa.

Perché lei aveva sempre quell’effetto su di lui?

Quando lo sfiorava, anche accidentalmente, percepiva una sorta di elettricità invadere il suo corpo.

I suoi occhi, due smeraldi in quel viso da bambina imbronciata, erano in grado di mettere a fuoco la sua anima e di indagare il suo cuore, come nessuno sarebbe mai stato in grado di fare.

Era come argilla tra le sue pallide mani.

Totalmente e indissolubilmente legato a lei.

Non era in grado di dare un nome ai sentimenti che provava nei suoi confronti, ma non voleva nemmeno farlo: ammetterli sarebbe stato come rovinare un legame e un’armonia che duravano da tempo.

Non erano ancora pronti.

Lui non era ancora pronto.

E non era nemmeno il momento adatto: il risveglio del primo Kishin e un golem impazzito a piede libero non erano certo minacce da sottovalutare.

Per ora si sarebbe accontentato di starle accanto, stringerle la mano nei momenti di sconforto e di sorreggerla dopo una caduta.

Avrebbe mascherato quegli sguardi e quegli abbracci, e si sarebbe comportato come sempre: sarebbe stato il suo migliore amico e la sua arma, nulla di più.

Per ora almeno.

 

Scostò un ciuffo ribelle, che le era caduto sugli occhi, osservandola meglio: quella pelle candida, quei capelli lunghi e sinuosi, e quelle labbra sottili ed invitanti

Tutto di lei gli piaceva.

Ecco, in quel momento avrebbe tanto voluto essere investito da un’ondata di follia: avrebbe avuto così un’ottima scusa per giustificare quell’irresistibile voglia di baciarla, che lo assaliva ogni volta che indugiava troppo su quelle gambe lunghe, su quel corpo ancora acerbo.

Era dannatamente bella.

E anche se non l’avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, sapeva che era vero, dannatamente vero.

E proprio non riusciva a spiegarsi come a lui, Soul Eater Evans, l’arma più cool di tutta Death City, potesse piacere una ragazzina come Maka Albarn, quando stuoli di ragazze –molto più formose di lei- avrebbero pagato per stare con lui.

Quel pensiero lo faceva sempre sorridere: era inconcepibile che una secchiona –piatta- come la sua Meister, avesse fatto breccia nel suo cuore.

Eppure ci era riuscita, eccome se ci era riuscita.

 

Strinse forte la sua mano, attirandola a sé, e sfiorandola appena con le sue labbra bollenti.

 

( . . . )

 

Maka aprì leggermente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre e accennando uno sbadiglio.

«Baka, ti avevo detto di andare a casa …  » protestò lei con voce ancora assonnata

Soul in risposta, la guardò intensamente, incatenandosi per un interminabile istante al suo sguardo, per poi replicare con un ghigno.

«Avevo paura che facessi gli incubi.»

«Che? Non sono più una bambina! »

«Dici? Io avrei qualche dubbio » ribatté lui con strafottenza, indugiando sul suo petto

«Idiota!» gli urlò lei, sparandogli a raffica una serie di insulti indecifrabili «Fai il furbo solo perché non mi posso muovere! Giuro che appena guarisco ti ammazzo a forza di Maka-chop! » concluse, guardandolo in cagnesco

«Peccato che la lingua non sia rimasta immobilizzata … Sai che pace? »

Al ché la Meister, replicò con un’altra scarica di “dolci paroline”.

 

Sorrise.

In fondo quello era solo un modo tutto suo di dirgli che gli voleva bene.

E lei che gliene voleva davvero parecchio.

Anche se era così ostinata nell’ammetterlo, sapeva benissimo che da quando lo aveva incontrato la sua vita era cambiata.

Lei stessa era cambiata.

E di questo non poteva che essergliene grata: lui la rendeva felice come nessuno era mai stato in grado di fare.

Anche se la faceva incazzare spesso, sapeva di poter contare sempre su di lui.

Lui ci sarebbe sempre stato per lei.

E la cosa era reciproca, ovviamente.

Questo pensiero la rincuorò: avrebbero superato tutto insieme, qualsiasi pericolo o minaccia.

Nessuna ondata di follia, né strega, né Kishin, li avrebbe mai separati, mai.

Con lui accanto si sentiva invincibile, capace di tutto.

La paura svaniva quando sentiva la sua arma tra le mani.

 

Sì, ormai ne era sicura.

Insieme ce l’avrebbero fatta.

 

 

 

• • •

Essì ormai sono totalmente succube di questa coppia.

One-shot scritta in due lezioni di latino e mezzo (fare Seneca due giorni prima della fine della scuola non aiuta certo la mia concentrazione XD)

Spero apprezziate queste “bakate” che la mia mente produce –quasi quotidianamente-

E colgo l’occasione per ringraziare le favolose persone che hanno letto, recensito, apprezzato l’altra mia fanfic su Soul Eater!

-L'episodio a cui faccio riferisco è il 28 dopo che Maka rimane immobilizzata per colpa di Aracne-

 

Thanks to:

 
*ZoeyeJames: Sono strafelice di leggere il tuo commento! Kya grazie mille per i complimenti *///* Troppo gentile! Anche tu sei molto brava, davvero! Un bacio :D

*Juliet__Albarn: Ah ti ho accontentata! ;) Ma quanto sono belli quei due bakozzi? Ahaha un bacio , caVa!

*Lucindaes: Ma grassieeeee!! *0* Commenti come i tuoi mi fanno volare in paradiso XD Davvero troppo gentile *me feliceee* Ancora grazie ;D Un bacione

*Kit Kat: Ma grazieeea amoraa!! Ma sai che non ti avevo riconosciuta? Ci becchiamo anche qua! XD Aahha domani ti ci sentiamo su MSN così mi racconti tutto di Dublino, mi manchi <3 Ciaoo ;)

 

A presto ;)

   
 
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