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Autore: sakura_87    15/06/2011    6 recensioni
I problemi di cuore sono sempre difficili da affrontare. Difficile è capire cosa sta accadendo dentro di noi soprattutto quando un sentimento del genere non si è mai sperimentato appieno. Un ragazzo dal carattere gelido inizia un lento cammino di sciogliemento. One-shot con la quale "Partecipo al contest 'Sorprendimi' indetto da LadyEl su facebook."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti!!! Finalmente mi sono decisa a tornare a scrivere, e lo devo a un contest a cui ho deciso di partecipare. Prometto che ora che sono tornata continuo la long che avevo iniziato a Natale e poi abbandonato per mancanza di tempo. Con l'estate conto di mandarla parecchio avanti.

Bene bene...Buona lettura, e come ho detto con questa one-shot, che spero vi piacerà, Partecipo al contest ‘Sorprendimi’ indetto da LadyEl su facebook.

ALPHA DRACONIS

La lezione di astronomia era iniziata ormai da quasi mezz’ora, ma nel tiepido tramonto di inizio giugno pochi erano gli alunni che riuscivano a rimanere attenti.
La professoressa Sinistra stava elencando alcune delle costellazioni che avremmo studiato di lì a poco, quando il sole sarebbe calato del tutto mostrando i lumi notturni.
“Il nome arabo della stella Alpha Draconis è Thuban, che vuol dire Basilisco. Un nome senza dubbio azzeccato per una stella che si trova nella costellazione del Dragone. Chi sa dirmi per quale motivo è tanto importante nonostante la sua scarsa luminosità?”
Eccola lì, immancabile, con la sua mano alzata. Hermione Granger, tornata ad Hogwarts dopo la grande battaglia dell’estate precedente, non si smentiva mai.
Notando che nessun altro accennava a tentare una risposta, le fu concesso di rispondere.“La sua importanza è da ricercare nel suo ruolo di stella polare dal 3942 a.C. fino al 1793 a.C.”
E come sempre la sua era la risposta corretta.
La lezione continuò per parecchio, e spesso la mano della mezzosangue scattava in alto. Ma qualcosa attirò la mia attenzione. Una semplice constatazione. Rispondeva con precisione assoluta alle domande riguardo un’unica costellazione: quella del Dragone.

La mattina seguente la vidi mentre si stava recando a passo spedito verso la Sala Grande per la colazione quando di colpo qualcosa la fece bloccare. Sembrava che un brivido le avesse percorso a folle velocità tutta la spina dorsale.
Si voltò di scatto. Mi aveva visto? No, non era possibile. Avrebbe notato solo un corridoio deserto e poi avrebbe proseguito il suo percorso.
Ma poi, la stavo realmente seguendo? Io direi più che per puro caso mi sono trovato a fare la sua stessa strada. Non mi sarei mai abbassato a seguire una come lei.
Riprese a camminare, ma dopo pochi passi di nuovo si voltò di scatto.
Stavolta per poco non mi vedeva. Ero riuscito a nascondermi dietro una colonna all’ultimo secondo. Riflessi da giocatore di Quidditch!
La osservai di nascosto mentre scrutava di nuovo il corridoio isolato. Poi con l’aria di non riuscire a togliersi di dosso la sensazione di essere seguita, la vidi proseguire il suo cammino.
E io dietro a lei. Lentamente, con passo felpato per non farmi scoprire.
Entrai in Sala Grande poco dopo di lei, e andai a sedermi tra i miei compagni, mentre la Granger si posizionava accanto alla Weasley,  l’unica con un po’ di sale in zucca all’interno di quella famiglia.
Le vidi confabulare. La caposcuola con aria preoccupata, l’altra con l’espressione di chi cerca di tranquillizzare qualcuno e di tirargli su il morale.
Continuai ad osservarla di nascosto per tutta la colazione, finché non la vidi alzarsi e uscire. E decisi di seguirla.
Non saprei dirne il motivo. Ma negli ultimi giorni una strana smania di vederla mi aveva colpito.
La seguii lungo i corridoi che portavano alla biblioteca.
Era un tranquillo sabato mattina, e la maggior parte degli studenti avrebbe lasciato il castello per passare la giornata ad Hogsmeade. La biblioteca sarebbe stata deserta.
D’improvviso si bloccò, dando le spalle alla grande porta di legno.
 “Adesso basta. Chiunque tu sia esci fuori!”
Rimase in piedi, davanti all’ingresso di quel regno fatto di pergamena, pelle, carta e inchiostro, e scrutava intanto ogni direzione.
Non potevo farmi scoprire a spiarla.
“Adesso parli da sola nei corridoi deserti?”, dissi.
Per lei ero ancora solo una voce che proveniva da un punto indefinito alla sua destra. O meglio non una voce, ma quella voce. Quella voce tanto odiata per i primi sei anni di scuola, quando non faceva altro che ripeterle che era feccia della peggior specie, che era un crimine l’averla fatta entrare in quella scuola. La voce gelida e imperscrutabile di quello che molti definivano un Principe, il Principe delle Serpi, in contrapposizione a lei, la Regina dei Grifoni. Soprannomi tanto ripetuti dagli altri, quanto odiati da noi.
“Malfoy.”
Un nome, una constatazione. Come se si aspettasse che dietro quel muro non ci sarebbe potuto essere nessun altro.
Uscii lentamente dal mio nascondiglio. E la osservai. Cercai di gelarla con il mio sguardo, di farle sentire ancora l’odio che lei sapeva provavo per lei.
Ma ogni giorno che passava diventava sempre più difficile. Non riuscivo più a provare per lei quella gelida freddezza e indifferenza di un tempo. Quella voglia di schiacciarla sotto le suole delle mie costose scarpe.
E allora avevo iniziato ad evitarla. Erano giorni che non facevo altro che evitarla in tutti i modi. A lezione, alle riunioni dei capiscuola, in corridoio. Mai negli anni precedenti avevo cercato così disperatamente di non incontrarla Anzi! Spesso cercavo apposta una scusa per passarle vicino e poterla insultare. Forse la evitavo proprio per non doverlo fare. Non mi divertiva più quel gioco.
“Mi stavi seguendo, Malferrett?”
Un moto di stizza mi pervase. Ancora quella storia. Maledetto il giorno in cui fui trasformato in furetto!
“Sapevi che il mondo non gira intorno a te saputella? Si da il caso che stessi andando in biblioteca, e che tu in questo momento me ne stia impedendo l’ingresso.”
Tentai di essere il solito stronzo Malfoy, ma il tono della mia voce, purtroppo, suonò quasi giocoso. E a quanto pare non le sfuggì.
Mi lanciò un’occhiata dubbiosa mentre si scansava per farmi entrare.
Aprii la porta, ma in quel momento la Granger decise che doveva entrare prima lei. E così, tentando di passare insieme, ci trovammo entrambi incastrati nel vano della porta.
Agli occhi di chiunque fosse passato in quel momento la scena poteva sembrare adatta per il prossimo scoop sulla Gazzetta del Profeta. Già immaginavo i titoli!
“Serpevedre e Grifondoro appianano i loro dissapori con una insospettabile love story!”
Ma che andavo a pensare? Love story? Io e la Granger?
Stranamente però quell’idea non faceva nascere in me la repulsione che mi aspettavo. Era quasi piacevole il contatto con la sua pelle morbida.
E per colpa di quel pensiero rimasi imbambolato in quella posizione senza far nulla.
“Malfoy, togliti dalle scatole!”
Quasi con uno spintone mi fece scattare in avanti. Per poco non caddi, e allora il mio orgoglio ferito finalmente mi fece reagire.
“Stupida mezzosangue! Come osi?”
Ribollivo di rabbia e frustrazione.
“Adesso ti riconosco Malfoy!”
Mi guardò. Sorridendo? No, di sicuro me lo ero immaginato. Un mezzo sorriso un attimo prima di vedere solo le sue spalle allontanarsi.
La osservai andarsi a sedere ad un tavolo vuoto, mentre prendevo alcuni libri per la ricerca che ci aveva assegnato la professoressa Sinistra.
Leggevo, leggevo, e leggevo ancora. Sempre le stesse tre righe. La presenza di quella ragazza mi stava mandando il cervello in stato confusionale. Perché? Erano giorni ormai che me lo chiedevo. Quel bastardo di Blaise mi avrebbe preso in giro dicendo che mi stavo innamorando. Impossibile. Un po’ di senno lo avevo ancora!
Cercai di concentrarmi, anche se con molta difficoltà, sull’argomento di studio: la costellazione del Dragone. E allora mi sovvenne un ricordo che da anni tenevo nascosto in fondo alla mia memoria.
Mia madre, in un raro momento di affetto, mi teneva sulle sue ginocchia, ancora bimbo. E mi raccontava una storia. E di quella storia il protagonista ero io. O almeno ne ero convinto. Era un me più grande, più forte. Ero un cavaliere possente e bellissimo che si sacrificava per salvare la vita di una fanciulla che fino a quel momento lui aveva disprezzato. Per qualche assurdo motivo il suo cuore all’improvviso aveva deciso di amare quella ragazza al punto tale di dare la propria vita per salvarla da un pericoloso nemico. Ma ovviamente poi la storia finiva che non moriva e i due vissero felici e contenti.
Un finale che non mi era mai andato particolarmente a genio. Ma da quella favola che mia madre aveva sentito da bambina, era venuto fuori il nome che i miei genitori avevano scelto per me. In onore della costellazione del Dragone, infatti, il cavaliere si chiamava Draco.
Mia madre mi disse che sperava che un giorno io potessi trovare una ragazza da amare, anche se sapeva che molto probabilmente il mio, come il suo, sarebbe stato un matrimonio combinato.
“Ma in fondo non è quello che tutte le madri sperano per i propri figli? Un bel matrimonio felice?” mi diceva. E da bambino lo speravo anch’io.
Con il crescere avevo abbandonato l’illusione della felice storia d’amore, e avevo anche rinchiuso quel ricordo in un posto dove non l’avevo più cercato.
Non so perché mi torno proprio in quel momento, vivida più che mai, quella scena davanti agli occhi.
Alzai lo sguardo dal libro e mi voltai verso l’unico altro occupante della sala. Anzi, l’unica.
Il sole giocava sui suoi capelli, creando degli splendidi riflessi di luce.

Che mi succede? Mi trovai a chiedermi.
E mentre cercavo una risposta lei se ne andò.

Passarono le ore. Non sapevo dove fosse andata la Granger. Ormai era primo pomeriggio e dalla mattina non l’avevo più vista.
E non me ne frega assolutamente niente!
A chi vuoi darla a bere Draco?
Ma è vero, non mi interessa quella stupida mezzosangue!
Nel profondo sai che non è così!

Nella mia testa stava avendo luogo un terribile duello. Non sapevo più cosa mi stava accadendo. Ogni momento che passava ero sempre più nervoso e scontroso con chiunque incontravo.
Mi ero chiuso nella mia sala comune quando, poco dopo che la Granger era uscita dalla biblioteca, ero anch’io andato via, con l’intenzione di sapere cosa avrebbe fatto. E non l’avevo più ritrovata.
Stavo impazzendo. Era l’unica spiegazione logica. Qualche strano incantesimo o virus magico mi aveva colpito e stavo inesorabilmente cadendo nella follia più assurda.
Io impazzire di angoscia perché non so dove si è andata a cacciare una mezzosangue? Si trattava senza dubbio di una bella trama per un assurdo romanzetto per ragazze. Il bello e dannato che insegue la sfigatella.
Anche se tanto sfigatella ormai quella non era più. Crescendo dovevo ammettere che era diventata veramente una ragazza con un suo fascino. Alta, magra, con le curve al punto giusto. E quei capelli finalmente in ordine!
“Vado ad Hogsmeade!” annunciai ai pochi che erano con me in quella sala. Una sana passeggiata all’aria aperte non avrebbe potuto farmi che bene.

Eccola. La vidi. Era scesa in paese.
Tirai un sospiro di sollievo. Ma era troppo presto. Non sapevo ancora cosa stava per accadere.
Improvvisamente la folla per le strade iniziò ad urlare e correre in tutte le direzioni. Qualcosa o qualcuno stava terrorizzando la gente che fino ad un attimo prima passeggiava tranquillamente osservando le vetrine dei negozi.
E ovviamente, invece di fuggire, quella stupida, odiosa Granger stava andando verso il punto dove sembrava che il panico fosse generato.
Bacchetta alta, correva a cercare di sventare la minaccia, qualunque essa fosse.
Istintivamente tirai fuori la mia di bacchetta e corsi dietro di lei. E lo vidi.
Augustus Allowed. Mangiamorte non ancora catturato. Stava lanciando maledizioni Cruciatus a destra e a manca. Era completamente impazzito.
E io stavo impazzendo di terrore quando vidi la Granger schivare per un soffio uno di quei raggi rossi.
Non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto, che già ero al suo fianco, pronto a lanciare un Protego in sua difesa.
“Malfoy…”
Stavolta il tono era decisamente differente da quello che aveva usato quella stessa mattina. Era stupore allo stato puro.
“Guarda, guarda chi si vede. Il traditore. E accanto a lui la mezzosangue amica di Potteirno. Due in un colpo solo!”
Augustus, con gli occhi iniettati di follia, stava per lanciare una maledizione senza perdono.
Senza pensarci due volte, guidato da non so nemmeno cosa, mi misi davanti alla ragazza, facendole da scudo mentre quello urlava:
“Avada Kedavra!”
Ma due voci si erano sovrapposte.
Per un attimo temetti di essere morto. Ma poi mi resi conto di essere ancora in piedi, ad osservare il
corpo di Augustus che si accasciava a terra, privo di vita. E dietro di lui Aberforth Silente.
“Salve ragazzi!” Ci disse sorridendo, come se ciò che era appena accaduto fosse stata una semplice esercitazione da tutti i giorni.
“Avreste dovuto avvertirmi!”
In infermeria la Granger stava urlando contro Silente bis, dando parecchio filo da torcere a Madama Chips.
A quanto pareva erano parecchie settimane che l’Ordine della Fenice seguiva le tracce di Allowed, e le ricerche avevano condotto infine ad Hogsmeade.
Mentre attendevo che il mio controllo di routine del caso non tolsi mai gli occhi di dosso alla Grifondoro.
Il rossore che le imporporava le guance, il luccichio di rabbia negli occhi, i capelli che ondeggiavano mentre gesticolava. Tutto contribuiva a rendere Hermione Granger bellissima.
Ma che stavo pensando?
Non ebbi modo di proseguire i miei ragionamenti perché Madama Chips mi fu addosso e tirò la tenda. Così persi di vista la ragazza.

Era ormai calata la sera, e sulla torre di astronomia osservavo il cielo stellato, quando sentii la porta che conduceva su quel terrazzo aprirsi.
“Oh, pensavo non ci fosse nessuno.”
La Granger era lì, ferma, imbambolata. Mi osservava. La osservavo. Sguardi che si legarono in modo indissolubile. Qualcosa in quel momento era scattato. Un lucchetto forse. E mi impedirono di distogliere il mio sguardo dal suo. E probabilmente lo impedirono anche a lei.
La vidi avvicinarsi. Sicuramente io non l’avrei mai fatto.
Quando fu a pochi centimetri da me sussurrò solo una sola parola, ma in quel momento non ne servivano altre.
“Grazie.”
Quel sussurro diede il via ad una serie di eventi rapidissimi che sul momento non seppi spiegare.
“So già che me ne pentirò amaramente”, disse e mi baciò. Un bacio casto, solo labbra poggiate su labbra. Ma rimase in quella posizione per un momento di troppo.
Inizialmente rimasi pietrificato. Ma quel contatto caldo fece sciogliere qualcosa.
La strinsi a me, come da giorni volevo fare nonostante mi costringessi a negarlo. La strinsi con un bisogno che nemmeno immaginavo albergasse in me. E risposi al bacio.
Forse era la cosa più stupida che avessi mai fatto. Forse, come aveva detto lei, me ne sarei pentito. Ma in quel momento era ciò che volevo. E quando un Malfoy vuole una cosa non si può rispondergli di no, è risaputo.
Fu un bacio lungo, dolce, di quelli che non credevo di essere capace di dare. O di ricevere? Non sapevo neanche più quello.
Ci separammo lentamente, e ci guardammo negli occhi. Entrambi timorosi di quello che avrebbe detto l’altro.
“Adesso cosa succede?” chiesi, più a me stesso che a lei.
Ma mi rispose con un sorriso che avrebbe fatto impallidire la luna.
“Sorprendimi.”
E poi, stupendomi di me stesso, e stupendo lei, le cinsi le spalle, la abbracciai, e la tenni così, con la sua testa sulla mia spalla. A guardare le stelle.
Un dubbio si insinuò nella mia testa. Alla lezione di astronomia aveva risposto correttamente solo alle domande sulla costellazione del Dragone. In latino Draco. Mi chiesi se lei la conosceva tanto bene perché segretamente anche lei provava qualcosa per me. Ma aveva già risposto a quella domanda prima ancora che comparisse nella mia mente.
E in quel momento, alta nel cielo, c’era Alpha Draconis.

  
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