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Autore: Jaded_Mars    15/06/2011    3 recensioni
"E dai, non fare la scandalizzata, questo è quello che ottieni svegliandoti a Las Vegas."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dj Ashba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio. Black out totale. Faceva fatica ad aprire gli occhi. Ma in fin dei conti perché mai avrebbe dovuto aprirli? No stava troppo bene così. Si rotolò un po’ nel letto,  aveva solo voglia di procrastinare. E poi il cuscino era così morbido e le coperte così soffici, troppo invitanti per essere abbandonati precocemente. Dopotutto che aveva di così urgente da fare? Un bel niente!  Però c’era qualcosa che le dava fastidio ai piedi. Si accorse di avere ancora indosso le scarpe della sera prima, quelle belle, bellissime scarpe che la slanciavano parecchio ma che erano insopportabili da tenere a lungo. Strano. Pareva non averci fatto caso quella volta considerato che non le aveva tolte come suo solito appena entrata in camera. Cercò lentamente di mettersi a sedere ma ricadde con un tonfo sul materasso. Ecco, ecco, lo sapeva aveva bevuto troppo anche la sera precedente. Ah, voleva evitare di finire con un mal di testa terribile per l’ennesima volta, però a pensarci bene, la sera prima stava festeggiando il suo compleanno, ne aveva ben donde di potere strafogarsi un po’ no? Altrimenti, che senso avrebbe avuto  chiamarla Sin City se una volta che ci si ritrovava faceva la brava e morigerata? Effettivamente ricordava vagamente che da un iniziale brindisi con le sue migliori amiche ne era seguito un secondo, e poi un terzo, e un quarto, e…sì insomma così via. Armeggiò coi piedi per togliersi con meno fatica possibile le scarpe e quando ci riuscì tirò un sospiro di sollievo. Si stiracchiò le braccia e si ri-accoccolò su un fianco. Le paillettes del suo top nero le facevano un po’ il solletico, ma non aveva voglia di stare a togliersi anche quello. Sembrò sentire una voce maschile in lontananza che cantava, ma lo prese per uno scherzo della sua testolina dolorante. Si appisolò per un po’, fino a quando il telefono della camera non squillò facendola sobbalzare.  Era la sveglia. Un momento, sveglia?! Chi  era l’idiota che aveva chiesto la sveglia? Non lei sicuramente. Non quella mattina. Già ma era mattina poi? Non capiva un tubo con quel buio e non c’era traccia nei paraggi di un orologio, men che meno del cellulare per potere controllare. “Uff, dovrò proprio alzarmi a sto punto”. Raccolse la misera energia che aveva  e scese dal letto. Andò verso la finestra e tirò le tende, “Diamine, perché questa luce è così forte?!” era rimasta abbagliata dal passaggio al pieno giorno. Rimase un attimo imbambolata. Quando gli occhi scuri riuscirono finalmente a mettere a fuoco ciò che aveva di fronte, scoprirono un panorama mozzafiato di Las Vegas, in tutto il suo pacchiano e scintillante insieme di casinò e deserto. “Wow.” Disse a bassa voce osservando quello spettacolo a bocca aperta. La città era completamente diversa da come l’aveva vista la sera prima, ricca di neon colorati musica e divertimento sfrenato, sembrava che ora fosse assopita, godendosi la meritata pausa dopo l’intrattenimento notturno. Scostò una ciocca di lunghi capelli neri dal viso e al tocco un po’ di glitter luccicante cadde come neve sul pavimento. A ben guardarsi era ricoperta di glitter argentato, sulla pelle, sui jeans. Sembrava si fosse buttata in una vasca di brillantini. Ma dove cavolo era andata l’altra sera? Non se lo ricordava proprio. Aveva bisogno di aiuto, era tutto sfocato nella sua memoria.  Si girò l’anello che portava all’anulare, poi se lo guardò. Una fedina d’argento intrecciata. Quella era nuova, non ce l’aveva la sera prima. Però un sorriso le si aprì sul volto, era così carina assomigliava a quella del suo chitarrista preferito. Ciò non toglieva il fatto che più si svegliava e più veniva colta dai dubbi. “Mah…sicuramente una delle socie avrà le risposte alle mie domande…spero”.  A proposito, dove erano finite le sue amiche? Avevano preso stanza insieme, eppure era sola. Effettivamente nemmeno sembrava stare nella sua camera. Già perché quella non era la sua camera, e non era nemmeno nel suo albergo. E se  quella non era la sua camera nel suo albergo, dove cazzo  era finita?! Una leggera sensazione di panico iniziò a impossessarsi di lei. Doveva riprendere il controllo della situazione. Corse nella sala della camera, “Sala della camera?Oddio, come ho fatto a entrare in una suite d’hotel di lusso?”, afferrò la borsa e frugò alla ricerca del telefonino. Le venne tra le mani il passaporto, lo aprì per controllare se la sua chiave d’hotel fosse ancora lì dove l’aveva lasciata quando ancora aveva memoria, ma non la trovava. “L’ho persa!” ma almeno aveva ancora i suoi  documenti. Finalmente il telefono. Lo prese e freneticamente digitò le cifre del numero della sua migliore amica, gli squilli si susseguivano nella cornetta, ma non fece mai in tempo a ricevere una risposta perché quando si girò su se stessa lanciò un urlo di sorpresa, lanciando il telefono sul tappeto.

“E tu che ci fai qui?!?”  Due grandi occhi azzurri, chiari come l’acqua cristallina, la stavano fissando divertiti.

“Buon giorno a te mia dolce sposa”

Mia dolce sposa? Ma che cosa stava blaterando? Soffrirà anche lui del disorientamento post sbornia, sicuro. Era incredula, semplicemente incredula. Nella realtà una cosa simile non sarebbe mai e poi mai potuta accadere, perché lei non sopportava nemmeno lontanamente quel ragazzo. Ad essere precisi, era follemente innamorata di lui, ma non lo avrebbe ammesso mai, nemmeno sotto tortura.  Per qualche strano meccanismo, tutte le volte che lo incontrava non vedeva l’ora di stare da sola con lui o che le riservasse le sue attenzioni e quando ciò avveniva non desiderava altro che trovarsi ad anni luce di distanza. Le piaceva quel demente, le piaceva tutto di lui, eppure non ne voleva sapere. Era tremendamente gelosa, non sopportava l’idea di vederlo con altre ragazze, lo avrebbe voluto solo per sé, ma questo, lo sapeva, non sarebbe mai successo, perché lui non era interessato a lei e non poteva accampare nessun diritto su quello che lui faceva o sulla compagnia che si sceglieva. Solo nell’inconscio dei suoi sogni aveva fantasticato di trovarselo al risveglio così come era in quel momento, appena uscito dalla doccia, col l’acqua che ancora gocciolava dai capelli sulla pelle tatuata e quel sorriso favoloso che adorava alla follia. Ma quello non era un sogno. Oppure sì? No dai era troppo bello per non essere un sogno. Ora, come sempre sul più bello si sarebbe svegliata e si sarebbe trovata a fianco delle sue amiche. Sì e poi avrebbe allontanato il pensiero di  quell’ennesima stupidata per tornare a convincersi che non lo calcolava nemmeno.  Pensò con tutte le sue forze di svegliarsi. Niente. Era ancora lì.

“Ripeto. Daren Jay Ashba, che cosa ci fai qui?!? Perché ti trovo sempre tra i piedi ogni volta che vado in giro?!”

“Non ricordi niente eh…” le fece lui sempre più divertito dalla reazione della ragazza.

“No certo che no idiota! Sennò non te lo chiederei! Dio è’ tutto un tale pasticcio la notte scorsa… Mi devi aiutare a capire perché son qui.” era irritata dal tono canzonatorio che aveva avuto pochi secondi prima con lei. Non era simpatico essere in quel casino paradossale, anche con l’uomo che le piaceva di più al mondo e che allo stesso tempo non voleva. Ma purtroppo in quell’occasione era anche l’unico che poteva darle le giuste delucidazioni. Lui parve accorgersi del suo disagio, perché cambiò atteggiamento immediatamente. Le si avvicinò e dolcemente le prese la mano, cercando di tranquillizzarla.

“Dai Steffi, calma, ora ricomponiamo i pezzi del puzzle assieme, OK?” e le posò un bacio soffice sulle labbra.  La ragazza si spostò con un gesto brusco,“Che cavolo sta facendo? Come si permette?!”, si pentì subito della sua reazione, era stato così piacevole, aspettava quel momento da una vita, ma per mantenere la sua coerenza non voleva dargli la soddisfazione di averlo apprezzato.  “Stupida”. Si accomodò sul divano, lui sul tavolino di fronte per poterla guardare negli occhi.  Daren iniziò a parlare, molto pacatamente, per rasserenarla.

“Babe iniziamo con le cose semplici…”

“Cose semplici? Cosa può  esserci di più incasinato che questa situazione?” scattò lei che mal sopportava che la trattasse un po’ come una fessa.

“Calmati dai…sei qui con me, in questa bellissima stanza perché avevi perso le chiavi della tua camera,  non riuscivi a ricordare quale fosse il tuo albergo e le tue amiche erano irraggiungibili al telefono…”

Tutto quello ancora non le diceva niente, anzi le sapeva un po’ di balla. Anche se era vero che la chiave della sua stanza non era più in borsa, non capiva perché mai le sue socie l’avrebbero mai lasciata da sola con lui. ‘No non possono essere state così stronze da farlo per dimostrarmi che ci hanno sempre visto giusto…’. Le sue amiche sostenevano che era più che evidente che lei provasse interesse per lui, e ogni volta non perdevano occasione di cercare di smascherarla senza mai riuscirci veramente.  Mentre Daren stava continuando a parlare, lo sguardo le cadde sulla mano del ragazzo.

“Hey bello, perché hai su il mio anello scusa? Sembra una fede così messo, restituiscimelo dai…”

fece allungando svogliatamente il braccio verso di lui. Poi, improvviso, come un fulmine a ciel sereno realizzò. Il ‘Mia dolce sposa’ tutte quelle carinerie, la sua stanza.  Lei stava indossando l’anello di lui, e quella era la sua di fede! Panico.  No, no, no! Fermi tutti. Stephanie era stata travolta da un sovraccarico di informazioni ed ora, oh sì, ora iniziava sul serio a spazzare via la confusione e ad avere chiarezza. Ricordava improvvisamente tutto, nitidamente. Si poteva rivedere seduta sulla grande poltrona di pelle bianca di quel locale dello Strip, a stappare la bottiglia di champagne con le sue amiche per festeggiare. Ricordava di avere visto che pochi metri più in là c’era la festa di compleanno di un’altra ragazza, una bella biondina, tipica insulsa americana da film, e una enorme torta era appena entrata. Le luci si erano spente e tutti in coro iniziarono a cantare “Happy Birthday”, anche lei si era fatta prendere dall’allegria del momento, perché sembrava fosse stato fatto un po’ anche per il suo di compleanno. Poi di colpo smise di cantare e il suo viso si oscurò quando da quel grande dolce vide sbucare DJ in tutto il suo splendore, con una chitarra in mano, sorridente, lì solo per quella ragazzetta insulsa. Si innervosì, come sempre quando una donna entrava nel campo visivo del ragazzo. Nonostante i tentativi di persuasione delle sue amiche, si alzò e se ne andò verso il bancone del bar sulla terrazza per sfuggire alla scena patetica che stava avendo luogo a pochi metri di distanza. Non aveva intenzione di stare lì a guardare e rovinarsi la sua serata. Aveva bisogno d’aria. Ordinò un piccolo shottino di Jagermeister freddo al barista.  “Due prego.” Disse una voce più che familiare. Eccolo si era appoggiato a braccia incrociate sul banco, proprio accanto a lei e la stava osservando con i suoi dolci occhi glaciali.  Puro disagio, ecco quello che provava Steffi.

“Oh cazzo…” riuscì solo a dire questo dopo avere passato in rassegna i momenti della scorsa notte.

“E dai, non fare la scandalizzata, questo è quello che ottieni svegliandoti a Las Vegas” fece lui posandole la mano tatuata sul ginocchio.

Lei si scostò a quel contatto, “Sei tu che mi hai portato in questa situazione brutto stronzo! Ma come hai potuto?”  

“Guarda che non ho fatto tutto da solo, mi spiace deluderti ma siamo complici. Non so se ricordi che sei stata tu a dirmi  ‘Se ci amiamo, sposiamoci!Conquisteremo il mondo insieme!’ ”

Fu come se Steffi fosse investita da una valanga. Si ricordava perfettamente di aver pronunciato quelle parole. La situazione era del tutto sfuggita di mano a entrambi, un drink aveva tirato l’altro e si erano trovati a parlare a briglia sciolta come mai avevano fatto prima, come se si conoscessero da sempre. E  poi lui se n’era uscito con una frase:

 “Sai Steffi, credo di essermi innamorato di te in questi mesi, però non ho mai avuto il coraggio di confessartelo. Non credevo di interessarti, mi continuavi ad evitare, eri quasi ostile nei miei confronti e non mi lasciavi speranza.”

Lei lo guardò tacendo. Era paralizzata da quella rivelazione che mai e poi mai si sarebbe aspettata. Lui Mr Ashba, rockstar di successo, poteva avere chiunque e si era innamorato proprio di lei. Il cuore le stava quasi scoppiando in petto dalla gioia. Daren disorientato da quel silenzio si sbrigò a chiedere scusa:

“Non volevo imbarazzarti, ma se non te lo avessi detto qui, adesso, non ne avrei mai più avuta la forza.” In risposta lei gli aveva gettato le braccia al collo e  gli aveva quasi gridato nell’orecchio quanto anche lei fosse pazzamente innamorata di lui. “Sposiamoci!” gli aveva detto, e lui trascinato dall’euforia, aveva accettato.   A quello era seguita la rapida cerimonia nella cappella dell’hotel, celebrata da un pacchianissimo prete vestito da Elvis Presley, i testimoni d’eccellenza erano una brutta copia di  Marilyn Monroe e di JFK e per concludere in bellezza al momento del sì, durante un bacio molto appassionato e prolungato, erano stati travolti da una pioggia di glitter luccicanti riversati per celebrare il lieto evento. Diavolo che cerimonia grottesca. Eppure anche a scervellarsi ad organizzare qualcosa di più perfetto, non sarebbe mai riuscita a ritrovare la magia di quegli attimi, quell’atmosfera inimitabile.

 “Pensi ancora le stesse cose che mi hai detto ieri?” chiese lei cautamente, come una bambina.

“Sì, dalla prima all’ultima. E non ho intenzione di tornare indietro sul matrimonio.” Deciso.

Stephanie sorrise . “No, nemmeno io voglio cambiare niente.”

Anche lui la amava, era chiaro, glielo aveva ribadito. Non doveva più nascondere i suoi sentimenti e fingersi indifferente. Si rilassò finalmente, per la prima volta da quando si era svegliata. A pensarci bene quello era stato il risveglio più bello che avesse mai avuto. Ed era solo l’inizio di una lunga serie di meravigliosi risvegli.

   
 
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