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Autore: DrustO    15/06/2011    0 recensioni
Lungo One-shot scritto in un momento in cui avevo voglia di scrivere. L'ispirazione è venuta dopo aver guardato Shiki (Anime).
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Un ragazzo ed una ragazza si incontrano per cause non normali e si ritrovano a nutrire interesse reciproco. Poi qualcosa cambia e...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Domenica 21 agosto 2011, Roma. Ore 1.30.
Perchè? Perchè?
Perchè la sua pelle è così fredda?
Perchè i suoi occhi sono così vuoti?
Perchè è successo tutto questo?
Ma soprattutto, perchè mi sto facendo queste domande?

1 Settimana Prima

Domenica 14 agosto 2011, Roma. Ore 14.30.
Una mattina come tante altre, afosa e calda come ogni giorno del mese di agosto. La città romana era quasi un forno, per via della sua struttura. Anche se il termometro segnava 40 gradi centigradi, la pelle umana ne percepiva almeno 45. Troppo caldo per andare in giro a quell'ora, per questo le persone restavano in casa e le strade erano quasi deserte. Erano presenti per solo le macchine che passavano, con l'aria condizionata a palla, un gran godimento per una persona. I bar erano aperti e i pochi coraggiosi che affrontavano il sole che picchia più di Mike Tyson, trovando sollievo nel dissetarsi e rinfrescarsi con bevande col ghiaccio. Non era molto frequentata la metropoli in quella settimana di ferragosto, la maggior parte delle persone era andata via per le ferie, fortunati loro. Io sono stato costretto a starmene in casa, da solo, per colpa di un lavoro che avevo iniziato da un mese a questa parte. Andare in giro per l'Italia per aggiustare le casse e i pc di Oviesse e La Gardenia era alquanto deleterio, specialmente nel vedere nelle località di mare, le persone che passavano in infradito e costume. Solo io a fare avanti e indietro con una macchina rosicando ed imprecando tutti i santi conosciuti. Contento da una parte, di aver trovato lavoro e di poter amministrare casa come volevo e scontento dall'altra, nel non potermi divertire come tutte le altre estati. Persino i miei amici si erano andati a divertire da qualche parte in campeggio, l'idea non mi allettava molto, ma di sicuro avrei preferito quello allo stare chiuso in una vettura. Ah, i casi della vita. Per concludere non ero nemmeno riuscito a convincere mio padre a installare un condizionatore. Ero costretto a piazzare ventilatori qua e la e girare, dentro casa, con una visiera al cui centro era installato un miniventilatore, quelli che vendono spesso i cinesi sulle spiagge. Le persiane erano chiuse e anche le serrande, le rialzavo solamente la sera per far entrare un po' d'aria fresca e nuova. Aprire la finestra di giorno, sarebbe equivalso al suicidio. Fortuna che quel giorno e quello successivo non dovevo lavorare, mi era andata quasi bene che il 15 fosse venuto di lunedì. Una canzone partì d'improvviso, la riconobbi al volo, era la suoneria del mio cellulare dopo tutto. La canticchiai per qualche secondo, Rebirthing degli Skillet ha un buon ritmo e il gruppo è molto bravo, sia il cantante, che la batterista. Adoro i gruppi Metal leggeri dove alla batteria c'è una ragazza. Numero privato, segna il display del Nokia E5. Prei un respiro e decisi di rispondere.
[Si Pronto?]
Non sentii niente, allontanai il cellulare e notai il problema. Poco campo. L'unico modo era uscire fuori al balcone, che noia. Alzai la serranda quindi, in tutta fretta, aprii la finestra e mi ritrovai nel balcone.
[Pronto?]
Dall'altro lato sentii una voce gracchiante che veniva quasi sommessa dal canto delle cicale che proveniva da fuori, cominciai subito a sudare. In quell'ora il mio balcone era invaso completamente dal sole.
[Pronto?]
ripetei un'ultima volta rassegnato. Ed infine, finalmente, sentii la sua voce. Melodiosa e dolce come sempre. E quasi non mi sembrava più di avvertire nessun altro suono o nessun caldo quando parlavo con lei. Cotta? Si possibile.
[Ciao Chirei-chan]
E' stato strano il modo in cui l'ho incontrata.

Lunedì 10 Luglio 2011, Roma. Ore 12.00.
Ero in ufficio un mese prima, il quinto giorno dopo che mi hanno fatto il benedetto contratto a tempo indeterminato, mentre trovavo sollievo sotto al condizionatore rischiando una broncopolmonite, quando un mio collega mi richiamò a voce. Mi apprestai a raggiungerlo in quei 5 metri di distanza che sembravano 2 chilometri e mezzo, e mi disse che avevano aperto una chiamata alla Gardenia che si trovava al centro commerciale situato in Via Bufalotta 458. Dovevo andare io, per forza, ero nuovo e quindi dovevo fare esperienza. Lessi il problema causato e misi in macchina i possibili pezzi di ricambio e un pc completo nuovo. Meglio essere premuniti che fare più viaggi. Infondo la strada non era nemmeno tanta, solo due uscite del Grande Raccordo Anulare. Arrivai a destinazione in una ventina di minuti, non c'era molto traffico, unico problema in verità fu trovare l'ingresso del centro commerciale, che aveva lasciato aperto solo una parte dei posti coperti, il motivo non l'ho mai capito. Entrai dall'entrata più vicina e mi diressi verso la profumeria. Come entrai all'interno sollevai gli occhiali da sole e mi avvicinai alla cassa. Non pensavo di essere mai stato guardato in maniera molto formale, anche perchè un tecnico che si presenta in jeans corti e maglietta a maniche corte non da molto l'idea di essere uno rigido. Mi presentai come un tecnico dell'IBM e loro chiamano l'azienda per conferma, probabilmente non erano stati informati che sarebbe arrivato un novizio. La prima impressione è quella che conta, meglio risolvere il problema in poco tempo, almeno avrei mostrato una buona immagine. La commessa mi guardò, sorrise e mi disse di seguirla, portai dietro gli attrezzi e lo zaino nel quale c'era tutto l'occorrente e arrivai di fronte ad uno stanzino.
[All'interno c'è una ragazza che sta facendo l'inventario, ti dirà tutto lei, io devo tornare alle casse]
detto questo, ringraziai e la guardai andarsene. Guardai lo stanzino, presio un respiro e abbassai la maniglia spalancando la porta.
[buongiorno]
Esordii e quello che mi ritrovai davanti era una ragazza con una pelle dalla pelle diafana, degli occhi verde smeraldo e dei capelli d'oro che sembravano quasi brillare alla luce. Rimasi in silenzio mentre quella fece scattare prima un urlo e poi una scarpa che mi arrivò dritta in faccia. Si stava spogliando per andare in pausa pranzo, ma uno che ne può sapere? Se mi è stato detto di entrare, io entro. Venni incolpato di non aver bussato e tante altre storie, ma rimasi zitto e chiesi scusa, cercando da quel momento di focalizzarmi sul lavoro. Entrai a capo basso dopo la figura di M- e mi misi davanti al pc. La ragazza mi restò lontana di qualche metro e non dissi niente. Semplicemente lavoravo, cercando di individuare il guasto.
[Scusa]
la guardai per un momento dopo aver sentito le sue parole.
[di che?]
[della scarpa in faccia]
[hai fatto bene]
[ma tu non sapevi che...]
[ho comunque guardato, anche se involontariamente]
[potevi chiudere gli occhi]
[non me ne hai dato il tempo]
[mi chiamo Chirei]
[io Drust]
La sentii sorridere e sorrisi anche io di rimando
[allora Chirei mi dici cos'è questo pc?]
mi ricredetti. La prima impressione non è quella che conta di più. Dopo aver visto che il problema lo risolsi in 5 minuti esatti, venni visto con un occhio diverso, più professionale. Devi dimostrare quanto vali per essere ben giudicato, è così che va il mondo al giorno d'oggi. Presi le mie cose e compilai il rapportino
[mi metti un timbro, una firma e fai una fotocopia per te]
le dissi mentre rimettevo apposto lo zaino.
[subito]
mi rispose. E la vidi andare uscire dalla stanza e andare verso le casse. Uscii anche io e la raggiunsi osservando le persone all'interno della profumeria. Sembrava quasi che mi accusassero ancora di essere un guardone o qualcosa di simile. Molto divertente proprio. Feci finta di niente e portai l'attenzione davanti a me e me la ritrovai davanti che mi tendeva il foglio originale.
[ok è tutto allora. Arrivederci e scusa ancora]
[arrivederci]
risposero tutte e 3 le commesse in coro. Accelerai il passo e uscii dal locale. Ero rimasto colpito da quella ragazza, in tutti i sensi. Era molto carina, ma di certo non sembrava il tipo di chi si metterebbe con un nerd del pc.
[Aspetta]
mi girai e riconobbi la sua voce, la guardai e poi osservai il mio corpo.
[che c'è? Ho scordato qualcosa?]
[no...volevo sapere, tu stai andando in pausa pranzo?]
[beh teoricamente dovrei, perchè?]
[posso venire con te? Ho tempo fino alle 16.30]
[io ho un'ora]
[andrà bene comunque, qui vicino c'è un ristorante chiamato Il Casale dei Leoni, ti va?]
non mi sembrava vero. Non ho mai chiesto ad una ragazza di uscire in maniera così aperta, e nessuna lo aveva mai chiesto a me. Lei cos'aveva di diverso? Rimasi in silenzio e lei mi guardò interrogativa
[scusa, ero sovrappensiero. Comunque va bene si può fare]
arrivai in macchina e lei salì dall'altra parte, la vidi mettere la cinta, la cosa mi piacque di più, significava che ci teneva alla sua vita. Partimmo e andammo a mangiare. Fu un pranzo tranquillo e abbastanza veloce, ma chiacchierammo e parlammo come se ci conoscessimo da tempo. Scattò qualcosa tra me e lei che non mi spiego ancora. Interessante, molto interessante. Mi disse che aveva origini giapponesi, il che spiegava i suoi lineamenti e quel nome orientale. La sua età era poco minore della mia, due anni di differenza. Lei appena maggiorenne ed io ventenne, ma con entrambi nemmeno un anno di patente.
Ci frequentammo ancora, uscivamo quando potevamo e di solito il pranzo lo passavamo sempre insieme. Non è mai scattato nessun bacio, anche se un occasione c'è stata, la colpa è stata mia per non averla sfruttata. Il deficiente fui io mica lei.

Domenica 14 agosto 2011, Roma. Ore 14.40.
[questa sera alle 21 a casa tua? Va bene. A dopo ciao]
chiusi la chiamata e sospirai. I preservativi li avevo comprati? Scossi la testa, ma che andai a pensare così di punto in bianco. Per precauzione però uno lo misi nel portafoglio comunque. Mi affacciai al balcone e mi rullai una sigaretta per calmarmi. Era la prima volta che mi invitava a casa sua, e non sapevo nemmeno cosa mettermi o fare. I suoi non c'erano e non mi aveva detto nemmeno cosa aveva in mente di fare. Stupidi psicodrammi.
Decisi di non pensarci e di fumarmi la sigaretta in tranquillità. Andai a dormire subito dopo e mi alzai verso le 18:00, mi feci una doccia bollente e poi scelsi accuratamente i vestiti. Un pantalone corto, pinocchietti fino allo stinco, una cinta nera con fibbia in argento e una maglietta nera a mezzemaniche, misi il giubbotto di jeans addosso e mi assicurai di aver preso tutto. Uscii di casa ed inchiavai per bene. La macchina era una fiat Bravo, donata dall'azienda per lavoro e privato, tutto pagato naturalmente. Consuma poco e si guida una favola. Stupenda. Entrai in macchina e misi in moto. Chirei abitava sulla prenestina, all'altezza di Tor Tre Teste, la strada la sapevo bene perchè l'estate scorsa l'avevo praticamente passata li al Laser Game. Un gioco fantastico dove avrò lasciato si e no, una somma che si avvicinava ai 400 €. Mi mangerei le mani solo a ripensarci. Mi fermai da un fioraio e presi anche un bel mazzo di rose. Arrivai da lei in perfetto orario, con 5 minuti di anticipo anzi. La presi con calma. Mi aggiustai per bene, presi i fiori e mi avviai a casa sua. Trovai il citofono e feci mente locale. Il cognome. Come diamine era il cognome? Poi un flash, ed eccolo li. Arai. Suonai e poi rispose la sua voce.
[Chi è?]
[il guardone]
fece una risata e poi aprì il cancello. Entrai e riuscii quasi immediatamente. Risuonai.
[Terzo piano]
[grazie]
aveva capito al volo cosa volevo. Prendere le scale o l'ascensore? Mah, facciamoci vedere atletici. Dopo due scalini cambiai idea e presi l'ascensore, finiva poi che sudavo di nuovo.
Arrivai alla sua porta e suonai il campanello. Aprì lei la porta e mi salutò. Le porsi le rose e lei sorrise dicendo che erano bellissime. Vorrei vedere chi ha la faccia da culo di dire il contrario ad un regalo. Entrai finalmente dentro casa sua. Un'amore di casa. Non troppo grande e ne troppo piccola. Con due bagni. Sembrava un sogno. Due bagni. C'era anche il condizionatore. Incredibile, quella ragazza era da sposare semplicemente per la casa.
[vuoi qualcosa da bere?]
[si basta che non è alcolico]
[thè alla pesca o coca-cola?]
[la seconda baby]
sorrise di nuovo e fece due bei bicchierozzi di coca-cola
[che avevi in mente per questa sera?]
chiesi legittimamente mentre mi sedevo su di una sedia della cucina osservandola, mi porse il bicchiere e ringraziai.
[Pizza e film. Hai altro in mente?]
mi guardò un pochino torva e feci la faccia da culo.
[affatto, era per sapere se dovevo riprendere la macchina]
non sapevo se ci aveva creduto o meno, fatto sta che si mise a ridere.
[posso fumare? che film?]
bevemmo un po' di coca e poi rispose
[si puoi fumare e boh avevo pensato a Intervista Col Vampiro e Dracula]
[ti piacciono i vampiri?]
[si. Si vede?]
[no per niente]
ridemmo assieme.
La serata procedette molto bene. Guardammo i film e mangiammo la pizza. Ci ritrovammo poi nel suo balcone, io intento a fumare e lei seduta sulle mie ginocchia a fissare fuori, verso la città. Sembrava quasi che non osservasse niente e tutto insieme. Guardava oltre gli schemi, oltre una semplice apparenza. Lei catturava l'essenza delle persone. Questo mi fece innamorare di lei. Innamorare? Ho detto innamorare? Troppo presto.
[drù?]
mi richiamò mentre davo l'ultimo tiro alla sigaretta. La guardai ma lei non mi guardava, continuava ad avere lo sguardo fisso avanti a se.
[dimmi Chi-chan]
non rispose subito, rimase in silenzio, poi mi guardò e vidi i suoi occhi pieni di lacrime. Mi alzai col busto e mi avvicinai a lei.
[che succede?]
continuava a piangere e scuoteva il capo, come per dire “no niente”. Rimasi in silenzio anche io, l'abbracciai, senza forza e le carezzai la testa lentamente.
[domani ho un colloquio. Se va bene mi dovrò trasferire altrove, lontana da Roma, lontana dall'Italia]
la strinsi di più a me e sospirari. Ti pareva che non succedeva nulla di male? Una volta tanto che le cose sembravano girare bene, ecco che tutto prende un'altra piega.
[non ci pensare, godiamoci questa sera e non piangere]
Si girò.
Mi guardò.
Ci baciammo.
Le nostre labbra si unirono in un morbido bacio, bagnato dalle sue lacrime. Poco dopo mi ritrovai sul suo letto, sopra di lei. Entrambi completamente nudi, mentre i nostri corpi si univano in una sottospecie di danza. Non ringraziai di aver portato il preservativo, non mi chiesi del come si possa fare un colloquio il 15 di agosto, ma soprattutto non mi chiesi, che tipo di lavoro dovesse fare lei.
Lunedì 15 agosto 2011, Roma. Ore 10.30.
Mi risvegliai a mattinata inoltrata del mattino seguente, allungai il braccio verso destra e trovai il vuoto. Aprii gli occhi e lei non c'era più. Mi alzai di scatto e mi guardai intorno. La casa era vuota, non c'era il minimo rumore. Le tapparelle erano abbassate e la finestra era socchiusa, da fuori provenivano i canti degli uccellini e qualche macchina che passava per quella via. Mi alzai e andai in bagno chiamandola. Non ricevetti risposta. Mi lavai il viso e i denti con uno spazzolino nuovo trovato li in qualche cassetto e poi mi feci una doccia. Al massimo glielo avrei ricomprato. Ritornai in stanza per rivestirmi e notai un biglietto, che prima non avevo notato, sul cuscino dove aveva dormito lei. Decisi di aprirlo sedendomi sul letto.

“Buongiorno.
Se stai leggendo questo biglietto sarò andata già via per fare quel colloquio. Fai come se fossi a casa tua, non so se tornerò a casa quindi per favore quando hai fatto tutto esci ed inchiava con le chiavi che sono in cucina. Lasciale sotto al tappetino di fuori. Sono stata bene con te in questo arco di tempo. E mi dispiace che sia già tutto finito. Avrei voluto baciarti prima ma non ne ho avuto il coraggio. Però questa notte è stata bellissima. Spero che un giorno possiamo rivederci, fino ad allora...

Addio Drù e grazie di tutto.”

Rilessi quella lettera, quante? 10 volte? Più o meno. Poi sospirai e mi alzai. Rifeci il letto, sistemai tutto ciò che avevamo usato e passai anche l'aspirapolvere. Dopo di che, presi le chiavi e uscii dalla porta di casa dopo aver preso tutto, inchiavai come mi aveva detto lei e riposi gli arnesi sotto al tappetino. Non mi fidavo molto, ma se quello mi aveva detto, quello avrei fatto.
Entrai in macchina e aspettai 10 minuti li fuori. Il tempo di fumare una sigaretta e guardare il portone di casa. Mi aspettavo quasi che lei tornasse di punto in bianco, come per farmi uno scherzo. Ma non successe. Misi in moto il motore e partii.
Anche casa mia risultava particolarmente vuota, non che ci sia mai stato qualcuno da quando i miei erano partiti per andare al mare, eppure mi sapeva di estremamente spoglia. Mi feci un'altra doccia quasi per ossessione e poi mi stesi sul letto solo con l'accappatoio. Accesi la tv, misi la sveglia per il giorno seguente per sicurezza e poi mi addormentai.

Passarono i giorni, a lavoro andai quasi apatico, niente sembrava appassionarmi, nemmeno le serate passate su Facebook facevano passare il tempo. Era tornato tutto troppo monotono. Mi ero abituato alla presenza di lei in qualche modo e adesso non c'era più da nessuna parte. Su internet non era presente, su Skype e MSN era sempre Off-line, il cellulare i primi giorni squillava ma nessuno rispondeva, poi risultava invece praticamente spento. Mi cominciai quasi a preoccupare, ma poi scacciai via i pensieri per togliermela dalla mente. Ero stato avvisato che quella sarebbe stata probabilmente l'ultima notte in cui restavamo in contatto, ma io non avevo realizzato tutto questo.
Domenica 21 agosto 2011, Roma. Ore 00.30.
Di solito la sera prima di andare a lavorare, mi mettevo a letto verso mezzanotte. Eppure quel giorno non mi sentivo stanco, ero davanti al pc con una canzone degli Articolo 31 – Domani. Ogni volta che mi mancava qualcuno ascoltavo e riascoltavo quella canzone per almeno 20 volte. Poi mi stufavo e spegnevo le casse. Sono sempre stato così. Guardai l'orario e sospirai, chiusi tutti i programmi aperti salutando i contatti di MSN e poi mi disconnessi. Spensi il computer e accesi la tv pronto per andarmene a letto, in qualche modo mi sarei addormentato. Mentre sistemavo il cuscino, però, successe qualcosa che mi fece perdere un battito del cuore. Il citofono squillò di punto in bianco. Chi poteva essere a quell'ora? Tutti i miei amici e familiari erano in vacanza. Mille pensieri affollarono la mia mente e venni riscosso da un ennesimo squillo. Forse era semplicemente un ubriaco che stava sbagliando bottone. Mi alzai e mi diressi al citofono, poco prima di sollevarlo arrivò il terzo squillo.
[chi è?]
domandai facendo finta di avere un tono assonnato.
[Drù?]
quella voce. Un altro battito perdette il cuore.
[chi-chan?]
la mia voce tremava appena. Non ci credevo, che cosa ci faceva li? Perchè era tornata quando non si era fatta viva per una settimana? Cominciavo già a mettermi il cuore in pace, almeno credevo. Perchè dal tono usato non sembrava così.
[posso salire?]
mi chiese e risposi di si.
Aprii il portone e poi immediatamente la porta, aprendo il chiavistello. Tirai la porta d'ingresso davanti a me e me la ritrovai davanti, ad un passo di distanza.
Era lei. Era lei e non era lei. Aveva qualcosa di diverso, come se avesse perso qualcosa per sempre ma avesse trovato un'altra cosa a sostituirla. Mi percorse un brivido.
[posso entrare?]
mi chiese e risposi di si.
Entrò dopo che mi spostai e chiusi la porta dietro di me. Rimase ferma a guardarsi intorno. [perchè sei qui?]
chiesi in maniera imbarazzata scostando lo sguardo, ma sentii i suoi occhi puntati su di me. Un altro brivido mi scosse. L'agitazione e il desiderio di rivederla, mi risposi.
[andiamo in cameretta così ci possiamo sedere?]
mi domandò ed io annuì seguendola. Si sedette sul mio letto ed io sulla sedia del pc, presi il tabacco e l'occorrente e mi rullai una sigaretta in preda all'agitazione.
[Come stai?]
la sua domanda mi interruppe nel mentre stavo per accendermi l'oggetto, la guardai e annui
[bene tu?]
falso, tremendamente falso e probabilmente lei se ne accorse perchè sorrise.
[anche io. Mi sei mancato]
ebbi una paresi completa dei muscoli. Gli ero mancato? Ma allora perchè...
[perchè non ti sei fatta sentire?]
[avevo paura]
[paura di cosa?]
[paura di vederti]
[perchè? Io ero qui a macerare nella convinzione di non vederti più]
[mi ami?]
[si]
risposi senza pensare talmente erano frenetiche quelle domande così a botta e risposta. Scossi il capo.
[no, cioè no. Non ti amo. Sento qualcosa per te sicuramente, ma non lo so più da quando sei sparita. Non mi hai mai detto niente di questo lavoro]
spiegai tirando poi a fondo la sigaretta
[vuoi saperlo?]
a quella domanda, ero indeciso. Me lo chiese con un tono che mi fece alquanto paura. Non ero così sicuro di volerlo sapere. La guardai negli occhi, ma sembrava quasi che non stesse realmente guardando me, guardai la sua pelle che era più pallida del normale. Guardai quel sorriso sulle sue labbra che mi metteva una certa inquietudine.
[si]
risposi un po' titubante. Lei si alzò in tutta tranquillità dal letto e mi prese la mano e mi invitò ad alzarmi. Quelle mani erano congelate, completamente fredde. Non dissi niente, anche se era strano che fosse con quella temperatura quando fuori si aggiravano su per giù 30 gradi. Mi fece sedere a me sul letto e lei si mise a cavalcioni sopra le mie gambe.
[non è un lavoro, è più uno status. Una carica che comporta determinate regole. Un'occasione che mi è stata parata davanti e le scelte erano due. Accettare o non accettare]
mi disse, rimasi in silenzio, era sotto inteso quello che volessi chiedere.
[se non avessi accettato, avrebbero chiesto a qualcun altro. Era un occasione irripetibile, era quel qualcosa che cercavo da tempo. Non potevo fare diversamente, sarebbe stato stupido]
non capivo. Tutto sembrava così complicato e il suo tono non mi piaceva per niente. Sembrava ossessionata, contenta e appagata, ma manteneva quella voce da bambina che mi faceva gelare il sangue nelle vene pronunciato con un'enfasi del genere. Deglutii, capii in quel momento cosa voleva dire essere vittime del carisma.
[hai paura]
[non ne ho]
[menti. Te lo leggo negli occhi Drù]
non risposi, mi limitai a spostare lo sguardo altrove, lei mi poggiò due dita sul mento e mi richiamò a se.
La guardai e vidi le sue labbra.
Sentii le sue labbra.
Assaporari le sue labbra.
Chiusi gli occhi e fu lei la prima a staccarsi. Sorrise nuovamente e si mise più comoda rimanendo a cavalcioni. Le sue mani corsero sulle mie spalle e si poggiò col viso sul mio petto. Non riuscii ad abbracciarla, qualcosa mi paralizzava. Tremavo anche lievemente. Lei ne sembrava divertita.
[so a cosa stai pensando. Non sono un'altra persona. Sono io. Chirei, la tua Chi-chan]
asserì sorridendo. E li mi sovvennero alcuni pensieri che mi fecero sussultare. Pensieri che andarono in contrasto con quella serata, tanti dubbi e tante domande che non mi erano filtrati dall'anticamera del cervello. Come faceva a sapere dove abitavo? Come faceva a sapere bene la disposizione della mia casa? Lei non era mai venuta a casa mia ed io non le avevo mai detto la via dove abitavo. E allora come faceva a...sapere tutto ciò?
Abbassai lo sguardo e la vidi sorridermi.
[vuoi stare insieme a me?]
[si]
[vuoi passare l'eternità con me?]
[si]
[ti piace il buio?]
[si]
[ti piace il sangue?]
[si]
ero come una bambola nelle sue mani mentre mi faceva quelle domande. Il suo indice giocava con la mia camicia nera da notte, mi sbottonò mano mano tutti i bottoni dell'indumento fino a sfilarmela quasi del tutto. Lasciò libero il ventre, e il collo. La fissai negli occhi e lei sembrava divertirsi. Vidi i suoi occhi mutare completamente. Le sue bellissime iridi verdi sparirono nel nulla, inghiottite da quella pupilla che si allargò fino all'inverosimile, coprendo persino la cornea. La sua bocca si schiuse lentamente e vidi i suoi denti bianchissimi leggermente diversi.
Cosa avevano di così diverso?
Ah già. I canini in fuori e affilatissimi. La vidi salire su di me con il viso, sentii la sua lingua passare sulla parte bassa destra del collo.
[farà male, ma non preoccuparti. Passerà e tutto sarà diverso]
Ebbi un brivido. Avevo paura. Una paura fottuta ma ero come paralizzato dal suo dire e dal suo fare. Non mi sfuggìì nemmeno un gemito quando sentii i suoi denti perforare la mia carne. Schiusi la bocca leggermente rimanendo impassibile, con la testa abbandonata al controllo di lei. Sentivo cedere il mio corpo e il mio raziocinio. Sentivo perdere ogni singola voglia di vivere. Sentivo il mio sangue fluire in maniera anomala nelle mie vene e sfociare dalle ferite aperte sul collo da lei. La testa mi faceva male. Era affollata di domande a cui ancora non mi davo risposta. Sembrava tutto troppo surreale. Era un sogno, mi convinsi, era sicuramente un sogno. Ora riaprirò gli occhi e lei sarà stesa accanto a me a dormire beata dopo una notte di sesso. Vampiri? I vampiri non esistono. Perchè? Perchè?
Perchè la sua pelle è così fredda?
Perchè i suoi occhi sono così vuoti?
Perchè è successo tutto questo?
Ma soprattutto, perchè mi sto facendo queste domande?
Dopo qualche secondo, si staccò dal mio collo, passando un altra volta la lingua sulle due ferite circolari che aveva appena aperto lei stessa. Si allontanò col busto e mi guardò mantenendo la sua posizione. Si leccò le labbra e sorrise. Vidi i suoi occhi tornare normali e i sui canini rientrare nella dentatura.
[buona notte Drù]
non capivo il perchè di quella frase. Sapevo solo che la mi a vista si fece annebbiata e i miei muscoli non rispondevano più al mio controllo. L'ultima cosa che vidi, furono le sue labbra che si posarono sulla mia fronte e poi più nulla. Da quel momento non sentivo più nulla. Come se fossi caduto in un coma profondo, ma la notte urlavo. Il mio corpo si contorceva di spasmi. Ma non sentivo dolore. Io non sentivo male. Era come una dormita come un'altra.

Sabato 25 agosto 2011, Roma. Ore 00.00.
Mi risvegliai. I suoni erano ovattati, ma mi sembrava ci fosse silenzio. Aprii gli occhi e mi sembrava pieno giorno. Vedevo perfettamente anche se in tonalità completamente diversa. Tutto era in chiaro scuro, bianco e nero chiamatelo come volete. Il primo pensiero volò sulla reincarnazione in un cane, ma venne sfatata nel momento in cui mi guardai le mani. La destra la portai sul collo e non sentii nulla. Quelle due cicatrici circolari non c'erano più. Mi ricordai tutto e a quel punto guardai davanti a me.
Una tomba. Mi girai intorno restando seduto a terra. Era pieno di tombe. Collegai quindi di essere in un cimitero. Probabilmente al Verano. Riconobbi la struttura dei monumenti alle persone defunte. Ma perchè ero li?
Mi stropicciai gli occhi e solo in quel momento notai una persona, una donna anziana stesa per terra. Legata ed imbavagliata con gli occhi chiusi, non sembrava cosciente. Mi sporsi verso di lei intento ad aiutarla ma rimasi bloccato. L'attenzione si portò li vicino e vidi una foto di un tipo che riconobbi al volo.
Ero io.
Non un sosia, proprio io. C'erano a testimoniarlo il mio nome ed il mio cognome con la data di morte. Arresto cardiaco. Com'è possibile che un ragazzo di 20 anni possa avere un infarto? I medici non se lo sono chiesto questo quesito?
Ero frustrato. Arrabbiato. Deluso.
Affamato.
Sentivo lo stomaco brontolare. Sentii delle braccia cingermi il corpo e sgranai gli occhi.
[bentornato Drù]
[chi-chan?]
la gola era secca e mi riusciva difficile parlare, un bicchiere d'acqua mi serviva.
[come ti senti?]
non risposi, spostai lo sguardo sulla donna.
[hai fame? Mangia pure]
portai le mani sulle sue braccia e le allontanai da me, la guardai carico di odio e di risentimento, ma lei si mise a ridere.
[conosco quell'espressione. Era la stessa mia]
mi alzai aiutandomi con il marmo delle tombe, non respiravo. Ero morto dopo tutto, per parlare dovevo mandare l'aria nei polmoni. Le corde vocali dovevano vibrare in qualche modo.
[sei stato tu ad accettare]
[non ero nelle facoltà di decidere]
[perchè?]
[perchè pendevo dalle tue labbra]
[potevi dire no]
[e cosa sarebbe successo?]
[ti avrei morso uguale]
[alla faccia del cazzo]
si mise a ridere. Era divertita dal mio comportamento e dalle mie risposte. Si avvicinò a me e mi baciò sulle labbra. Erano fredde, terribilmente fredde, ma fui trasportato dall'attimo e ricambiai quel morbido contatto.
[adesso mangia Drù...mordi sulla giugulare]
non sembravo convinto, ma non ero io a volerlo. Veniva tutto automatico e insegnato. Il mio corpo si mosse da solo verso quella donna stesa a terra, spalancai gli occhi e li sentii mutare, divennero completamente neri, come quelli di Chirei, i canini si allungarono e si affilarono per bene. Dopo un attimo di esitazione avvicinai la bocca al collo della donna e premetti con forza sulla parte indicata dalla vampira. Il corpo della vecchietta ebbe un sussulto ma poi più niente. Sentii la sua vita passare in me, sentivo le forze tornarmi e sentivo il mio stomaco riempirsi. Doveva essere la stessa sensazione delle zanzare. Però loro non avevano idea di quando smettere, mentre io si. Mi staccai e mi pulii la bocca con il dorso della mano. Chirei mi abbracciò da dietro e sorrise.
[allora?]
[sensazione fantastica]
[te l'avevo detto]
[e ora?]
[ora vieni, occultiamo il cadavere nella tua tomba e poi ti presento gli altri]
[il tuo datore di lavoro?]
[si]
[divertente...]
da quel momento fu tutto diverso. Per tutti ero morto, passato a miglior vita. Per quelli del gruppo, ero un fratello e il compagno di Chirei. Per gli umani in generale, ero solamente...Il Predatore Della Notte e loro le mie prede.
  
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