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Autore: Orange Dream    15/06/2011    4 recensioni
Io ho provato ad esprimere ciò che prova Kushina nei confronti di suo figlio. Una madre che rimane vicino al suo bambino anche dopo che lo ha lasciato in un altro mondo e che decide di non dimenticarlo.
Non lo abbandonerà mai, ma non è l'unica.
Nessuno sa cosa ci sia dopo la morte. Non voglio offendere nessuno dicendo che per me la morte e solo parte della vita e come tale va accettata. Ma in realtà dovrei solo tacere, perchè non ho ancora conosciuto il dolore di perdere qualcuno
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono sempre con te

Amore di madre

Caro, mi imprimo questo giorno nella memoria, per raccontartelo quando saremo riuniti insieme del tutto.
 
Ti sei sacrificato per nostro figlio, per noi... Mi manchi.
Sono felice di poterti ancora ricordare... molte anime preferiscono l'oblio a ricordi nostalgici di una vita finita.
Io, Kushina, ho scelto di ricordati Minato, e con te di ricordare nostro figlio.
Tu puoi essergli vicino molto più di me, ti sei sigillato in lui, senti la sua forza, le sue passioni, i suoi pensieri... sono felice che tu gli sia rimasto accanto e spero che quando ti presenterai a lui il nostro Naruto capirà il tuo gesto, come l'ho capito io.
Ho avuto tanta paura di cadere nell'Ombra. Ora però c'è solo luce, tanta luce e non soffro se non voglio. Passeggio nei luoghi dove la mia vita è cresciuta e si è sparsa... mi sembra ancora di sentire l'odore del mio corpo e i passi leggeri che calcavano il suolo.
Ma ormai ho fatto l'abitudine al mio stato.
Nessuno mi può vedere.
Nessuno mi può sentire.
Solo le anime come noi.
Per questo ora cammino tranquilla sulla via di Konoha, sapendo che la mia presenza lascierà tutto immutato. Come vorrei aiutare il fantasma di quella bambina, morta così piccola e che da spirito ancora cerca, tra le lacrime, il padre. 
Ma io posso darle solo poco conforto, sarà lei a dovere accettare la condizione di se stessa. Mi avvicino a lei, attraversando fluttuando la strada affollata: le persone mi passavano attraverso senza saperlo, il loro respiro mi ricorda un calore che non mi appartiene più, ma che non rimpango, sono in pace.
 
- Piccola... perchè piangi?- le chiedo chinandomi su di lei.
- I-il  m-mio papà non mi vede! - disse lei tra i singhiozzi che le squassavano il piccolo petto.
La abbraccio forte e sento quanto è spaventata. Avrà avuto 6 anni, i lunghi capelli marroni le scendevano fino alla vita e i grandi occhioni azzurri erano rossi e gonfi di lacrime.
-Cos'hai fatto ieri piccola?
-Sono andata su un albero a giocare con i miei amici...- mi dice con vocina tremante
- E poi?...-
-Poi sono caduta e quando il mio papà mi ha raccolta piangeva tanto... da allora non mi ha più sentita!-
-Il tuo papà ti può sentire ancora, ma l'unico modo che hai per farti udire e amarlo con tutta la forza che hai. Pensa ai bei momenti che siete stati insieme, pensa a quando ti dava il bacio della buona notte e ti rimboccava le coperte... lui vuole che ora tu pensi questo, vuole che tu non pianga e che sia felice. Lo so che è difficile... vieni... andiamo a casa tua. Come ti chiami?
-Tsubaki...- Si asciuga gli occhi con il dorso della mano.
Andiamo fino alla casa della bambina, un grande condominio vicino all'accademia ninja. La prendo in braccio e volo lieve sul suo davanzale
-è questa la tua camera? le chiedo
-S-sì..... sai signora, io dopo che sono caduta mi sono sentita strana... cosa devo fare?
-Tsubaki chan, a suo tempo lo sappiamo tutti cosa vuol dire quella sensazione... non farmi dire cose tristi...- le dico io cercando di fare una faccia buffa. Lei ride. Poi torna seria e mi guarda serena -Grazie.
Scompare. La rivedo sul suolo, molti metri sotto so di me, che corre intorno a una donna con i suoi stessi capelli e ride e grida e soffia petali di tutti i fiori che trova. Ognuno ha il suo modo per farsi capire anche dopo la vita. Chi ci ha amato in vita lo sente, infatti la donna alzò lo sguardo da terra e anche se aveva il viso bagnato di lacrime sorrise debolmente. Lei aveva i ricordi.
Il mio Naruto neanche quelli. 
Mi lascio trasportare da un venticello fresco che sa di pulito: sta arrivando la primavera. La quinta da quando sono così. Mi viene un improvvisa voglia di vedere mio figlio e  quindi volo leggera sul ramo di un albero vicino all'accademia.
Naruto è appena un ragazzino, si allena da solo, con tanta fatica. Stringe i denti e lo sento incoraggiarsi da solo
-Io sono più bravo di Sasuke.. io sono più bravo di lui!...- poi cade a terra, stanco morto.
Da questo ramo vedo anche ciò che lui non scorge, una ragazza che non avevo mai visto, con gli occhi bianchi degli Hyuga e dei corti capelli a cascetto, ingentiliti da una frangia e due piccoli ciuffi ai lati del viso. E' molto carina, ma non si fa avanti. Guarda il mio piccolo, bellissimo Naruto in silenzio, nascosta dietro un tronco.
Arriva un gruppetto di ragazzini, proprio ora, e proprio come temevo cominciano a insultare il mio bambino, lo prendono in giro per essere senza padre e senza madre, gli danno dello stupido e dello strano.
Iniziano le botte e io assisto con una stretta al cuore fortissima, che mi duole perchè mi rifiuto di essere insensibile come una pietra davanti a mio figlio, pur essendo in potere di annullare i miei sentimenti umani. Una lacrima, poi un'altra mi scendono come perle sul viso. Guardo senza poter fare nulla, mentre altre lacrime invisibili cadono dal mio volto. Come avrei voluto esserti affianco bambino mio. Tutte le volte che ti prendono in giro, tutte le volte che ti guardano male. Vorrei gridargli che tu sei innocente, che sei come i loro figli, anzi più bello!
Il mio orgoglio di madre è ferito, e volgo altrove lo sguardo. La ragazzina Hyuga era scomparsa. Mi guardo intorno perplessa la vedo gesticolare con un maestro dell'accademia, che viene subito a fermare la lite.
La piccola anima di Tsubaki, che aveva assistito alla scena, si avvicina a me ancora ansante per lo sforzo di consolare sua madre.
-Chi è quel bambino? E quella bambina?
-Lui è la creatura che ho amato tantissimo quando era in vita, l'altra è quello che ho scoperto di voler amare quando ero già qui. Vieni con me, che ti faccio vedere una cosa.
Scendo dall'albero e mi avvicino a Naruto. Non importa se non può sentirmi, io lo abbraccio forte forte e dopo poco Naruto smette di piangere e si vede che soffre di meno.
-Siamo noi a dare tanto conforto ai nostri cari, ricordatelo Tsubaki. La tua mamma e il tuo papà hanno bisogno delle tue coccole anche ora. Non dimenticarli.
-Va bene- risponde lei innocente come tutti i bambini. Intanto accarezza la guancia della bambina Hyuga.
-Sai come si chiama questa bambina? Mi piacerebbe molto saperlo- le chiedo speranzosa.
-Era molto silenziosa in classe... timida e strana, credo si chiami Hinata-
Allora capii.
Che lei, quella piccola timida ragazzina con gli occhi trasparenti quanto il suo cuore, non poteva avvicinarsi a Naruto come io a lui. Una distanza così diversa, eppure così parallela.
Lo guardiamo e proteggiamo entrambe da lontano, con amore e affetto, senza che lui lo sappia.
Per questo ti ringrazio Hinata, ti ringrazio davvero tanto di amare così mio figlio Naruto. Amalo anche per me.
 
Kushina
  
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