A theMarauder,
Perché? Perché anche
lei vuole un leopardo a pois,
ma non ha la carta per comprare su eBay. ♥
Come un leopardo a
pois.
« Che
cosa facciamo? Non l’ho mai visto così abbattuto… Rende triste persino me! »
mormorò George.
Tutti i
Weasley erano riuniti nella cucina della Tana per decidere sul da farsi. Erano a
dir poco preoccupati per il comportamento di Ron.
Si era… spento, semplicemente. Si era spento con
lei.
« Magari
possiamo farlo uscire un po’, distrarlo… Dite che farlo tornare ad Hogwarts può
aiutarlo? » propose Molly, con una flebile speranza nella voce.
« Non
credo affatto » le rispose Arthur, sconsolato.
Erano
giorni che cercavano una soluzione, ed erano giorni che sembrava inutile ogni
speranza. Si sentivano tutti inutili ed incapaci di aiutarlo. I loro tentativi
non avevano portato a nulla ed ormai nutrivano il serio dubbio che nessun loro
sforzo avrebbe potuto aiutarlo.
In quel
momento si aprì la porta ed entrò una figura ben conosciuta: bassa, con i
capelli biondo sporco e una collana di tappi di Burrobirra, Luna Lovegood
sorrideva a tutti con aria sognante.
«
Disturbo? Avete l’aria di chi ha già troppi pensieri per la testa » disse Luna
guardandoli uno ad uno.
« Certo
che non disturbi Luna! » rispose Ginny, e le andò incontro per abbracciarla.
« Sono
venuta per salutarvi » spiegò, ricambiando l’abbraccio.
«
Salutarci? Perché? » chiese George.
« Credo
che partirò, starò via un anno. Andrò in giro a cercare qualche animale raro da
studiare con mio padre. Non sentirete troppo la mia mancanza comunque, credo ».
Luna non era cambiata di una virgola: lei e le sue scomode verità facevano
sempre centro.
« A me sì
» disse Ginny, sorridendole.
« Grazie.
Non dimenticherò mai quanto sei stata gentile con me, a costringere tutti gli
altri ragazzi a non chiamarmi Lunatica » le sorrise a sua volta. « Ron non c’è?
»
« È in
camera sua » sospirò George. « Quel ragazzo ha deciso che non vedrà mai più la
luce del sole. Morirà come una pianta mentre si contorce per arrivare al… »
« George!
» Molly urlò come non aveva mai urlato prima.
Evidentemente
non era il caso di scherzare sullo stato d’animo del ragazzo, tutt’altro.
« Posso
andare a salutarlo? » chiese la ragazza, facendo finta di nulla.
I Weasley
si guardarono per qualche secondo. Ron si era chiuso in se stesso da quel giorno e non aveva parlato poi
molto con nessuno, se non con Harry, ma in quel momento lui era al Ministero
per discutere con Kingsley su come poter tenere l’esame Auror senza tornare a
scuola per il settimo anno.
Alla fine
accettarono e Ginny accompagnò Luna fino alla stanza di Ron.
« È
questa » le disse, indicandole una porta. « Buona fortuna » le augurò, e poi
scese le scale e tornò in cucina.
Luna aprì
la porta.
Morta.
Non
c’erano altri modi per descriverla, era semplicemente morta.
E non
sarebbe mai tornata indietro.
Poteva sperare,
piangere, gridare.
Poteva
urlare al mondo che era un suo diritto riaverla indietro.
Ma lei
era andata avanti.
Lui,
invece, fino a quel momento si era solo guardato indietro.
Nessuno
era riuscito a capacitarsi della sua morte.
Le
persone accanto a lui soffrivano, ma reagivano.
Lui,
invece, soffriva solo.
Chi era
stato ad averlo arruolato nell’esercito dei vivi?
Ma
soprattutto, chi era stato ad averla portata via da lui?
Tutti
quei giorni a sognarla, a combattere per lei, a vivere per lei.
Aveva
persino imparato a memoria ogni capitolo ed ogni frase del libro “Dieci
infallibili passi per sedurre una strega”, per lei.
Tutto
quel tempo, tutte quelle sue incertezze finite in un unico lampo verde, che
adesso lo perseguitava.
Che
cos’era l’amore, paragonato al dolore?
Oltre ad
aversi preso Fred, si era portata via anche lei.
Aveva
strappato la vita al suo corpo, si era portata via la sua anima, lasciandola inerme, come un pupazzo, nella Sala Grande
dove una volta passavano i loro giorni, insieme.
Aveva
svuotato lei, e così facendo, aveva
svuotato anche lui.
Non era
mai stato un ragazzo brillante, e più volte questo gli faceva male. Si vedeva
sorpassato dagli altri, inutile, di
seconda scelta.
Ma
scoprire il suo amore l’aveva fatto
sentire bene, importante, per una volta.
Ricordava
le sue labbra, le risentiva, le rivoleva.
Non
riusciva a capacitarsi di aver perso lei.
Si sentiva un egoista: non era dispiaciuto per lei, non pensava alla sua vita,
che le era stata strappata via così giovane.
No, tutto
ciò che gli faceva male era non poterla più avere con lui.
Ridere
con lei, scherzare con lei, anche litigare con lei gli sarebbe mancato.
Tutto, di
lei.
La porta
si aprì d’un tratto, ed uno sprazzo di luce lo accolse in pieno volto.
« Sono
stanco, voglio dormire » disse, convinto che alla porta ci fosse sua madre.
« Ciao,
Ron » gli rispose invece una voce che non avrebbe mai pensato di udire in quel
momento.
Alzò il
volto e piantò gli occhi nella sua esile figura.
Luna Lovegood.
« Che
cosa vuoi? » le chiese con voce brusca.
«
Salutarti. Parto » gli rispose semplicemente, senza essere minimamente turbata.
Ron si
sentì subito in colpa. All’improvviso cambiò espressione; da dura e arrabbiata
il suo volto divenne semplicemente triste.
«
Capisco. Vuoi sederti? » le chiese, mostrandole una porzione di letto.
Luna
saltellò fino a lui e gli si sedette vicino.
Prima che
lui potesse rifletterci o solo capirlo, lei gli prese una mano e la strinse a
sé.
« Non ti
ha lasciato veramente, non lo farà mai » disse trasognata.
« Sì
invece, smettila con le tue stupide affermazioni » sbottò di risposta Ron, ma
senza togliere la mano dalla sua.
La
ragazza trasse un respiro e strinse di più la mano.
« Lo so
che mi ritieni stupida e bizzarra come la maggior parte delle persone, ma so
quel che dico. Smettila di essere arrabbiato con te stesso » disse con
tranquillità.
« Io non
sono arrab… » cominciò a scaldarsi, ma lei lo interruppe.
« Sì
invece, lo sei, Ronald. Prova a reagire. Lei ti amava, lei non avrebbe voluto
vederti stare così ».
La verità
scomoda di Luna centrò nel segno.
Lei non avrebbe voluto vederti
stare così.
Ron non
si trattenne più. Tutta quell’acqua che aveva represso venne fuori, prima
lentamente, poi con più sicurezza, senza lasciare spazio per i singhiozzi.
Un pianto
silenzioso, un pianto liberatorio.
Un pianto che sapeva di lei.
Quel
momento sembrò durare per parecchi giorni consecutivi, ma in realtà furono
pochi minuti. Poi Ron si asciugò il volto con un lembo delle lenzuola.
« Stai
meglio? » gli chiese lei, sorridendogli e tirandogli via una lacrima che ancora
gli era rimasta in volto.
« Un po’…
» biascicò lui. « Non riesco a reagire » confessò arrossendo.
Il nodo
alla gola si fece più pesante, in qualche modo ammetterlo ad alta voce rendeva
ancora più reale la sua presenza.
« Ci hai
provato? » gli chiese lei.
Non le
rispose. Sapeva già dove voleva andare a parare. E aveva anche ragione.
Quanto
era difficile anche solo l’idea di provare a reagire?
Aveva
scelto una vita legata al suo ricordo, alla sua ombra, ad un vivere
costantemente senza lei.
« Mi
sento a pezzi » disse rauco.
« Come
una casa da riparare, vero? » chiese lei, perforandolo con gli occhi.
Ron annuì
piano e distolse lo sguardo, che lo stava letteralmente uccidendo.
« Un
giorno i lavori finiranno » gli fece notare con un sorriso, e, prima di poter
anche solo meditare il gesto, lo abbracciò per qualche secondo.
Ron,
impacciato, si tolse quasi subito dalle sue braccia, leggermente imbarazzato,
ma estremamente grato alla ragazza.
Luna con
un gesto fluido si alzò dal letto e si diresse verso la porta.
« Stammi
bene, Ronald » disse sorridendo ed uscì, facendolo ritornare al buio, alla
solitudine.
Quello
sprazzo di luce se n’era andato con lei.
Il tunnel sembrava di nuovo infinito e tetro, e lui cominciava ad aver paura.
« Sei
riuscita a parlarci? » chiese Molly a Luna vedendola comparire nella cucina.
Tutti si
voltarono a guardarla, le espressioni in un misto tra il preoccupato e
l’impaurito.
« Si
sente come un leopardo senza macchie » rispose semplicemente. « Ma gli ho fatto
capire che dipende da lui, e che se vuole almeno i pois può averli ».
Detto
questo, si diresse verso l’uscita, ma si fermò e scoppiò a ridere quando vide
la faccia stranita di tutti i Weasley.
« A volte
siete proprio buffi, sapete? » e, continuando a ridere, aprì la porta.
Stava per
andarsene, quando si sentì un rumore di passi affrettati che giungevano le
scale.
Molly
strinse un braccio ad Arthur, spaventata, mentre Ginny fece per uscire e
dirigersi verso le scale.
Ma prima
che potesse raggiungerle, la figura di Ron comparve in cucina, stravolto.
Il
pigiama che indossava era di qualche centimetro più piccolo di lui, e la
visione faceva sorridere Luna, a dispetto della faccia apprensiva di tutti gli
altri.
« Non
andartene » la implorò.
Tutti si
voltarono a guardare la ragazza dai capelli sporchi che sorrideva, come se non
fosse affatto sorpresa.
« Non
andartene, sul serio » ripeté. Nessuno in quella stanza riusciva a muovere un
muscolo o a dire qualcosa. Erano a dir poco esterrefatti.
Luna
sorrise e disse: « È come se fossi mio amico. Grazie ».
« Ma io
sono tuo amico! E se anche tu sei mia amica, rimani » la pregò.
George
era seriamente preoccupato per la salute mentale del fratello, ma non fece a
tempo a dire ai suoi che era meglio portarlo al San Mungo perché la risposta di
Luna lo anticipò.
« E poi
dovrei essere io quella strana. Ci vediamo » disse, richiudendosi la porta alle
spalle.
« Ehi,
leopardo a pois, sei impazzito? » gli domandò George, senza il benché minimo
tatto.
« Come mi
hai chiamato? » gli chiese lui, confuso.
« Come ti
ha chiamato lei. Ti ha definito un leopardo a pois » gli rispose guardandolo
come se fosse un essere proveniente da un altro pianeta e con una malattia
contagiosa non ancora riconosciuta.
Ma Ron,
per la prima volta dopo giorni, sorrise.
Come un leopardo a pois.
Luna
sarebbe tornata.
Di questo
poteva esserne certo.
{ Spazio HarryJo
Ta-dam!
Che ne dite? Tanto brutta?
Spero di no, adoro Ron/Luna *-*
Volevo anche scriverci una long, ma… Boh,
si vedrà!
Fatemi sapere che ne pensate, per favoooore!
Alla prossima,
Erica (che è stata promossa senza debiti
e per questo è enormemente felice) ♥