Ema era seduta su di un prato di erba, e quel giorno mentre il vento soffiava e rinfrescava il calore del Sole, era intenta a riportare sul suo foglio bianco tutto quello che poteva risultarle utile per il suo lavoro, girava prima una città poi un'altra, visitava colline poi fiumi, aveva visto grandi vallate, case una affianco all'altra e case sole disperse tre le montagne, tutto quello che portava con se le serviva indispensabile nel suo lavoro di disegnatrice e talvolta di illustratrice di romanzi. Che cosa la seguisse però quel giorno lei non lo poteva sapere, d'un tratto però scorse delle piccole presenze animarsi tra l'erba della collina. Una sembrava battere le ali come una piccola farfalla dalle alette color lavanda, un'altra poco più lontana dalla prima era più scura e sembrava un moscerino, più che altro camminava sopra le foglie e sembrava stesse cercando qualcosa. Una terza era un tipo di falena, ed era molto grande rispetto alle altre due, ma Ema non avendo paura degli insetti non se ne spaventò più di tanto. Le tre presenze tra l'erba sembravano averle fatto compagnia, così che prima di alzarsi e stare attenta a non schiacciarle in qualche brusco movimento, Ema ci parlò e disse loro:
"E' stato un piacere essere stata in vostra compagnia, signore. Io me ne vado! Continuate pure a fare quello che stavate facendo."

La natura le sarebbe mancata, e lei già sentiva, in cuor suo, che quelle tre sarebbero state come le sorelle che in fondo in fondo avrebbe sempre desiderato avere, se solo fosse nata in un posto del genere e avesse abitato su una di quelle colline che presto si accingeva a lasciare. Arrivò fuori da sentieri irregolati e campi di alberi, e scorse così la prima costa, sul mare, sul quale si innalzava una parete e una ringhiera che circondava la strada che portava al centro abitato e ai primi negozi e case accalcate l'una sull'altra. Si fermò un attimo a guardare le poche nuvole soffiate dal vento, che quel giorno a grandi altezze avevano veduto quello che lei stava facendo sul prato scoperto, sotto il Sole. Ad un tratto qualcuno si posò accanto a lei, e gli porse una mano colma di qualcosa di brillante. Lei guardò il volto di chi la stava invitando:
"Ti supplico di provare ad assaggiarlo, il sapore non è propriamente aspro. Può darsi che tu te ne ricordi?"

I capelli dorati del colore dell'alba giallastra al primo mattino, si erano tinti del colore del Sole, e di costui lei ne ricordava talmente poco... il poco che potesse bastare per fidarsi e rimanere in silenzio.
"E' sapore di erba fresca.." disse sorpresa lei, assaggiado la sostanza lucente, chiuse gli occhi per un attimo poi lo vide in volto e ricordò tutto quanto:
"Ecco, sento un vuoto colmarsi! Questa è magia? Restavo tutto il tempo ad andare in giro da sola, aspettavo di trovare qualcosa che si addicesse a me, al mio modo di pensare, qualcuno o qualcosa che si ritrovasse nei miei istinti personali, ho passato anni in giro a cercar qualcosa che m'ispirasse e volendo far mio tutto ciò che ho trovato e scrutando interesse nelle minime cose che mie non sono e mai lo saranno, ho vagato senza accorgermi, mi sono pure impegnata ad aumentare le distanze che gia' prima e adesso ancora tra noi due sono tanto grandi!".

Lui allora le pose l'altra mano, e se la strinse al petto sulla veste avvolta che portava alla spalla. La portò insieme a lui, adesso diventata immortale come prima grazie al cibo divino che le aveva offerto, e ritrovata la tenne di nuovo in cielo con se. E mentre volavano lei gli disse ancora:
"E' magia? No, tu sei l'amore da cui sono stata separata più e più volte, e adesso come adesso non vorrò mai lasciarti!".