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Autore: Aerith1992    16/06/2011    5 recensioni
“Sì e hanno bisogno di me! Insomma, sono l’eroe!” disse Alfred agitato, indietreggiando, fino ad appoggiarsi alla parete. Le mani di Arthur, però, continuarono a sbottonare la sua camicia e a sfiorargli il petto nudo con tocchi leggeri ma languidi. Alfred ingoiò la saliva, guardando dove c’era la Nazione.
“L’eroe non potrà fare molto se è così… teso” disse Arthur, sottolineando l’ultima parola con il tono di voce.
[UKUS]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Un rimedio contro la tensione
Fandom: Axis powers Hetalia
Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, America/Alfredd F. Jones, Altri
Pairings: UKUS
Rating: arancione
Genere: commedia, shonen-ai
Avvertimenti: one shot, altro
Note: scritta per la terza notte bianca di Mari di challenge, prompt ""E' troppo presto per fare qualcosa" "Oh avanti, ti stendi sotto e faccio tutto io"" di chibi_saru11 - prompt

Summary: “Sì e hanno bisogno di me! Insomma, sono l’eroe!” disse Alfred agitato, indietreggiando, fino ad appoggiarsi alla parete. Le mani di Arthur, però, continuarono a sbottonare la sua camicia e a sfiorargli il petto nudo con tocchi leggeri ma languidi. Alfred ingoiò la saliva, guardando dove c’era la Nazione. 
“L’eroe non potrà fare molto se è così… teso” disse Arthur, sottolineando l’ultima parola con il tono di voce.

 

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Era buio nella stanza. Arthur non si era nemmeno dato la pena di accendere le luci quando lo aveva trascinato lì dentro a viva forza. Non che Alfred si fosse ribellato. Con la forza che aveva avrebbe potuto anche sollevare Arthur come se fosse stato un foglio di carta, ma lo sguardo penetrante dell’inglese lo aveva convinto a lasciare perdere.
“A-Artie, siamo a un meeting mondiale!” protestò Alfred quando fu finalmene libero di parlare.
“Ah, sì?” disse Arthur distrattamente iniziando a togliergli il giaccone.
“Sì e hanno bisogno di me! Insomma, sono l’eroe!” disse Alfred agitato, indietreggiando, fino ad appoggiarsi alla parete. Le mani di Arthur, però, continuarono a sbottonare la sua camicia e a sfiorargli il petto nudo con tocchi leggeri ma languidi. Alfred ingoiò la saliva, guardando dove c’era la Nazione.
“L’eroe non potrà fare molto se è così… teso” disse Arthur, sottolineando l’ultima parola con il tono di voce.
“Ma Arthur… magari facciamolo stasera, o durante la pausa pranzo… è troppo presto per fare qualcosa!”
“Oh avanti, amore” disse Arthur marcando il suo accento (che Alfred trovava dannatamente sexy), togliendogli la camicia e accarezzandogli i muscoli perfettamente scolpiti “Ti stendi sotto e faccio tutto io”
Alfred deglutì nuovamente e annuì. Nonostante il buio, Arthur doveva aver capito, perché lentamente lo accompagnò e lo fece stendere supino su un letto. Inghilterra si poggiò sopra di lui.
“Girati” mormorò Arthur “e rilassati. Iniziamo”

“Dove è andato America, aru?! Doveva parlare della sua economia! Inghilterra aveva detto che ci avrebbero messo solo qualche minuto!” esclamò Yao, infuriato. Ludwig, accanto a lui, seguito a ruota da Feliciano, annuì. Erano passati 10 minuti da quando le due Nazioni avevano lasciato la sala, perché “questo stupido ragazzino sta facendo troppo casino”, (parole di Inghilterra) e avevano deciso di cercarli. L’intervento di America era troppo importante!
Le Nazioni girarono verso destra, e nel lungo corridoio videro Francis Gilbert e Antonio intenti ad origliare.
“Che state facendo?” chiese curiosamente Feliciano. Francis sussultò, per poi fargli segno di tacere.
“Pensiamo di aver trovato America ed Inghilterra” sussurrò Antonio, mentre Gilbert ridacchiava.
“Chiamali, allora!”
“Hon Hon Hon, non si disturba chi si sta dedicando all’amour”
Ludwig arrossì, fermandosi di colpo. Yao sbuffò platealmente invece. Francis aveva ragione: dalla camera si sentivano gemiti e mugolii sommessi, e il rumore di lenzuola spostate.
“Basta così!” esclamò Yao. “Dobbiamo continuare il meeting!”
Senza aspettare che il trio si spostasse con un calcio portentoso aprì la porta. La stanza fu improvvisamente illuminata dalla luce del corridoio. Per terra c’erano i vestiti di America sparsi. Sul letto, lo sguardo rivolto verso di loro c’era America steso di pancia in giù, il volto rosso e a cavalcioni sopra di lui, le mani poggiate sulla schiena, Inghilterra che li guardò con disapprovazione.
“Che avete da spiare?!” esclamò, arrabbiato. “Non avete mai visto un massaggio?!”

  
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