Strisciava lento e sinuoso sulla pietra umida, avvolgeva su di sé le proprie spire smeraldine, inarcava il dorso squamoso: l’ombra che proiettavano le pallide torce era imponente e maestosa.
Era un vero re, il re dei serpenti.
Tom si avvicinò in silenzio, attento a non produrre neanche il minimo rumore, fino a quando non si trovò danti a quella tanto meravigliosa quanto spaventosa creatura. Ora erano due le ombre in quel sotterraneo.
Il corpo del Basilisco ebbe un fremito quanto si rese conto della sua fredda presenza e dalle fauci uscì un sibilo.
Ma nessuno dei due si mosse.
Senza alcuna incertezza Tom allungò il braccio e posò la mano candida sul dorso dell’enorme rettile: al tatto le squame erano dure e fredde, splendide.
Gli parve di non aver mai osservato nulla di più bello e per un attimo si dispiacque di non poter guardare negli occhi il Basilisco, ma non era quello che importava.
Aveva portato a termine la sua missione e l’esser riuscito a toccare quella creatura era solo un’altra prova di quanto fosse potente. Il Basilisco non era altro che una delle tante forme di vita che aveva sedotto con il suo incredibile fascino.
Non ritrasse subito la mano, però, non volle rompere così presto quel contatto - pelle contro squama, ghiaccio contro ghiaccio. E per qualche minuto l’ombra proiettata sulla pietra fu una sola: maestosa, potente, pericolosa.