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Autore: Florelle    17/06/2011    3 recensioni
Seconda storia del decalogo dei suicidi.
Ci sono persone che desiderano morire buttandosi nel vuoto, ma solo pochissimi in quel momento hanno l'occasione di incontrare un angelo.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Decalogo dei suicidi'
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Mi ha detto che sembro un angelo, vestita di azzurro e di bianco.
Ma gli angeli non hanno i capelli neri, gli occhi tristi e scuri, appena macchiati di luce.
E poi gli angeli non sanguinano.
Ero seduta sul mio letto spoglio e fissavo la finestra, tanta era la tristezza che riempiva la mia essenza da far sembrare notte fosca il giorno freddo.
Comparve davanti a me quella creatura deliziosa e strana, semplice nella sua bellezza festiva eppur inquietante. I capelli biondi, lisci e lunghi avevano il colore del fuoco di legna fresca.
Quando negai di essere n angelo, che non poteva accomunarmi a quegli esseri di perfetta fantasia ritratti nelle miniature medievali, mi rispose con voce serena, quasi discorresse di argomenti futili:
Ma questi non sono gli angeli del cielo, sono gli angeli del Pére Lachaise o di qualche cappella in un giardino vittoriano.” In quel momento ebbi l certezza della sua femminilità.
Pareva trapuntata di stelle, luminosa. Mi prese la mano, morsa dal freddo e dalla rabbia.
“ma io non ho neppure l’innocenza dei bambini. Quando la spensieratezza ti dà accesso segreto alla felicità più intima e pura.
“Ti sbagli, gli angeli non sono creature innocenti. La condizione d’innocenza finisce quando ogni essere apre gli occhi al mondo e comincia a vedere… vedere, ti dico, non guardare, tutto ciò che lo circonda. I bambini sono solo spirateli maligni, che ridono delle disgrazie del mondo. La stoltezza e la pretesa ingenuità non sono altro che germogli del male.”
“Io non ti credo.” serrò ancora più forte le mie man nelle sue, in un presa che pareva eterna come il tempo.
“Solo attraverso la sofferenza si ottiene la purificazione. Credi davvero che gli angeli stiano in un paradiso di nuvole e santi, dove l’aria è limpida e profuma di rosa? Il paradiso è un’invenzione per gli stolti, una presa in giro.”
“Dici sul serio?” la guardai sospirando.
“Gli angeli stanno sulla terra  e sono fatti di carne. Gli angeli soffrono, sanguinano. Il loro cuore è lacerato da rovi e chiodi, la loro pelle ustionata. Hanno la bellezza discreta dei fiordalisi. E non è facile scordarsi di loro: per questo sono immortali.”
Io la guardai e vidi nei suoi occhi lo splendore del sole quando si immerge nel Tirreno al tramonto. Mi fidavo di lei. Ciecamente. Come se mi avesse conosciuta da sempre.
“Io non posso essere un angelo. Io non riesco a volare, anche se vorrei” Mi accarezzò la schiena facendomi un po’ male. Nel palmo aperto mi mostrò un qualche arcano reperto insanguinato e impiastricciato di polvere. Pareva un pezzo di tessuto, qualcosa che un tempo forse era morbido e sottile.
:probabilmente ti sei dimenticata di avere le ali.” soffiò su quel povero resto e lo sfregò tra indice e pollice. La piccola piuma riprese splendore e leggerezza.
“Ma perché sei comparsa proprio adesso?”
“Perché so che desideravi intensamente provare a volare.” Ricordai allora l’attrazione della vertigine mentre meno di un’ora fa mi ero sporta dalla terrazza della mia camera. Ancora mi faceva bene pensare che quel salto meraviglioso avrebbe posto fine ai miei pianti.
“Allora ti prego.” piansi” guidami tu e sparirà la paura.” E già mi immaginavo felice nel cielo, con quella guida capace di darmi la serenità che non avevo mai conosciuto. Già immaginavo la finestra lasciata aperta, le tende blu al vento, come in un quadro preraffaellita
Chissà se il mio corpo se sarebbe sparso sull’asfalto oppure sublimato, si sarebbe perso nel sole.
Mi sporsi, la ringhiera di ferro oltre il mio stomaco. Sentivo l’ebbrezza della libertà e del vuoto. Non ci sarebbe stato più un futuro di dolore.
 
Il suo braccio con violenza sovrana mi bloccò.
“Ricorda, gli angeli non smettono mai di soffrire.” Mi ricondusse con forza ipnotica si miei passi.
Mi ritrovai sdraiata sul letto, mi sembrò che fosse notte e che fossi sola, come se mi fossi appena svegliata da un sogno.
Il calore di un abbraccio mi confermò che non ero sola. Mi cullò tra le sue braccia e asciugò con baci e carezze le mie lacrime, come mai aveva fatto il più prezioso dei miei amori.
Al mio risveglio quella mattina una piuma d’argento splendeva appesa ad una collanina sul mio comodino.
   
 
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