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Autore: Lady Moonlight    17/06/2011    4 recensioni
Maya l'aveva previsto, in un passato che a Layla non era concesso ricordare, che un giorno i mari avrebbero inghiottito la terra.
[...]"Figli miei!" annunciò Nettuno levando il tridente al cielo. "Oggi è arrivato il giorno da molti di noi atteso! Il genere umano verrà spazzato via ed una nuova era avrà inizio." Layla distolse lo sguardo che lasciò vagare tra le onde in cerca di qualche superstite.
"Atlantide, la nostra capitale, risorgerà a nuovo splendore!" continuò suo padre tra l'acclamazione della folla.
[...]"Mamma, perché il papà odia gli esseri umani?"
"Piccola mia." l'aveva chiamata sua madre stringendola a sé. "Nettuno ama solo il mare e gli oceani, non può amare creature che non ne fanno parte e che, anzi, cercano di distruggerlo." le aveva spiegato.

-Per Hideko-
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rivincita delle acque

 

 

Maya l'aveva previsto, in un passato che a Layla non era concesso ricordare, che un giorno i mari avrebbero inghiottito la terra.
Layla era rimasta ad osservare rapita il crudele spettacolo di morte che si stava verificando. I suoi occhi argentati non si erano risparmiati un solo dettaglio di quella tragedia.
Suo padre aveva atteso per centinaia d'anni che quella profezia si compisse, ma lei non riusciva a gioire di tutte quelle vite che stavano venendo distrutte.
Il mare non faceva distinzione tra donne, uomini e bambini, esso reclamava indistintamente ogni essere vivente terrestre.
L'acqua si tinse del colore del sangue e in un attimo di follia Layla pensò che fosse affascinante. Tuttavia si allontanò quando quella sostanza minacciò si sfiorare le sue squame dorate. Alle sue spalle, sirene e tritoni, acclamavano a gran voce Nettuno, re dei mari e degli oceani.
Quando suo padre emerse dalle acque, con il tridente di diamanti stretto nella mano destra, lei lo osservò tristemente. Layla vide il suo corpo possente farsi strada tra i sudditi, le squame celesti risplendere sotto la luce del sole ed i capelli, della stessa sostanza delle acque, fluttuare nell'aria.
"Figli miei!" annunciò Nettuno levando il tridente al cielo. "Oggi è arrivato il giorno da molti di noi atteso! Il genere umano verrà spazzato via ed una nuova era avrà inizio." Layla distolse lo sguardo che lasciò vagare tra le onde in cerca di qualche superstite.
"Atlantide, la nostra capitale, risorgerà a nuovo splendore!" continuò suo padre tra l'acclamazione della folla.
Layla avrebbe voluto dirgli che Atlantide era già ricca e florida e che certamente non necessitava della morte degli esseri umani per completare la sua gloria, ma rimase zitta.
Un delfino le passò accanto e lei gli accarezzò distrattamente il dorso.

"La terra sta cadendo come tessere di un gioco." mormorò alla creatura marina.
Seppur distante dal luogo del disastro le urla dei poveri condannati le rimbombavano nella testa, così come il suono degli edifici che venivano inghiottiti dall'oceano.
"Layla!" tuonò la voce di Nettuno, costringendola a voltarsi nella sua direzione. Le fece segno d'avvicinarsi, ma la sirena rimase immobile. Contravvenendo agli ordini di suo padre si spinse oltre il confine che le era stato detto di non superare e s'aggirò tra le acque meno profonde, in prossimità della costa.

"Mamma, perché il papà odia gli esseri umani?"
"Piccola mia." l'aveva chiamata sua madre stringendola a sé. "Nettuno ama solo il mare e gli oceani, non può amare creature che non ne fanno parte e che, anzi, cercano di distruggerlo." le aveva spiegato.
"Ma, allora non vuole bene neanche a me e alla mamma!" La piccola Layla era scoppiata a piangere e si era rannicchiata più vicina alla regina Serenity.
Sua madre le aveva carezzato la testa ed una risata cristallina era uscita dalla sua bocca.
"Tuo padre ci ama più della sua stessa vita." la aveva detto allora con un dolce sorriso.
Layla si era ritrovata ad annuire mentre alcuni pesci colorati l'avevano circondata, spazzando dalla sua mente e dal suo cuore la malinconia che l'aveva sopraffatta.

Il suono era appena udibile, ma Layla era riuscita ugualmente a sentire i lamenti di un bambino. La sirena aveva sbattuto più volte la sua coda dorata e in pochi minuti aveva raggiunto il luogo in cui il piccolo di poco più di un anno si dibatteva tra le braccia di sua madre.
"Alla fine ci siamo potute rivedere, principessa Layla." mormorò la donna con tristezza. Aveva lunghi capelli castani ed uno sguardo esausto.
"Nyala." Layla le si era avvicinata aiutandola come poteva a rimanere in superficie. Erano passati più di tre anni dall'ultima volta che aveva visto Nyala, all'epoca lei si era innamorata di un umano ed aveva rinunciato alla sua vita immortale per lui.
"È questo il giorno in cui si compirà la profezia di Maya?" le domandò Nyala con il volto sempre più pallido.
Layla non lo sapeva, non ne era certa. "Mio padre afferma che sia così." spiegò, stringendole la mano.
"Devo chiederti di restituirmi il favore che ti feci." bisbigliò la ragazza. Layla annuì, invitandola a proseguire.
"Mia figlia, salvala. Lei non è mortale." tossì e la sirena comprese che ormai non le rimanevano molti minuti. "Solo metà del suo sangue è umano. Portala ad Atlantide, crescila come se fosse tua."
Un brivido corse lungo la schiena di Layla che sapeva bene quanto un azione come quella fosse sbagliata e proibita. La bambina pianse più forte e la sirena fu costretta ad annuire. Layla sapeva bene che non aveva la forza per abbandonarla, ma sapeva anche che la vita per la piccola non sarebbe stata facile.
"Va bene." rispose titubante. Nyala chiuse gli occhi ed il suo corpo cominciò a scivolare nelle oscurità degli abissi. "Che il mare vegli su di te e possa darti la pace." pronunciò l'antica formula che veniva utilizzata per salutare i defunti e stringendo la bambina, dagli occhi celesti come gli oceani, tornò verso suo padre ed il popolo di Atlantide.

 

"Padre." annunciò, levando in alto la bambina, in modo che tutto il popolo potesse vederla. "Vi chiedo di darmi la vostra benedizione, poiché da quest'oggi questa infante sarà allevata come se fosse mia figlia."
"No!" gridò Nettuno, ergendosi tra le acque. "La bambina appartiene alla terra, il suo destino sarà quello riservato ai suoi simili."
"Ella, in verità, appartiene ad entrambi i mondi." rispose Layla con calma. I suoi occhi argentei si posarono su quelli dorati del padre e all'improvviso una verità che in precedenza non l'aveva mai sfiorata passò tra i suoi pensieri.
"Se non la vorrete, io non la porterò ad Atlantide, tuttavia il mio destino, insieme al suo, sarà legato a quello degli esseri mortali che tanto disprezzate."
"Non puoi farlo, figlia mia." disse Nettuno, lo sguardo severo e gli occhi pieni di collera.
"Lo farò." fu la semplice risposta di Layla. "Se voi non fermerete la furia delle acque e non risparmierete la terra. So che potete farlo padre, ma voi non lo volete." continuò delusa.
"Usate il vostro tridente!"

Bisbigli e mormorii si diffusero tra i presenti. "Date una nuova occasione al genere umano! La bambina dimostra che è possibile convivere con loro!"
"Taci Layla! Tu non conosci gli uomini, la loro crudeltà, la loro avidità ed il loro egoismo! Sono stati loro a portarci via tua madre!"
"Padre." mormorò avvicinandosi al trono su cui Nettuno era seduto. Lo strinse a sé come non faceva da molti anni e le sue dita si posarono sulla superficie del tridente.
"Fatelo, fatelo per me." lo pregò con dolcezza. Con delicatezza gli posò in grembo la bambina e lei lo osservò con i suoi intensi occhi azzurri.
"Come si chiama?" chiese il re degli oceani con un sospiro.
Layla si rese conto di non saperlo, ma la sua mente gliene suggerì uno che le sembrava adatto.
"Namirya, Salvata dalle Acque. Questo è il nome con cui sarà conosciuta." disse Layla.

 

Il tridente sfiorò tre volte la superficie dell'acqua e per tre volte una dolce melodia fu intonata da sirene e tritoni. Le voci si unirono a quella possente di Nettuno e da quel canto il mare cominciò ad acquietarsi. La tempesta si placò e le acque si ritirarono lentamente dalla terra. Con loro si portavano morti e feriti, ma alcuni sopravvissuti ringraziarono il cielo per quel miracolo che li aveva risparmiati.

 

Maya osservò con distaccato interesse ciò che stava avvenendo, poiché il futuro era sempre nei suoi pensieri. Nulla di quanto accaduto o ciò che sarebbe dovuto accadere per lei era un mistero. Il popolo del mare aveva interpretato nel modo sbagliato ciò che lei aveva rivelato in passato, ma questo non aveva influenzato il presente.
"Questo giorno non è mai cambiato." disse enigmatica. Il suo sguardo si posò sul corpo addormentato della sirena al suo fianco ed i suoi occhi si riempirono di tristezza.
"Un giorno anche tu sarai nuovamente libera, Serenity, sorella mia. Continua a dormire. Il giorno del tuo risveglio si avvicina..." mormorò.

 

 


Per Hideko, perché è stata così gentile da dedicarmi una sua bellissima storia che ho apprezzato molto u.u
Note finali: Maya non è un nome preso a caso, ma è un riferimento alle profezia dei Maya, da qui è nata la sua abilità di prevedere il futuro e conoscere gli eventi.
Nettuno è una divinità romana, signore dei mari.
La regina Serenity l'ho ripresa da Sailor Moon, bho, mi andava di farlo e mi piaceva il nome! XD Non è specificato, ma quando Nettuno dice che Serenity è stata porata via dagli uomini intendeva dire che l'hanno uccisa, non sa che in realtà la sirena è ancora viva -seppur destinata ad un sonno eterno- ed è stata salvata dalla sorella.
Il finale è volutamente misterioso ed aperto, magari capiterà che un giorno la continuerò. u.u
Spero che questa piccola one-shot vi sia piaciuta e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate :) A presto!
By Cleo^.^


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