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Autore: AliF    17/06/2011    1 recensioni
Piove.
Mark sorride, prima di attraversare insieme a lei la strada.

Ed è per quel sorriso che Shaila ha smesso di vivere.
[Drammatico] [Malinconico] [Triste]
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove.
Mark sorride, prima di attraversare insieme a lei la strada.
Due luci, il rumore di una macchina che frena.
Poi il buio.
 
Shaila apre gli occhi, intorno a lei l’oscurità della stanza. Ancora quell’incubo che, ormai, le fa visita tutte le notti. Ed è per quel sorriso che Shaila ha smesso di vivere.
Da quel giorno si sente vuota, non prova più niente, se non una calma glaciale che si è impossessata di lei. Ha pianto, ha urlato così forte da non avere più voce. Poi più nulla. Il suo silenzio interrotto solo dal battito lento del cuore che odia.
I giorni continuano inesorabili la loro corsa. Alle mattine susseguono i pomeriggi, le sere e le notti. Il tempo continua a scorrere, senza aspettare nessuno. I secondi, i minuti, le ore scanditi dal ticchettio delle lancette dell’orologio appeso in camera. Ma tutto sembra essersi fermato per Shaila, così come si è fermato per il suo fratellino. Solo che lei respira ancora, lui no. Lui se n’è andato, sorridendo, lasciandola per sempre.
Shaila non prova più nulla, se non un odio profondo verso tutti. Odia chi ha ucciso suo fratello. Odia chi non è riuscito a salvarlo. Odia i suoi genitori perché hanno continuato la loro vita, come se nulla fosse accaduto. Odia se stessa, perché non l’ha saputo proteggere.
E’ per questo che lei non vuole più vivere. Sente su di se il peso della morte di Mark. Sa che la colpa è tutta sua, anche se gli altri continuano a negarlo. Ma cosa ne sanno loro? Hanno mai visto gli occhi che tanto amano, occhi di una persona piena di vita, spegnersi tutto d’un tratto? Hanno mai sentito il sangue caldo e vischioso scorrere lungo il viso, sentire il suo gusto dolciastro in bocca?
Guarda il letto di fronte a se, dove un tempo dormiva Mark. Se si sforza può ancora vedere l’impronta della suo viso sul cuscino. Shaila scuote la testa e stringe le ginocchia al petto, rannicchiandosi su se stessa. E’ sempre così quando ricorda quel giorno. Non piange più, non ha più lacrime da versare. Rimane ferma, immobile, lo sguardo perso nel vuoto.
La sveglia suona, interrompendo quel silenzio così pesante. La ragazza si alza, si lava, mangia ed esce. Prima si ferma ad osservare il suo aspetto. Un tempo era bella, veramente bella. I capelli lunghi fino alle spalle, lisci, castani. Il corpo magro, ma non troppo. Il sorriso allegro e caloroso. Gli occhi neri, profondi e stupendi. Bella. Ora invece sembra un fiore rinsecchito. I capelli crespi, il pallore cadaverico, un sorriso che non esiste più. I suoi occhi due pozzi senza fondo, spenti, senza vita. Non le importa. Ora è solo un oggetto.  I suoi genitori la guardano allontanarsi e il loro dolore aumenta. La mamma scoppia in un pianto silenzioso, il papà stringe i pugni, impotente. Quel giorno la morte ha portato via entrambi i loro figli.
Shaila si siede al suo banco. Intorno a lei il vociare confuso dei ragazzi. Ascolta quei rumori lontani. Il suono di una penna che scorre veloce sul foglio per copiare i compiti, la risata di due ragazze, i racconti del sabato sera di un gruppo di amici, il fruscio delle pagine di un libro, il rumore delle sedie spostate, la campanella suonare, la porta che sbatte, il prof che si siede alla cattedra e inizia l’appello. Al suo nome, la giovane alza la mano. E’ presente, ma allo stesso tempo lontana.
 
-La vita è ingiusta Mark. Che senso ha andare avanti, se poi tutto finisce in un battito di ciglia?- chiede Shaila.
E’ l’ennesima discussione sul senso della vita tra i due. Si sente stupida ad affrontare l’argomento con un bambino, ma ormai è quasi un rito. Come quello di fare insieme la preghiera a Dio. La ragazza sbuffa sempre prima di ringraziare chi sta lassù, come se le costasse uno sforzo immenso. Mark la costringe, ridendo. Lei brontola, continuando a ripetere che quando se ne andrà farà quattro chiacchere con Dio e lo costringerà a darle un bel po’ di spiegazioni, ma alla fine cede. Prega insieme al fratello, dedicando qualche minuto a chi sta lassù.
-Shaila, è come dici sempre tu: la vita è un viaggio. L’importante non è arrivare, ma il tragitto da compiere. E’ come quando siamo in macchina con mamma e papà. La musica, le risate, le dormite, magari qualche stop in autogrill per un cappuccino. E’ il viaggio che rende bello l’arrivo. E così la vita.-
Sorridono, prima di addormentarsi. E’ per questo che Shaila affronta quell’argomento con Mark. Vuole sentire la risposta che tanto ama e così, la vita le sembra stupenda.

Una gomitata la riporta alla realtà. Si gira a guardare il suo compagno di banco mentre scrive su un foglio, indifferente. Ma lei lo sa, non può essere stato altro che lui. E’ l’unica persona che le sta ancora vicino, quando ormai ha escluso tutti. La campanella suona, ancora. Shaila esce dalla classe e torna a casa.
I suoi genitori l’aspettano. La guardano entrare e, senza neanche accorgersi di loro, andare in camera. Ormai è così. Una quotidianità odiosa che nessuno riesce a spezzare. O forse no. In quel momento la mamma afferra la figlia per un braccio e la costringe a girarsi. Non ha mai reagito a quel modo, lei è una persona pacifica, ma non riesce più a sopportarla. Osserva il suo sguardo vacuo e inizia a parlare. Lei non urla, non l’avrebbe mai fatto.
-Vuoi piangerti addosso ancora per molto tempo, eh? Rispondi. Pensi che comportarti così riporti indietro Mark? Beh, sai che ti dico? Che al mondo non esiste tesoro tanto prezioso da riscattare una singola vita. Smettila di essere un oggetto. Torna a vivere!-
Shaila trema e la rabbia continua a crescere, insieme all’odio. Ma la ragazza non è paziente, per nulla. Per questo sbotta, furiosa.
-Io, a differenza vostra, non l’ho dimenticato. Voi siete andati avanti, lasciandolo da solo. Solo io gli sono rimasta accanto. Mi fate solo schifo.-
Lo schiaffo arriva improvviso, violento e il tempo sembra cristallizzarsi. Neanche il male arriva subito e Shaila può osservare sua madre piangere e uscire dalla stanza. Lei rimane lì, inerme. Qualcosa dentro il suo cuore si muove, la volontà di reagire. Ed è per questo che esce di casa e inizia a correre sotto la pioggia.
Corre talmente tanto da non avere più fiato, ma non le importa. Finalmente si ferma di fronte a un cancello aperto. Il cimitero. Cammina tra le lapidi, in silenzio, finché non vede quella bianca di suo fratello. E’ curata, senza erbacce, con fiori freschi e un lumino sempre acceso, perché Shaila visita quel posto quasi ogni giorno. Accarezza un piccolo peluche a forma di tigrotto.

Mark se ne va a dormire, arrabbiato. Non saluta nemmeno sua sorella, che lo guarda con aria furba.
-Perché non mi auguri la buonanotte, fratellino?-
Nessuna risposta.
Shaila sorride e spegne la luce. Inizia a contare. Uno, due e…
-Non mi ha fatto il regalo di compleanno, sei una strega-
Preciso come sempre.
-Mi sembra che di regali oggi tu ne abbia ricevuti a sufficienza-
-Lo so, ma io volevo il tuo- grugnisce.
Sente la sorella alzarsi e avvicinarsi. Un pacchetto gli cade in testa.
Lo scarta e trova un piccolo tigrotto.
-Grazie. Adesso rimarrà sempre qua, vicino a me.- dice, coprendo il peluche con la coperta.
La sente ridere e quel suono gli sembra il più bello.
-Per sempre?- chiede, dandogli un buffetto sulla guancia.
Sorride anche lui.
-Si, per sempre.-

Osserva il viso, accarezzando la foto. E’ confusa. Sa di sbagliare, ma non capisce il perché. O forse non vuole ammetterlo. Rimane così, a fissare il sorriso di suo fratello, mentre la pioggia le scende lungo il viso. Sembrano quasi lacrime vere, ma lei non piange. Non sente neanche i passi di una persona avvicinarsi e coprirla con l’ombrello.
-Manca a tutti, sai?-
Conosce quella voce. Suo nonno.
-A nessuno importa più di lui-
-Ti sbagli. Non sai quante volte tua mamma piange insieme a papà. Eppure hanno continuato a vivere, anche per lui. E’ questo il loro modo di ricordare. Tu come hai continuato? Sperando che la morte ti raggiungesse? Morire è facile. E’ vivere che richiede coraggio. Il coraggio di affrontare l’ignoto giorno per giorno. Sei solo una vigliacca.-
Le parole del nonno la feriscono. Lui è l’unica persona che la poteva capire e invece si trova sola, ancora una volta.
-Ma tu che ne sai del dolore che sto provando, nonno? E’ un dolore sordo, che mi graffia il cuore. Fa male, troppo male per essere sopportato. Nessuno lo capisce. Ho visto morire Mark davanti ai miei occhi, senza che potessi fare nulla.-
-Non parlare con me di dolore. Ho perso anch’io persone importanti, più di quante tu possa immaginare. I miei genitori, per esempio. E i miei fratelli. Una malattia se li è portati via, mentre io assistevo impotente alla loro sofferenza, alla loro morte che arrivava piano, distruggendoli. Continuavano a ridere, a scherzare come hanno sempre fatto. Ancora adesso sogno i loro sorrisi e spesso ho sperato che la morte portasse via anche me. Eppure ho capito che dovevo vivere, anche per loro, ma soprattutto per me.-
Vivere anche per loro. Vivere anche per lui.
Dopo tanto sente le lacrime scorrere sulle sue guance, bollenti. Si china per terra e piange. Piange come non fa da tempo. Il nonno la guarda, l’ombrello ancora in mano. Lo chiude, perché ormai non piove più.
-I sopravvissuti hanno più responsabilità degli altri, ricordalo Shaila. Finché non avrai capito la vita, non potrai mai raggiungere la pace, sempre che esista. Mark aveva compreso, per questo è andato avanti da solo. Eri tu la sua vita, viveva per parlare con te, per i tuoi sorrisi, per i tuoi complimenti, per le volte che l’hai cullato, per le volte che vi siete picchiati. Viveva per se stesso e per tutti noi.-
La guarda piangere disperata, ma non ne ha compassione, nemmeno pietà. Sa che quella ragazza è forte, fin troppo forte. Sorride.
-Sfogati Shaila. Urla e piangi. Poi torna quella di un tempo.-
La saluta e s’incammina verso casa, mentre lei rimane lì, a sfogarsi. Poi quando finalmente si calma, alza gli occhi e sorride.
Il suo cuore riinizia a battere, veramente. Fa quasi male, ma è un dolore piacevole.
Si alza e torna a casa.
I suoi genitori l’aspettano, come sempre. La mamma è preoccupata per quello scatto d’ira e vuole scusarsi. Vedono la porta aprirsi velocemente e stentano a riconoscere la persona che si trovano davanti.
Si dice che la pioggia lavi via qualunque cosa. I capelli di Shaila sono tornati quelli morbidi e luminosi di sempre, un timido sorriso illumina il suo volto stanco. Anche gli occhi sono cambiati, luminosi e felici. Non saranno mai quelli di un tempo, perché la pioggia lava via il sangue, ma non le ferite. Alcune lasciano cicatrici indelebili e questo Shaila lo sa bene, perché ne ha una, proprio sopra il cuore, ma ormai non ci fa più caso. E’ diventata parte di lei, perché non dimentichi quello che è accaduto.
I genitori la guardano stupiti e lei li abbraccia, felice, dopo tanto. Assapora il loro profumo, che sa di casa, di famiglia, di amore e si accorge di averne sentito la mancanza. Vuole chiedere scusa, ma non ci riesce. A volte il silenzio vale più di mille parole.
Il giorno dopo Shaila si alza, si veste e si trucca con cura, saluta i suoi genitori e arriva a scuola. Accoglie i suoi compagni con un sorriso caloroso e tutti la guardano come se fosse un’estranea o più semplicemente l’amica che avevano perso. Il suo compagno di banco, Steve, dopo un attimo di esitazione, l’abbraccia.
-E’ bello rivederti, Shaila-
Ride. Sì, è tornata.
 
Nel cimitero, i fiori posati sulla tomba iniziano a seccare. Un petalo di una rosa bianca cade accanto al lumino, su una piccola lettera, ripiegata con cura.



“Forse il nonno ha ragione. Devo vivere anche per te. Niente ti riporterà indietro e devo accettare tutto questo. Ormai sei in un posto lontano, troppo lontano perché io ti possa raggiungere. Dobbiamo andare avanti da soli.
Hai capito cos’è la vita, mentre io non riesco ad afferrare il suo significato, così vicino eppure così lontano. Ma non voglio trovarlo. Sarà lui a fare il primo passo. Grazie per avermelo fatto capire. Mi continui ad insegnare molto, anche adesso che non ci sei più.
Spesso sogno il tuo sorriso, quello con cui mi hai salutato per sempre. Solo che non è più un incubo, ora è un dolce ricordo, che non mi abbandonerà mai.
Ricordati di tenere un posto caldo anche per me, lì, al tuo fianco, dove sono sempre stata.

Ti voglio bene.

Shaila”

 

Note dell'autrice.
Premetto che la Shaila del racconto NON sono io.
Shaila è il mio personaggio e in comune abbiamo solo il nome.
Questa storia è stata la mia prima in assoluto. Per questo non l'ho mai più modificata. L'ho tenuta così, perchè così mi è cara
.

 

   
 
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