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Autore: _M e l_    17/06/2011    10 recensioni
La mia versione della storia. La mia versione dell'inizio dell'amore.
Tratto dalla storia:
- Ehm, ehm... - tossicchiò lui.
Isabella si fermò e, alzando lo sguardo, si scontrò con un paio di occhi smeraldo mozzafiato.
Li aveva visti solo una volta a scuola, ma non ne era rimasta tanto affascinata.
“Forse è la vicinanza” ipotizzò. Sì, di sicuro l'essere vicina ad Edward Cullen, studente arrivato alcuni mesi prima in quella minuscola scuola, era la causa del suo batticuore.
- Scusa, ma questi non sono per te... ma per tua sorella Amelia -
Bella avvampò di fronte a quelle parole che marchiavano a fuoco la figuraccia appena fatta. Poi, però, ci ragionò su.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Isabella era stesa sul letto, con la pancia in giù.
Leggeva, per l'ennesima volta, Cime Tempestose, libro che amava, e ciò si poteva ben intendere dalla sua pessima condizione, tante erano state le occasioni in cui lo aveva aperto.
Erano ormai a giugno, ma fuori continuava a diluviare. Naturalmente non era strano questo clima per Forks, ma Isabella quel giorno aveva una voglia matta di uscire, andare dalla sua migliore amica Angela e raccontarle la novità, sempre se non ne era venuta già a conoscenza, cosa molto plausibile per il piccolo paesino in cui abitavano.
Si era fidanzata con Jacob Black, di cui era cotta dalla prima media.
Era così felice che non riusciva nemmeno a concentrarsi abbastanza per leggere il libro. Decise così di chiuderlo. Si girò a pancia all'aria e rimase immobile a fissare il soffitto.
A pensare. A immaginare.
Era troppo presa nel gustarsi il film, che pian piano si stava formando nella sua testa, della sua vita con Jacob per accorgersi che la pioggia aveva smesso di cadere ed uno splendido sole aveva fatto capolino tra le nuvole.
Un fastidioso suono la riportò alla realtà.

Tick.
Tick.
Tick.


Isabella si alzò frustrata. Non riusciva a capire da dove provenisse quel rumore, poi lo vide.

Tick.

Un piccolo sassolino era stato lanciato contro la sua finestra sul cui bordo ne erano ammassati degli altri.
“Ecco la causa di quel seccante ticchettio!” pensò infervorata.

Tick.

Si accostò all'infisso irosa. “Chi sano di mente lancia dei sassi contro le finestre altrui?”
Ma non pote evitare di sorridere non appena abbassò lo sguardo.
Un damerino, vestito di tutto punto, manteneva nella mano destra, tanti palloncini a forma di cuore e nella sinistra, un mazzo di rose rosse con bigliettino incorporato.
Rise come un ebete mentre scendeva le scale di corsa. Certo, avrebbe gradito di più la sorpresa se, sotto la sua finestra, ci fosse stato Jacob, il vero e proprio artefice di tutto quello, ma non si poteva chiedere troppo alla vita.
Si avvicinò al ragazzo e, desiderosa di scoprire cosa aveva scritto il suo amato, gli strappò i fiori di mano.
- Ehm, ehm... - tossicchiò lui.
Isabella si fermò e, alzando lo sguardo, si scontrò con un paio di occhi smeraldo mozzafiato.
Li aveva visti solo una volta a scuola, ma non ne era rimasta tanto affascinata.
“Forse è la vicinanza” ipotizzò. Sì, di sicuro l'essere vicina ad Edward Cullen, studente arrivato alcuni mesi prima in quella minuscola scuola, era la causa del suo batticuore.
- Scusa, ma questi non sono per te... ma per tua sorella Amelia -
Bella avvampò di fronte a quelle parole che marchiavano a fuoco la figuraccia appena fatta. Poi, però, ci ragionò su.
- Ma io non ho sorelle – rispose piccata.
Il ragazzo la guardò sbigottito.
- Impossibile... - sussurrò – ne sei proprio sicura? Amelia Lebic – le chiese speranzoso.
Lei in tutta risposta alzò un sopracciglio scettica.
“Come se fosse possibile dimenticarsi di avere sorelle!” pensò infatti. Ma, non vedendolo ancora convinto, lo trascinò verso la porta d'ingresso, su cui faceva bella mostra una scritta: Casa Swan.
Ripresosi dallo shock momentaneo borbottò qualcosa che lei non riuscì a sentire, ma il poco che percepì le bastò a capire cosa lo tormentava.
- Quella stronza... - mormorava difatti - Scusami, è che... ieri sono uscito con questa ragazza... ma... ecco... la serata non si è conclusa bene e... e io volevo scusarmi... ma... come puoi ben notare... mi ha dato un indirizzo di casa sbagliato... - disse a voce alta rivolto a lei. Mentre parlava un lieve rossore gli aveva imporporato le gote e, con la mano libera, aveva iniziato a tormentare i suoi splendidi capelli ramati.
- Oh... non devi preoccuparti... non fa nulla – gli rispose tentando di nascondere il sorrisino divertito che le si stava formando in viso. Se non era attenta rischiava di ridere spudoratamente in faccia a quel poveretto.
Ma lui si ridestò velocemente dall'imbarazzo in cui era caduto.
- Bhe... dato che sono qui, con fiori e palloncini, che ne diresti di venire a fare un giro insieme a me? Sarebbe uno spreco buttare via questa roba, ma l'idea di regalarla a una bella ragazza come te mi alletta molto. - disse successivamente mostrandole un sorriso sghembo che le bloccò il cuore.
- Io... io non credo che sia opportuno... ora devo... devo andare, sai mio padre... ecco... dovrebbe tornare a momenti e... e io devo cucinare – balbettò a disagio.
Edward alzò i palmi in segno di resa e, indietreggiando disse: - Ok, ok... ci vediamo a scuola e... scusa per la mia irruzione -
- Ci... ci vediamo – farfugliò turbata chiudendosi la porta alle spalle.
Poggiando la schiena allo stipite della porta si lasciò andare a un sospiro lungo e rigenerante.
Con la mente lucida si accorse di aver tenuto i fiori con il bigliettino di scuse di Edward.
Presa all'improvviso da un interesse morboso aprì la lettera, sentendosi come quelle comare delle sue concittadine.

Va bene, mi hai scoperto. Non esiste nessuna Amelia Lebic, né una cena andata male.
Appena ho messo piede in quella “scuola” ti ho subito notata. Eri seduta su una panchina con in mano il libro, che poi, dalle volte che lo hai letto, ho capito essere il tuo preferito,Cime Tempestose.
Tanya Denali è arrivata tutta impettita e, senza tanti preamboli, ha dato un pugno a Mike Newton che era proprio davanti a te. Hanno suscitato gran scalpore ma tu, tu non hai alzato lo sguardo neanche un attimo*. Eri talmente concentrata... talmente bella. Ho subito pensato che dovevo conoscerti. Il colpo di grazia però è arrivato quando ho incrociato il tuo sguardo. Quegli occhi color cioccolato non potrò mai dimenticarli, li sogno ogni notte, insieme al tuo viso a forma di cuore, alla tua bocca, al tuo naso, ai tuoi capelli ondulati e perfetti, come tutto il resto.
Il succo di tutto questo discorso è che io   
credo   di amarti e, so che avrai altri mille cagnolini** al tuo seguito, ma ti chiedo, anche se non è una vera e propria dichiarazione e per questo chiedo venia per la mia vigliaccheria, di pensarci seriamente a me, a noi, perché ogni giorno io vivrei col solo intento di farti star bene, di renderti felice.
Forse posso anche togliere il “credo”.

Io ti amo. Ora la scelta sta a te.
Tuo,
Edward.


Isabella non riuscì a muoversi, ma bastò un solo pensiero per farla sbloccare.
“Devo andare da lui”
Senza pensarci di più corse fuori, fin dopo il vialetto che conduceva alla sua abitazione, ma non vide nessuno. Se n'era già andato.
Tornò indietro amareggiata, ma Edward le aveva lasciato un'altra sorpresa.
Infatti, sulla maniglia della porta erano attorcigliati tutti i palloncini a cuore e altri più piccolini che formavano la scritta: “Ti Amo”.
Un sorriso enorme le spuntò sul volto mentre, gongolante di felicità, rientrava in casa stringendo a se i palloncini e annusando le bellissime rose rosse che ancora non aveva posato.
Jacob, ormai, era solo un ricordo lontano...


Per fortuna Isabella non sentì lo schianto che poco dopo si originò oltre la siepe del suo giardino.


Edward era crollato al suolo in uno scatto di felicità.
L'aveva vista correre alla sua ricerca, sorridere contenta per i suoi regali, annusare i suoi fiori sognante.
Ma non aveva calcolato l'altezza in cui si trovava, così, sbilanciandosi troppo, era caduto rovinosamente dal ramo dell'albero su cui si era arrampicato per osservarla meglio.
Era dolorante Edward, ma non gliene importava. Anzi, senza alcun senso prese a ridere forte.
Era allegro Edward, raggiante. E non perché lei aveva sorriso, no.
Ma perché aveva fatto breccia nel cuore della sua amata.



---
*Questo pezzettino è stato ispirato da un discorso fatto da Dean a Rory in “Una mamma per amica”.
**No, l'allusione a Jacob non è casuale :).

Allora... non c'è molto da dire, penso che la storia parli da se.
Questa non è solo la mia risposta al se fossero stati tutti umani come sarebbe andata?, ma è anche la definizione del mio ragazzo ideale.
Chi non desidererebbe un ragazzo dolce e romantico?
Ma, ahimè, al mondo c'è ne son pochi.
Non disperate, però, il nostro Edward sarà sempre pronto a consolarci nel mondo dei sogni.
*Anche se Mel cerca di autoconvincersi della sua esistenza*

Vostra,
             _
M e l_

   
 
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