Bene ragazzi finalmente l’ho finita è da
parecchio che ci lavoro….beh questa è una poemfiction ;p visto che mi sono ispirata alla poesia
“Pioggia sul pineto” di D’Annunzio. È vista dagli
occhi di Ron e spero che vi piaccia. Diciamo che è il mio ritorno allo
scrivere.
La pioggia sul pineto, attimi d'amore.
Prologo
Ron, Harry ed Hermione alla ricerca degli Horcrux, braccati dai Mangiamorte sono stati costretti a passare un’estate sul Mar Mediterraneo ed ora tornati in Inghilterra si sono fermati ad Hogwarts, sede provvisoria dell’Ordine della Fenice da quando ha perso il suo fondatore. Ron e Hermione hanno, per l’ennesima, volta litigato e si trovano ora sulle soglie del bosco.
I
miei pensieri.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane;ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Fermati un attimo ad ascoltare, taci! Siamo qui sulle soglie della Foresta Proibita, noi due, finalmente soli. E tu, logicamente, mi stai sgridando magari per qualcosa che non ho fatto, non lo so, in questo momento non ti sto ascoltando, sento la pioggia che sta cominciando a cadere, ma tu no. Ho paura di ascoltarti e ritrovarmi a dirti frasi poco gentili proprio a te. Ora sto ascoltando le foglie, almeno loro forse non mi sgridano per non so che cosa, non mi trattano da idiota.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Zitta, ascolta, piove. No se ti dicessi così ti arrabbieresti ancora di più, allora alzo gli occhi. Piove da quelle nubi sopra di noi, le stesse nubi che offuscano il mio cuore ogni volta che mi tratti così, e pensare che era una bella giornata di primavera, già così bella, come sei tu. Insegui il mo sguardo e te accorgi. Chiudi gli occhi assaporando la pioggia addosso a te. Il mio cuore si riempie di ricordi.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude novella,
su la favola bella
che ieri t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Pioveva sugli arbusti questa estate, quando eravamo in fuga sul Mediterraneo, prima di ritornare qui senza aver scoperto niente. Ricordo che pioveva sulle tamerici, odoravano di salsedine, come del resto i tuoi capelli mentre ci prendevamo una pausa, e sdraiata al sole dormivi, e seduto accanto a quelle piante riarse dal sole credevo che guardarti fosse la cosa più bella del mondo, ma tu non te ne accorgevi. Oggi piove sui pini, mi appoggio allo loro ruvida corteccia, mentre i loro agli mi tormentano il viso. Ricordo ancora quella vacanza, pioveva sui mirti e mentre li fissavo tu mi raccontavi che i greci li credevano sacri a Venere, dea dell'amore. Pensandoci bene la mia Venere sei tu. Pioveva anche sulle ginestre fuori l’hotel dove stavamo con Harry, sembravano grappoli di stelle come i tuoi capelli illuminati dal sole ai miei occhi, quei capelli castani e ricci che si riempiono di riflessi simili al miele ambrato. Pioveva sui ginepri pieni di bacche che guardavamo dalla finestra, tutte piante che tu mi hai illustrato quel giorno sotto la pioggia, quando eravamo soli. Onestamente ti ascoltavo poco, ma ero perso nella tua voce. Ed ora siamo qui mentre piccole perle di un cielo lontano bagnano i nostri visi, a volte lo sai vorrei appartenere al bosco così da poterti osservare mentre studi o solamente ti rilassi appoggiata ad un tronco e poter, aiutato dal vento, sfiorarti le mani, nemmeno me ne accorgo che preso da questi pensieri te lo sto veramente sfiorando, chiudo gli occhi so che mi arriverà uno schiaffo ma non succede, io continuo a tenerti le mani e tu non ti arrabbi, mi sembra un sogno. Apro gli occhi, i tuoi vestiti leggeri si sono inzuppati e la camicia si è attaccata sulla tua pelle. Mi imbarazza guardarti, così i miei pensieri scivolano via come le gocce di pioggia e mi chiedo se nell’anima tua tu ti sia mai illusa di amarmi, come ora mi illudo io, ma forse non è così ed è la realtà. Ti amo Hermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
La senti la pioggia sulle piante? È una musica leggera, che varia, tante note come quelle di un pianoforte, di una musica d’amore che ti vorrei suonare, ma so che non ne sarei capace. Mi avvicino un po’ a te, ti tengo angora le mani. Tu non mi stai guardando. Tieni gli occhi chiusi e ascolti, siamo in silenzio, le parole rovinerebbero tutto. Siamo io e te e la foresta. E così mi illudo Hermione, mi illudo di poterti amare in tanti modi, in tante note, come la pioggia ama le foglie. Sei la mia pioggia Hermione, dolcissima e silenziosa oppure forte e decisa, ma io creatura di questa terra non potrei vivere senza di te, non mi ero mai reso conto di essere così poetico… ma forse è l’amore che mi ispira.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che pianto australe
non impaura
né il ciel cenerino.
Le ricordo e le ricordi anche tu vero? Le cicale, quella volta sulla spioggia unirono i loro violini si univano alla melodia. Le cicale non hanno paura della pioggia ne delle nubi. Come noi che ci amiamo qui senza paura del dolore e dei problemi, delle ombre che percorrono la nostra strada. Finché sarò con te Hermione potrei camminare in eterno, mi dai la forza di vivere, non posso dire di amarti da morire, è triste detto così, piuttosto…vorrei trovare le parole per potertelo dire… ma come “Ti amo da vivere Hermione” così andrebbe bene, ma quando? Ho paura di rovinare tutto resto ancora in silenzio. I appoggio una mano sulla spalla facendoti avvicinare a me, vorrei restare così per sempre.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
Tutto sotto la pioggia ha dei suoni diversi come strumenti diversi, suonati dalla pioggia. Come le parole diverse che ti vorrei dire ma guidate da una sola melodia: l’amore.
E immersi
noi siam nello
spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
E siamo immersi nella foresta, tanto che mi illudo di esserne uno spirito io stesso, stiamo vivendo della vita degli alberi. E viviamo così uniti al bosco custode dei miei pensieri, di quei pensieri che no ti direi mai, credo penseresti che mi sia bevuto quel poco di cervello che ho.
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Non controllo più le mie azioni, sto passando troppo tempo a pensare e il mio cuore a preso il controllo dei miei movimenti, ti sfioro una guancia e ti alzo il viso. Mentre ti accarezzo la guancia, scorso il sorriso che tu mi regali, e la pioggia ce inonda i tuoi delicati lineamenti scivolano leggeri come sulle foglie. Vorrei baciarti, assaporare l’odore dei tuoi capelli e scoprire se hanno lo stesso profumo delle ginestre. Tu non sei reale vero? Dolce spirito del bosco di cui mi sono innamorato, ninfa delicata chiamata Hermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Ascoltavamo in silenzio il canto della cicale che cresceva ad ogni istanti e si mescola ad un altro più roco dall’ombra della foresta. Hermione su queste note nella mia testa ti canterei una canzone, su queste note vorrei dirti tante parole. Vorrei dirti che se fossimo ancora in quell’estate, se fossimo ancora su quella spiaggia o va bene anche qui ti amerei per sempre.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Solo una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Il canto si spegne tremante nella mia testa. Facendomi ricordare che non siamo in estate, non siamo in spiagge lontane. Qui non ci sono le cicale né il rospo lontano. Ma è il mio cuore che canta, amandoti, portando avanti quel attimo che in estate era andato perduto, quel emozione che in me però non si è spenta. Vorrei poter riaver indietro quel attimo Hermione
Non s'ode voce del mare
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Qui non si sente la voce del mare, non siamo sulla sua riva, si sente solo il rumore della pioggia scrosciare sulle foglie e sul castello abbandonato. Ma eppure nella mia mente e spero nella tua risento le note di un tempo poiché il mio cuore rapito in quel istante si è finalmente ricongiunto al tuo.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Qui non c’è il romantico canto delle cicale, solo una rana lontana canta nella pioggia ma non ci penso più mentre guardo la pioggia cadere, sulle tue ciglia. Incatenato ai tuoi occhi di cerbiatta. Quanto ti amo Hermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
Piove sulle tue ciglia così mi sembra che tu pianga, un nodo al cuore, ma poi guardandoti bene scopro non è così, sorridi e nei tuoi occhi c’è una luce che non vi ho mai visto brillare; e nella mia mente non ti vedo più pallida ma come uscita da un tronco, come una ninfa. Uno spirito del bosco nato dal mio amore.
E tutta la vita è in noi fresca,
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
In noi la vita è giovane, profumata, come la primavera, abbiamo molti anni ancora, qualcuno dice che siamo ancora bambini nonostante le nostre azioni. E forse lo sono davvero a star qui sotto la pioggia senza aprir nemmeno bocca, ma il cuore mi batte nel petto e mi impedisce di parlare, batte con le note di un amore, ma non infantile come me, ma maturo, vero, dolce. I tuoi occhi, o i tuoi occhi sono stupendi, sono sorgenti di miele tra l'erba e i tuoi denti bianchi come mandorle acerbe, come quelle che insieme ai miei fratelli abbiamo mangiato la scorsa estate, quando tutto ancora sembrava innocente, quando noi non eravamo nè grandi né piccoli, quando avevamo ancora l’illusione di vivere in pace. Ti sto mangiando con gli occhi Hermione, vorrei amarti veramente, apertamente e non solo nella mia testa, perché sono così dannatamente stupido?
E andiam di fratta
in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor
rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
Ed infine ecco quello che temevo, l’incantesimo si è rotto e tu ti sei accorta della mia vicinanza e con un impeto scappi nella foresta. Ti inseguo, sono stato uno stupido avrei potuto dirtelo finalmente e invece? Ti ho lasciata scappare. Mi avvicino un po’ più a te ma tu acceleri e ti allontani e così facendo le piante ci graffiano e ci bloccano caviglie e ginocchi, ma dove corri? Io ti seguirò comunque, dovunque tu andrai.
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude
o Ermione.
E continua a piovere anche quando finalmente riesco a raggiungerti, e ti prendo la mano, mi guardi, sorridi. Temevo mi avresti tirato uno schiaffo. Tremi un po’, non so cos’è che mi guida ma io ti abbraccio. Le nostre camice sono attaccate alla pelle. Sentirti così vicina a me, anche se solo fisicamente, continuo a credere infatti che mi tirerai uno schiaffo, mi riempie il cuore di gioia. Me le sto lasciando scivolare tra le labbra quelle parole, ma tu mi anticipi “Ti amo Ronald…” un sussurro. Ti abbraccio più forte, fino a chinarmi verso la tua orecchia. “Ti amo Hermione”. L’ho detto e ne sono convinto, non mi importa il dolore, ti amo, ti amo e ti amo mille volte ancora. Non è un’illusione so che durerà per sempre. E così per suggellare questa promessa ti bacio e tu rispondi. Non ho mai amato i giorni di pioggia, ora mi ricorderanno sempre oggi e sempre le tue labbra e sempre il nostro amore.