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Autore: misslittlesun95    18/06/2011    2 recensioni
Breve OS "musicale" su Irene e Alessandro. Studenti liceali si incontrano e si amano, ma il giorno del 4° anniversario degli attentati di Madrid (11-3-04) qualcosa distrugge la loro felicità. Titolo della canzone; jueves 11 de marzo - La oreja de VanGhoh
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Ma che cazzo! E prendila 'sta metro di merda Alessà!- La voce di Raf era furibonda. Lo aveva fatto di nuovo. Ancora. Alessandro, il suo compagno di classe, di banco, di calcio, di merende e chi più ne ha più ne metta lo aveva solo alla metro per prendere l'autobus. A dire la verità non lo aveva fatto quel giorno, ma lo avrebbe fatto la mattina dopo. Solo per lei. Si chiamava Irene, un nome che vuol dire pace. E Alessandro la pace l'aveva trovato. Ma anche l'incazzatura dei suoi amici migliori, Luca e Raffaele. Irene questo problema non lo aveva, le sue amiche vivevano in un'altra zona di Roma. Si chiamavano Anna ed Elena, e si erano conosciute tutte e tre a scuola. Poi in autobus Ale e Irene si erano conosciti, e innamorati.

Si fuera más guapa y un poco más lista, 
Si fuera especial, si fuera de revista, 
Tendría el valor de cruzar el vagón 
Y preguntarte quién eres.

 

Irene ci aveva messo parecchio a chiedere il suo nome ad Alessandro. Lei aveva i complessi, si credeva brutta. Ovviamente oltre a quello credeva anche che le sue amiche fossero mille volte più belle di lei. Succede spesso quando si hanno quindici o sedici anni e si pensa che la propria vita vada male, malissimo.
Avevano cominciato a vedersi sull'autobus a ottobre, un giorno che la metro faceva sciopero ma i mezzi in superficie funzionavano, e lui aveva subito capito che quella ragazza aveva qualcosa di speciale. E per quello lui discuteva sempre con i suoi amici, che lo volevano con loro, quando invece lui voleva solo Irene.

Te sientas enfrente y ni te imaginas 
Que llevo por ti mi falda más bonita, 
Y al verte lanzar un bostezo al cristal 
Se inundan mis pupilas. 

Per lei, invece, la situazione era diversa. Le sue amiche erano convinte che questo ragazzo di cui lei parlava sempre la amasse, ma lei e le sue paturnie non ci credevano. Anzi, notava sempre che lui volgeva lo sguardo altrove quando lei cercava di guardarlo. Irene ci soffriva tanto di quella situazione, tanto che i suoi voti a scuola erano calati e i genitori avevano paura che avesse cominciato a drogarsi anche lei come la sorella. Poi gli aveva accennato del fatto che si fosse fidanzata e le cose erano andate un po' meglio, almeno a casa.
 

De pronto me miras, te miro y suspiras, 
Yo cierro los ojos tu apartas la vista, 
Apenas respiro me hago pequeñita 
Y me pongo a temblar. 

 

Ogni giorno lo guardava e si immaginava una vita con lui. Si immaginava di poterlo abbracciare e baciare a suo piacimento, si immaginava di andare con lui al cinema. Ma appena incontrava il suo sguardo capiva che non lo avrebbe mai avuto, che lui apparteneva ad un altro mondo.
Anche la notte lo sognava, ed erano sogni così veri che le parevano la realtà.


 

Y así pasan los días de lunes a viernes, 
Como las golondrinas del poema de Becquer, 
De estación a estación, 
En frente tu y yo va y viene el silencio. 


 

Ogni giorno, tutta la settimana, quell'incontro fatale faceva sorridere i due giovani. Poche parole si erano scambiati da quando si conoscevano, così poche che parevano quasi inutili, futili, vane. L'amore non ha parole, ti colpisce e se ne va senza domandare, chiedere o aspettare. Si sarebbero persi, un giorno. Persi per sempre perché non si erano tenuti stretti quando potevano. Si sarebbero persi ma non si sarebbero mai dimenticati. Perché quello era il vero amore, quello che cantavano i cantanti e scrivevano in versi i poeti. L'amore non era il sesso di cui gli altri ragazzi si vantavano, l'amore era l'idea di avere qualcuno che ti aspettava, che ti cercava, che anche solo con lo sguardo ti seguiva. Come Alessandro faceva con la ragazza quando lei scendeva dall'autobus, sperando che nessuna macchina investisse quella giovane, che era tanto speciale quanto sbadata.
 


De pronto me miras, te miro y suspiras, 
Yo cierro los ojos tu apartas la vista, 
Apenas respiro me hago pequeñita 
Y me pongo a temblar. 

 


Alessandro era timido, per quello non le parlava mai. Era timido per la prima volta nella sua vita. Aveva paura che parlando l'avrebbe persa, che per lei non ci sarebbe mai stata la possibilità di mettersi insieme. Infondo lei stava sempre china sui libri, durante la corsa. Ripassava la lezione della prima ora, studiava quello che non aveva studiato la sera prima. E non lo aveva studiato perché pensava a lui. Ma questo, Alessandro, non lo sapeva. E non lo avrebbe mai immaginato, da solo.
 


Y entonces ocurre, despiertan mis labios, 
Pronuncian tu nombre tartamudeando, 
Supongo que piensas que chica mas tonta, 
Y me quiero morir. 

 

Quella mattina Irene lo aveva chiamato. Era l'11 marzo del 2008, quattro anni dagli attentati ai treni di Madrid. Irene aveva passato la sera prima a studiare per non pensare a lui, e quello fu il risultato. Disse il suo nome come se niente fosse, solo perché le piaceva. Tremava mentre parlava, e lo sguardo che Alessandro le rivolse le fece comprendere che aveva appena fatto una cazzata. Avrebbe cercato un nuovo modo per andare a scuola dalla mattina dopo, poco ma sicuro. In pochi mesi sia lui che lei si sarebbero scordati tutti, e probabilmente non si sarebbero mai più rivisti in vita loro.
 

Pero el tiempo se para, 
Te acercas diciendo, 
“Yo aun no te conozco y ya te echaba de menos”, 
Cada mañana rechazo el directo y elijo este tren. 

 

Ma lui poi le aveva risposto, le aveva raccontato delle litigate con gli amici per quella sua ossessione, quella di prendere l'autobus per vederla. Le aveva detto che la amava e che non avrebbe mai fatto a meno di lei. Perdeva tempo la mattina per vederla, la seguiva con gli occhi fino a che poteva quando scendeva, sentiva la sua mancanza quando non si vedevano la mattina in pullman. Alessandro si era innamorato, e si era innamorato proprio di lei che lo ricambiava. Tutto stava andando bene, la fortuna aveva cominciato a togliersi le bende dagli occhi e indicare i due giovani con lo sguardo.


Y ya estamos llegando, mi vida ha cambiado, 
Un día especial este 11 de marzo, 
Me tomas la mano, llegamos a un túnel 
Que apaga la luz. 

 

Dopo mesi ce l'avevano fatta, si erano dichiarati. 11 – 03 – 2008, il mondo aveva cominciato a sorridere per Irene Valli ed Alessandro Berti. Il mondo si dipingeva di nuovi colori, la primavera era sbocciata in anticipo, in un autobus.
Era stato solo un brusco rumore a distoglierli da quel sogno ad occhi aperti. Irene teneva la mano a lui mentre tutto intorno esplodeva come in un film americano. Roma si era dipinta di rosso, il rosso di una bomba e del sangue che essa lasciava.

 

Te encuentro la cara gracias a mis manos, me vuelvo valiente y te beso en los labios, dices que me quieres y yo te regalo el último soplo de mi corazón 

Irene lo cercò nel casino di quell'attentato, o di ciò che era stato. Debole per le ferite aveva tentanto di accarezzarlo, ma forse per la gravità della situazione si era spinta oltre e lo aveva baciato. Intorno a lei tutto perdeva colore, forma, dimensione. Alessandro le disse “ti amo” come se fosse stata davvero l'ultima volta. E forse lo era. Irene respirò per replicare ma non ce la fece. Lentamente il suo cuore smise di battere. Piano piano anche i rumori si fecero lontani. Tentò con le sue ultime forze di rispondere al suo “ti amo” ma poté regalargli solo un battito, il battito del suo cuore.
Quel cuore che non rimase danneggiato, e pochi giorni dopo si ritrovò nel petto di Alessandro, che aveva nuova vita. Una vita con dentro lei.

   
 
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