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Autore: AvevoSolo14Anni    18/06/2011    1 recensioni
One-shot basata sulla meravigliosa storia "Dalton" di CP Coulter.
Personaggi: Julian Larson, Logan Wright, Derek Seigerson (e riferimenti ad Adam Clavell).
SPOILER per chi ha letto solo i capitoli che sono stati tradotti in italiano!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Welcome To Warblerland'
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Titolo: Nightmares
Fandom: Glee
Personaggi: Julian Larson, Logan Wright, Derek Seigerson (e riferimenti ad Adam Clavell)
Genere: Sentimentale, Generale
Raiting: Verde
Note: Salve! Mamma mia, è più di un mese che non scrivo e me ne esco con questa... cosa qua. E di chi potevo scrivere se non del meraviglioso trio Stuart? E forse è una Jogan. Non so. Be', vedrete. Fatto sta che adoro quei tre e quello che li lega, quindi ho voluto scriverci sopra. La storia è ambientata intorno ai capitoli 24-25. Spero vi piaccia! P.S. Se ci sono errori, tenero conto che l'ho scritta a notte fonda. P.P.S. Come tutte le mie altre storie su Dalton è dedicata alla cara, pazza Sandra. <3


Nightmares
 

 
 
Passi alle mie spalle che mi seguono, ombre veloci che mi sfilano attorno.
 
Julian si rigirò nel letto strizzando gli occhi e appallottolandosi su sé stesso.
 
I passi si avvicinano, ma non riesco a capire da dove vengono ora. Questi dannati corridoi sembrano un labirinto. Inizio a correre.
 
Il giovane attore si rigirò nel letto, l’espressione sempre più turbata.
 
Finalmente l’uscita di fronte a me. Aumento ancora la velocità della mia corsa. Da fuori entra un po’ più di luce e arriva un’aria fresca: la mia salvezza.
Raggiungo l’uscio e non appena metto a fuoco la scena di fronte a me le mie gambe frenano all’improvviso come quelle di un cervo spaventato. Non può succedere di nuovo.
 
Julian si girò ancora, mugugnò e distese le gambe. Rabbrividì.
 
Il sangue è ovunque. Petali di rosa. Al centro, la mia foto mutilata cosparsa da altro sangue.
 
Il suo respiro accelerò.
 
Una risata bassa mentre una figura scura esce dalle tenebre. È il responsabile di tutto questo, lo so. Mi viene incontro e io non posso far altro che indietreggiare di nuovo verso la scuola. Sono in suo potere, e lui mi vuole intrappolato qui. Perché? Perché non sono più nemmeno libero di scappare? Mi volto e ricomincio a correre negli infiniti corridoi: adesso tutto è cosparso di sangue. E, chissà come, so che presto saranno pieni anche del mio.
 
Julian urlò, dimenandosi in preda al terrore. Il sogno era così vivido, così reale. Sarebbe bello poter capire quando si sta solo sognando e quando invece si vive la realtà. Sarebbe ancor più bello poter svegliarsi a piacimento.
E, dato che non poteva ridestarsi da solo, le due braccia forti che gli afferrarono le spalle furono una vera manna dal cielo.
“Julian? Mi senti? Julian, svegliati!”, una voce si fece strada nella testa dalla star, riportandolo alla realtà.
Gemette ancora, non poté evitarselo, e sentì delle lacrime scorrergli sul viso.
“Calmati, Jules, era solo un incubo. Va tutto bene.”
Le stesse braccia che lo avevano salvato da quella lunga sofferenza lo avvicinarono ad un corpo caldo, e Julian si perse in quell’abbraccio. Singhiozzava ancora ma tutto lentamente lo stava calmando – l’odore, il calore, la familiarità di quella stretta.
“Logan”, sussurrò con voce spezzata, in parte disperata, odiandosi un po’: non voleva che lo vedesse ridotto così.
“Shhh, va tutto bene. Tranquillo”, gli mormorò il biondo all’orecchio, stringendolo ancora più stretto e appoggiando la testa sulla sua, mentre una sua mano gli teneva la schiena e l’altra gli accarezzava i capelli scuri.
Julian annuì contro il suo collo, cercando di controllare il suo respiro. Aveva fatto così tante volte quel sogno, in quest’ultimo periodo, che ormai avrebbe dovuto esserci abituato: invece ogni volta lo terrorizzava più della precedente.
Quando il suo cuore tornò a battere ad un ritmo meno frenetico, una domanda si affacciò alla sua mente. “Che ci fai qui nel bel mezzo della notte?”, biascicò.
Logan mollò la presa per poterlo guardare in faccia e sorrise lievemente. “Io e Derek abbiamo deciso di dormire qui a turni per controllarti. Sai, lui è stufo di dover correre ogni notte da te, svegliato dalle tue urla. Così è un po’ più semplice, e magari gli altri Stuart ti odieranno di meno se non li svegli di continuo.”
L’altro rimase un po’ spiazzato: in tutta onestà non credeva che Logan potesse essere così premuroso da dormire lì per svegliarlo ogni qualvolta avesse un incubo.
“Scusa per averci messo così tanto a svegliarti. Lo ammetto, mi sono addormentato”, continuò quello, facendo un altro sorrisetto.
Julian adocchiò il divano che c’era nella sua stanza, notando una coperta e dei libri scolastici non suoi. “Ah… grazie.”
Logan scrollò le spalle.
Rimasero per alcuni istanti in silenzio. Fu il prefetto a spezzarlo. “Dovresti riprovare a dormire. Le occhiaie non ti donano.”
Julian annuì, guardando il letto timoroso. Preferiva morire di sonno piuttosto che tornare nei suoi incubi. Si sentiva così sciocco a pensare una cosa del genere: i sogni non potevano fargli del male sul serio. Torturarlo psicologicamente, certo, ma non fargli del male. Probabilmente era proprio ciò che voleva il suo stalker: sfinirlo. Ed lui odiava, odiava, il modo in cui ci stava riuscendo. Sembrava quasi che lo stesse lasciando vincere.
Non voleva fare mai più quell’incubo.
Si distese esitante sul letto, alzando poi lo sguardo su Logan, che lo stava guardando lievemente preoccupato.
Julian si morse un labbro e fece un respiro profondo. È meglio essere umiliati dallo stalker o fare il debole di fronte a Logan?, si domandò. Non era poi così certo della risposta, ma tentò ugualmente. “Puoi… puoi…”
“Sì.”
E senza aggiungere nient’altro, quasi come se gli avesse letto nel pensiero, Logan si distese al suo fianco e si infilò sotto le coperte. Poi, facendosi ancora più vicino nello spazio ristretto, prese Julian e lo avvicinò, facendolo sdraiare quasi completamente sopra di sé. La testa del moro era sulla sua spalla, mentre lui gli circondava il busto con entrambe le braccia.
“Dormi”, mormorò Logan, chiudendo poi a sua volta gli occhi.
Julian rimase paralizzato per qualche istante. Le sue guance bruciavano e molto probabilmente era arrossito. Il suo cuore ora batteva all’impazzata per motivi completamente differenti. Inspirò forte, godendosi l’essenza di Logan che lo circondava, e poi si rilassò completamente contro il biondo, abbandonandosi ad un sonno decisamente più tranquillo.
 
La mattina dopo, Derek vagava per i corridoi del dormitorio Stuart alla ricerca dei suoi due amici. Era tardi, per la miseria, dove diavolo si erano cacciati?
La stanza di Logan era deserta, così si incamminò verso quella di Julian. Non potevano essere altrove.
Entrò senza bussare, già pronto ad urlare a quelle due zucche vuote quanto fossero in ritardo, ma rimase di ghiaccio quando vide la scena di fronte a sé. Onestamente, non pensava che fossero ancora addormentati, ma invece era proprio così: i due ragazzi erano abbracciati saldamente l’uno all’altro, le loro gambe intrecciate si potevano vedere a tratti da sotto il lenzuolo mezzo buttato giù dal letto, e respiravano profondamente con le espressioni più pacifiche che gli avesse mai visto addosso.
Derek sbuffò e scosse la testa, poi uscì silenziosamente dalla stanza, richiudendo la porta dietro di sé e appoggiandosi ad essa.
Quei due scemi riceveranno un bel po’ di sgridate domani, pensò. Ma infondo Julian non dorme sul serio da Dio-solo-sa-quando.
Poi fissò il pavimento, ripensando a come erano i suoi due migliori amici in quel momento e a soli pochi passi da lui, e non riuscì ad evitare che un sorriso vagamente paterno e orgoglioso gli fiorisse sulle labbra. Sono così schifosamente… giusti.
Poi ridestandosi corse via, non volendo fare ritardo lui stesso alle lezioni mattutine.
 

  
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