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Autore: Katia R    18/06/2011    1 recensioni
DATA PUBBLICAZIONE: 11 settembre 2010.
Erano passati mesi, finalmente tutti i fantasmi del passato di Luca erano scomparsi. Beh, quasi tutti. Ancora alcuni aleggiavano nella sua testa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucanna\\Non saremo mai roba vecchia TITOLO: "Non saremo mai roba vecchia".
AUTORE: 
Katia R.
DATA FINE:
11 settembre 2010.
PERSONAGGI:
 Luca\...
Premessa: 
Ho scritto questa shot dalla mattina del 10 settembre alla sera dell'11 settembre xD
L'ispirazione l'avevo avuta qualche giorno prima, e visto che l'idea a Sara e Cri [due amiche mie] è piaciuta, ho deciso di scriverla...
Riscrivo le dediche:
A Sara: la mia Gothen, che mi ha minacciata [con l'onda energetica ù.ù xD] dicendomi che se non la scrivevo veniva a picchiarmi.
A Cricchia: la mia sorellona Cricchiola xD con la quale ormai, anche se ci scriviamo "ciao" ridiamo come mongole, ma va beh, tutto normale xD
A Daniela: l'altra mia sorellona, perché mi ha aiutata a scegliere un nome xD anche se il suo cellulare a volte fa i capricci : P
A Marty: l'altra mia sorellona, perché così le faccio capire che non ho intenzione di scrivere quella shot che pensava lei ù.ù.
Ad Arby: la mia Pepi Ultra-White DDDD Sota, perché mi manca tantissimo e non vedo l'ora che la sua connessione si riprenda.
Ad Ory: che ultimamente non sta bene e spero si riprenda presto <3
A Wendy: la mia Shade, che finalmente abbiamo trovato un'altra fiction da commentare insieme! xD
A Barby: alla mia Rocchina *-*, che mi manca tantissimo ma che penso spesso <3
E... Al resto delle ragazze che mi seguono sempre <3 : )
Molti mi hanno ricordato che il finale ricorda una scena di Marco ed Eva de "I Cesaroni", ma io non avevo tenuto conto di quello, ma di altro xD dettagli... spero vi piaccia!



Non saremo mai roba vecchia


Erano passati mesi, finalmente tutti i fantasmi del passato di Luca erano scomparsi. Beh, quasi tutti. Ancora alcuni aleggiavano nella sua testa.
Viola era lì accanto a lui, mentre l’aiutava a caricare le valigie in auto.
-Mamma, andiamo?- Viola si girò e sorrise -Si, tesoro, aspettami in macchina. Arrivo subito!- disse per poi incrociare lo sguardo con quello di Luca. Si avvicinò e gli sfiorò le labbra con le sue, per poi allontanarsi subito -Grazie Luca. Per tutto! Non credo che ce l’avrei mai fatta senza di te in questi ultimi mesi- disse sorridendo commossa. Lui l’abbracciò e le accarezzò i capelli -Sai, Viola… Sei una donna fantastica e…- si staccò -Sono sicuro che Remo vi proteggerà sempre. Vi ha sempre amato e non vi lascerà adesso- disse mentre lei iniziò a piangere -Sarà difficile andare avanti senza di lui- ammise lei mentre Luca l’accolse in un altro abbraccio. Lei si staccò pochi secondi dopo e sorrise -Sai, credevo che alla fine tra me e te potesse succedere qualcosa. Forse ci ho anche sperato, ma… Tu hai ancora un fantasma nel tuo passato. E non potrai mai rifarti una vita se non prima lo scacci…- Luca ritornò serio e deviò lo sguardo su un altro punto, un qualsiasi punto, per non guardare Viola negli occhi. Sapeva che quello che diceva era vero, e faceva male. Maledettamente male. Ma non sapeva se avrebbe realmente rivisto più quel suo fantasma e sinceramente non ne aveva molta voglia.
-Luca, parlale- disse Viola accennando un sorriso sincero. Luca scosse la testa -No. Lei mi ha fatto capire che non vuole più saperne. Aspetta un bambino da un uomo che ama veramente e…- sospirò e sorrise tristemente -È felice. E io non voglio renderla infelice ancora una volta. È meglio che scompaia dalla sua vita. Per sempre- disse deglutendo un paio di volte, trattenendo a stento le lacrime. Era un pensiero giusto, si ripeteva, ma allora… perché faceva così male?
-Ma alla tua felicità non ci pensi, Luca?- chiese la donna seriamente inchiodando il suo sguardo al suo -Puoi avere tutto, Luca- disse sincera -Ma tu vuoi lei. E forse se le parli una volta per tutte, poi te la levi dalla testa e starai bene!- esclamò accarezzandogli una guancia -Ti conosco da tanto e sarebbe inutile dirti che quando ti ho rivisto è stato un colpo al cuore. Non mi sono pentita della scelta che ho fatto, però. Amavo Remo e lui amava me. Io e te eravamo troppo diversi per stare insieme…- disse sorridendo dolcemente. Lui ricambiò il sorriso -Mentirei se non ti dicessi che anche per me è stato un colpo al cuore rivederti. Ero talmente arrabbiato con Anna che…- si fermò quando si accorse che pronunciare quel nome gli faceva bloccare il respiro e la gola bruciava al suo suono -Che ho voluto provare come sarebbe stata una nuova vita senza di lei. Ma mi sono accorto, anche quando ti ho baciata, che avrei voluto lei. Perché la mia vita senza lei è niente. Non ha senso- disse mentre la gola era arsa per il groppo che gli si era formato.
-Perché non provi a dirle a lei queste parole?- Luca sorrise amaramente -Perché non voglio rovinarle la vita- disse flebilmente.
-Cazzate, Luca! Ti ha lasciato con una misera lettera in cui ti diceva chiaro e tondo che si è rifatta una vita! Così la vita l’ha rovinata a te e continuerà a farlo se tu non ci metti una pietra sopra!- esclamò decisa. Luca abbassò lo sguardo e sospirò.
-Mamma!? Andiamo? Mi sto seccando!- esclamò il piccolo affacciandosi dal finestrino. Viola si voltò verso di lui e sorrise -Si, tesoro. Arrivo!- poi si girò verso Luca -Nel nome della nostra vecchia amicizia, Luca, promettimi che andrai da lei. Che le parlerai- disse dolcemente. Luca scosse la testa -No, non posso promettertelo, Viola. È troppo importante per me e se la sua felicità vuol dire stare lontano da me, allora è meglio così. È meglio che non ci sentiamo più. È meglio che le nostre strade si dividano per sempre!- disse deciso. Viola scosse la testa sorridendo amaramente -È meglio per chi, Luca? Per lei o per te? Non aveva alcun diritto di mollarti così, con una lettera, senza richiamarti neanche una volta! Non aveva alcun diritto di chiuderti la porta in faccia dopo tutto quello che tu hai fatto per lei! Se lei adesso è dov’è, con questa voglia di vivere, di farsi una famiglia, lo deve a te!- aveva alzato un po’ la voce -Non conosco Anna, ma se è stata davvero così stronza da buttarti fuori dalla sua vita dopo tutto quello che tu hai fatto per lei, allora forse è meglio che non l’ho conosciuta!-
-Ha solo pensato a se stessa, va bene così- disse lui annuendo.
-No che non va bene così, Luca!- prese un bel respiro -Tu le hai dato la forza di rifarsi una vita! Tu l’hai aiutata a formarsi, l’hai aiutata a diventare donna! Me l’hai detto quello che hai fatto per lei, Luca! Non l’avrebbe fatto chiunque!-
-Ma io non mi pento di ciò che ho fatto per lei! E non glielo rinfaccerei mai, questo!- esclamò.
-Chi ti dice di farlo? Devi solo farle capire che dopo tutto quello che c’è stato tra voi due, dopo tutto quello che avete passato… non doveva finire così! E magari la chiuderete una volta per tutte, o chi lo sa, stabilirete nuovamente un rapporto! Non mollare, Luca. Non l’hai mai fatto, non farlo proprio adesso. La tua vita è nelle tue mani adesso. Non lasciare che qualcun altro scelga per te…- disse Viola sorridendo dolcemente. Luca annuì e l’attirò nuovamente in un caloroso abbraccio, che durò un paio di secondi.
-Mamma!? Uffa!- esclamò il figlio seccato. Viola e Luca si staccarono e risero -Mi sa che è meglio che vada!- esclamò la donna.
-Già! Mi sa anche a me- e sorrise -Grazie Viola per quello che mi hai detto!- lei gli fece un’ultima carezza per poi allontanarsi e raggiungere l’auto -Luca!? Fammi sapere, sai l’indirizzo, quindi scrivimi quando vuoi!- esclamò sorridente, salendo in auto.
-Ciao, Viola- disse piano, in un sussurro. Viola partì e guardò Luca dallo specchietto e sospirando disse -Addio, Luca- e girò a destra mentre l’immagine di Luca scomparse.

-Oh, Luca! Proprio te cercavo!- esclamò la Corsi, sorridente, appena lo vide entrare. Luca si fermò di colpo -Che succede?- chiese.
-Eh niente, io tra un po’ parto. Ritorno a Palermo- disse con un po’ di tristezza.
-Cos’è questa faccia? Non sei felice di riprendere il tuo vecchio lavoro?-
-Insomma. È che quando torni qui, capisci che c’è un legame troppo forte con il Decimo e ti è difficile staccarti!-
-Hai provato a chiedere il trasferimento qui a Roma? Saresti vicino a noi, così!- esclamò lui sorridente.
-Ci ho pensato, sai!? Solo che volevo prima parlartene- disse sincera. Luca le mise un braccio intorno alle spalle -E allora andiamo nel mio ufficio!-
Chiuse la porta alle sue spalle mentre Giulia si sedeva sulla poltroncina. Luca si tolse la giacca, ma gli cadde il portafogli e il contenuto si sparse in giro. Si chinò, seguito da Giulia. La donna prese tra le mani due foto, una ritraeva Luca, Viola e il bambino, mentre l’altra era quella che più colpiva Giulia: Luca e Anna abbracciati, sorridenti. Luca gliela prese dalle mani e sorrise -L’abbiamo scattata il giorno dopo che ho tolto la fascia per la ferita che mi aveva fatto Flaviano. Eravamo felici…- disse con un sorriso malinconico stampato in volto. Giulia notò ogni sfumatura della sua voce, della sua espressione, e capì che per Luca non dev’essere stato facile accettare la rottura del rapporto con Anna. Guardò nuovamente la foto con Luca, Viola e il bambino e capì cosa poteva essere adesso Luca. Aveva due scelte. E chissà perché, lui avrebbe sempre scelto lei.
-Viola vuole che le vada a parlare…- disse flebilmente continuando a guardare la foto -Ma non ce la faccio a guardarla negli occhi. Dovrei odiarla, Giulia! Invece…- deglutì non riuscendo a continuare.
-Forse è l’ora di ammetterlo, Luca. L’hanno capito tutti- disse appoggiando una mano sul suo braccio. Lui si rialzò e posò le foto all’interno del portafogli.
-Ho provato con tutto me stesso a dimenticarla. Ma è impossibile! Mi dicevo “odiala per quello che ti ha fatto”. Ma non riuscivo ad odiarla, perché ogni volta che stavo per riuscirci, capivo che l’amavo troppo!- ammise, finalmente, ad alta voce e rise a questa frase -Anche ora, Giulia. Potevo scegliere di andare via con Viola e il bambino, ma ho scelto ancora una volta lei. E sceglierò sempre lei, perché la amo!- disse sempre più convinto, liberandosi di un peso enorme -La amo più della mia stessa vita e se devo lasciarla stare, ok! Voglio che sia felice!- annuì con un groppo in gola. Giulia si alzò e lo abbracciò sorridente -Non devi dirle a me queste cose- disse dolcemente.
-Ma non posso dirle neanche a lei- disse lui tristemente -Ha una sua vita, adesso. E mi ha escluso…-
-Luca, se ama quell’uomo, se ti vuole escludere dalla sua vita, ok! Ma intanto tu devi dirle ciò che provi, ciò che senti! E se la sua scelta rimane la stessa, allora chiudete una volta per tutte!-
-È la stessa cosa che mi ha detto Viola!-
-E allora vedi?- disse Giulia -Vai da lei! Io per ripagarti di tutto andrò alla sede centrale per chiedere il trasferimento- disse lei dolcemente. Luca l’abbracciò di nuovo -Sarà bello riaverti qua!- esclamò.
-Già, ma io adesso ti voglio fuori di qui! Vai di corsa all’aeroporto e non rompere l’anima!- esclamò con finto tono autoritario. Lui rise, afferrò la giacca e corse veloce verso l’aeroporto. Stava partendo per raggiungere Anna, per mettere le cose in chiaro, una volta per tutte, come ha detto Viola.
Il primo aereo disponibile per Trieste sarebbe stato tra un’ ora. Per Luca sembrava un tempo interminabile, ma decise ugualmente di sedersi e aspettare. Intorno a lui coppie felici pronte a partire verso una qualsiasi meta. Bambini che schiamazzavano e non ascoltavano i rimproveri di genitori. E poi c’era chi stava come lui. Seduto, a guardarsi intorno, aspettando di prendere quel dannato volo.

E nel frattempo, una giovane donna si ritrovava sul divano, urlando per il dolore, con accanto la sua migliore amica che correva avanti e indietro per casa cercando le cose da portare via.
-Cazzo, sbrigati! Sto partorendo sul divano!- esclamò la giovane donna.
-Ehm, si tesoro! Ho preso tutto credo! Ho chiamato anche Erica, così…-
-Non me ne frega un cacchio! Portami in ospedale!- urlò in preda al dolore.
-Annina, tesoro, calmati!-
-Elena, se provassi almeno un po’ del mio dolore non mi diresti di stare calma!-urlò rialzandosi con l’aiuto dell’amica.
Margherita, la portinaia, sentendo le urla salì di corsa le scale, trovando le donne sul pianerottolo.
-Oddio, che succede?-
-Non è evidente!?- urlò Anna fulminandola con lo sguardo.
-Ehm, avete chiamato l’ambulanza?- chiese la ragazza. Anna stava per rispondere nuovamente male ma Elena le tappò la bocca -Si! Dovrebbe arrivare tra un attimo!- neanche a dirlo che si sentì una sirena -Eccola!-
-Era l’ora, cazzo! Non ce la facevo più!- esclamò mentre due dottori salivano le scale per dare una mano.

Luca era seduto ancora su quella poltroncina scomoda. Mancava poco all’imbarco e nell’attesa iniziò a leggere un giornale. Di tanto in tanto guardava l’orologio e gli sembrava che il tempo non passasse mai. Sospirò e posò il giornale, prendendo la foto di lui e Anna tra le mani. Doveva dirle tutto. “E se poi sarebbe andata male?”, si chiedeva. Sarebbe finito tutto, davvero. E sarebbe finito per sempre. Se non poteva essere l’uomo della sua vita, almeno sperava di essere il padrino perfetto per il bambino o bambina che sia. Continuare ad essere il suo migliore amico e poterle stare vicino anche se avrebbe fatto male, tremendamente male. Posò nuovamente la foto mentre davanti a lui una donna teneva in braccio un bambino di circa sei, sette mesi. E subito dopo un uomo la raggiunse e iniziò a giocare con il bambino. Sorrise tristemente a quella scena così bella. E pensò che al posto di quel uomo fortunato di cui Anna si era innamorata, poteva esserci lui. E quella scena si mostrò davanti ai suoi occhi come quello che sarebbe potuto succedere. Lui, Anna e il loro bambino. Ma la sua paura aveva, ancora una volta, rovinato tutto.

-Anna, ascoltami, quando ti dico di spingere, fallo! Nel frattempo respira come ti hanno insegnato al corso pre-parto!- esclamò la sua dottoressa.
-Si…- disse Anna iniziando a respirare, affannata e ancora con dolori fortissimi.
Elena era accanto ad Anna e le teneva la mano. Stava soffrendo anche lei, per un dolore diverso: Anna le stava spezzando una mano.
Erica, l’altra amica, era lì che riprendeva il parto. La dottoressa l’aveva fatta rimanere purché non si sarebbe messa in mezzo ai piedi. Anna la vide, intenta a riprendere il suo viso, stravolto dal dolore -COSA CAZZO RIPRENDI!?- urlò con tutta la voce che aveva in corpo per poi riprendere a respirare.
-Ma Anna, tesoro! Ce l’avevi detto tu di riprendere il tuo parto!- esclamò Elena accanto a lei.
-Si, ok hai ragione, scusa!- esclamò per poi tirare un urlo di dolore ancora più forte -Vi prego, vi prego! Fatelo uscire, non ce la faccio più!- esclamò esasperata stringendo ancora più forte la mano di Elena che emise un urlo di dolore -Non ti lamentare, eh! In confronto al mio, il tuo dolore è niente!- esclamò Anna guardandola storta -Lo so, Anna! Ma a me la mano serve!- esclamò Elena con espressione innocente. Anna allentò un po’ la presa e riprese a respirare -Ecco, brava tesoro… tranquilla- disse accarezzandole i capelli con l’altra mano ancora intera, fortunatamente.
Luca era in volo già da un bel po’. Fortunatamente l’aereo era partito puntuale. Adesso si trovava seduto accanto ad un anziano e guardava fuori dal finestrino. I nuvoloni bianchi davano un senso di pace ma allo stesso tempo di adrenalina. Non si vedeva nulla e quel bianco faceva venire il mal di testa. Decise di chiudere gli occhi per qualche minuto. Era troppo presto per farsi venire mal di testa.

Qualche minuto dopo, riaprì gli occhi e ascoltò la voce che annunciava l’arrivo di lì a pochi minuti a Trieste. Lo stomaco di Luca era in subbuglio, aveva una morsa e faceva fatica a respirare. Avrebbe visto Anna da lì a poco e avrebbe dovuto dirle tutto. Prese un respiro e si appoggiò nuovamente al sedile, ripetendosi di stare calmo.
Quando l’aereo atterrò, Luca fu uno dei primi a precipitarsi di corsa al portellone. Uscì fuori e prese una gran boccata d’aria. Era aprile ma l’aria era fredda anche se c’era il sole. Si guardò intorno e notò come Trieste fosse una città “grigia” rispetto alla sua amata Roma.
Si avviò verso il “bus-navetta” che lo avrebbe portato all’entrata dell’aeroporto. Era l’unico senza bagaglio a mano, e anche l’unico che non avrebbe dovuto aspettare l’arrivo delle sue valigie. Quando scese dal bus si precipitò, a passi svelti, verso l’uscita. Vide un taxi libero e lo chiamò.
Aveva avuto l’indirizzo di Anna, tempo fa, da due colleghi, ma fino a quel momento non gli era mai servito. Diede l’indirizzo all’uomo che partì immediatamente, mischiandosi con il traffico.

Anna era tutta sudata, stringeva i denti cercando di bloccare le urla di dolori, e spingeva tenendo stretta la mano di Elena.
-Tesoro, sei bravissima, continua così!- esclamò Elena, ormai sudata quanto lei.
-Non ce la faccio! Non ce la faccio, Ele!- disse disperata, in lacrime.
-Anna, un altro sforzo e ce l’hai fatta, dai!-
-No! Sto male, non ho più la forza!- esclamò lei scuotendo la testa. Elena la guardò negli occhi e le accarezzò i capelli -Tesoro, è il tuo bambino! Sta nascendo in questo momento!-
-Cazzo, sei perspicacie!- esclamò fulminandola.
-No, tesoro. Intendo dire… sta cercando di venire al mondo. Ma senza l’aiuto della sua mamma, non ce la farà mai. Anche tu avevi problemi ad uscire dal tuo guscio, ma c’è sempre stata una persona accanto a te che ti ha sempre sostenuto, ti è sempre stata vicina!- esclamò Elena mentre Anna inchiodò il suo sguardo nel suo. Luca. Stava parlando di Luca. Adesso il suo bambino aveva bisogno di lei, come lei aveva sempre avuto bisogno di un uomo come Luca. Si, girò verso la dottoressa e annuì. Prese un gran respiro e continuò a spingere -Brava, Anna, così!- esclamò l’ostetrica. Ce la doveva fare, doveva farlo per il suo bambino.

Il taxi si fermò davanti ad una palazzina, con un cortiletto. Luca pagò l’uomo e scese. Si fermò davanti al palazzo e deglutì un paio di volte. Stava per fare un passo in avanti ma si bloccò. All’improvviso gli sembrava tutto un errore. Non doveva essere lì. Anna si era rifatta una vita, senza di lui. Non doveva rovinargliela. Sospirò e abbassò la testa e fece per andarsene. Quello non era il suo posto.
-Scusi?- echeggiò una voce femminile -Chi è lei? Mi sembra un volto familiare- disse la ragazza, la portinaia del palazzo.
-Ehm…- Luca non sapeva cosa dire a quella ragazza mora, riccia, dagli occhi castani -Ecco… volevo sapere se Anna Gori abita qui- disse sincero.
-Annina! Si, abita qui! Ma lei chi è, scusi? L’ho già vista…-
-Impossibile, sono di Roma…- disse Luca -Sono Luca Benvenuto, il suo migliore amico- poi abbassò lo sguardo e si corresse -Anzi… ero il suo migliore amico…- disse tristemente. Sospirò e guardò la donna -Senta, non dica nulla ad Anna quando la vede. Non vorrei crearle casini con il suo fidanzato!-
-Quale fidanzato?- chiese la donna inarcando un sopracciglio. Luca si girò a guardarla perplesso -Come quale fidanzato? Anna è fidanzata ed è incinta, no?- chiese.
-Si, è incinta ma… il suo tipo se ne è andato da tre mesi ormai, ha lasciato Anna! Pensavo lo sapesse…- disse la ragazza. Luca si bloccò e non riuscì quasi più a respirare. Di nuovo. Anna era rimasta sola di nuovo. Prima Giorgio. Adesso questo nuovo tizio di cui, per fortuna, non sapeva neanche il nome. Deglutì e assimilò la notizia. Anna era rimasta sola ad affrontare una gravidanza. Non lo aveva neanche chiamato. Beh, d’altronde lo aveva escluso dalla sua vita, no? Chissà quanto aveva sofferto. Forse quanto lui.
Senza pensarci due volte guardò la ragazza negli occhi e disse -Per caso è nel suo appartamento?- chiese con il cuore a mille.
-No, veramente è in ospedale!- esclamò la ragazza sorridente.
-In ospedale?- inarcò un sopracciglio -Aveva una visita?- chiese. La ragazza scosse la testa sorridente -No, no. Sta partorendo, veramente!- esclamò.
-Cosa!?- disse Luca sgranando gli occhi e schiudendo la bocca per lo stupore. Si guardò intorno: nessun taxi, niente. Allora sorrise e capì cosa fare. Con uno scatto veloce iniziò a correre sotto gli occhi stupiti, ma divertiti, della ragazza.
Luca corse veloce, il sangue pulsava e il cuore batteva talmente forte, tanto che avrebbe potuto fuoriuscire dal petto. Ma era felice. Era emozionato. La sua Anna stava per mettere al mondo un bambino. Non poteva lasciarla sola in un momento così importante. Affannato si fermò appena vide un anziano -Scusi, mi sa dire dov’è l’ospedale?- chiese cercando di essere chiaro. L’uomo gli diede le indicazioni, poi lo guardò bene e disse -Senta, se vuole chiamo l’ambulanza, non si sente bene?- chiese notando il suo rossore. Luca si illuminò in un sorriso -Sto benissimo! La ringrazio!- esclamò euforico. Continuò la corsa sotto gli occhi dei passanti che lo guardavano e non capivano. Come avrebbero potuto capire che stava raggiungendo la donna che amava?
L’ospedale era ancora un po’ distante, ma Luca non si fermò e, quando arrivò davanti all’edificio, allo stremo delle forze si fermò e riprese un po’ di fiato. Entrò dentro e si recò subito verso la sala parto.
-Scusi, ma lei qui non può entrare!- esclamò un’infermiera. Luca allora si fermò e annuì. L’infermiera continuò il suo cammino e Luca, per la prima volta in vita sua, trasgredì le regole e iniziò un’altra corsa, irrompendo in sala parto, ma prima che riuscisse ad entrare fu bloccato da due uomini.
-Non si può entrare!- esclamò l’uomo nervoso. Luca prese a respirare e cacciò un urlo a pieni polmoni -ANNAAAAA!- e sperò con tutto il cuore che lei lo sentisse.

Anna si bloccò, e si girò verso Elena, che aveva la sua stessa espressione incredula.
-Luca!- iniziò a dimenarsi -C’è Luca! Fatelo entrare! Luca! Vi prego voglio vederlo! Ho bisogno di lui, portartelo qui!- disse disperata, senza la forza di urlare.
-Anna, dobbiamo fare nascere il bambino, non…-
-Ho bisogno di lui! Portemelo qui!- urlò piangendo. Elena le spostò i capelli, appiccicati al viso dal sudore.
Una dottoressa diede il consenso a Luca di entrare. Lui non se lo fece ripetere due volte e corse verso la sala, entrò e… si fiondò da lei e la strinse forte. Era tutto bagnato, era senza un cambio, ma era con lei e del resto non gli importava nulla.
-Luca!- esclamò lei tra le lacrime, flebilmente.
-Te l’avevo promesso, piccola: tu non sei sola e io per te ci sarò sempre!- esclamò ripetendo due frasi che avevano caratterizzato il loro rapporto. Elena sorrise alla scena, mentre la mano di Luca strinse forte quella di Anna e viceversa.
Elena si avvicinò a Luca e lo aiutò a togliersi la giacca. Lui si sbottonò qualche bottone della camicia e poi Anna, con i suoi angeli custodi ai lati, riuscì a fare un ultimo sforzo e, pochi istanti dopo, un pianto echeggiò in tutta la stanza, tra le lacrime di Anna, e la commozione di Elena, Luca e Erica.
-Complimenti! È un bellissimo principino!- esclamò la dottoressa, mentre porgeva ad Anna un meraviglioso fagottino in un lenzuolo azzurro.
-Oh, amore mio- disse tra le lacrime guardandolo. Tutto il dolore di quelle ultime ore era niente in confronto alla gioia di avere il proprio bambino tra le braccia. Luca guardò come incantato quel magnifico capolavoro: la donna che ama con in braccio il proprio figlio. Con una mano sfiorò la manina di quel esserino così piccolo. Anna si girò verso di lui e si guardarono negli occhi. Erica stoppò la registrazione e guardò verso i tre.
-Erica!?- la richiamò Elena, vedendola pallida.
-Credo…- poggiò la telecamera -Credo che sto per svenire- disse per poi crollare, sorretta all’istante da un’ infermiera. Elena, Luca e Anna si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre Erica veniva portata fuori.
Presero il bambino ad Anna per fare le dovute analisi e la portarono in stanza, mentre Luca ed Elena si sedettero in sala d’attesa.
-Non mi sono portato neanche un cambio! Faccio schifo! Puzzo come un maratoneta a fine gara!- esclamò Luca esausto, un po’ schifato. Elena rise e si alzò -Ascolta, qua vicino c’è un cinese! Ti vado a compare una maglietta o una camicia! Dipende da quello che trovo!- esclamò.
-Ma no, dai! Che te metti a girà pè trovamme qualcosa!?-
-Scherzi!? Io uno sudicio e puzzolente come te non lo faccio avvicinare a mio nipote!- disse fintamente schifata.
-Grazie, eh!- esclamò lui ridendo mentre la guardò allontanarsi. Scosse la testa e si appoggiò al muro, sospirando, sereno.
Pochi minuti dopo, Elena era di ritorno con dei vestiti. Luca andò in bagno a cambiarsi e mise i panni sporchi in una busta che Elena portò in auto. Luca ritornò nuovamente in sala d’attesa e la dottoressa di Anna arrivò proprio in quel momento -Se vuole può entrare!- esclamò la donna. Luca la guardò, annuì e capì che era arrivato il momento della verità. Il motivo per cui era arrivato a Trieste.
Entrò lentamente in stanza, Anna si girò verso di lui e sorrise -Forse ero stravolta dal dolore, ma credo che la tua camicia prima era azzurrina!- esclamò facendolo ridere.
-Elena mi ha comprato qualcosa dal cinese qui vicino!- esclamò facendo ridere lei, stavolta.
Un silenzio imbarazzante calò nella stanza ed entrambi adesso erano seri. Luca si sedette sulla sedia accanto al letto e si schiarì la voce -Credo sia il momento di parlare- disse, ma notò anche lui un’incertezza nella propria voce.
-Mi dispiace, Luca- disse lei, e sembrava sincera.
-Aspetta, prima che tu dica qualsiasi cosa, voglio provare a dirti io ciò che penso- disse cercando il coraggio. Anna annuì, aspettando che continuasse -Quando sei partita ho sentito un vuoto enorme dentro di me. Rientravo a casa e tutto mi parlava di te. Non ce l’ho fatta e ho cambiato casa, ma quella non l’ho mai venduta! Forse perché speravo che in cuor mio tu un giorno saresti ritornata. E invece…- sospirò -Invece ricevo quella bella lettera, proprio quando avevo preso il coraggio di dirti tutto. Una lettera dove, a chiare lettere, avevi deciso di escludermi dalla tua vita. Avevo una rabbia addosso che non hai idea! Avrei voluto urlare, spaccare qualcosa! Perché io sarei stato pronto ad aspettarti tutta la vita, Anna, mentre tu non riuscivi ad aspettarmi, mai!- prese fiato e continuò -Da quel giorno mi sono buttato a capofitto sul lavoro. Non volevo più sapere nulla di te. Era come se mi avessi squarciato il petto con le tue stesse mani e mi avessi tolto la vita! E allora mi sono impegnato cercando di dimenticarti, di riuscire ad odiarti, ma non ce la facevo Anna. Non ce la facevo perché ti amavo troppo. E ti amo ancora!- esclamò mentre gli occhi di Anna si riempirono nuovamente di lacrime -E ci sono tante cose che ti devo raccontare di questo periodo. Forse Vittoria ti avrà detto qualcosa su Remo, Viola…- disse mentre Anna cominciò ad annuire -Ecco. Lei è andata via. Avevo la possibilità di partire con lei, staccare da tutto. Avere una famiglia come quella che ti stavi creando tu. Invece no. No. Perché ho scelto te. Di nuovo!- esclamò fissandola negli occhi. Le lacrime di Anna scesero silenziose lungo le guance. Luca allungò una mano e gliele asciugò. Poi si avvicinò a lei -Perdonami, Luca- disse con la voce spezzata dal pianto -Credevo di potercela fare senza di te. Credevo potessi essere felice con un altro uomo. Invece è successo come con Giorgio!- esclamò scuotendo la testa -Sono una frana a scegliere gli uomini, Luca! Volevo te, amavo te, e non potendoti avere, non avendo voglia di aspettare, mi sono buttata in altre storie! E questo è il risultato!- disse appoggiando la testa sul cuscino. Luca non disse nulla. La guardò, le accarezzò i capelli e poi di nuovo i loro occhi si incontrarono. Non ci furono più bisogno di parole. Si avvicinarono fino a quando le labbra si sfiorarono e si unirono in un caldo e dolce bacio che sapeva di casa. Di amore. Di nuova vita.
Elena entrò silenziosamente in stanza e sorrise felice alla visione di quei due, ma immancabilmente Erica arrivò facendo rumore e i due si staccarono e guardarono le due sulla porta.
-Scusate- disse Erica impacciata, mentre Elena la guardava storta. Luca e Anna si guardarono e scoppiarono a ridere.
-Si può?- chiese l’infermiera che trascinava la culletta con dentro il piccolo.
-Oddio, lo sapevo che quella tutina gli sarebbe stata perfetta!- esclamò Erica euforica. Elena sorrise e scosse la testa.
-Ecco vostro figlio!- esclamò la dottoressa. Luca e Anna si guardarono, un po’ imbarazzati.
-Ehm, veramente io non sono il padre- disse Luca, mentre la donna dava il bambino ad Anna.
-Oh, mi scusi!- disse per poi girarsi verso Anna -Che cognome metto?- chiese.
-Gori. Metta Gori- disse dolcemente, ammirando il suo bambino.
-Va bene! Torno dopo a riprenderla- disse la donna sorridente. Quando uscì Erica ed Elena iniziarono a fare mille moine al bambino, mentre Luca in disparte le guardava divertito. Dopo qualche istante Luca e Anna si guardarono e quando lei vide negli occhi di Luca una nuova luce, una nuova felicità, sorrise e capì che non sarebbe stata più sola.
Elena li guardò, poi diede una gomitata ad Erica, non facendosi vedere dai due, e con una scusa uscirono entrambe, lasciandoli soli.
Luca si alzò e si avvicinò di più al letto, chinandosi leggermente per stampare un bacio ad Anna e uno al piccolo.
-Come hai deciso di chiamarlo?- chiese Luca.
-Matteo- disse dolcemente -Era il nome che volevo dare a mio figlio, sin da quando ero piccola!- esclamò mentre Luca sorrise e guardò il piccolo -Allora… benvenuto Matteo!- esclamò dolcemente.
-Non suona male…- disse Anna. Luca la guardò e solo all’ora capì. Rise e il bambino si mosse un po’ -Vedi? Anche a lui piace!- esclamò Anna ridendo. Era stato un gioco di parole, ma poteva essere il futuro. Benvenuto Matteo. Luca scosse la testa al pensiero e guardò quel piccoletto muoversi tra le braccia della sua mamma.
-Lo vuoi tenere?- chiese dolcemente Anna. Lui annuì e, un istante dopo, si ritrovò quel frugoletto rosa tra le braccia. A volte le piccole cose sono le più belle, e quando Luca prese in braccio quel bambino, capì che era realmente così. Adesso non aveva più bisogno di niente. Si era ripreso la sua vita ed era felice, finalmente.

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Viola prese la posta dalla cassettina. Nulla di importante. Pubblicità, pubblicità, ancora pubblicità. Ma una lettera attirò la sua attenzione. Proveniva da Roma. Da Luca. Sorrise e l’aprì.

“Avevi ragione tu, come sempre. Come quando eravamo ragazzini e davi consigli. Ho fatto come mi hai detto, Viola. Sono andato a Trieste a riprendermi la mia vita. Ero tentato di mollare, di lasciar perdere tutto. Ma fortunatamente delle amiche mi hanno aiutato a fare la scelta giusta. Per questo ti scrivo: per dirti grazie! Perché grazie al tuo incitamento sono riuscito a riprendermi Anna. Adesso vorrei scriverti ogni cosa. Vorrei scriverti cosa ho provato quando mi hanno detto che il tipo di Anna l’aveva lasciata. Vorrei scriverti della mia corsa contro il tempo per raggiungerla in ospedale dove da lì a poco avrebbe dato alla luce il suo bambino. Vorrei scriverti di cosa ho provato quando le ho detto tutto. E quando ho preso il bambino in braccio e ho capito che sarebbe stato un po’ anche mio. Ma non ti scriverò nulla di tutto questo, perché tutto questo si può riassumere con la parola “felicità”. E tu l’hai conosciuta bene in tutti questi anni! Per cui grazie. Grazie davvero per avermi spinto ad inseguire la mia. Dopo anni posso dire anche io di essere felice. E me ne accorgo ogni volta che ritorno a casa e vedo Anna con il piccolo in braccio. Si è trasferita qua, studierà Biologia marina qui, e non le importa più di quale università sia migliore. Adesso ha la sua laurea migliore: quella di mamma.
Viola, non mi dimenticherò mai di te, lo sai. Rimarrai sempre nel mio cuore come la ragazzina che portavamo a spasso io e Remo, quella che mi dava consigli. L’amica di cui avevo bisogno ai tempi.
Ti voglio bene, e ti auguro tutta la felicità di questo mondo.
E, a distanza di un anno, posso finalmente dire che Anna aveva ragione: io e lei non saremo mai roba vecchia.
Ciao, Viola. Buona fortuna.”

Luca

FINE.
   
 
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