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Autore: sbrilluccica    18/06/2011    13 recensioni
Alice deve organizzare il compleanno di Jasper...
Bella deve sostituire Alice al negozio...
Edward... beh non vi voglio anticipare nulla!
Una shot senza pretese solo per farsi qualche risata...
A presto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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 Camicie su misura

 
 

Lui è li…
Io sono lì…
I suoi occhi nei miei…
I miei occhi nei suoi…
La distanza tra le nostre labbra diminuisce, e …
 
Il telefono comincia a squillare!!!
Con gli occhi ancora chiusi, guido la mia mano alla ricerca di quel maledetto aggeggio-distruttore di sogni.
Lo afferro e lo avvicino all’orecchio.
<< Chiunque tu sia, ti odio >>
<< Buongiorno anche a te tesoro, dormivi? >>
<< No, lucidavo le piastrelle del bagno! >>
<< Lasciamo perdere. Ti ricordi che giorno è oggi? >>
<< Diciotto giugno >>, rispondo meccanicamente, mettendomi a sedere in mezzo al letto.
<< Ritenta >>
<< Sabato, diciotto giugno >>
<< A volte sai essere davvero insopportabile Bella. Comunque, oggi è il compleanno di Jasper, sai cosa vuol dire? >>
<< Che stasera andremo a cenare in uno schifo di ristorante giapponese? >>, risposi, rabbrividendo al solo pensiero.
<<  Significa che stamattina andrai tu ad aprire il negozio mentre io mi dedicherò all’organizzazione del compleanno di Jasper >> mi comunicò risoluta.
Oh no!
<< Scordatelo >>
<< Comprerò il regalo a Jasper anche da parte tua >>
<< Si, un’altra mutandina nera di seta di qualche taglia in meno rispetto alla sua. Ricordo ancora la figura di merda dell’anno scorso. Se solo avessi saputo, non gli avrei mai dato quel pacchetto… >>
<< Sciocchezze ha gradito molto quel pensiero. Dico davvero. >>
<< Comunque non andrò ad aprire il negozio. E’ il mio giorno libero, voglio semplicemente riposare >>
<< Hai le chiavi, il numero del bar si trova sotto la cassa. Non voglio che servi i miei clienti mezza addormentata… >>
<< Alice, io… >>
<< Apriamo alle nove. Su alza il culo da quel letto e muoviti. >>
<< Alice, pronto… Alice ci sei? >>
Aveva riattaccato.
Quella pazza aveva riattaccato.
Sconfitta e esasperata abbandonai il mio adorato letto e mi andai a preparare.
 
***
Il negozio di Alice si trovava in una delle vie principali e più affollate di Seattle.
Era abbastanza rinomato e gli incassi erano davvero notevoli.
Il merito era sicuramente di Alice e della sua competenza nel settore.
Chi entrava nel negozio non usciva mai a mani vuoti, fatta eccezione di quelle rare volte in cui ero costretta a sostituirla. In quelle occasioni, i clienti se la davano a gambe.
Stavo per chiamare il bar e ordinare una meritata colazione quando una ragazza entrò nel negozio.
Mi bastò osservarla un secondo per capire che l’avrei odiata.
<< Buongiorno, avrei bisogno di un abito corto. Sono stata invitata a un party e non so proprio cosa indossare >>, sbuffò sconsolata, portandosi gli occhiali da sole sulla testa.
Avrei tanto voluto risponderle che non me ne fregava nulla di dove dovesse andare, e che sicuramente nella sua cabina armadio avrebbe trovato uno straccio da indossare, ma Alice non avrebbe capito.
<< Mi segua. Ha qualche idea in mente? >> risposi invece, stampandomi un sorriso finto sul viso.
<< No, vorrei qualcosa di particolare >>
Oh merda, di male in peggio…
Qualcosa di particolare…
Le mostrai un’infinità di vestiti, di tutte le tonalità possibili immaginarie ma la Barbie gonfiabile non trovò nulla che le piacesse, e ora mi toccava riordinare.
Si era fatto mezzogiorno e finalmente tirai un sospiro di sollievo, il negozio era momentaneamente vuoto e finalmente avrei potuto chiamare il bar, certo avrei dovuto ordinare un aperitivo ma almeno mi sarei tolta lo sfizio di comporre quel dannato numero.
<<  Buongiorno >>
No, non era possibile…
Mi voltai pronta a fulminare l’indesiderato ospite, quando guardando i suoi occhi, il suo viso e tutto il resto, mi ricordai che Alice non avrebbe gradito.
Dannazione, era reale o era una stupida allucinazione.
Forse l’ho visto su qualche rivista di moda, in qualche pubblicità e ora sto sognando che sia qui davanti a me.
<< Signorina, posso chiederle a lei ?>>
No, dannazione era reale…
<< Certo >>, risposi velocemente, troppo velocemente.
Dannazione Bella, non arrossire, hai ventiquattro anni e non sei più una sciocca ragazzina.
Avanti fatti valere…
Perché dannazione, non avevo scelto con più cura l’abbigliamento quella mattina!
<< Sono Edward Cullen e sono qui per le camicie su misura >> mi comunicò educatamente, con la sua voce carezzevole.
<< Certo, di che colore le vuole ? >>, chiesi mostrandomi esperta.
<< Chiedo scusa, ma… >> provò a parlare, ma glielo impedii. Non avrei fatto la figura dell’imbranata, non con lui.
<< Ha perfettamente ragione, le devo prendere prima le misure >>.
Come diavolo si faceva?
Rievocai alla mente tutte le volte in cui Alice si avvicinava con un metro e mi prendeva le misure per confezionarmi abiti che non avrei, quasi, mai messo.
<< Signorina, in verità… >>
<< Non c’è bisogno che dica niente, ci vorrà un po’ ma rimarrà soddisfatto >>
E forse vorrai anche il mio numero, indirizzo e codice fiscale.
Presi il metro da sarta che Alice teneva sotto la cassa e mi avvicinai a lui, che mi guardava come se fossi una pazza.
Non era un buon inizio.
Poi quando a distanza di sicurezza, cominciai ad allungare il metro sul suo corpo lo vidi trattenersi, come se fosse pronto a  scoppiare a ridere da un momento all’altro.
Perché diavolo si comportava così?
Poi realizzai tutto…
<< Mi scusi, ma credo che ci sia… >> cominciò lui, che ora ne ero certo, tratteneva le risate solo per educazione.
<< Mi scusi lei, e che è stata una mattinata impegnativa. Il Sabato è sempre così  >>, mi giustificai senza guardarlo negli occhi. << Aventi si spogli >>, sussurrai imbarazzata.
< Ma io… >>
<< Oh, ha ragione, forse è meglio che non lo facciamo qua in mezzo, di là ci sono i camerini >>
Quando alzai il viso e incrociai la sua espressione leggermente maliziosa , volevo semplicemente sprofondare per ciò che avevo detto e per come l’avevo detto.
<< Signorina, ammetto che questa situazione non mi dispiace per niente, ma la verità è che… >>
<< La prego dimentichi tutto e si spogli, farò un ottimo lavoro >>
E inoltre farei di tutto per non perdermi lo spettacolo a cui sto per assistere.
Trenta minuti dopo, qualche protesta accennata da parte sua, e cinquanta e più misura segnate sul foglio, decretai il lavoro finito.
Non ero sicura di aver fatto un buon lavoro, non sapevo se sarebbero serviti tutti quei numeri che avevo segnato ma dall’espressione palesemente divertita del mio ospite forse avevo leggermente esagerato…
Ma insomma non l’avevo mai fatto prima d’ora, e anche se fossi stata un esperta, con un corpo del genere davanti agli occhi avrei sicuramente dimenticato tutto…
Che vergogna…
<< Credo che le camice saranno pronte… >>, mi bloccai per inventare un lasso di tempo convincente, ma lui mi anticipò.
<< Tre giorni lavorativi, o almeno questo è il tempo che impiega la sua collega. >>
<< Come scusi ? >>
<< Quello che sto cercando di dirle da quando sono entrato signorina e che io sono venuto a ritirare le camicie che la sua collega mi ha, con metodi diversi, non che non abbia gradito i suoi… ci mancherebbe, confezionato qualche giorno fa >>
Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi in cui l’unica soluzione possibile è quella di venire risucchiate dal suolo, poi pensi: “Che importa, tanto chi lo rivedrà più”… purtroppo.
<< Gliele vado a prendere subito >>, risposi arrampicandomi con le unghie a ciò che era rimasto della mia dignità.   
 
***
<< Avanti, è stato così orribile? >>, mi domandò Alice quando la raggiunsi al ristorante.
<<  Ho fatto una figura di merda colossale >>, risposi sconfitta.
<< Peggio di quando camminasti per i corridoi della scuola con la carta igienica sotto ai piedi? >>
<< Ma grazie, avevo finalmente dimenticato. Comunque, si peggio. >>
<< Su racconta, dai. No, anzi, aspetta… >>, rispose lei, ma io non l’ascoltai.
Dovevo sfogarmi…
<< Oggi è entrato un tipo, sembrava essere uscito da una rivista di moda. Voleva delle camicie su misura e io… >>
<< Bella, frena >>
<< No Alice tu devi ascoltarmi. E guardami, non credo che alle mie spalle ci sia qualcosa di più interessante! Dicevo è entrato l’uomo della mia vita, voleva delle camicie su misura e io gli ho preso le misure… Aveva un corpo, oh Alice… >>
<< Bella ti prego >>
La sua espressione era strana, tesa e cercava di comunicarmi qualcosa con gli occhi.
<< Ok, ti basti sapere che dopo che gli ho fatto perdere un’ora , durante la quale mi sono finta una sarta all’avanguardia, lui mi ha detta che doveva solo ritirarle. Ti rendi conto? >>
<< Oh no… >>
<< Puoi urlarlo! >>
<< Però , posso assicurarti che è stato divertente. Sei la prima che per farmi una camicia mi ha misurato anche i piedi… >>
Ma il destino è beffardo, e già sai che lo rincontrerai per farne una peggiore.
<< Dimmi che non è vero >>, piagnucolai all’indirizzo di Alice, senza avere il coraggio di voltarmi.
Codarda…
<< Edward Cullen, collega e amico di Jasper >>, rispose con il mio stesso tono di voce la mia amica.
<< Meraviglioso, perfetto oserei dire >>, conclusi con un filo di voce.
<< Vogliamo accomodarci >> , disse Jasper divertito.  << A proposito Bella, non vedo l’ora di scartare il tuo regalo >>
<< Ti dispiace se mi siedo vicino a te? >> domandò Edward scostando la sedia.
Non risposi, non lo guardai, la mia mente era troppo impegnata nel cercare una soluzione per scomparire.
<< Vuoi infierire? >>
<< No solo conoscerti. >>
 

 

The end

Salve gente, vorrei trovare un senso a questa storia, ma non credo che ce l’abbia, voi che dite?
Il Sabato pomeriggio è pericoloso, non c’è nulla da fare e la mente elabora queste cavolate.
A presto!
 
 
 

 

  
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