same destiny
Due mesi
dopo Majiin Bu
Era una
notte tranquilla alla Capsule Corporation e la città
dell’Ovest dormiva
tranquilla. Una donna dai capelli verdini, stava bagnando i fiori
piantati
accuratamente da sua madre, quando un’ombra attirò
la sua attenzione.
Un uomo
stava in piedi, al centro del prato, a osservare le stelle con la
solita aria
imperscrutabile. Lei sorrise, intenerita dalla scena e cautamente gli
si
avvicinò, cercando di non farsi notare, cosa che, ovviamente
non le riuscì.
Lui si girò, osservandola, rimanendo in silenzio.
“Che stai facendo?” gli chiese.
“Non sembra ovvio?” grugnì lui, come se
fosse infastidito dalla sua presenza.
“Beh … A
dire il vero sì”.
“Appunto. Fai domande senza senso”.
Sbuffò “Come sei antipatico! Cercavo solo di
essere carina con te!”.
Ricevette
come riposta un grugnito, poi entrambi tornarono ad osservare il cielo
scuro e
confortante.
“Non vuoi dirmi nemmeno a cosa stai pensando?”.
“Vuoi chiudere quella boccaccia?!”.
“E va bene! Fai come ti pare!” rispose risentita,
avviandosi verso casa, a
grandi falcate.
La luce
della cucina era ancora accesa, cosa che si spiegò con la
presenza di un
bambino che urlacchiava giocando alla nuovissima consolle. Non appena
sentì
rientrare la madre, mise in pausa il video game, voltandosi a
guardarla. “Va
tutto bene, mamma?”.
“Certo tesoro” disse automaticamente, soffermandosi
sulla figura di suo figlio
che cresceva a vista d’occhio. Le ritornò in mente
quando aveva saputo della
sua scomparsa e soppresse l’istinto di correre ad
abbracciarlo: lui non avrebbe
voluto, l’avrebbe messo in imbarazzo … In quei
gesti era tale quale suo padre.
I capelli
violetti erano leggermente scompigliati, lo sguardo era serio ma
preoccupato e
gli occhi erano azzurri, come i suoi, vispi, attenti. Nonostante fosse
solo un
bambino, era più forte di qualsiasi altro essere umano
presente sulla Terra.
Né lui né suo padre erano umani. Sono
sayan! Le ricordò saggiamente la sua mente.
“Tu e
papà avete litigato?”.
“No,
amore”.
“Stai mentendo” disse il piccolo, furbo.
“Ho sentito tutto”.
La donna fece per chiedersi come avesse fatto, ma poi la domanda le
morì sulla
labbra. Avevano sensi molto più acuti dei suoi.
“Uffa! A voi due non si può nascondere
nulla!”.
Lui
sorrise “Allora? Chiarirete come sempre, vero?”.
Il bambino era ormai abituato al continuo punzecchiarsi dei suoi
genitori.
Erano divertenti, anche se insoliti. Certo, la loro non era una
famiglia
ordinaria, proprio no.
Gli
scompigliò i capelli “Sì, non
preoccuparti. Solo la mamma sa far ragionare
quello scimmione di tuo padre” disse facendogli
l’occhiolino, scatenando le
risate del figlio che furono udite dal sayan più grande, che
fece una smorfia.
Che testarda!
Pensò l’uomo, per entrare in
casa, interrompendo quel momento di spensieratezza.
Trunks lo
guardò con ammirazione, come sempre. Il suo papà
era un eroe. Non avrebbe mai
dimenticato il suo gesto eroico per salvare tutti, sacrificando la sua
vita. Ma
ciò che teneva segretamente nel suo cuore era
l’abbraccio del padre poco prima
che lo abbandonasse. Era il suo ricordo più bello, che aveva
rivisto nella sua
mente almeno qualche migliaia di volte.
Il sayan
non lo degnò di uno sguardo e si prese una bottiglietta
d’acqua fresca,
cominciando a bere sotto lo sguardo severo di Bulma, che avrebbe voluto
che suo
marito rivolgesse un gesto carino nei confronti del figlio.
La serata
trascorse in modo ambiguo con aria di tensione che persino il piccolo
Trunks
poteva avvertire. Non appena finirono di cenare, il figlio decise di
ritirarsi
in camera, non reggendo più quell’atmosfera. Per
quanto volesse bene ai suoi
genitori, a volte sapevano essere molto pesanti.
Nel
frattempo, in cucina, Bulma stava infilando i piatti nella
lavastoviglie in
completo silenzio, mentre Vegeta era rimasto nei suoi pensieri oscuri e
tristi.
Avrebbe voluto condividerli con la donna, ma avrebbe ammesso di avere
un
problema e i problemi andavano risolti da soli. Lui era un guerriero!
Avrebbe
affrontato ciò che gli passava per la testa da solo.
Vegeta
guardò le immagini scorrere sullo schermo e si chiese come i
terrestri
potessero trovare minimamente interessante delle stupidaggini simili.
Bofonchiò
poi si alzò, dirigendosi in camera, lasciando la donna sola,
che non appena lo
vide alzarsi, lo trattenne.
“Aspetta”.
“Che c’è?”.
“Si può sapere che ti prende?”.
“Tsk. Che cosa vuoi che abbia? Sono come sempre”.
Lei incrociò le braccia, gesto che, inconsciamente, aveva
preso da lui. “Non
dire sciocchezze. Sei più scontroso del solito.
Allora?”.
“Non ha nulla da dirti” disse per poi riprendere
sui suoi passi, sdraiandosi
sul letto della loro camera,
camera
in cui avevano condiviso diversi momento, dove si erano amati con
passione e
con dolcezza, la stanza dove avevano concepito il loro mezzo sayan.
Bulma lo
seguì ed entrambi si chiusero in camera a discutere. Trunks,
nell’altra stanza,
sentì tutto e si gettò nello sconforto. Steso sul
letto, si mise a riflettere.
Non sopportava quando i suoi genitori litigavano (in modo
più preoccupante del
solito) e quando urlavano. Si amavano, lui lo sapeva, ma discutevano
spesso …
“Adesso
piantala!” sentì suo padre che sbraitava.
“Non intendo finirla qui, finchè non mi dirai che
cos’hai!”.
Lui
sospirò, poi prese la consolle portatile del suo videogioco
preferito e
ricominciò a giocare. Era uno dei suoi passatempi migliori
con Goten. Si
divertivano a superare livelli e livelli e mostrare la loro maestria
anche in
quello. Era da tre giorni che non passavano del tempo insieme e per i
due amici
inseparabili, era troppo tempo.
“Vegeta, non ti permetto di dire certe cose!”
urlò sua madre.
Trunks balzò dal letto e corse in camera dei genitori,
trovando Bulma in piedi
con suo padre di fronte a braccia incrociate e con espressione dura e
nervosa.
“Che vuoi?!” abbaiò contro il bambino.
“Posso andare da Goten?”.
“Ma è sera” gli fece notare sua madre.
“E quindi? Dormirò là …
Tanto domani ci saremmo dovuti vedere, no?” spiegò
il
piccolo, astuto come sempre.
“Fammi
telefonare a ChiChi” disse lei che prese il cellulare e
compose velocemente un
numero. Cominciò a parlare a raffica, così Trunks
rimase in attesa appoggiato
al muro.
“D’accordo, vai”.
Il
bambino annuì poi volò via dalla finestra,
sorridente. Poteva rivedere il suo
migliore amico! Lanciò un ultimo sguardo a casa sua
… non ce la faceva più a
sentire i genitori litigare! Pensando a quanto si sarebbe divertito con
Goten e
suo padre Goku aumentò la velocità. Non vedeva
l’ora di arrivare!
Non
appena il figlio lasciò la casa, i due ripresero la
discussione interrotta.
“Ti prego, Vegeta. Voglio solo capire …”
“Lasciami in pace!”.
“Perché non vuoi dirmelo? Tutti abbiamo delle
debolezze, anche guerrieri forti
come te”.
“Non puoi saperlo”.
“Lo
immagino”.
L’uomo
non si scompose e si sedette sul letto. Lei gli si posizionò
accanto, cercando
di interpretare quello sguardo duro che aveva sempre, cercando di
leggere i
suoi occhi scuri come le tenebre da cui si era lasciata avvolgere.
“Riguarda
Majin Bu?”.
Il sayan sobbalzò. Ancora una volta, la donna era riuscita a
capire i suoi
pensieri, come se potesse leggergli l’anima. Non rispose,
rimanendo composto.
“Ho indovinato, vero?”.
Sospirò. Ormai non poteva tirarsi indietro. Sarebbe stato da
codardi e lui non
era un codardo. Si limitò ad annuire.
“E che cosa ti affligge?”
“Io …”
borbottò lui, per poi riprendere il discorso “Ho
ucciso tutte quelle persone al
torneo. Perché tu stai ancora con me?”.
Lei sorrise e gli prese una mano tra le sue. Stranamente, lui non
rifiutò quel
contatto intimo.
Vegeta
sentì il calore delle mani di sua moglie e si
rilassò leggermente, rimanendo
comunque teso. Non avrebbe voluto mostrare le sue debolezze. Lui non
era
debole, non doveva e non poteva esserlo. Lui era il principe dei sayan!
“Ti stai davvero chiedendo il perché?”.
"Fai delle domande idiote” replicò lui.
“Beh, è
tanto difficile da capire? Io ti amo, Vegeta. Sei mio marito, il padre
di
Trunks … E se ti stai chiedendo se ho paura di te, la
risposta è no. Insomma,
non ho avuto paura di te quando eri ancora un sayan scorbutico ed
assassino …
perché dovrei averne ora?”.
Rimase in silenzio, rimuginando sulle parole di lei. Io
ti amo. Non era abituato a sentirselo dire così
spesso. Nella
sua vita, aveva conosciuto solo odio, violenza, vendetta …
Eppure era cambiato.
Aveva incontrato Bulma, quella donna strana e un po’ sciocca
e si era abituato
all’idea di stare con lei. Avevano avuto un figlio. Lui aveva
finalmente un
erede ma non riusciva a concepire come l’amore potesse
spingere i terrestri a
essere così stolti, come aveva fatto Bulma stando con lui.
L’amore fa fare cose
stupide ma terribilmente magiche.
Si girò
verso di lei, ammirando i suoi occhi azzurri e velocemente la
baciò con
intensità, fino a quando si staccarono per riprendere fiato,
per poi unirsi
nuovamente e ritrovarsi come due amanti tenuti lontani per troppo tempo.
Era in quei momenti che Bulma era al colmo della felicità.
Quando si separarono, Vegeta la guardò per un lungo istante
e lei sorrise.
Sorrise perché i suoi
sguardi
valevano più di mille parole. I suoi sguardi valevano
più di tutti i ti amo
del mondo … anche se non
l’avrebbe mai ammesso, lei ne aveva la consapevolezza: lui
l’amava.
Ora che era soddisfatta e felice, la donna chiuse gli occhi e,
inconsciamente,
si ritrovò abbracciata al corpo tonico e muscoloso del suo
uomo, che non la
respinse, ma respirò il suo odore, abbandonandosi a quel
piccolo e confortevole
piacere.
Morfeo
arrivò e li accolse tra le sue braccia.
Il mattino seguente i due si
alzarono e fecero
velocemente una doccia, per poi consumare una lauta colazione. La donna
aveva
un sorriso stampato in faccia da quando si era alzata e Vegeta non
riusciva a
capirne il motivo. Un motivo troppo futile per lui che era un guerriero
sayan
ma un motivo troppo importante per una terrestre come Bulma. Finalmente
era riuscita
a far crollare (forse definitivamente) le barriere del marito ed aveva
la
certezza che lui l’amava. In quel momento, non poteva voler
di più dalla vita.
Con la mente tornò a quando era ancora una sciocca ragazzina
e cercava le sfere
del drago per poter esprimere il desiderio di trovare il suo principe
azzurro.
Il suo sguardo cadde sull’uomo che ora si stava infilando,
controvoglia, abiti
da terrestri –come lui li definiva- e sorrise. Il suo
desiderio si era avverato
e questa volta senza l’aiuto delle sfere del drago.
Certo,
forse Vegeta non era il classico principe azzurro delle favole ma era
comunque
un principe ed era bellissimo … misterioso, affascinante.
No, decisamente non
era un principe azzurro. Anzi forse, se si fosse trovato in una fiaba,
lui sarebbe
stato il fratello cattivo del principe bravo. Sorrise. Lei aveva
conquistato
l’antagonista della favola, l’aveva portato dalla
parte dei buoni.
“Che hai da guardarmi?” sbottò il sayan
mentre si infilava una maglietta nera
che aveva coordinato con dei pantaloni gialli che andavano molto di
moda.
“Niente”
mentì lei, indossando un vestito azzurro che Vegeta
apprezzò. Metteva in
risalto il suo fisico e le sue forme generose ma soprattutto, era dello
stesso
colore dei suoi occhi, quegli occhi che lo avevano catturato rendendolo
una
preda indifesa.
“Beh e allora piantala di fissarmi!”.
Lei ridacchiò poi uscirono di casa e salirono
sull’elicottero in direzione dei
Monti Paoz.
Tra le montagne, in una casa riservata e semplice, due bambini si
stavano
rincorrendo, pieni di energia già a quell’ora del
mattino.
“Tanto non mi prendi!” urlò furbo il
bimbo dai capelli viola che correva
velocemente seguito da un bambino dai capelli neri a palma
“Non è vero!” si
lamentò l’altro con la voce ancora infantile che
aveva a differenza dell’altro.
“E invece non ce la farai!”
“Io ti dico di sì!” disse Goten
aumentando la velocità e riuscendo ad
acchiappare il compagno di giochi. “Hai visto?”.
“Mpf” sbottò l’altro,
orgoglioso come il padre.
“Goten, Trunks!
Venite a fare colazione!” urlò il papà
di Goten sull’uscio di casa. Indossava
non la sua classica tuta arancione ma dei pantaloni beige e una maglia
azzurra,
vestiti che era stato costretto ad indossare dalla moglie. I due
bambini si
guardarono con aria di intesa poi si sorrisero complici. Corsero in
direzione
del sayan adulto per poi saltargli addosso, facendolo cadere e
provocando le
risate dei bambini e anche dell’uomo, giocherellone come
sempre.
Goten
sorrise, godendosi quei momenti quotidiani, momenti che non aveva mai
avuto
fino ad ora. Ora che suo padre era con lui, voleva recuperare tutto il
tempo
perduto. Trunks, dal canto suo, pensava a quanto il suo papà
fosse così diverso
da Goku ma allo stesso tempo simile. Goku era sempre allegro e giocava
volentieri con loro, divertendosi quanto loro ma contemporaneamente era
serio e
gli piaceva combattere proprio come suo padre. “Bene, ora che
ne dite di andare
a mangiare?” disse l’adulto, distogliendo i due dai
loro pensieri. Si avvicinò
poi, dicendo “Non vorremmo mica fare arrabbiare ChiChi,
vero?”.
I piccoli sayan scossero la testa e corsero in casa per poi fare
colazione. I
sayan, insaziabili come sempre, divorarono ogni cosa presente in casa,
facendo
sorridere la madre di Goten che li guardava con aria adorante. Le era
mancato
non avere il marito che gironzolava tra le mura domestiche, le era
mancata la
sua risata ancora infantile, il suo prendersi cura dei figli e
respirare la sua
presenza.
“Mamma, io e Trunks torniamo a giocare!”
l’avvisò il secondogenito per poi
sparire insieme all’amico.
La donna sospirò per poi mettersi a lavare i piatti, immersa
nei suoi pensieri
e nei suoi ricordi. Dopo aver riposto l’ultima stoviglia,
sentì il rumore
familiare di un elicottero.
Si asciugò le mani e uscì di casa, vedendo il
mezzo di trasporto di Bulma
atterrare al centro dell’ampio prato.
La prima
a scendere fu proprio la madre di Trunks, seguito dal principe dei
sayan.
“Mamma,
papà!” urlò il bambino dai capelli
violetti correndo incontro ai genitori. La
madre accolse il bambino a braccia aperte mentre il padre si
limitò ad
abbozzare un lieve sorriso, che fece illuminare il bimbo, ancora
più felice
dalla presenza dei due. Notò che non erano più
tesi come la sera
precedente.
Devono aver fatto pace pensò
Trunks,
mentre Goku salutò amichevolmente la sua migliore amica e
colui che –piano
piano- aveva imparato ad essergli amico.
“Ehilà
ragazzi!” disse il papà di Goten agitando un
braccio muscoloso.
“Ciao Goku!” sorrise Bulma.
“Ciao! Ehi, Vegeta!”.
“Kaaroth” rispose lui.
“Che
piacere rivedervi!” urlò ChiChi
“Accomodatevi pure” e poi gli adulti entrarono
in casa mentre i due amici continuavano a giocare, instancabili.
“Allora
Bulma come vanno le cose alla CC?”
chiese la moglie di Goku sedendosi a tavola accanto al marito.
La donna
sorrise “Bene! Con la mia nuova creazione ci siamo
classificati primi al
concorso Invenzioni delle Invenzioni!”.
“Sono contenta!”
Vegeta intanto ascoltava assopito la conversazione frivola delle due,
seguito
da un Goku piuttosto annoiato. I due sayan si guardarono, alleati,
ancora una
volta, in cerca di una fuga.
“Ehi, Kaaroth!” sbottò il Principe.
“Uh?” fece l’altro grattandosi la nuca,
confuso.
“Che ne dici di andare ad allenarci? Scommetto che ho
raggiunto il tuo
livello!”.
Goku sorrise, eccitato all’idea di un buon combattimento con
l’amico “Certo,
Vegeta! Andiamo!”. I due uomini fecero per dirigersi verso la
porta di casa
quando le voci delle rispettive mogli li bloccarono “Dove
credete di andare?!”.
“Non sono affari vostri” sbottò Vegeta.
“Andiamo a divertirci un po’!” disse
cordialmente l’altro.
“A divertirvi, eh?!” chiese ironica la moglie di
Goku “E ogni volta che vi
divertite, tornate a casa conciati come due teppisti!!”
sbraitò la donna
seguita dalla moglie del Principe, che ascoltava le loro urla annoiato.
“E dai, ChiChi” la pregò lui, con lo
stesso tono che usava Goten quando
chiedeva il permesso di andare a giocare.
“E va bene! Ma tornate per l’ora di
pranzo!”.
“Non riducetevi troppo male!” aggiunse Bulma mentre
i mariti uscirono di casa,
lasciando le due donne sole.
“Sayan!” ruggì la moglie di quello
più gentile, usandolo come critica, mentre
Bulma come spiegazione.
Nel frattempo, in giardino, due piccoli bambini videro i padri volare
via e
guardandosi, si chiesero dove potessero essere diretti.
“Seguiamoli, Goten!” disse il più
grande, spiccando il volo.
“Ehi, aspettami!” si lamentò
l’altro, mentre raggiungeva l’amico.
“Forse vanno a combattere”.
“Sì, lo credo anche io”.
“Fantastico, così potremmo aggiungerci anche
noi!”.
“Come? Dici davvero, Trunks?” chiese il piccolo con
aria ingenua e fiduciosa
nei confronti del compagno di avventure.
“Certo!”.
“Ma non riusciremo mai a batterli”.
Il bimbo dai capelli violetti ridacchiò “Ma no,
sciocco! Useremo il nostro asso
nella manica” rispose facendogli l’occhiolino ed
aumentando la velocità, mentre
Goten si affrettava a seguirlo e a urlargli “Che vuoi
dire?!”
I sayan
più grandi, invece, erano atterrati in un luogo isolato,
popolato solo da
qualche animale che riposava tranquillo, ignaro dello scontro
amichevole che si
sarebbe tenuto di lì a poco.
Il vento
sferzava i loro capelli neri e Goku ebbe un deja-vù: il
primo combattimento con
Vegeta, avvenuto ormai molti anni addietro. Tornò al
presente, sorridendo. Le
cose erano cambiate. A quel tempo, non avrebbe scommesso un centesimo
sul fatto
che il principe dei sayan si stabilisse sulla Terra, sposasse
l’amica Bulma,
avesse un figlio e passasse dalla parte dei buoni …
“Che hai da sorridere?”.
“Niente” mentì lui “Sto
già pregustando il nostro incontro”.
L’altro ghignò “Ci puoi giurare! Allora,
sei pronto, Kaaroth?”
“Lo sono sempre!”.
I due si misero contemporaneamente in posizione di attacco e proprio
nel
momento in cui stavano per lanciarsi e colpirsi, avvertirono due aure
tanto
forti quanto famigliari.
“Ma queste sono le aure dei ragazzi!” disse Goku.
Non
appena pronunciò questa frase, i piccoli sayan atterrarono
davanti a loro,
sorridenti.
“Ehi,
Goten, Trunks che ci fate qui?”.
“Vi abbiamo seguiti, papà!” rispose il
più piccolo.
“Già! Vogliamo combattere insieme a voi”
aggiunse il figlio di Vegeta,
combattivo come il padre.
“Non se
ne parla” rispose l’uomo “Non
è il momento per fare giochi da mocciosi. Io e
Kaaroth stavamo allenandoci, per cui sparite!”.
“Ma papà,
vogliamo combattere anche noi!” replicò il
bambino, guardandolo nel modo più
convincente possibile.
Lui incrociò le braccia “Voi due contro noi
due?” chiese sarcastico per poi
scoppiare in una risata “Ma non dite! Non riuscirete mai a
sconfiggerci”.
“Non essere così duro, Vegeta” lo
riprese l’amico “Sono certo che impegnandosi
riusciranno a batterci … Non dimenticare che sono molto
forti e che hanno
tenuto testa a Majiin Bu. Se vogliono confrontarsi con noi, lasciali
fare.”.
“Tsk!
Tanto fai sempre di testa tua!” sbottò il
principe, che, nonostante tutto, era
curioso all’idea di battersi con quei piccoli marmocchi.
“Allora, siete pronti?” chiese l’altro
sayan.
I due annuirono, con espressione seria in volto.
“Cominciamo!”.
Così
Goten e Trunks si lanciarono all’attacco, ognuno contro il
padre dall’altro. Il
sayan dai capelli lillà scagliava pugni e calci contro Goku
che prontamente
schivava tutti i colpi. La stessa scena avveniva tra Goten e Vegeta.
“Però,
niente male, Trunks” disse il padre del suo migliore amico,
mentre parava un
calcio e rispondeva all’attacco. Il piccolo sorrise beffardo,
in un’espressione
identica a quella del padre, poi ripartì
all’attacco, riuscendo a tirare un
pugno all’adulto.
“Dovrai
impegnarti molto più di così,
moccioso!” disse Vegeta schivando un colpo del
piccolo Goku in miniatura. Anche se l’orgoglioso sayan non lo
dava a vedere,
era impressionato di combattere con la copia del suo rivale-amico in
miniatura
ed era rimasto colpito dalla sua forza strabiliante. Era forte, forse
più di
suo figlio. Goten, riuscì a sferrare un calcio
all’uomo che, colto di sorpresa,
venne sbalzato indietro. “Finalmente mi hai colpito! Ora
è il mio turno” e il
principe partì all’attacco colpendo il giovane
guerriero che non si arrese. Il
combattimento andò avanti per un po’, poi i
quattro si trasformarono nel combattente
leggendario dai capelli dorati e cominciarono a fare sul serio. Ogni
colpo,
faceva tremare la terra sotto di loro, facendo sfuggire gli animali che
prima
erano tranquilli.
Trunks
scagliò una sfera d’energia che venne respinta e
Goten lo imitò, non riuscendo
a colpire il suo avversario. I due adulti, sollevati da terra, si
guardarono e
sorrisero, complici, lanciando un colpo energetico verso i bambini,
che,
agilmente, evitarono.
Ritornarono
a terra, concedendosi un secondo di pausa. Erano tutti quanti stanchi e
ansimanti per lo sforzo fatto.
“Tuo figlio è un portento” disse Goku
rivolto all’amico che sorrise “Non per
niente è mio figlio. Comunque devo dire che anche il tuo non
è niente male”.
L’orgoglioso Vegeta, non avrebbe mai ammesso quanto Goten
fosse bravo e che più
di una volta, l’aveva messo in seria difficoltà.
Il sayan adulto dai capelli a
palma intuì che in realtà Vegeta era rimasto
colpito dalle capacità del suo
piccolo.
“Vogliamo
riprendere?” chiesero i due giovani amici.
“Certo,
ma da ora in poi, ci impegneremo di più, vero,
Vegeta?”
“Puoi contarci”.
“Bene,
perché anche noi lo faremo!” ripose il bambino
più grande, poi si rivolse
all’amico “Pronto, Goten?”.
“Prontissimo!” rispose l’altro entusiasta.
Poi i
due, fecero la danza Metamor, quella danza che avevano imparato poco
tempo fa,
quella danza che avevano appreso per essere i difensori della Terra,
quella
danza che aveva dato vita al valoroso guerriero Gotenks e che ora
ricompariva
davanti ai due sayan, più forte che mai. Vegeta, che aveva
visto il giovane
solo dall’aldilà, rimase stupefatto da quel
ragazzo, tanto giovane quanto
potente.
“Siamo
pronti!” escalmò il nuovo combattente dopo essersi
trasformato in super sayan e
partirono all’attacco, colpendo prima Vegeta e poi Goku. La
loro velocità era
impressionante, tanto da tener testa ai due combattenti più
forti della
galassia.
Strepitosi!
Pensò Kaaroth, mentre era
impegnato a schivare le onde energetiche di Gotenks, imitato da Vegeta
che
rispondeva ai colpi. è
maledettamente
veloce!
Lo scontro
continuò così per un po’, con vantaggio
di Gotenks, nonostante i due sayan ci
avessero messo più impegno, fino a quando, sfiniti, decisero
di smettere.
“Cavoli, è stato un allenamento
stupendo!”.
“Per una
volta, devo darti ragione Kaaroth. Forse è stato
più divertente che combattere
con te”.
Il giovane si grattò la nuca “heheh,
già.”
Dopo che la mezz’ora fu trascorsa, Goten e Trunks si
divisero, tornando ad
essere due persone distinte.
Erano
tutti quanti malconci e i vestiti, puliti e stirati, erano ormai un
vecchio
ricordo.
“Fiu, è
stato fantastico!” urlarono i due bambini. “Lo
rifaremo poi, papà?” chiese
quello dai capelli lillà.
“Forse” rispose il padre.
“Ehi, che
ne dite di fare un bagno rinfrescante? Bulma e ChiChi ci uccideranno se
torneremo in questo stato”.
I bambini urlarono entusiasti dall’idea e subito si buttarono
nel fiume che
c’era poco distante da loro, seguiti da Goku che si
esibì in un salto mortale,
giocherellone come un fanciullo.
Vegeta,
da principe qual’era, entrò in acqua
silenziosamente e ne uscì nel giro di
pochi minuti, ignorando le proposte del figlio e
dell’amichetto a giocare con
loro. Le loro richieste vennero ascoltate dall’altro sayan
che si stava
divertendo un mondo.
“Kaaroth”
disse lui, appoggiato ad un albero a braccia conserte “Ne hai
ancora per
molto?”.
L’altro, che aveva a spalle i due piccoli che stava per
buttare in acqua, si
fermò subito “Come?”.
“Ti ho chiesto se hai ancora intenzione di giocare ancora per
molto come un
marmocchio o se ti decidi a darti una mossa!”
spiegò spazientito.
“Su, rilassati. Dovresti giocare un po’ con questi
due! Sono un vero spasso”.
“Tsk”.
Goten e
Trunks, intanto, approfittando del momento di distrazione del sayan,
riuscirono
a buttarlo in acqua.
“Due contro uno! Non vale!”.
“E invece sì!” fece astuto il figlio di
Bulma “Io e Goten prima eravamo in uno
contro voi due!”.
Goku dovette riconoscere la logica riflessione del ragazzino e non
potè far
altro che alzare bandiera bianca.
Mezz’ora
più tardi i tre uscirono dall’acqua, rinfilando i
vestiti e tornando in
direzione di casa, dove trovarono le donne furiose per il loro ritardo
e per i
vestiti malconci.
Riuscirono
comunque a cavarsela e si gustarono il lauto e buon pranzo cucinato
dalla mamma
di Goten, chiacchierando e ridendo come famiglie normali. Goku si
divertiva
insieme ai piccoli sayan, Vegeta invece, restava in disparte, gettando
ogni
tanto qualche occhiata al figlio che si divertiva con l’amico
e Bulma e ChiChi
osservavano divertite la scena.
Finito di
mangiare, i bambini guardarono i cartoni animati, mentre gli adulti
rimasero in
cucina.
“Mi è
venuta un’idea” fece Bulma
“Perché non andiamo a trascorrere un buon
pomeriggio
al mare?”.
“Wow! Dici sul serio?” chiese la moglie del
valoroso eroe che più volte aveva
salvato il pianeta.
“Certo!
Il tempo è dalla nostra parte e sono sicura che i bambini si
divertiranno un
mondo”.
I ragazzi, che avevano sentito tutto, saltarono all’idea e
vollero subito
partire.
Anche
Goku era entusiasta all’idea al contrario di Vegeta che
sbuffava, provocando le
ire della moglie.
Grazie
alla guida spericolata di Bulma, arrivarono alla spiaggia in pochi
minuti. Il
sole era caldo e la spiaggia era deserta. Non c’era nessun
altro oltre loro. La
scienziata spiegò che poche persone erano a conoscenza di
questa piccola ma
incantevole spiaggia e che loro ci venivano sempre. Era
l’unica spiaggia in cui
era riuscita a trascinare il solitario e scontroso marito.
I bambini
si divertirono a giocare con la sabbia, mentre gli altri si godevano i
benefici
che il sole regalava. Bulma sfoderò un bichini rosso che
riaccese l’interesse
di Vegeta, il quale indossava un costume nero. Goku, invece, vestiva un
costume
azzurro e ChiChi uno verde, semplice e casto.
Il
principe dei sayan, stanco per la giornata avuta, si
addormentò, suscitando le
risate dagli altri, soprattutto quelle dell’amico.
“Vegeta
fa il duro invece poi dorme come un bambino”
commentò la moglie.
“Beh è
nella sua indole di principe” le ricordò Goku.
“Hmpf,
principe dei miei stivali, semmai!”. Il compagno rise di gusto, tenendosi la
pancia, e la
moglie osservò il marito essere sereno e rilassato. Si
strinse di più al sayan
che, imbarazzato, si grattò la nuca come era solito fare.
“Ehi
Goten!”. Il diretto interessato, che stava completando il
grande castello che
aveva costruito insieme all’amico, rispose distrattamente con
un “Che cosa
c’è?”.
“Mio padre si è addormentato. Perché
non gli facciamo uno scherzo?”.
“Uh?”
disse interessato alla proposta.
“Dai!
Ricopriamolo di sabbia”.
“Cosa?
Sei impazzito?! Fare uno scherzo a tuo padre?! Ci farà
fuori”.
“Avanti,
non essere melodrammatico!”.
Il piccolo Son ridacchiò “Che cosa vuol dire
melodrammatico?”.
L’altro
fece una faccia disperata, di fronte all’ignoranza del
compagno “Niente, lascia
stare” poi si spazientì “Allora, ci stai
o no?”.
“E va bene, però se si arrabbia glielo dico che
è stata una tua idea”.
“Sì sì, d’accordo”.
Poi si
avviarono in direzione del malcapitato che giaceva dormiente, ignaro
del piano
malefico che il figlio aveva architettato contro di lui.
“Che volete fare?” si interessò la madre
del piccolo Brief. Trunks spiegò la
situazione e lei ridacchiò “Oh, fate
pure”.
I due non
se lo fecero ripetere de volte e cominciarono a ricoprire di sabbia il
sayan,
sotto lo sguardo interessato di Goku che assisteva allietato alla
situazione.
Quando
completarono l’opera, risero del lavoro fatto.
“Ottimo!” disse il padre di Goten strizzando loro
l’occhiolino.
Il
secondogenito saltò in braccio al padre che gli
scompigliò teneramente i
capelli.
“Vegeta si arrabbierà”.
“Nah, non così tanto … O almeno
spero”.
“Papà?”
“Che cosa c’è, figliolo?”.
“Ti
voglio bene!”.
I
presenti assistirono alla tenera scena e alle due donne si strinse il
cuore,
mentre Trunks osservava con espressione neutra. Lui non
l’aveva mai detto a suo
papà, almeno non apertamente.
Ma lui
sapeva che l’amico aveva un carattere molto diverso dal suo.
Più semplice, più
genuino e più infantile … d’altronde
non aveva avuto il padre accanto fino ad
ora e forse era normale che si comportasse così.
Qualche
minuto più tardi, mentre Trunks e Goten stavano gustando un
buon gelato, il
principe dei sayan si risvegliò. Cercò di alzarsi ma si ritrovò
bloccato dalla sabbia.
Un’espressione che prometteva poco di buono, fece comparsa
sul suo viso e,
usando un millesimo della sua forza, si liberò da quella
fastidiosa terra.
“Truuuuuunks!” sbraitò l’uomo,
sapendo già chi era l’artefice di quello
scherzo.
Il
figlio, insieme al compare, lasciò cadere a terra il gelato,
e seguito
dall’amico, cominciarono a scappare, cercando rifugio da Goku.
Dopo averli trovati, il sayan si mise a braccia conserte
“Questa non la
passerete liscia, parola mia!”.
“Suvvia, Vegeta, non è il caso di prendersela
così tanto!”.
“Chiudi
il becco Kaaroth! Anzi, scommetto che sei stato anche tu a incoraggiare
questi
due mocciosi!” sbraitò, ferito
nell’orgoglio.
“N-no …
ma che dici?” balbettò.
“Allora ce n’è anche per te!”.
L’eroe,
impavido di fronte ai più terribili nemici, si mise a
scappare come un
coniglio, seguito a ruota dai due bambini che cercavano di scappare di
fronte
all’ira dell’altro sayan. Finirono pero’
tutti quanti in acqua e divertite, le
mogli applaudirono a quella scena piacevole.
I due
monelli, non ancora soddisfatti, cominciarono a spruzzare acqua al
padre di
Trunks che rispose con altrettanta enfasi. Uno spruzzo raggiunse anche
Goku,
che, schieratosi dalla parte di Vegeta, cominciò ad
intraprendere una lotta
contro i due bambini.
“C’è un
solo modo per batterli!” urlò Trunks
all’amico, che, intuendo il piano, si mise
in posa e crearono, per la seconda volta in un giorno, Gotenks.
“Tsk, illusi!” fece Vegeta, scagliando una sfera di
energia, colpendo l’acqua e
facendola finire in faccia al giovane che, non perdendosi
d’animo, diede vita a
cinque fantasmi.
“Ehi, no, che volete fare?!” chiese Goku, allarmato
dalla situazione. Non
capiva perché i piccoli se la fossero presa così
tanto. Infondo, era solo un
gioco. Lui conosceva la potenza di quei fantasmi, minuti quanto
terribili, a
differenza di Vegeta, che era la prima volta che assisteva a una cosa
simile.
“Abbiamo perfezionato la tecnica!” fece il ragazzo,
poi si rivolse ai
fantasmini “State pronti” e additando i nemici
urlò “Via!!”
I due,
cercarono di evitarli, invano. Si prepararono al peggio, ma al posto di
un
esplosione che aveva fatto tremare persino Majiin Bu, furono inzuppati
d’acqua.
Il
giovane Gotenks cominciò a ridere di gusto, scalciando e
tenendosi la pancia,
mentre i due sayan, confusi, presero la sfida seriamente, sommergendo
il
ragazzo.
Bulma e
ChiChi sorrisero di fronte a quello scenario.
Finalmente,
i loro mariti potevano godersi momenti tranquilli con i loro figli,
gustandosi
quel meraviglioso periodo di pace.
Pace,
pensò Bulma, che anche Vegeta aveva raggiunto interiormente.
Ormai di quel
sayan spietato e crudele non era rimasto niente. Al suo posto,
c’era un
guerriero, un eroe, che ora si divertiva insieme a suo figlio e a
quell’amico
–ora più amico che rivale- da cui non poteva
staccarsi. Loro, non erano solo i
guerrieri più forti della galassia, ma erano gli unici
superstiti di quella razza
che rappresentavano.
Erano
come fratelli: uniti per uno scherzo del destino, uniti per il sangue
che
scorreva in loro, uniti da un disegno di destino comune.
Note Autrice: Prima fic su
dragon ball,
nonostante abbia visto il manga da quando ero piccola!
E’ uno dei momenti di quotidianità e
felicità per i nostri eroi.
Finalmente, Vegeta e Goku sono diventati dei probabili amici, uniti dal
fatto
che loro sono gli ultimi della razza sayan!
Spero sia venuta bene!
Grazie per aver letto.
Franci :)