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Autore: Kessi    18/06/2011    3 recensioni
Lei sorrise e gli prese una mano tra le sue. Stranamente, lui non rifiutò quel contatto intimo.
Vegeta sentì il calore delle mani di sua moglie e si rilassò leggermente, rimanendo comunque teso. Non avrebbe voluto mostrare le sue debolezze. Lui non era debole, non doveva e non poteva esserlo. Lui era il principe dei sayan!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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same destiny

 

 

 

 

 

Due mesi dopo Majiin Bu

 

 

Era una notte tranquilla alla Capsule Corporation e la città dell’Ovest dormiva tranquilla. Una donna dai capelli verdini, stava bagnando i fiori piantati accuratamente da sua madre, quando un’ombra attirò la sua attenzione.
Un uomo stava in piedi, al centro del prato, a osservare le stelle con la solita aria imperscrutabile. Lei sorrise, intenerita dalla scena e cautamente gli si avvicinò, cercando di non farsi notare, cosa che, ovviamente non le riuscì.
Lui si girò, osservandola, rimanendo in silenzio.
“Che stai facendo?” gli chiese.
“Non sembra ovvio?” grugnì lui, come se fosse infastidito dalla sua presenza.
“Beh … A dire il vero sì”.
“Appunto. Fai domande senza senso”.
Sbuffò “Come sei antipatico! Cercavo solo di essere carina con te!”.
Ricevette come riposta un grugnito, poi entrambi tornarono ad osservare il cielo scuro e confortante.
“Non vuoi dirmi nemmeno a cosa stai pensando?”.
“Vuoi chiudere quella boccaccia?!”.
“E va bene! Fai come ti pare!” rispose risentita, avviandosi verso casa, a grandi falcate.
La luce della cucina era ancora accesa, cosa che si spiegò con la presenza di un bambino che urlacchiava giocando alla nuovissima consolle. Non appena sentì rientrare la madre, mise in pausa il video game, voltandosi a guardarla. “Va tutto bene, mamma?”.
“Certo tesoro” disse automaticamente, soffermandosi sulla figura di suo figlio che cresceva a vista d’occhio. Le ritornò in mente quando aveva saputo della sua scomparsa e soppresse l’istinto di correre ad abbracciarlo: lui non avrebbe voluto, l’avrebbe messo in imbarazzo … In quei gesti era tale quale suo padre.
I capelli violetti erano leggermente scompigliati, lo sguardo era serio ma preoccupato e gli occhi erano azzurri, come i suoi, vispi, attenti. Nonostante fosse solo un bambino, era più forte di qualsiasi altro essere umano presente sulla Terra.
Né lui né suo padre erano umani. Sono sayan! Le ricordò saggiamente la sua mente.
“Tu e papà avete litigato?”.
“No, amore”.
“Stai mentendo” disse il piccolo, furbo. “Ho sentito tutto”.
La donna fece per chiedersi come avesse fatto, ma poi la domanda le morì sulla labbra. Avevano sensi molto più acuti dei suoi.
“Uffa! A voi due non si può nascondere nulla!”.
Lui sorrise “Allora? Chiarirete come sempre, vero?”.
Il bambino era ormai abituato al continuo punzecchiarsi dei suoi genitori. Erano divertenti, anche se insoliti. Certo, la loro non era una famiglia ordinaria, proprio no.
Gli scompigliò i capelli “Sì, non preoccuparti. Solo la mamma sa far ragionare quello scimmione di tuo padre” disse facendogli l’occhiolino, scatenando le risate del figlio che furono udite dal sayan più grande, che fece una smorfia.

Che testarda! Pensò l’uomo, per entrare in casa, interrompendo quel momento di spensieratezza.
Trunks lo guardò con ammirazione, come sempre. Il suo papà era un eroe. Non avrebbe mai dimenticato il suo gesto eroico per salvare tutti, sacrificando la sua vita. Ma ciò che teneva segretamente nel suo cuore era l’abbraccio del padre poco prima che lo abbandonasse. Era il suo ricordo più bello, che aveva rivisto nella sua mente almeno qualche migliaia di volte.
Il sayan non lo degnò di uno sguardo e si prese una bottiglietta d’acqua fresca, cominciando a bere sotto lo sguardo severo di Bulma, che avrebbe voluto che suo marito rivolgesse un gesto carino nei confronti del figlio.
La serata trascorse in modo ambiguo con aria di tensione che persino il piccolo Trunks poteva avvertire. Non appena finirono di cenare, il figlio decise di ritirarsi in camera, non reggendo più quell’atmosfera. Per quanto volesse bene ai suoi genitori, a volte sapevano essere molto pesanti.
Nel frattempo, in cucina, Bulma stava infilando i piatti nella lavastoviglie in completo silenzio, mentre Vegeta era rimasto nei suoi pensieri oscuri e tristi. Avrebbe voluto condividerli con la donna, ma avrebbe ammesso di avere un problema e i problemi andavano risolti da soli. Lui era un guerriero! Avrebbe affrontato ciò che gli passava per la testa da solo.

La TV venne accesa dalla moglie che si sedette accanto a lui, in silenzio.
Vegeta guardò le immagini scorrere sullo schermo e si chiese come i terrestri potessero trovare minimamente interessante delle stupidaggini simili. Bofonchiò poi si alzò, dirigendosi in camera, lasciando la donna sola, che non appena lo vide alzarsi, lo trattenne.
“Aspetta”.
“Che c’è?”.
“Si può sapere che ti prende?”.
“Tsk. Che cosa vuoi che abbia? Sono come sempre”.
Lei incrociò le braccia, gesto che, inconsciamente, aveva preso da lui. “Non dire sciocchezze. Sei più scontroso del solito. Allora?”.
“Non ha nulla da dirti” disse per poi riprendere sui suoi passi, sdraiandosi sul letto della loro camera, camera in cui avevano condiviso diversi momento, dove si erano amati con passione e con dolcezza, la stanza dove avevano concepito il loro mezzo sayan.
Bulma lo seguì ed entrambi si chiusero in camera a discutere. Trunks, nell’altra stanza, sentì tutto e si gettò nello sconforto. Steso sul letto, si mise a riflettere. Non sopportava quando i suoi genitori litigavano (in modo più preoccupante del solito) e quando urlavano. Si amavano, lui lo sapeva, ma discutevano spesso …
“Adesso piantala!” sentì suo padre che sbraitava.
“Non intendo finirla qui, finchè non mi dirai che cos’hai!”.
Lui sospirò, poi prese la consolle portatile del suo videogioco preferito e ricominciò a giocare. Era uno dei suoi passatempi migliori con Goten. Si divertivano a superare livelli e livelli e mostrare la loro maestria anche in quello. Era da tre giorni che non passavano del tempo insieme e per i due amici inseparabili, era troppo tempo.
“Vegeta, non ti permetto di dire certe cose!” urlò sua madre.
Trunks balzò dal letto e corse in camera dei genitori, trovando Bulma in piedi con suo padre di fronte a braccia incrociate e con espressione dura e nervosa.
“Che vuoi?!” abbaiò contro il bambino.
“Posso andare da Goten?”.
“Ma è sera” gli fece notare sua madre.
“E quindi? Dormirò là … Tanto domani ci saremmo dovuti vedere, no?” spiegò il piccolo, astuto come sempre.
“Fammi telefonare a ChiChi” disse lei che prese il cellulare e compose velocemente un numero. Cominciò a parlare a raffica, così Trunks rimase in attesa appoggiato al muro.
“D’accordo, vai”.
Il bambino annuì poi volò via dalla finestra, sorridente. Poteva rivedere il suo migliore amico! Lanciò un ultimo sguardo a casa sua … non ce la faceva più a sentire i genitori litigare! Pensando a quanto si sarebbe divertito con Goten e suo padre Goku aumentò la velocità. Non vedeva l’ora di arrivare!
Non appena il figlio lasciò la casa, i due ripresero la discussione interrotta.
“Ti prego, Vegeta. Voglio solo capire …”
“Lasciami in pace!”.
“Perché non vuoi dirmelo? Tutti abbiamo delle debolezze, anche guerrieri forti come te”.
“Non puoi saperlo”.
“Lo immagino”.
L’uomo non si scompose e si sedette sul letto. Lei gli si posizionò accanto, cercando di interpretare quello sguardo duro che aveva sempre, cercando di leggere i suoi occhi scuri come le tenebre da cui si era lasciata avvolgere. “Riguarda Majin Bu?”.
Il sayan sobbalzò. Ancora una volta, la donna era riuscita a capire i suoi pensieri, come se potesse leggergli l’anima. Non rispose, rimanendo composto.
“Ho indovinato, vero?”.
Sospirò. Ormai non poteva tirarsi indietro. Sarebbe stato da codardi e lui non era un codardo. Si limitò ad annuire.
“E che cosa ti affligge?”
“Io …” borbottò lui, per poi riprendere il discorso “Ho ucciso tutte quelle persone al torneo. Perché tu stai ancora con me?”.
Lei sorrise e gli prese una mano tra le sue. Stranamente, lui non rifiutò quel contatto intimo.
Vegeta sentì il calore delle mani di sua moglie e si rilassò leggermente, rimanendo comunque teso. Non avrebbe voluto mostrare le sue debolezze. Lui non era debole, non doveva e non poteva esserlo. Lui era il principe dei sayan!
“Ti stai davvero chiedendo il perché?”.
"Fai delle domande idiote” replicò lui.
“Beh, è tanto difficile da capire? Io ti amo, Vegeta. Sei mio marito, il padre di Trunks … E se ti stai chiedendo se ho paura di te, la risposta è no. Insomma, non ho avuto paura di te quando eri ancora un sayan scorbutico ed assassino … perché dovrei averne ora?”.
Rimase in silenzio, rimuginando sulle parole di lei. Io ti amo. Non era abituato a sentirselo dire così spesso. Nella sua vita, aveva conosciuto solo odio, violenza, vendetta … Eppure era cambiato. Aveva incontrato Bulma, quella donna strana e un po’ sciocca e si era abituato all’idea di stare con lei. Avevano avuto un figlio. Lui aveva finalmente un erede ma non riusciva a concepire come l’amore potesse spingere i terrestri a essere così stolti, come aveva fatto Bulma stando con lui. L’amore fa fare cose stupide ma terribilmente magiche.
Si girò verso di lei, ammirando i suoi occhi azzurri e velocemente la baciò con intensità, fino a quando si staccarono per riprendere fiato, per poi unirsi nuovamente e ritrovarsi come due amanti tenuti lontani per troppo tempo.
Era in quei momenti che Bulma era al colmo della felicità.
Quando si separarono, Vegeta la guardò per un lungo istante e lei sorrise. Sorrise perché i suoi sguardi valevano più di mille parole. I suoi sguardi valevano più di tutti i ti amo del mondo … anche se non l’avrebbe mai ammesso, lei ne aveva la consapevolezza: lui l’amava.
Ora che era soddisfatta e felice, la donna chiuse gli occhi e, inconsciamente, si ritrovò abbracciata al corpo tonico e muscoloso del suo uomo, che non la respinse, ma respirò il suo odore, abbandonandosi a quel piccolo e confortevole piacere.
Morfeo arrivò e li accolse tra le sue braccia.

 

Il  mattino seguente i due si alzarono e fecero velocemente una doccia, per poi consumare una lauta colazione. La donna aveva un sorriso stampato in faccia da quando si era alzata e Vegeta non riusciva a capirne il motivo. Un motivo troppo futile per lui che era un guerriero sayan ma un motivo troppo importante per una terrestre come Bulma. Finalmente era riuscita a far crollare (forse definitivamente) le barriere del marito ed aveva la certezza che lui l’amava. In quel momento, non poteva voler di più dalla vita.
Con la mente tornò a quando era ancora una sciocca ragazzina e cercava le sfere del drago per poter esprimere il desiderio di trovare il suo principe azzurro. Il suo sguardo cadde sull’uomo che ora si stava infilando, controvoglia, abiti da terrestri –come lui li definiva- e sorrise. Il suo desiderio si era avverato e questa volta senza l’aiuto delle sfere del drago.
Certo, forse Vegeta non era il classico principe azzurro delle favole ma era comunque un principe ed era bellissimo … misterioso, affascinante. No, decisamente non era un principe azzurro. Anzi forse, se si fosse trovato in una fiaba, lui sarebbe stato il fratello cattivo del principe bravo. Sorrise. Lei aveva conquistato l’antagonista della favola, l’aveva portato dalla parte dei buoni.
“Che hai da guardarmi?” sbottò il sayan mentre si infilava una maglietta nera che aveva coordinato con dei pantaloni gialli che andavano molto di moda.
“Niente” mentì lei, indossando un vestito azzurro che Vegeta apprezzò. Metteva in risalto il suo fisico e le sue forme generose ma soprattutto, era dello stesso colore dei suoi occhi, quegli occhi che lo avevano catturato rendendolo una preda indifesa.
“Beh e allora piantala di fissarmi!”.
Lei ridacchiò poi uscirono di casa e salirono sull’elicottero in direzione dei Monti Paoz.

Tra le montagne, in una casa riservata e semplice, due bambini si stavano rincorrendo, pieni di energia già a quell’ora del mattino.
“Tanto non mi prendi!” urlò furbo il bimbo dai capelli viola che correva velocemente seguito da un bambino dai capelli neri a palma “Non è vero!” si lamentò l’altro con la voce ancora infantile che aveva a differenza dell’altro.
“E invece non ce la farai!”
“Io ti dico di sì!” disse Goten aumentando la velocità e riuscendo ad acchiappare il compagno di giochi. “Hai visto?”.
“Mpf” sbottò l’altro, orgoglioso come il padre.
“Goten, Trunks! Venite a fare colazione!” urlò il papà di Goten sull’uscio di casa. Indossava non la sua classica tuta arancione ma dei pantaloni beige e una maglia azzurra, vestiti che era stato costretto ad indossare dalla moglie. I due bambini si guardarono con aria di intesa poi si sorrisero complici. Corsero in direzione del sayan adulto per poi saltargli addosso, facendolo cadere e provocando le risate dei bambini e anche dell’uomo, giocherellone come sempre.
Goten sorrise, godendosi quei momenti quotidiani, momenti che non aveva mai avuto fino ad ora. Ora che suo padre era con lui, voleva recuperare tutto il tempo perduto. Trunks, dal canto suo, pensava a quanto il suo papà fosse così diverso da Goku ma allo stesso tempo simile. Goku era sempre allegro e giocava volentieri con loro, divertendosi quanto loro ma contemporaneamente era serio e gli piaceva combattere proprio come suo padre. “Bene, ora che ne dite di andare a mangiare?” disse l’adulto, distogliendo i due dai loro pensieri. Si avvicinò poi, dicendo “Non vorremmo mica fare arrabbiare ChiChi, vero?”.
I piccoli sayan scossero la testa e corsero in casa per poi fare colazione. I sayan, insaziabili come sempre, divorarono ogni cosa presente in casa, facendo sorridere la madre di Goten che li guardava con aria adorante. Le era mancato non avere il marito che gironzolava tra le mura domestiche, le era mancata la sua risata ancora infantile, il suo prendersi cura dei figli e respirare la sua presenza.
“Mamma, io e Trunks torniamo a giocare!” l’avvisò il secondogenito per poi sparire insieme all’amico.
La donna sospirò per poi mettersi a lavare i piatti, immersa nei suoi pensieri e nei suoi ricordi. Dopo aver riposto l’ultima stoviglia, sentì il rumore familiare di un elicottero.
Si asciugò le mani e uscì di casa, vedendo il mezzo di trasporto di Bulma atterrare al centro dell’ampio prato.
La prima a scendere fu proprio la madre di Trunks, seguito dal principe dei sayan.
“Mamma, papà!” urlò il bambino dai capelli violetti correndo incontro ai genitori. La madre accolse il bambino a braccia aperte mentre il padre si limitò ad abbozzare un lieve sorriso, che fece illuminare il bimbo, ancora più felice dalla presenza dei due. Notò che non erano più tesi come  la sera precedente.
Devono aver fatto pace pensò Trunks, mentre Goku salutò amichevolmente la sua migliore amica e colui che –piano piano- aveva imparato ad essergli amico.
“Ehilà ragazzi!” disse il papà di Goten agitando un braccio muscoloso.
“Ciao Goku!” sorrise Bulma.
“Ciao! Ehi, Vegeta!”.
“Kaaroth” rispose lui.
“Che piacere rivedervi!” urlò ChiChi “Accomodatevi pure” e poi gli adulti entrarono in casa mentre i due amici continuavano a giocare, instancabili.
 “Allora Bulma come vanno le cose alla CC?” chiese la moglie di Goku sedendosi a tavola accanto al marito.
La donna sorrise “Bene! Con la mia nuova creazione ci siamo classificati primi al concorso Invenzioni delle Invenzioni!”.
“Sono contenta!”
Vegeta intanto ascoltava assopito la conversazione frivola delle due, seguito da un Goku piuttosto annoiato. I due sayan si guardarono, alleati, ancora una volta, in cerca di una fuga.
“Ehi, Kaaroth!” sbottò il Principe.
“Uh?” fece l’altro grattandosi la nuca, confuso.
“Che ne dici di andare ad allenarci? Scommetto che ho raggiunto il tuo livello!”.
Goku sorrise, eccitato all’idea di un buon combattimento con l’amico “Certo, Vegeta! Andiamo!”. I due uomini fecero per dirigersi verso la porta di casa quando le voci delle rispettive mogli li bloccarono “Dove credete di andare?!”.
“Non sono affari vostri” sbottò Vegeta.
“Andiamo a divertirci un po’!” disse cordialmente l’altro.
“A divertirvi, eh?!” chiese ironica la moglie di Goku “E ogni volta che vi divertite, tornate a casa conciati come due teppisti!!” sbraitò la donna seguita dalla moglie del Principe, che ascoltava le loro urla annoiato.
“E dai, ChiChi” la pregò lui, con lo stesso tono che usava Goten quando chiedeva il permesso di andare a giocare.
“E va bene! Ma tornate per l’ora di pranzo!”.
“Non riducetevi troppo male!” aggiunse Bulma mentre i mariti uscirono di casa, lasciando le due donne sole.
“Sayan!” ruggì la moglie di quello più gentile, usandolo come critica, mentre Bulma come spiegazione.
Nel frattempo, in giardino, due piccoli bambini videro i padri volare via e guardandosi, si chiesero dove potessero essere diretti.
“Seguiamoli, Goten!” disse il più grande, spiccando il volo.
“Ehi, aspettami!” si lamentò l’altro, mentre raggiungeva l’amico.
“Forse vanno a combattere”.
“Sì, lo credo anche io”.
“Fantastico, così potremmo aggiungerci anche noi!”.
“Come? Dici davvero, Trunks?” chiese il piccolo con aria ingenua e fiduciosa nei confronti del compagno di avventure.
“Certo!”.
“Ma non riusciremo mai a batterli”.
Il bimbo dai capelli violetti ridacchiò “Ma no, sciocco! Useremo il nostro asso nella manica” rispose facendogli l’occhiolino ed aumentando la velocità, mentre Goten si affrettava a seguirlo e a urlargli “Che vuoi dire?!”

I sayan più grandi, invece, erano atterrati in un luogo isolato, popolato solo da qualche animale che riposava tranquillo, ignaro dello scontro amichevole che si sarebbe tenuto di lì a poco.
Il vento sferzava i loro capelli neri e Goku ebbe un deja-vù: il primo combattimento con Vegeta, avvenuto ormai molti anni addietro. Tornò al presente, sorridendo. Le cose erano cambiate. A quel tempo, non avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che il principe dei sayan si stabilisse sulla Terra, sposasse l’amica Bulma, avesse un figlio e passasse dalla parte dei buoni …
“Che hai da sorridere?”.
“Niente” mentì lui “Sto già pregustando il nostro incontro”.
L’altro ghignò “Ci puoi giurare! Allora, sei pronto, Kaaroth?”
“Lo sono sempre!”.
I due si misero contemporaneamente in posizione di attacco e proprio nel momento in cui stavano per lanciarsi e colpirsi, avvertirono due aure tanto forti quanto famigliari.
“Ma queste sono le aure dei ragazzi!” disse Goku.
Non appena pronunciò questa frase, i piccoli sayan atterrarono davanti a loro, sorridenti.
“Ehi, Goten, Trunks che ci fate qui?”.
“Vi abbiamo seguiti, papà!” rispose il più piccolo.
“Già! Vogliamo combattere insieme a voi” aggiunse il figlio di Vegeta, combattivo come il padre.
“Non se ne parla” rispose l’uomo “Non è il momento per fare giochi da mocciosi. Io e Kaaroth stavamo allenandoci, per cui sparite!”.
“Ma papà, vogliamo combattere anche noi!” replicò il bambino, guardandolo nel modo più convincente possibile.
Lui incrociò le braccia “Voi due contro noi due?” chiese sarcastico per poi scoppiare in una risata “Ma non dite! Non riuscirete mai a sconfiggerci”.
“Non essere così duro, Vegeta” lo riprese l’amico “Sono certo che impegnandosi riusciranno a batterci … Non dimenticare che sono molto forti e che hanno tenuto testa a Majiin Bu. Se vogliono confrontarsi con noi, lasciali fare.”.
“Tsk! Tanto fai sempre di testa tua!” sbottò il principe, che, nonostante tutto, era curioso all’idea di battersi con quei piccoli marmocchi.
“Allora, siete pronti?” chiese l’altro sayan.
I due annuirono, con espressione seria in volto.
“Cominciamo!”.
Così Goten e Trunks si lanciarono all’attacco, ognuno contro il padre dall’altro. Il sayan dai capelli lillà scagliava pugni e calci contro Goku che prontamente schivava tutti i colpi. La stessa scena avveniva tra Goten e Vegeta.
“Però, niente male, Trunks” disse il padre del suo migliore amico, mentre parava un calcio e rispondeva all’attacco. Il piccolo sorrise beffardo, in un’espressione identica a quella del padre, poi ripartì all’attacco, riuscendo a tirare un pugno all’adulto.
“Dovrai impegnarti molto più di così, moccioso!” disse Vegeta schivando un colpo del piccolo Goku in miniatura. Anche se l’orgoglioso sayan non lo dava a vedere, era impressionato di combattere con la copia del suo rivale-amico in miniatura ed era rimasto colpito dalla sua forza strabiliante. Era forte, forse più di suo figlio. Goten, riuscì a sferrare un calcio all’uomo che, colto di sorpresa, venne sbalzato indietro. “Finalmente mi hai colpito! Ora è il mio turno” e il principe partì all’attacco colpendo il giovane guerriero che non si arrese. Il combattimento andò avanti per un po’, poi i quattro si trasformarono nel combattente leggendario dai capelli dorati e cominciarono a fare sul serio. Ogni colpo, faceva tremare la terra sotto di loro, facendo sfuggire gli animali che prima erano tranquilli.
Trunks scagliò una sfera d’energia che venne respinta e Goten lo imitò, non riuscendo a colpire il suo avversario. I due adulti, sollevati da terra, si guardarono e sorrisero, complici, lanciando un colpo energetico verso i bambini, che, agilmente, evitarono.
Ritornarono a terra, concedendosi un secondo di pausa. Erano tutti quanti stanchi e ansimanti per lo sforzo fatto.
“Tuo figlio è un portento” disse Goku rivolto all’amico che sorrise “Non per niente è mio figlio. Comunque devo dire che anche il tuo non è niente male”. L’orgoglioso Vegeta, non avrebbe mai ammesso quanto Goten fosse bravo e che più di una volta, l’aveva messo in seria difficoltà. Il sayan adulto dai capelli a palma intuì che in realtà Vegeta era rimasto colpito dalle capacità del suo piccolo.
“Vogliamo riprendere?” chiesero i due giovani amici.
“Certo, ma da ora in poi, ci impegneremo di più, vero, Vegeta?”
“Puoi contarci”.
“Bene, perché anche noi lo faremo!” ripose il bambino più grande, poi si rivolse all’amico “Pronto, Goten?”.
“Prontissimo!” rispose l’altro entusiasta.
Poi i due, fecero la danza Metamor, quella danza che avevano imparato poco tempo fa, quella danza che avevano appreso per essere i difensori della Terra, quella danza che aveva dato vita al valoroso guerriero Gotenks e che ora ricompariva davanti ai due sayan, più forte che mai. Vegeta, che aveva visto il giovane solo dall’aldilà, rimase stupefatto da quel ragazzo, tanto giovane quanto potente.
“Siamo pronti!” escalmò il nuovo combattente dopo essersi trasformato in super sayan e partirono all’attacco, colpendo prima Vegeta e poi Goku. La loro velocità era impressionante, tanto da tener testa ai due combattenti più forti della galassia.

Strepitosi! Pensò Kaaroth, mentre era impegnato a schivare le onde energetiche di Gotenks, imitato da Vegeta che rispondeva ai colpi. è maledettamente veloce!
Lo scontro continuò così per un po’, con vantaggio di Gotenks, nonostante i due sayan ci avessero messo più impegno, fino a quando, sfiniti, decisero di smettere.
“Cavoli, è stato un allenamento stupendo!”.
“Per una volta, devo darti ragione Kaaroth. Forse è stato più divertente che combattere con te”.
Il giovane si grattò la nuca “heheh, già.”
Dopo che la mezz’ora fu trascorsa, Goten e Trunks si divisero, tornando ad essere due persone distinte.
Erano tutti quanti malconci e i vestiti, puliti e stirati, erano ormai un vecchio ricordo.
“Fiu, è stato fantastico!” urlarono i due bambini. “Lo rifaremo poi, papà?” chiese quello dai capelli lillà.
“Forse” rispose il padre.
“Ehi, che ne dite di fare un bagno rinfrescante? Bulma e ChiChi ci uccideranno se torneremo in questo stato”.
I bambini urlarono entusiasti dall’idea e subito si buttarono nel fiume che c’era poco distante da loro, seguiti da Goku che si esibì in un salto mortale, giocherellone come un fanciullo.
Vegeta, da principe qual’era, entrò in acqua silenziosamente e ne uscì nel giro di pochi minuti, ignorando le proposte del figlio e dell’amichetto a giocare con loro. Le loro richieste vennero ascoltate dall’altro sayan che si stava divertendo un mondo.
“Kaaroth” disse lui, appoggiato ad un albero a braccia conserte “Ne hai ancora per molto?”.
L’altro, che aveva a spalle i due piccoli che stava per buttare in acqua, si fermò subito “Come?”.
“Ti ho chiesto se hai ancora intenzione di giocare ancora per molto come un marmocchio o se ti decidi a darti una mossa!” spiegò spazientito.
“Su, rilassati. Dovresti giocare un po’ con questi due! Sono un vero spasso”.
“Tsk”.
Goten e Trunks, intanto, approfittando del momento di distrazione del sayan, riuscirono a buttarlo in acqua.
“Due contro uno! Non vale!”.
“E invece sì!” fece astuto il figlio di Bulma “Io e Goten prima eravamo in uno contro voi due!”.
Goku dovette riconoscere la logica riflessione del ragazzino e non potè far altro che alzare bandiera bianca.
Mezz’ora più tardi i tre uscirono dall’acqua, rinfilando i vestiti e tornando in direzione di casa, dove trovarono le donne furiose per il loro ritardo e per i vestiti malconci.
Riuscirono comunque a cavarsela e si gustarono il lauto e buon pranzo cucinato dalla mamma di Goten, chiacchierando e ridendo come famiglie normali. Goku si divertiva insieme ai piccoli sayan, Vegeta invece, restava in disparte, gettando ogni tanto qualche occhiata al figlio che si divertiva con l’amico e Bulma e ChiChi osservavano divertite la scena.
Finito di mangiare, i bambini guardarono i cartoni animati, mentre gli adulti rimasero in cucina.
“Mi è venuta un’idea” fece Bulma “Perché non andiamo a trascorrere un buon pomeriggio al mare?”.
“Wow! Dici sul serio?” chiese la moglie del valoroso eroe che più volte aveva salvato il pianeta.
“Certo! Il tempo è dalla nostra parte e sono sicura che i bambini si divertiranno un mondo”.
I ragazzi, che avevano sentito tutto, saltarono all’idea e vollero subito partire.
Anche Goku era entusiasta all’idea al contrario di Vegeta che sbuffava, provocando le ire della moglie.
Grazie alla guida spericolata di Bulma, arrivarono alla spiaggia in pochi minuti. Il sole era caldo e la spiaggia era deserta. Non c’era nessun altro oltre loro. La scienziata spiegò che poche persone erano a conoscenza di questa piccola ma incantevole spiaggia e che loro ci venivano sempre. Era l’unica spiaggia in cui era riuscita a trascinare il solitario e scontroso marito.
I bambini si divertirono a giocare con la sabbia, mentre gli altri si godevano i benefici che il sole regalava. Bulma sfoderò un bichini rosso che riaccese l’interesse di Vegeta, il quale indossava un costume nero. Goku, invece, vestiva un costume azzurro e ChiChi uno verde, semplice e casto.
Il principe dei sayan, stanco per la giornata avuta, si addormentò, suscitando le risate dagli altri, soprattutto quelle dell’amico.
“Vegeta fa il duro invece poi dorme come un bambino” commentò la moglie.
“Beh è nella sua indole di principe” le ricordò Goku.
“Hmpf, principe dei miei stivali, semmai!”. Il compagno  rise di gusto, tenendosi la pancia, e la moglie osservò il marito essere sereno e rilassato. Si strinse di più al sayan che, imbarazzato, si grattò la nuca come era solito fare.
“Ehi Goten!”. Il diretto interessato, che stava completando il grande castello che aveva costruito insieme all’amico, rispose distrattamente con un “Che cosa c’è?”.
“Mio padre si è addormentato. Perché non gli facciamo uno scherzo?”.
“Uh?” disse interessato alla proposta.
“Dai! Ricopriamolo di sabbia”.
“Cosa? Sei impazzito?! Fare uno scherzo a tuo padre?! Ci farà fuori”.
“Avanti, non essere melodrammatico!”.
Il piccolo Son ridacchiò “Che cosa vuol dire melodrammatico?”.
L’altro fece una faccia disperata, di fronte all’ignoranza del compagno “Niente, lascia stare” poi si spazientì “Allora, ci stai o no?”.
“E va bene, però se si arrabbia glielo dico che è stata una tua idea”.
“Sì sì, d’accordo”.
Poi si avviarono in direzione del malcapitato che giaceva dormiente, ignaro del piano malefico che il figlio aveva architettato contro di lui.
“Che volete fare?” si interessò la madre del piccolo Brief. Trunks spiegò la situazione e lei ridacchiò “Oh, fate pure”.
I due non se lo fecero ripetere de volte e cominciarono a ricoprire di sabbia il sayan, sotto lo sguardo interessato di Goku che assisteva allietato alla situazione.
Quando completarono l’opera, risero del lavoro fatto.
“Ottimo!” disse il padre di Goten strizzando loro l’occhiolino.
Il secondogenito saltò in braccio al padre che gli scompigliò teneramente i capelli.
“Vegeta si arrabbierà”.
“Nah, non così tanto … O almeno spero”.
“Papà?”
“Che cosa c’è, figliolo?”.
“Ti voglio bene!”.
I presenti assistirono alla tenera scena e alle due donne si strinse il cuore, mentre Trunks osservava con espressione neutra. Lui non l’aveva mai detto a suo papà, almeno non apertamente.
Ma lui sapeva che l’amico aveva un carattere molto diverso dal suo. Più semplice, più genuino e più infantile … d’altronde non aveva avuto il padre accanto fino ad ora e forse era normale che si comportasse così.
Qualche minuto più tardi, mentre Trunks e Goten stavano gustando un buon gelato, il principe dei sayan si risvegliò. Cercò di alzarsi  ma si ritrovò bloccato dalla sabbia. Un’espressione che prometteva poco di buono, fece comparsa sul suo viso e, usando un millesimo della sua forza, si liberò da quella fastidiosa terra.
“Truuuuuunks!” sbraitò l’uomo, sapendo già chi era l’artefice di quello scherzo.
Il figlio, insieme al compare, lasciò cadere a terra il gelato, e seguito dall’amico, cominciarono a scappare, cercando rifugio da Goku.
Dopo averli trovati, il sayan si mise a braccia conserte “Questa non la passerete liscia, parola mia!”.
“Suvvia, Vegeta, non è il caso di prendersela così tanto!”.
“Chiudi il becco Kaaroth! Anzi, scommetto che sei stato anche tu a incoraggiare questi due mocciosi!” sbraitò, ferito nell’orgoglio.
“N-no … ma che dici?” balbettò.
“Allora ce n’è anche per te!”.
L’eroe, impavido di fronte ai più terribili nemici, si mise a scappare come un coniglio, seguito a ruota dai due bambini che cercavano di scappare di fronte all’ira dell’altro sayan. Finirono pero’ tutti quanti in acqua e divertite, le mogli applaudirono a quella scena piacevole.
I due monelli, non ancora soddisfatti, cominciarono a spruzzare acqua al padre di Trunks che rispose con altrettanta enfasi. Uno spruzzo raggiunse anche Goku, che, schieratosi dalla parte di Vegeta, cominciò ad intraprendere una lotta contro i due bambini.
“C’è un solo modo per batterli!” urlò Trunks all’amico, che, intuendo il piano, si mise in posa e crearono, per la seconda volta in un giorno, Gotenks.
“Tsk, illusi!” fece Vegeta, scagliando una sfera di energia, colpendo l’acqua e facendola finire in faccia al giovane che, non perdendosi d’animo, diede vita a cinque fantasmi.
“Ehi, no, che volete fare?!” chiese Goku, allarmato dalla situazione. Non capiva perché i piccoli se la fossero presa così tanto. Infondo, era solo un gioco. Lui conosceva la potenza di quei fantasmi, minuti quanto terribili, a differenza di Vegeta, che era la prima volta che assisteva a una cosa simile.
“Abbiamo perfezionato la tecnica!” fece il ragazzo, poi si rivolse ai fantasmini “State pronti” e additando i nemici urlò “Via!!”
I due, cercarono di evitarli, invano. Si prepararono al peggio, ma al posto di un esplosione che aveva fatto tremare persino Majiin Bu, furono inzuppati d’acqua.
Il giovane Gotenks cominciò a ridere di gusto, scalciando e tenendosi la pancia, mentre i due sayan, confusi, presero la sfida seriamente, sommergendo il ragazzo.
Bulma e ChiChi sorrisero di fronte a quello scenario.
Finalmente, i loro mariti potevano godersi momenti tranquilli con i loro figli, gustandosi quel meraviglioso periodo di pace.
Pace, pensò Bulma, che anche Vegeta aveva raggiunto interiormente. Ormai di quel sayan spietato e crudele non era rimasto niente. Al suo posto, c’era un guerriero, un eroe, che ora si divertiva insieme a suo figlio e a quell’amico –ora più amico che rivale- da cui non poteva staccarsi. Loro, non erano solo i guerrieri più forti della galassia, ma erano gli unici superstiti di quella razza che rappresentavano.
Erano come fratelli: uniti per uno scherzo del destino, uniti per il sangue che scorreva in loro, uniti da un disegno di destino comune.

 

Note Autrice: Prima fic su dragon ball, nonostante abbia visto il manga da quando ero piccola!
E’ uno dei momenti di quotidianità e felicità per i nostri eroi.
Finalmente, Vegeta e Goku sono diventati dei probabili amici, uniti dal fatto che loro sono gli ultimi della razza sayan!
Spero sia venuta bene!
Grazie per aver letto.
Franci :)

 

  
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