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Autore: Zero    05/03/2006    4 recensioni
Silenzio.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tesa tranquillità

Tesa tranquillità. Serena angoscia. Terrore cristallino.

 

Lo spettacolo, in quella silenziosa mattina siderale, era indubbiamente bello.

Chiunque avesse potuto guardarlo avrebbe scoperto cos’è veramente la meraviglia.

Ma purtroppo non c’era nessuno lì.

A dire il vero non c’era mai stato nessuno e senza ombra di dubbio nessuno avrebbe mai ammirato quella cosa.

Già, ma che cosa era?

Forse era una qualche struttura celeste, inconcepibilmente distante per qualunque possibilità di osservazione.

Forse era un’astrazione matematica troppo complessa per essere pensata.

Forse era qualcosa che si sarebbe potuto chiamare Dio.

Ma tutto ciò non aveva alcuna importanza, dato che nessuno si sarebbe mai posto quella domanda.

Né, del resto, quella cosa sembrava essere minimamente toccata dal fatto che nessuno sapesse della sua esistenza.

Essa continuava ad offrire al nulla la sua evanescente luce, sempre la stessa da quando… sicuramente da quando la luce esisteva.

E prima? Prima di cosa? Non c’era prima lì, non c’era poi, tutto era così come doveva essere, tutto era nell’ordine delle cose.

E quella cosa, quel soffio bluastro di infinito, sembrava esserne consapevole.

Sì, tutto era giusto, tutto nell’ordine delle cose; anzi, essa stessa era l’ordine delle cose, l’essere al di là del tempo, la compiuta perfezione nella quale tutto si risolve.

Eppure… eppure…

Se, assurdamente e contro ogni possibilità, qualcuno fosse riuscito a solcare gli oceani dello spazio, a varcare gli abissi del pensiero, ad inabissarsi nelle profondità infinite e, giunto lì, in un attimo evanescente e fuggitivo, avesse alzato lo sguardo su quella cosa, allora si sarebbe accorto…

Certamente sarebbe stato colpito oltre ogni misura umana dalla perfetta armonia delle sfumature e dalla grandiosità della visione, indubbiamente incomparabile a qualunque altra.

Certamente inizialmente avrebbe ammirato l’apparenza di ineffabile tranquillità, di compiuta imperturbabilità.

Tuttavia l’osservatore si sarebbe presto accorto che quella serenità celava qualcos’altro.

Man mano che i suoi occhi fossero penetrati nella visione quella tranquillità apparente si sarebbe mostrata per ciò che era: un soffocato grido di terrore che durava dall’inizio dei tempi, un’angoscia talmente profonda da non poter essere espressa, mostrata.

Ma, in quegli istanti di raccapriccio infinito, l’osservatore si sarebbe chiesto “perché?”. Perché si angosciava quella cosa, lontana miliardi di miliardi di anni luce da ogni pensiero, da ogni preoccupazione?

A quel punto egli avrebbe notato che, pur restando perfettamente immobile, quell’essere accennava una direzione, guardava qualcosa.

Spostando gli occhi verso quel luogo, tutto ciò che avrebbe visto sarebbe stata una linea, accennata, ma tuttavia visibile.

Avrebbe provato a trovarne gli estremi, ma invano. Ben presto si reso conto che quella linea, simile alla scia di una lacrima, senza inizio, né fine, né pause, né interruzioni, solcava tutto l’universo.

Percorso da un’inestinguibile senso di disagio, l’osservatore si sarebbe posto un’ultima domanda: “cos’è?”.

E allora, subito, dalle profondità della cosa sarebbe spirato un muto sibilo, un vento immobile che, silenziosamente avrebbe taciuto la risposta.

La fine.

  
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