Perché fare un sogno…se lo si può vivere?

È la quinta notte. Ho voglia di lui, ogni sera, e puntualmente mi trovo tra le sua braccia, nel suo letto, nella camera che tanto temo, ma che desidero fino alla morte. E ogni volta è la stessa storia, ma più appassionante che mai. Le sue braccia, il suo corpo, il calore delle serate estive…e mi addormento lontano da lui, che guarda il soffitto. Ma la verità è che non mi addormento: sono in dormiveglia, pronta ad uscire da quella stanza appena sarà crollato dal sonno. Allora mi alzo e mi vesto, prendendo le mie cose. Con amarezza poggio la mano sulla maniglia della porta. Mi giro. È così bello quando dorme, la debole luce della luna, fioca e bianca, gli illumina il volto. Vorrei tornare da lui e baciarlo, tenendolo stretto a me, sia nel corpo che nella mente. Però non posso. Mi sono già affezionata troppo al suo respiro, al suo corpo, ai suoi baci…lo sapevo, lo sapevamo entrambi che non saremmo andati oltre a questo. Solo sesso. Ed io lo sapevo. Ma l’ho seguito lo stesso la prima volta nella sua camera, e non ho potuto resistere al suo tocco, ai suoi baci, così roventi sulla mia pelle. Era tutto così nuovo. Il mattino dopo lui non c’era. Lo trovai quella sera al bar. Ovviamente circondato da tutte le sue ammiratrici. Poi me ne andai.
Sono arrivata davanti alla mia camera. Apro piano per non svegliare quelli accanto. Anche se, conoscendoli, non credo stiano dormendo. Guardo l’orologio. Ma non saprei dire che ore sono. Mi butto sotto la doccia completamente vestita. È la terza volta che lo faccio. Ormai non mi interessa più. Non voglio veramente lavarmi. Altrimenti il suo profumo se ne andrà, il ricordo delle sue mani sulla mia pelle svanirà…non voglio. Chiudo l’acqua e mi spoglio. L’ultima cosa che ricordo è il letto soffice sul quale mi butto prima di addormentarmi, con addosso solo la biancheria. Bagnata.
 

Mi sveglio in piena notte. Ho caldo. Guardo la sveglia. Sono le tre. Non ricordo nulla di quello che è accaduto. Mi guardo svogliata attorno, per poi fermarmi su un indumento stropicciato a terra. Non è mio, ma sembra familiare…
“no, è successo di nuovo!...”

Non che mi dispiaccia, ma sono una sciocca. Lo so che lui non potrà mai essere mio veramente. Ma io, da stolta, ogni volta che mi tira dolcemente in quella camera, non ho il coraggio di resistergli. Mi illudo di averlo per me, però è il contrario: è lui che mi possiede. Intanto mi alzo e prendo la camicia dal pavimento.
“e ora che faccio?” mi chiedo.
Portandola vicino riesco a sentire il suo inebriante profumo, buonissimo. Chiudo delicatamente gli occhi stringendola al petto. Ho deciso: gliela riporto in camera di nascosto. Non posso restituirgliela di giorno, la sua indifferenza per quanto successo la notte mi distruggerebbe. Cammino scalza sulla moquette per non far rumore. Arrivo davanti ad un a camera. La sua camera. So che non è chiusa. Mi avvicino alla porta e ascolto. Dentro tutto tace. Prendo un respiro profondo e abbasso la maniglia. Entro piano nella camera troppo conosciuta. Mi avvicino al grande letto, su cui dorme ignaro il ragazzo che qualche ora fa mi faceva impazzire. Devo per forza posare il mio sguardo su di lui. È così bello…dopo qualche secondo mi sveglio dallo stato di trance in cui ero caduta. Mi accorgo che ho ancora la sua camicia in mano. La poggio a terra accanto al letto, dove ci sono altri indumenti. Più che altro li avevo buttati io li. Questo pensiero mi fa arrossire terribilmente, lo sento. Girandomi per andare alla porta lo sento mugolare. Spero sinceramente di non averlo svegliato. Faccio ancora qualche passo e arrivo all’uscita.
-sei tornata?
Beccata. La sua voce mi arriva con una punta di espressività strana.
“e ora che faccio?” penso velocemente. Non lo so. Vado d’istinto.
-ero…dovevo…riavevo preso per sbaglio una cosa –rispondo cercando di essere più normale possibile –s-scusa se ti ho svegliato –balbetto un po’ per l’emozione, anche se non lo guardo in faccia. Lui si gira per un attimo a guardarmi, poi torna al soffitto.
-oh.
Mi sembra un po’ deluso, ma forse sono io che vorrei lo fosse. Sto per uscire, ma quella sua ultima esclamazione mi infonde un coraggio che non credevo di avere e, girandomi, continuando a fissare il pavimento, gli faccio la fatidica domanda.
-Shuu...vuoi davvero che io vada via?
Ora mi sento stupida. Vorrai correre via, scappare nella mia camera e non vedere più nessuno. Siccome le mie gambe sembrano incollate al parquet, basterebbe che questo si aprisse e mi facesse cadere, che mi inghiottisca. Ma non succede nulla. Anche lui sta zitto, non esce nemmeno una parola dalla sua bocca. Mi abbatto, e sento una punturina al cuore. Sono una sciocca. Lo sapevo. Ho voluto giocare con il fuoco e ora ne sto pagando le conseguenze. Ma cosa pensavo? Per lui sono solo la ragazza con cui ha passato buona parte dei suoi diciannove anni, e che lo ama a tal punto da trascorrere notti magnifiche con lui, ma il mattino dopo…niente. Mi fa mele ogni volta che esco da questa stanza di nascosto, per non far sapere niente agli altri. Ma va bene così. Lo so che, in fondo, prima o poi si accorgerà di quanto gli voglio bene. Abbasso la maniglia per uscire.
-aspetta Haruka –mi fermo e il mio cuore perde un battito –resta.
Ed io non mi faccio aspettare. Muovendomi verso di lui, prima lentamente poi sempre più veloce, mi sento di nuovo una ragazzina di dieci anni. Quella che lui prendeva in giro quando gareggiavamo, e che poi veniva salvata continuamente dalle cadute dalle breccia di quel ragazzino che fino a fino a poco prima si beffava di lei. Mi getto tra le sue braccia mentre o vedo sorridere. Sono felice.
-sono felice. –mi dice lui –con te qui. Io…ti amo Haruka. Ora sono felice.
Io sorrido. So quanto gli  è costato ammetterlo. Mi sembra di volare, non so come definire questo sentimento. Non resisto più. Le nostre labbra sono così vicine, i suoi occhi verdi brillano più che mai. Mi avvicino e lo bacio. Un bacio potente, pieno d’amore, di felicità, più intenso che mai. Mentre lui ricambia il mio bacio passionale, penso che finalmente è arrivato quel momento, il momento in cui non ci dovremo più nascondere. Mi crogiolo tra le sue forti braccia mentre mi bacia delicatamente il collo. Si, ora sono contenta, quasi in estasi, perché so che lui è mio. Ed io sono sua. Felicemente, disperatamente, totalmente sua.
-anche io ti amo Shuu. –e così dicendo mi accomodo su di lui. Poggio la testa sul suo petto e così, ascoltando il battito del suo cuore mentre mi accarezza piano i capelli, mi addormento.
 
Questa notte non credo di poter sognare. Perché il sogno più bello che potessi fare lo sto già vivendo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Ecco a voi la mia prima ff sui Pokemon. È incentrata sulla mia coppia preferita…Vera e Drew. Come potete notare ho usato i nomi originali: Haruka e Shuu.
La dedico, oltre che a tutti quelli che amano questa coppia, alla mia sister Alice: senza la sua determinazione e le sue minacce questa storia marcirebbe ancora nel mio quaderno degli appunti.
Inoltre devo dire alla mia prof di matematica che se continua a fare lezioni tanto noiose, scriverò un libro!
Ringrazio caldamente chi legge soltanto e, soprattutto, chi si prende la briga di recensire. ^-^
Spero che vi piaccia, anche perché sto già pensando ad un seguito con più cappy e nuovi (anzi, vecchi) personaggi.
Un caloroso abbraccio a tutti! <3
 
Sara1996 J