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Autore: Sparrowhawk    19/06/2011    5 recensioni
9 pezzi della mia anima ripareranno l'errore che io stesso ho compiuto tempo fa.
Nella mia infinita bramosia di dimostrarmi più intelligente di chiunque altro a questo mondo, sono stato l'artefice della totale distruzione dell'umanità. Ho cercato di rimediare, e con te, 9, si conclude la mia opera.
Spero che tu, che contieni l'ultimo pezzo di me, sarai capace di mettere la parola fine a tutto questo orribile incubo. Sii forte, 9, e non dimenticare che non sei solo. Ci sono altri otto compagni con te.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: 9 Pieces of my soul
Fandom: 9 - Tim Burton
Personaggi: Tutti
Genere: Generale; Slice of life
Rating: Verde
Altro: Missing Moments; Raccolta di Drabble su ogni personaggio; Movieverse
Note: Questo film mi è piaciuto davvero ed è inutile dire che ho pianto come una fontana alla fine.
E anche quando 5, perdonate lo spoiler, ha fatto la fine che ha fatto. Ah. 5 è il mio preferito e credo si noti anche dal fatto che la sua parte è decisamente la più lunga! XD Nel film 9 ha la voce di Suzaku, di Code Geass. Non c'entra nulla, ma va bene.


1 TO PROTECT US

Da quando 7 se ne era andata, le cose erano cambiate.

Nessuno sembrava più volerlo ascoltare e, per quanto le sue tematiche fossero sempre giuste -o almeno lo erano dal suo punto di vista-, gli altri forse non vedevano più in lui il leader che era sempre stato.

Eppure, alla fine, aveva solo cercato di proteggere tutti quanti. Si era sobbarcato del peso comune tutto solo e poi, nella sua infinita saggezza, aveva fatto in modo che gli altri lo seguissero in contro alla salvezza.

Perché 1, per quanto 7 continuasse a contraddirlo, vedeva ancora la salvezza nella fuga. Era vero, si era sempre nascosto, e per via della sua codardia aveva obbligato anche gli altri a vivere nella paura, ma non erano forse sopravvisuti a quella maniera?

Non vedeva nulla di male nelle sue azioni. La vita era sacrificio, ma non era certo colpa sua se loro, per vivere appunto, avevano dovuto sacrificare ben più di una singola cosa: la libertà, la speranza, la luce del sole.

Tutte cose di cui anche lui sentiva la mancanza -sarebbe stato uno stolto nel negarlo-, ma a cui aveva ben volentieri rinunciato.

Gli altri potevano criticarlo ora, deriderlo, perfino odiarlo, però 1 non avrebbe mai smesso di proteggere il suo clan.

Era stato creato per questo. Per proteggerli, proteggerli tutti. Lui sapeva, era l'unico a sapere, e come tale aveva il dovere di fare tutto ciò che era in suo potere per evitare che i suoi compagni perissero.

 

*** *** *** *** ***

 

2 TO INSPIRE US

2 sapeva come mai 1 lo aveva spedito in esplorazione.

Per quanto quel vecchio tentasse di non fargli capire le sue intenzioni, 2 era sempre un passo avanti a lui. Voleva sbarazzarsi dell'unico che ancora aveva il coraggio di dargli contro, dell'unico che trovava interessanti i disegni di 6 e che, alla fine della fiera, aveva ancora un pò di speranza nel futuro.

La cosa che 1 più temeva al mondo, oltre a tutte le cose orribili che già rovinavano le loro esistenze, era che qualcuno trovasse una modo diverso dal suo per continuare a vivere. Se avesse perso il totale controllo che aveva sul gruppo e se il dubbio si fosse insinuato nelle menti dei compagni, allora nessuno lo avrebbe più ascoltato o seguito.

Poteva anche capirlo. Tutto sommato la loro vita non era tanto male. Potevano ancora parlare, ridere e stare insieme. Però, proprio come aveva detto 7 a suo tempo, prima di andarsene, ciò che facevano loro non era vivere. Semmai era sopravvivere.

E Dio solo poteva sapere quanto fossero stufi di quell'esistenza.

Vedeva la fiducia nell'arrivo di un'era migliore spegnersi negli occhi dei suoi amici giorno dopo giorno. E lui, da solo, non era più in grado di ispirarli per dare loro un motivo od un sogno per andare avanti. Aveva assoluto bisogno di aiuto ed era anche per quello che, pur sospettando quale sarebbe stata la sua fine, aveva accettato di buon grado di portare a termine l'assurdo compito che 1 gli aveva proposto.

Là fuori, in mezzo a quelle macerie, avrebbe trovato una risposta. Avrebbe trovato la soluzione al grande problema.

Là fuori c'era qualcosa in grado di aiutarli, lui lo sapeva.

«La speranza è l'ultima a morire ragazzi.» disse, sorridendo come suo solito, mentre si apprestava a mettere piede fuori dal nascondiglio «Ricordatelo sempre.»

 

*** *** *** *** ***

 

3 TO DEFINE US

4 TO TEACH US

Loro non parlavano mai.

Non avevano nulla da dire al mondo e, per qualche strano motivo, era invece la Terra stessa ad avere sempre qualcosa di nuovo da dire a loro.

Ogni cosa ed ogni oggetto con cui i due gemelli entravano in contatto, aveva da raccontare una storia. E il bello stava proprio lì, nel fatto che nessuno di quei racconti era uguale.

C'era un posto per ogni cosa ed ogni cosa aveva il suo posto. Questo pensavano loro, saltellando agili e veloci per i ripiani della loro torre-libreria.

Se qualcuno aveva un problema e non sapeva più che pesci pigliare, allora potevano trovare risposta al loro cospetto. Perchè 3 e 4 erano nati solo ed esclusivamente per trovare, catalogare e ricordare per sempre, così da essere poi capaci di insegnare ad altri a seguire.

Era quella la cosa importante, in fondo. Non dimenticare.

Non dovevano per nessuna ragione ritrovarsi un giorno senza più ricordi perché, altrimenti, sarebbe stato come cancellare una volta per tutte il passato di quello strano e contorto mondo. Prima di loro, infatti, qualcun'altro aveva camminato su quella terra secca e rossiccia. Prima di loro altri avevano visto l'alba di un nuovo giorno, e subito dopo anche il tramonto di quello passato. Prima di loro c'era stato così tanto...

3 e 4 non avrebbero mai smesso di studiare. Mai. Ne andava del loro orgoglio.

Era per quello che vivevano ed era per quello che avrebbero vissuto ancora, ed ancora, sino a che nessuno avrebbe più avuto qualcosa da insegnare o da dimostrare.

 

*** *** *** *** ***

 

5 TO GUIDE US

Beh, era normale avere paura.

Paura del mondo esterno intendo.

Lui ne aveva tanta e, a dirla tutta, aveva anche ragione nel provarla.

Purtroppo il loro non era mondo bello, allegro, pieno di colori e di vita. Abitavano una terra stanca, desolata, distrutta, in cui rimanevano solo le costruzioni degli uomini a monito della loro completa e totale disfatta. Avevano perso una guerra e alla fine avevano lasciato tutto a marcire. Perfino i loro stessi corpi.

5 li vedeva, dall'alto della sua torre, dietro alla lente di ingrandimento del suo canocchiale vecchio ed arrugginito. Vedeva le mani olivastre, nel pieno processo di decomposizione, a riaffiorare dai detriti delle case che erano cadute su loro stesse durante le varie lotte che si erano combattute. Vedeva le teste senza capelli sbucare dai finestrini aperti o rotti delle macchine, abbandonate sui cigli di quelle che un tempo erano state strade.

Vedeva lo sgomento impresso in quelle orbite ora vuote, oscure come la bocca dell'inferno.

Era dunque normale avere paura. Lo era eccome quando si era consci del fatto che persone decisamente più grandi di lui, avevano trovato una fine così atroce pur essendo più forti.

Lui era alto sì e no venti centimetri e gli mancava pure un occhio. Che speranza avrebbe avuto là fuori?

Nessuna.

5 sospirò, spostando il suo canocchiale un poco più in là, lontano da quei cadaveri che tanto lo deprimevano: 1 gli aveva detto di stare lì, in attesa di qualche segnale da parte di 2, ma perfino lui ormai sapeva che non c'era più speranza per il suo amico. Ormai era...

Vide qualcosa muoversi nella sabbia.

Era un suo simile, uno sconosciuto. Si era accasciato a terra.

«Se una persona ha bisogno di aiuto, è bene soccorrerla non credi? Tu mi guidi e io aiuto.»

2 glielo diceva sempre. Quel vecchietto aveva la capacità di ispirarlo. Lo avrebbe dunque soccorso?

"Ma sì, che vuoi che sia una passeggiata nella valle della morte..."

 

*** *** *** *** ***

 

6 TO LEAD US

C'era chi lo prendeva per pazzo -1 era proprio uno di quelli infatti-, però 6 ormai non ci faceva neanche più caso. Si chiedeva se anche il nuovo arrivato lo avrebbe visto così, come un folle anche, dopotutto, non è che gliene importava molto.

Non gli era mai importato di ciò che pensavano gli altri di lui e, continuando imperterrito i suoi disegni, viveva pacato e tranquillo nel suo universo personale, senza dare fastidio a chi condivideva con lui solamente il tetto.

Fino a che avrebbe tenuto il capo chino e avrebbe seguito senza remore 1, nessuno avrebbe mai potuto fargli contro.

Certo, alle volte 8 faceva di tutto per farlo andare in bestia e lo trattava peggio di uno zerbino, ma anche quello faceva parte delle cose che dal suo punto di vista velavano meno di zero.

I suoi disegni, ecco di che gli importava.

Quegli scarabocchi, come il loro grande capo amava definirli, avevano un significato profondo per 6 anche se, a dire il vero, lui stesso era il primo a non capire perché. Quei simboli, che tracciava da mesi senza sosta, erano sempre stati impressi nella sua memoria. Lo avevano ossessionato a tal punto che, alle volte, finiva con il non dormire per cercare una risposta a tutti i suoi quesiti.

La verità era che sentiva di sapere tutto ciò che era necessario alla sua causa, solo che ancora non si era presentato il momento per lui di condividere le informazioni chiuse a chiave -a doppia mandata perfino- nei meandri della sua mente.

Un giorno però...un giorno anche 6 avrebbe avuto il suo attimo di gloria e gli altri lo avrebbero dovuto ascoltare. Per forza. Solo lui sapeva cosa andava fatto.

6 si scrollò un poco, piegandosi in avanti verso il nuovo foglio imbrattato di inchiosto.

Il motivo non era cambiato.

Dubitava che sarebbe mai cambiato.

 

*** *** *** *** ***

 

7 TO DEFEND US

7 si mosse leggiadra come suo solito di tetto in tetto, gli occhi bene aperti e le orecchie ben tese.

Quando usciva così allo scoperto non passava molto tempo che la bestia tentava di colpirla. Di prenderla di sorpresa.

Ma lei era troppo furba e, sopratutto, troppo svelta. Ormai aveva imparato a sfruttare bene sia la sua statura che la sua agilità contro quel mostro e, lo sentiva, prima o poi avrebbe avuto anche abbastanza forza per poterlo togliere di mezzo una volta per tutte.

Aveva abbandonato il gruppo per un solo semplice motivo, ovvero perché era stufa di seguire gli ordini di un codardo senza capo ne coda che sembrava del tutto disposto a vivere il resto della sua esistenza nascosto in cima al campanile. 1 definiva quella mossa furba e chiamava il rifugio "casa". 7, invece, aveva tutta un'altra idea su quel piccolo punto.

Quella era una prigione. Un posto progettato per tenere il mondo vero all'esterno e loro segregati dentro a quelle quattro mura.

Era vero, abitavano in un luogo inospitale e ai limiti della decenza, ma aveva vissuto più lei in quei mesi lontana dagli altri che loro messi tutti assieme.

Si era liberata di un peso allontanandosi. E ora era finalmente capace di liberare tutti dal gioco della creatura.

Ci sarebbe riuscita, e se 1 o 8, che era grande e grosso, non volevano darle una mano, ebbene avrebbe lavorato sodo da sola.

Preferiva cento volte morire sul campo di battaglia che perire sommersa dalle stupide paure di 1, obbligata in quella piccola oasi di salvezza.

Ma lei non sarebbe morta. 7 sapeva che avrebbe vinto.

La liberazione era ciò che contava, in fondo. Tutto ciò che contava.

E poi, se non lo avesse fatto lei, chi altri avrebbe affrontato le difficoltà?

 

*** *** *** *** ***

8 TO GUARD US

Grosso.

8 era grosso, pieno di muscoli, e sebbene quegli stessi muscoli lo avessero tratto d'impiccio molte volte, salvando poi la vita anche a tutti gli altri, c'era sempre una cosa che gli mancava.

Il cervello.

Non è che non ne avesse uno, chiariamoci, solo che quello che aveva non sembrava funzionare tanto bene. Dimenticava le cose, si distraeva spesso e volentieri, e quando 1 cominciava ad usare i suoi paroloni difficili, come ad esempio troglodita, lui faceva davvero fatica a seguire il discorso. Aveva capito che il capo si riferiva a lui quando diceva quella parola, ma ancora non sapeva che cosa significasse di preciso.

Ad ogni modo, per quanto lo riguardava, non è che sentisse tanto la mancanza di...di un cervello ecco.

Gli altri lo avevano, però non apparivano per nulla felici, anzi. Erano sempre tristi, sempre preoccupati, e anche quando 2 ce la metteva tutta per tirare su il morale del gruppo, 8 vedeva impressa nei loro occhi una macchia di pura e semplice infelicità.

Lui invece, nella sua infinita e beata demenza, era abbastanza allegro rispetto ai suoi amici. Ok, non era così stupido da non capire che vivevano un momento assai difficile -che durava più o meno da quando aveva aperto gli occhi sul mondo se volete saperlo-, ma trovava davvero stupido preoccuparsi sempre e comunque.

Già, lui trovava stupido qualcosa. Lui.

Il suo compito era quello di vegliare sul clan e, per quanto le cose sarebbero andate male in futuro, avrebbe semplicemente continuato a farlo. Niente lo avrebbe potuto turbare a tal punto da impedirgli di fare una cosa così semplice.

Neanche l'arrivo di 9 lo aveva interessato.

Era mingherlino, 9, difficilmente sarebbe sopravvissuto senza tutti i suoi muscoli.

Eh. Avrebbe protetto anche lui. Come al solito.

 

*** *** *** *** ***

 

9 TO SAVE US

9 non sapeva perché, ma dopo aver sentito le ultime parole dello scienziato che lo aveva creato -anzi, che li aveva creati tutti- qualcosa si era acceso dentro di lui.

Fiducia, speranza, coraggio. Qualcosa. Il suo cuore, se poteva dire di averne uno, si era riempito di nuova forza e lo aveva rinvigorito come niente altro era stato in grado di fare.

Solo lui poteva aiutare veramente gli altir e, ora che perfino 5 e 6 avevano trovato la loro fine per via di quella macchina infernale, non poteva fare altro che stringere i pugni e tentare di convincere chi era rimasto.

Distruggere il Cervello Meccanico non era la risposta. I loro amici erano tutti dentro di lui, o meglio le loro anime componevano ciò che lo mandava avanti. Erano una sorta di batteria. E se 7 e gli altri lo avessero tolto di mezzo a modo loro avrebbero potuto dire addio alla cosa più importante che apparteneva ad un essere vivente.

L'anima. Doveva salvare l'anima di tutti i suoi compagni.

9 corse come un matto per la distesa sabbiosa che lo divideva dagli altri. Ogni suo passo formava piccole orme nella sabbia rossa, il suo respiro forte e teso,mentre correva a perdifiato, era uno dei pochi rumori udibili in quel momento.

No, forse anche il suo cuore si sentiva. Stava battendo con una tale foga che sarebbe stato impossibile non percepirlo.

Lo scienziato aveva detto che lui doveva salvarli tutti, nessuno escluso, e Dio solo sapeva quanto 9 fosse decise a fare ciò che gli era stato ordinato. Non aveva intenzione di perdere nessuno, nemmeno quelli che già in un certo senso gli avevano detto addio, perdendosi fra i circuiti di quell'enorme ed implacabile nemico.

Sì, li avrebbe salvati.

Questa era la sua missione. Questo era ciò che importava.

  
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