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Autore: daphire    19/06/2011    1 recensioni
Daphne
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Goodbye New York





Era mattina, dormivo nella mia stanza con le tende chiuse, era buio. Il buio più rilassante che si potesse desiderare.

Decisi di non andare a scuola, ero troppo stanca per fare certi sforzi (fisici e mentali!).

L'inizio della giornata fu abbastanza calmo fin quando arrivò mia sorella saltellando sul letto dicendomi:

 

<<  Daiiii!! Sorellina sveglia sveglia oggi è il tuo compleanno >> 

Mentre gridava mi nascosi sotto le coperte e dissi sbuffando:

<<  Jenny vai via prima che mi alzo e ti ammazzo, ah si buongiorno sorellina  >>.

Mi svegliai del tutto ma rimasi a letto pensando a che giorno era, il 30. Il giorno del mio compleanno, 17 anni.. odiavo diventare grande.

Mi alzai, andai in bagno a lavarmi guardandomi allo specchio:

 

Risi tra me e me per poi scendere al piano di sotto e andare in cucina: Mi sedetti sulla sedia, ovviamente bianca come il resto dei mobili, e mi appoggiai dormendo sul tavolo di marmo pregiato, al che la compagna di mio padre, che odiavo profondamente iniziò a sbuffare. Mio padre e mia sorella mi guardarono male e mi alzai mugugnando un 'buongiorno'.

Vidi mia sorella che mangiava, era così dolce con i suoi capelli lisci e biondi e con quei occhioni azzurri fantastici; pensavo spesso che sembrava proprio mia madre... mio padre, un uomo con i capelli bianchi (dei quali andava fiero) con tutte le caratteristiche di chi si sente importante, sbuffò e mi sorrise:

<<  Buongiorno piccola di papà, oggi compi 17 anni, sei grande ora! Io scappo, fai la brava, almeno oggi!  >>

Lo guardai e dissi in tono da angioletto << Sì papà, tranquillo ora vai e portati.. anche quella… >> tossii <<  portati Gilda! >>.

Feci un finto sorriso.Gilda era la mia matrigna, una  donna attraente, capelli corti, che gli arrivavano alla spalla, castano scuro, occhi verdi, un corpo snello, però era poco intelligente.Non era adatta per mio padre.

Andarono via lasciandoci sole, mia sorella andò a giocare con le sue bambole  io andai nella mia stanza, il mio mondo.

 

 

 

Mi guardai allo specchio e pensai a me, a quanto ero cambiata nel tempo.Ero una ragazza semplice, capelli rossiccio scuro, occhi neri e snellissima. Ero carina, molto particolare come ragazza anche se non ne combinavo mai una giusta. Mi definivano “ la pecora nera della famiglia”.

Tutti mi dicevano che assomigliavo sempre più a mia madre.. la mia vera madre: morta di tumore all'età di 37 anni. Non sono mai riuscita ad andare avanti dopo quell'esperienza.

Scacciai via i brutti pensieri, volevo preparare una festa, una grande festa, ma come fare?

 

La soluzione arrivò presto: FACEBOOK. Invitai tutti i miei amici a casa mia, quella sera.Mio padre e Gilda non dovevano tornare prima del giorno seguente e Jenny non avrebbe fatto la spia.

Dovevo essere furba però, non dovevo lasciare traccia, o stavolta era la fine.

Mi avrebbero mandato in Inghilterra, college privato, così dicevano.

 

 

Dato che ero su internet  andai a vedere di che istituto si trattava, cercai su google il St.Juliard College  ed entrai nel sito.

Vedevo delle foto del posto, sembrava carino. Il palazzo era altissimo, sembrava un castello medievale con un ampio cortile pieno di bellissime piante.

Molto prestigioso insomma. L'idea non era poi malvagia, finchè i miei occhi non si posarono su una scritta abbastanza grande:

'ISTITUTO FEMMINILE'.

Cercai poi alcune informazioni: esisteva anche un ala dedicata all'istituto maschile, e alcune cose si facevano insieme, come mangiare, uscire a camminare, c'era la biblioteca in comune ma per il resto ognuno nelle proprie camere.

Arrivò jenny e vide quello che vedevo io:

<< Saranno tutti secchioni bruttissimi  >> -disse mia sorella.

La guardai e deglutii e le dissi:

<< Allora io stasera voglio fare casino, tanto mica verranno papà e.. quella. Sarà divertentissimo come sempre: soliti casini insomma! Ma tu amore mio,non aprire la tua boccuccia  >>.

Lei annuì col suo fare da innocente.

Risi e iniziai a preparare le cose per la festa. Doveva essere bellissima, una di quelle di cui se ne parla sempre.

 

 

 

 

Il tempo passò, erano le 20.30.

Mi sistemai un pochino, preparai i palloncini nella piscina e quindi sospirai buttandomi nel divano:

<< Credo sia tutto pronto!  >>

Dopo qualche minuto arrivarono gli invitati. Contandoli un po', avevano invitato qualcosa come 103 persone.

Se i miei fossero tornati a casa prima del previsto ero fritta, ma erano talmente impegnati da non pensare mai a me, persino oggi che era il mio compleanno, percio perche non festeggiarlo con i miei amici? Non stavo facendo male a nessuno almeno credo..

 

 

 

 

La festa iniziò tra dubbi e paure, ma tutto andò come previsto: una festa esagerata. I vicini minacciarono di chiamare la polizia, e sarebbero stati guai: nessuno poteva dire quanto alcool c'era in quella casa, o comunque quanto casino c'era in generale.

 

 

Non curante di ciò, continuai a divertirmi quando  la musica si spense e tutti si girarono: I MIEI GENITORI.

Silenzio imbarazzante rotto, irrimediabilmente, da mio padre:

<<  Daphne Cohan!!! Fila in cucina, e sarà meglio che avrai una buona scusa per tutto questo, che non consista nel fatto che io ero sotto l'effetto di allucinogeni, come hai tentato l'altra volta! E voi andatevene via prima che avvisi i vostri !!!!!!  >>

 

De ne andarono tutti lamentandosi…io andai in cucina aspettandomi una sgridata memorabile.

Leggendaria anzi, fu il termino che usò mio padre.

 

 

Leggendaria si, perchè dopo svariate discussioni Gilda propose il college. La voglia di un omicidio istantaneo salì di colpo, avrei voluto strangolarla, ma ormai era deciso: avevo meno di 6 ore per prendere le cose da loro definite 'vitali', o comunque importanti, il giorno dopo sarei partita.

Dopo un po decisi di preparare la valigia, piangendo. Non ero abituata alla vita di campagna, figuriamoci a stare in un posto dimenticato persino da Dio!

 

 

Guardai per l'ultima volta la mia New York, la mia Manatthan, la mia Grande Mela. Iniziavo ad odiare l'Inghilterra.

   
 
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