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Autore: BeJames    19/06/2011    3 recensioni
Nel 2003 Duncan James e Gary Barlow (Take That) scrivono insieme 'Guilty'.Cosa è successo quel giorno?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Duncan batteva il piede nervosamente a terra. Si alzò dal divanetto del piccolo studio di registrazione nel quale si trovata ed iniziò a camminare avanti e indietro. Affondò le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni ed iniziò a molleggiare. Si guardò i piedi e si accorse di avere indossato delle Adidas bianche con i jeans slavati. Forse non era l’abbigliamento adatto per il posto in cui si trovava...Giunse alla conclusione che, oramai, era troppo tardi per tornare a casa a cambiarsi e si lisciò la maglia a maniche lunghe. Doveva solo essere sé stesso, non stava per sfilare ad un evento modaiolo. Però, e questo era un fatto, da li a pochi minuti Gary Barlow sarebbe entrato da quella porta. Una leggenda della musica inglese sarebbe entrato, e molto probabilmente lo avrebbe giudicato dalla prima cosa che salta di solito all’occhio: l’abbigliamento. E a quale giudizio sarebbe arrivato?Probabilmente avrebbe pensato che era il classico ragazzotto inglese, talmente abituato ad abbigliarsi come i suoi compagni di band da non poter farne a meno neanche quando le circostanze non lo richiedevano. Forse si stava facendo anche troppe paranoie, ma era troppo grande l’occasione che gli era stata data, e non voleva sciuparla. Avere la possibilità di scrivere con un personaggio di tale calibro non gli sarebbe stata presentata una seconda volta, e non poteva permettersi di buttarla via. No. Non ora che la gente iniziava a prenderli sul serio, a prendere i Blue sul serio, a capire che non erano semplicemente quattro ragazzi di bell’aspetto, ma che erano dei musicisti. Fino a quel momento, Gary era stato uno dei pochi a crederlo e fare bella figura con lui era di vitale importanza. I suoi pensieri furono interrotti bruscamente;la porta si aprì...

“Ciao!”.Gary Barlow entrò nella stanza con un sorriso pacioso disegnato in viso. Duncan fece festa mentalmente quando vide che indossava un paio di normali jeans, una polo azzurra e un paio di scarpe da tennis. Gary gli strinse la mano energicamente “Tu devi essere Duncan!”.Duncan annuì, sorridendo appena “Sì, signore!”.Gary lo guardò in faccia, prima di scoppiare a ridere “Signore?!” ripeté “Chiamami semplicemente Gary!”.Duncan annuì. “E dammi del tu!” aggiunse Gary “Non sono così vecchio” concluse,strizzandogli l’occhio. “Va bene” acconsentì Duncan divertito. Gary si accomodò davanti alla tastiera e gli fece segno di sedersi al suo fianco. “E’ un po’ piccolo qui” spiegò a suo beneficio “Ma quando c’è da comporre preferisco far venire i miei ospiti a casa..”.Duncan annuì “No,signor Barlow..”.Gary gli scoccò un’occhiataccia. “Gary,volevo dire” si corresse immediatamente Duncan “E’ bellissimo qui. Non pensavo si potesse avere uno studio di registrazione in casa”.Gary gli strizzò l’occhio “Tutto è possibile,se si vuole” iniziò a smanettare col computer “E dimmi...Quanti anni hai?”.”24” rispose Duncan. “Beata gioventù!” esclamò Gary “Sembra ieri che avevo 24 anni..”.Duncan lo osservò con un punto di domanda stampato in volto “Perché, quanti anni hai?”.Gary lo colpì scherzosamente sulla spalla “Ragazzo impertinente!Non si domanda l’età ad un anziano!”.Duncan rise di gusto. “Scherzo...” precisò Gary “Ho 32 anni”.Non erano così distanti d’età. Eppure, Gary era riuscito ad arrivare in alto, era riuscito a farsi rispettare fin da quando non era che un ragazzino.  Non erano così distanti d’età. Eppure, Gary era riuscito ad arrivare in alto, era riuscito a farsi rispettare fin da quando non era che un ragazzino. “Allora”, iniziò Gary, “Parlami di questa ragazza alla quale vuoi dedicare la canzone”.Era ancora fresca, la ferita lasciata da Anya. Ma guardando gli occhi sinceri e verdi di Gary, Duncan non ebbe nessun problema ad aprire il suo cuore e raccontargli tutto. Gli raccontò di come si erano conosciuti, di quanto poco fosse durata la loro storia, di quanto lui l’avesse amata. E alla fine, Gary sorrise dolcemente. “Oggi, in questo studio, potrebbe nascere una numero uno, lo sai ragazzo?”.Duncan annuì “Con uno scrittore come te non ne dubito, Gary”.L’altro scosse la testa, con un sorriso. “Non come me. Come noi”.

Iniziarono a comporre senza sosta, man mano che milioni di idee prendevano il volo, altri milioni le sostituivano. Duncan parlava, raccontava, accennava note. E non si era mai sentito così importante ed utile come in quel momento. Guardava Gary, lo guardava scrivere, e pensava che avrebbe dato qualunque cosa per essere come lui. Per avere le sue capacità, le sue doti musicali, la sua facilità nello scrivere. Per essere una leggenda, come lo era lui. Dal canto suo, Gary osservava Duncan, la sua vitalità, le sue idee, la sua voce giovane ed ancora forse un po’ inesperta, che avrebbe di sicuro dato tanto al mondo della musica. E, non poteva non ammetterlo, osservava anche la sua bellezza; quella bellezza ideale, universale, che lo faceva assomigliare quasi ad un biondo Dio greco. E provava un po’ d’imbarazzo nel pensare che avrebbe fatto carte false per essere come lui, per avere quella bellezza e quella vitalità con cui spaccare il mondo a metà.
Entrambi, volevano cose che non gli appartenevano, ma che allo stesso tempo avevano già. Entrambi, desideravano essere come l’altro, non sapendo che, in realtà, già lo erano. Entrambi, non sapevano che insieme, completandosi, avevano appena finito di scrivere una delle canzoni più acclamate e famose dei primi anni 2000. La penna maneggiata da Duncan scrisse veloce sulla carta il titolo “Guilty”. Gary sorrise. Entrambi, non sapevano tutte queste cose, e solo dopo questo ne vennero a conoscenza.

Fine*

   
 
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