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Autore: whitevelyn    20/06/2011    2 recensioni
"Sei come uno di quei film che dicevi sempre -cosa darei per non averlo visto ancora-"
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raise your weapon-Deadmau 5


Adesso che mi sembra tutto offuscato dalla rapidità con cui hai sconvolto la mia vita, fin nelle fondamenta, fin nel cuore e fino a recidere le radici di quella tristezza sepolta, che mi ripetevo di nascondere per sempre, sotto le briciole dei sogni disintegrati, sotto gli strati glitter dei miei ombretti cupi, quelli che detesti perchè dici sporcano la mia dolcezza, sotto la polvere delle ossa spezzate, sotto il bianco delle unghie, sotto le palpebre chiuse quando ballo, fino a scomparire.
Adesso che te ne sei andato.
Solo adesso riesco a vedermi dall'alto, col viso di chi non riusciva più a piangere, ma le braccia di nuovo aperte come due ali.
Scagliarmi in volo contro di te. Una donna in trappola dentro al cuore bianco ed innocente di una bambina che è solo stanca e cerca la sua culla, in un abbraccio che pregava potesse essere il tuo. Una donna nel corpo fragile di un'adolescente, che ti guarda pregando di essere ancora capace di amare, pregando tu non ti accorga mai, che lei, non è più tutta intera.
Solo adesso riesco a vedermi dall'alto, stavo per dirti "adesso mi lancio, però tu prendimi, non lasciarmi cadere."
Solo adesso che non mi hai presa. Lo so. Adesso lo so, che ero riuscita a sentire qualcosa che somigliava all'amore, qualcosa che somigliava alla felicità, quella che dura sempre solo il momento d'accorgerti che ti è passata attraverso solo per ucciderti.
Strano il modo in cui in silenzio mi hai costretta ad abbassare qualsiasi difesa, strano come ero bella nel riflesso dei tuoi occhi. Strano come ti sia venuto in mente di dirmi, che quello che vedo nel riflesso degli occhi delle persone, è il modo in cui le persone vedono. Strano il tuo profumo di magia. Strano incontrarsi per due estranei qualunque come noi.

Strano parlarti stanotte. Con tutte le notti che potevano capitare.
Ma forse volevi dire con tutte quelle che ti potevano capitare, sono io che ti correggo. Uno con una faccia come la tua.
Non pensare mai di sapere meglio di me quello che voglio dire, e poi, se voglio dire una cosa la dico. Che faccia è una faccia come la mia? Illuminami.
Ma io sono il buio.
Così tu mi guardi meglio. Non so cosa pensi, cosa decidi di fartene di una come me. Spegni solo la luce e dici che riesci a vedermi lo stesso.
Vedo le tue spalle, Firefly, le tue braccia, i tuoi capelli, le tue guance. Sei solo triste, ma andrà tutto via.
E strano che non so che dire, perchè in fin dei conti, dopo non ricordo più nemmeno quanti mesi, mi sembra di credere a qualcuno.
Tu mi sembri qualcuno. Tu nel tuo universo così distante e diverso dal mio. Tu con la tua musica commerciale, le tue camicie regolari, i mocassini senza calzettini.
Tu che sei così facile da inquadrare in uno stereotipo, come nessuno dei miei amici avrebbe potuto pronosticare, mi piaci.
Mi piaci che la pancia mi fa male. Mi piaci che mi paralizzi il pensiero.
Mi piaci che spero di poterti rivedere una sera in giro. Da qualche parte.


Così è stato strano. Strano, bellissimo, rapido.
Baciarti in quel bar sconosciuto a Firenze. Ripensare al sorriso che avevi quando è successo. Non sapere niente di te. Il desiderio più puro e vivido che io sia in grado di provare, arrampicarsi lungo le arterie, esplodermi nello stomaco, così inaspettato che mi son dovuta tenere, lasciando scorrere le dita su per la pelle del tuo collo.
Ubriachi come solo a vent'anni si può essere. Con la gente che ti guarda e vorrebbe poter vivere anche solo un istante di quella tua vita densa di voglie cieche che non ti fanno pensare che prima o poi sarà mattino di nuovo e la sbronza ti passerà, lasciandoti un mal di testa pulsante a rimbalzare tra le tempie, di quella tua vita che sta battendo ai mille nel petto, così che anche tu devi respirare più veloce e parlare spezzettando le parole, e senza chiederti se stai sbagliando, vuoi solo che continuiate a baciarvi.
E sembra un po' come se un bacio bastasse per recuperare il tempo di due vite trascorse in differenti compartimenti stagni. Sfondare il ghiaccio e farti entrare nel mio cuore.
Così è stato strano, sentirsi al sicuro con te. Nei tuoi occhi, quando quel giorno sulle altalene mi hai chiesto, se fossi voluta venire a Parigi con te.
Ho ancora le margherite su una mensola di camera mia, ed i biglietti del planetario. Strano poterli tenere ancora tra le mani, come ci fossi qui anche tu.
Come quando a Roma, città eterna, ho sperato potessimo essere eterni anche noi, mentre seduto sui gradini mi guardavi dare le spalle alla fontana di Trevi e pensare a cosa desiderassi davvero. Perchè non volevo più sbagliarmi.
E' strano come mi sembri di averti baciato in ogni luogo di questo paese, come un arco di tempo così breve, formi lo stesso la forma di un cuore.
E quando ti penso ora, mi accorgo che anche se non lo avrei creduto, mi manchi. E vorrei scriverti, sapere come stai, se sei andato a vedere quel film che avevamo detto avremmo visto insieme, dove sei. E com'è andato il tuo esame di tecniche della costruzione? Mi manchi, rompipalle. Usciamo ancora qualche volta.
Vorrei scrivertelo e dirti anche che per me, sei come uno di quei film che dicevi sempre "cosa darei per non averlo visto ancora".
Cosa darei per doverti ancora incontrare, e rifare tutto dall'inizio.
Cosa darei per potermi rinchiudere dentro ad uno qualsiasi dei ricordi che ho di noi due, e restare a viverci per sempre.
Perchè adesso sotto le mie palpebre chiuse mentre ballo fino a scomparire, nella folla di questo festival impazzito di Mestre, non c'è più quella tristezza che non sono riuscita a nasconderti mai, ma il tuo sorriso che scompare.


ANGOLINO DELL'AUTRICE
Mi manchi davvero.
  
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