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Autore: Hui Xie    06/03/2006    10 recensioni
Il puzzle e Yami sono scomparsi, Jounouchi è tornato un teppista, Gozaburo è ancora a capo della Kaiba Corporation, Marik non è più un custode delle tombe... E' un altro anime? No, è solo una semplicissima distorsione temporale... Capitolo nove modificato.
Genere: Avventura, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Elementare

Elementare, mio caro Bakura

“Perché?!”

Questo fu il primo incredulo commento di Otogi non appena vide le porte e le finestre di casa sua completamente ricoperte di nastro adesivo, con i sigilli della polizia e i cartelli che avvertivano dell’ingresso vietato.

Yuugi sospirò: quello doveva essere un altro bello scherzo della distorsione temporale.

“Ma quando l’hanno fatto?” si chiese Jounouchi. “Come facevi a non saperne nulla?”

“Boh…” scosse la tesa Otogi. “Io sono fuori da ieri pomeriggio…” Guardò ancora una volta la porta sigillata. “E mio padre…?”

“Se andiamo a casa mia” Yuugi indicò il minuscolo negozio all’angolo, giusto alla fine della strada. “Puoi chiamare il 118 e vedere che cos’è successo…” Tutti annuirono, anche perché era la cosa più intelligente da fare al momento, e lo seguirono fin nel negozio, dove il moro poté telefonare alla polizia.

“Sono Ryuji Otogi… Si, i sigilli?” Gli altri si misero ad ascoltare, interessati. “Cosa?! No, non è possibile… Mio padre, capisco… Non ne sapevo nulla… Va bene, arrivo” Mise giù la cornetta, e si voltò a fissare i ragazzi, che aspettavano pazientemente che gli fornisse una risposta. “Hanno trovato della cocaina in casa mia: a quanto pare, erano sulle tracce di mio padre da un bel po’ di tempo”

“Vuoi dire che faceva lo spacciatore?!” esclamò Anzu, sconvolta. Sapeva di cosa era stato capace quell’uomo una volta, ma non avrebbe immaginato mai che potesse cadere così in basso. Otogi annuì.

Già, pensò Yuugi, effettivamente uno spacciatore mancava nella lista di tutti i possibili lavori. Ci mancava solo che Mai saltasse su dicendo che si era messa a fare la prostituta per strada e avrebbero raggiunto l’apice della desolazione.

“Comunque, questo elimina mio padre dalla vostra lista dei sospetti” proseguì Otogi. “Era in centrale ieri notte”

E questo era un problema, visto che la loro lista dei sospettati si esauriva proprio con lui.

Lui si avviò verso la porta. “Scusatemi se non continuo ad indagare con voi, ma devo andare…” Non ebbe bisogno di aggiungere nulla: li salutò e uscì dal negozio.

Ma non vi era altro su cui indagare. Gli amici si guardarono tristemente: non restava loro che tornare da Kaiba e prendersi una noiosissima ramanzina su quanto erano stati incapaci; la cosa peggiore, tuttavia, era proprio quella di non potersi opporre alla sua scenata.

“Idioti!” fu infatti il commento di Seto, quando, tornati nel laboratorio della macchina del tempo, gli riferirono i fatti della giornata e, soprattutto, la conclusione di aver fatto solamente un buco nell’acqua. “Ma, dopotutto, come potevo aspettarmi di più da uno che ha bisogno dello spirito di un morto per vincere, da un bonkotsu, da una ragazza pon pon e da una che muore se sta zitta due minuti?” Scoccò un’occhiata storta ai tre ex-guerrieri di Doma, ma si trattenne dall’aggiungere altri commenti.

“Piuttosto, Marik e Bakura?” Jounouchi non aveva certo scordato quei due e la loro missione nel passato e, se possibile, la cosa lo preoccupava maggiormente del fallimento della loro missione.

In quell’istante, lo schermo della macchina del tempo si accese, facendo scorrere una sequela incomprensibile di numeri e cifre. “Stanno tornando” rispose Kaiba, e il tono di voce tradì leggermente la sua aspettativa. Poi lo schermo si spense, e le porte della cabina si aprirono, lasciando uscire Marik e Bakura.

“Eh?” Tutti strabuzzarono gli occhi, fissandoli. Il primo indossava un impermeabile marrone, chiuso stretto in vita da una cintura in cuoio, dei pantaloni beige e un paio di scarpe di vernice che persino il nonno di Yuugi si sarebbe rifiutato di indossare. In testa portava uno strano cappello con la visiera davanti e dietro e stringeva tra le mani coperte dai guanti una pipa di legno scuro. Bakura, invece, indossava una specie di smoking, con un panciotto bianco che lo ingrassava, e una bombetta troppo piccola per sostenere la sua folta capigliatura. Al contrario di Marik, che sembrava orgoglioso del suo look, teneva lo sguardo basso e aveva le guance in fiamme per la vergogna.

“Ecco gli altri due idioti…” commentò disgustato Kaiba. “Piaciuto il carnevale?” Jounouchi e Honda non poterono proprio trattenersi e scoppiarono a ridere.

“E io avrei affidato la vita di Mou Hitori no Boku a… questi due?” si domandò mentalmente Yuugi.

“Guardate che è una cosa seria!” si offese Marik, ma si contraddisse subito dopo quando, appoggiandosi la pipa alle labbra, fece uscire dal tubo una serie di bolle di sapone, cosa che aumentò l’ilarità generale.

“La vogliamo finire?!” esplose Kaiba, afferrando la prima cosa che gli capitò sottomano e lanciandola contro il ragazzo, che riuscì a schivarla in tempo. L’oggetto, manco a dirlo, finì in faccia a Jounouchi, che rideva giusto dietro di lui, facendolo cadere a terra.

“E’ quello che dico anche io…” parlò finalmente Bakura, indicandosi i vestiti. “Va bene che abbiamo risolto il caso, ma era proprio necessaria questa pagliacciata?”

“Fondamentale!” si accigliò Marik.

Yuugi percepì solo la prima parte del discorso. “Avete risolto il caso? Davvero?”

“Ovviamente. La storia ritornerà sul suo giusto corso” si bullò Marik. “E ho anche scoperto chi è il colpevole…”

Tutti tacquero, aspettando la continuazione.

“Piantala di fare il cretino!” esclamò Bakura, che non ne poteva più di sopportarlo in modalità Sherlock Holmes.

“Noi abbiamo sempre pensato che il colpevole, chiunque fosse, volesse vendicarsi del Faraone” iniziò Marik, camminando leggermente avanti e indietro per la stanza, e portandosi di tanto in tanto la pipa alle labbra.

“Non è così?” chiese Yuugi, sorpreso. Non vedeva proprio altre ragioni.

“Effettivamente, questa era l’ipotesi più probabile, ma non l’unica” gli rispose l’egiziano. “In questo caso, abbiamo proprio trascurato la parte fondamentale, il movente, e questo ci ha sviati. Infatti, il colpevole mirava sì ad uccidere il faraone, ma solo per non farlo riapparire nella nostra epoca, non per vendetta. Insomma, non voleva incontrarlo nel presente. Inoltre, si tratta di una persona che conosce la storia solo a grandi linee”

“Come fai a dirlo?” chiese il suo amico, che si stava, con suo sommo sollievo, liberando di quei vestiti scomodi e fuori moda che era stato costretto ad indossare.

“Elementare, mio caro Bakura” Marik agitò il dito indice davanti al viso, in disapprovazione. “Se si fosse trattato di una vendetta, per tutti sarebbe stato molto più vantaggioso colpire nel passato del XX° secolo, non tremila anni prima. Prendiamo Haga e Ryuzaki: loro avrebbero potuto dire ai se stessi del passato di modificare i loro deck per non perdere nuovamente. Sarebbe stato più conveniente e meno complicato”

“Si, è vero” assentì Kaiba, seppur con il rammarico di dovergli dare ragione.

“E poi, il colpevole non sapeva precisamente di Bakura. Infatti, se l’avesse saputo, avrebbe potuto uccidere piuttosto lui, e in questo modo il faraone non avrebbe più avuto la necessità di sacrificarsi e quindi rimanere imprigionato nel puzzle”

Yuugi annuì, sentendo ancora freddo nello stomaco: nonostante tutto, il puzzle continuava a non riapparire appeso al suo collo. “Chi è? E perché lo ha fatto?”

“Il perché lo so a grandi linee” rispose Marik. “Ma… Anzu. Dove ti sei tagliata?”

La ragazza, involontariamente, si coprì la ferita al braccio destro con la mano, sentendo lo sguardo di tutti su di lei. “Oggi, quando sono uscita dal bar…” Yuugi sbatté le palpebre: eppure, non aveva notato quel taglio sottile prima…

“Sicura? Non è stata piuttosto la freccia di Satre?”

“Di chi?” negò Anzu, mostrando un’espressione sorpresa.

“Tanto è inutile che continui a negare” sbottò Marik, stanco della sua reticenza. “Ho le prove che sei stata tu” Si frugò in tasca, ed estrasse una specie di tamagochi a forma di cuore, do colore rosso. “L’ho trovato sulla scena del delitto…”

“Signor Kaiba!” esclamò Roland, entrando in quel momento nella stanza. “Abbiamo scoperto il problema nel sistema di sicurezza. A quanto sembra, l’allarme viene disturbato dalle frequenze di certi apparecchi elettronici come…” Fissò l’oggetto tra le dita di Marik. “…come quello…”

“E’ tuo, Anzu…” mormorò Yuugi, ma la domanda venne espressa più come affermazione. Il ragazzo estrasse dalla tasca il suo tamagochi a forma di cuore, quello che molto tempo prima lei stessa gli aveva regalato, e premette uno dei pulsanti: immediatamente, i due oggetti si misero a suonare, dimostrando che i due possessori erano compatibili tra di loro. “E’ proprio il tuo…”

“Perché?!” l’aggredì Jounouchi. “Dimmi perché cazzo l’hai fatto?!”

Anzu abbassò lo sguardo, mentre le lacrime iniziavano a rigargli le guance. “I-Io… Io lo amo” singhiozzò. “Con tutta me stessa… Ma lui… Lui se ne sarebbe andato… Allora, meglio fosse stato non conoscerlo mai..." 

"E così hai pensato di utilizzare la macchina del tempo" terminò Marik al suo posto. "Sono sicuro che nella lista troveremo il nome di qualche gruppo di danza…"

La ragazza alzò lo sguardo e li fissò, sorridendo debolmente. “Ma lo sapevo. Lo sapevo che mi avreste fermato…” E poi le lacrime ebbero il sopravvento.

“No” scosse la testa Kaiba. “Non lo sapeva. Lo sa adesso: ed è un segno che la storia sta veramente tornando come doveva essere”

“Il caso è risolto” sorrise Marik, soffiando ancora nell’aria qualche bolla di sapone con la sua pipa.

*-*-*

Il mattino successivo, quando Yuugi aprì gli occhi, stupito con se stesso per essere riuscito a dormire, la prima cosa che fece fu alzarsi di scatto per controllare che il puzzle millenario fosse tornato al suo posto, appeso al lato del suo letto: c’era, come avrebbe dovuto essere. Sospirò di sollievo, toccandolo delicatamente con i polpastrelli, quindi lo indossò.

“Che succede, Aibou?” Yami era apparso nella sua figura trasparente, seduto accanto a lui sul letto, con le gambe accavallate e un’espressione curiosa in viso.

Yuugi lasciò che le lacrime scorressero tranquillamente lungo le sue guance. “Sei tornato…” E, se solo avesse potuto farlo, l’avrebbe abbracciato, e avrebbe affondato il viso bagnato nel suo petto, singhiozzando felice.

“Ehm, Aibou…” commentò Yami, sbattendo leggermente le palpebre, confuso. “Dove sarei dovuto andare?”

Per un attimo, nemmeno Yuugi capì la situazione, poi si rese conto che l’altro sé stesso doveva ignorare tutto quello che era loro successo, semplicemente perché non aveva potuto viverlo nella dimensione alternativa che stava per crearsi. Rimase indeciso se raccontarglielo oppure no, ma infine lo fece. Era più giusto.

“E così è stata Anzu…” fu l’unico commento che disse Yami alla fine, nascondendo la testa tra le ginocchia delle gambe piegate. Sospirò poi a lungo, indeciso su cosa dire. Sapeva bene che il suo partner aveva sempre avuto un debole per lei, perciò cosa mai avrebbe potuto consolarlo dall’aver scoperto che la ragazza che amava aveva cercato di uccidere un altro dei suoi migliori amici.

Yuugi si rigettò sul letto, coprendo i singhiozzi sulla stoffa del cuscino. “E’ tutta colpa mia” mormorò, con la bocca impastata di saliva.

“Eh…?” Yami balzò su di scatto. “Che stai dicendo…?”

“Se… Se fossi stato più forte, più bravo…” Si voltò leggermente a fissarlo, con le ciglia imbevute di lacrime. “Forse… Forse Anzu si sarebbe innamorata di me… E allora… Allora…”

“No!” Il faraone pronunciò la negazione con un tono molto perentorio, come usava fare talvolta con gli avversari. “Tu non c’entri. Al massimo, la colpa è mia per averle dato delle illusioni”

“Ah, si…” mormorò Yuugi molto poco convinto, strofinando il viso contro il cuscino. “Però… Però è indubbio che senza di te sono un incapace… Guarda come sarebbe stata la vita di tutti se… Se-”

Yami si risedette sul letto accanto a lui, e iniziò ad accarezzargli virtualmente i capelli neri, spettinati dopo la nottata. “Ascoltami: la dimensione cambiata non è colpa tua, come non è mai stato merito mio se hai trovato degli amici. Pensaci bene: Honda ha detto che sei stato tu a salvare loro, ed è così. Chi si è fatto picchiare per salvarli?” I singhiozzi di Yuugi cessarono leggermente, mentre lui andava avanti. “E Anzu stessa… Nell’altra dimensione, sarebbe morta per te… Non per me” Fece un altro sospiro profondissimo. “Probabilmente sono davvero io che non dovrei essere qui, e che sta facendo tanti danni…”

“Non è vero” Yuugi si voltò a pancia in su, per guardalo. “Non è vero…” ripeté. “Io sono… Sono veramente contento di averti conosciuto…”

“Anch’io” Yami sorrise debolmente. “Se non ci fossi tu, io non ci sarei… Come vedi, sei importante per tutti…”

L’altro ragazzo si morse leggermente le labbra. “Cosa dovremo fare, ora…?”

“Con Anzu, intendi?”

Yuugi annuì. “Kaiba ha detto che il suo reato non è perseguibile penalmente…” Ma, a prescindere dal castigo che avrebbero dovuto darle, e lasciarla sola sembrava già una condanna accettabile, lui stesso non sapeva darsi pace di ciò che era successo, né dei sentimenti che provava: aveva amato Anzu, certo, e poteva sentire un poco di pietà per il suo amore non corrisposto, dato che si trovava da tanto tempo nella medesima situazione, però… No, era più che altro triste, spaventato ed arrabbiato. Triste, perché perdere una persona cara in quella maniera è doloroso; spaventato per un tradimento simile, e terrorizzato dall’idea che potesse capitare con altre persone; arrabbiato perché lei aveva… Aveva cercato di uccidere l’altro se stesso… Non riusciva proprio a capirla, né a perdonarla. La temeva soltanto.

“In effetti…” Yami alzò un po’ le sopracciglia, cercando di trovare, senza successo, una parola giusta per definirlo. Era strano: proprio lui, che aveva lasciato stare persone come Pegasus e Marik, i quali avevano cercato di ucciderlo per motivi altrettanto egoistici, non riusciva proprio a pensare ad Anzu nella stessa maniera. Era veramente ironico come fosse più facile perdonare un estraneo che un amico, visto quanto più in profondità ferisce quel tradimento. Fissò quindi dritto davanti a sé. “Credo, allora, che dovremo guardarci le spalle…”

Il suo partner si ricoprì gli occhi umidi con le braccia. Tornare indietro era impossibile

*-*-*

“Che ti succede oggi?” Una delle sue compagne di danza si avvicinò ad Anzu, mentre quella terminava i suoi esercizi alla sbarra. “Non è da te sbagliare una simile sequenza di passi… Anzi, è da quando siamo andate a quella mostra sulla tecnologia che sei strana…”

“Ho… Litigato con i miei migliori amici” ammise la ragazza, sistemandosi uno scaldamuscoli fucsia che era scivolato tutto sulla caviglia. “Per colpa mia…”

L’altra ballerina la guardò stranita. “Tutto qui? Proprio perché sono i tuoi migliori amici, sarà più facile perdonarti. Basterà che tu ammetta di aver sbagliato, no?” Alzò le spalle. “Se tu fossi orgogliosa sarebbe un conto, ma dato che non è così…” Quindi si allontanò leggermente per eseguire la sequenza di passi che l’insegnante aveva appena ordinato.

“Magari fosse una cosa così semplice…” Anzu sospirò, appoggiandosi totalmente alla sbarra e nascondendosi il viso con le mani. Certo, avrebbe potuto tornare da loro e spiegare per bene cosa avesse fatto, ma non sarebbe servito: la cosa importante era che aveva premuto quel maledetto grilletto, e non c’era altro che potesse dire per giustificarsi.

Quando aveva visto Kaiba presentare quella macchina del tempo, era stata così felice… Avrebbero potuto andare tutti insieme nel passato, e aiutare Mou Hitori no Yuugi… Impedirgli di morire… Era una cosa fantastica! Poi, le era venuta la tentazione di andarci da sola. In quel modo, forse, lui si sarebbe potuto innamorare di lei, di una coraggiosa ragazza che rischiava la vita per salvarlo…

Quello era stato il suo primo errore: essere egoista per amarlo troppo.

Sapeva, ovviamente, che Kaiba non le avrebbe mai permesso di andare nel passato, perciò aveva dovuto agire di nascosto, entrando alla sede della società la notte stessa, e utilizzando la macchina del tempo grazie alle istruzioni che aveva trovato proprio al fianco dello strumento. Probabilmente Seto era talmente sicuro che nessuno potesse entrare che non si curava di lasciare documenti importanti in giro. Per prudenza, si era portata dietro anche la sua pistola, quella stessa che aveva rubato all’evaso del Burger Wolrd dopo che questi era morto: le sarebbe potuta servire, in caso di combattimento. Era proprio per scopi difensivi che non l’aveva consegnata alla polizia.

Aveva poi preso un tempo a caso, basandosi su qualche lettura che aveva fatto sull’antico Egitto e sulle informazioni che le aveva dato Isis, ed era stata fortunata. Lo aveva trovato subito, sebbene Mou Hitori no Yuugi che aveva incontrato fosse un po’ troppo giovane per lei, all’incirca sui quattordici anni, e ancora un principe.

Eppure, mentre lo osservava sdraiato sulla sabbia, dall’alto dell’altura su cui si trovava, lo vedeva sempre bello, già con quegli occhi profondissimi e l’espressione decisa, le labbra carnose, e, per di più, vestito com’era, poteva anche osservarne gli addominali che si sviluppavano pian piano.

Un paradiso.

Almeno, finché non era arrivata lei. Satre, così si chiamava. Bella, bionda, occhi azzurri, fisico perfetto. Perché diavolo esistevano persone così? E sembrava anche essere molto in confidenza con lui…

"Ho saputo della tua impresa" gli aveva detto ad un certo punto lei. "Hai salvato un'altra fanciulla indifesa dalle fauci di un coccodrillo..." Era un tono molto ironico, leggermente malizioso.

Ad Anzu era venuto in mente l'episodio del Luna Park, quando si era messa nei guai apposta per poterlo incontrare. Gli fece veramente molto piacere vedere che nel passato non era diverso dal futuro, sempre coraggioso e pronto ad aiutare gli altri, senza pretendere nulla.

"Non parlare come se l'avessi fatto per farmela" aveva replicato infatti lui, con la stessa voce già profonda della quale Anzu si era innamorata, continuando nella sua opera di affinare la lama della sua lancia con un sasso. "Diciamo che... Le persone che non riescono a salvarsi da soli mi fanno pena" Gli scoccò un'occhiata. "E poi, trovo molto più facile aiutare qualcuno per cui non provo nulla: evita coinvolgimenti emotivi"

"Oh... Quindi non salveresti me?" aveva chiesto Satre, con un'espressione innocente.

"Ma certo che lo farei..." Lui scostò lo sguardo.

Ma lei non aveva sentito queste ultime frasi. Si era concentrato sulle prime. Mou Hitori no Yuugi salvava le persone per pena. Aiutava quelle di cui non gli importava nulla. Non poteva crederci. Quindi tutte le attenzioni, l'impegno, le frasi gentili non erano altro che una facciata per nascondere la pietà che provava nei suoi confronti, nei confronti di una ragazzina incapace sempre in difficoltà. E dire che lei aveva cercato in tutti i modi di consolarlo, di aiutarlo quando lui, probabilmente, pensava ad altro visto che non provava niente a stare in sua compagnia... Forse nemmeno amicizia. Inconsciamente, la mano aveva afferrato la pistola che era infilata nella tasca dei pantaloni.

"Un orice!" Mou Hitori no Yuugi si era alzato di scatto, impugnando la lancia, e si era diretto velocemente verso il grosso erbivoro, in modo da poterlo colpire con più facilità.

Un attimo: non aveva nemmeno ragionato. Aveva solamente preso la pistola e sparato. Aveva desiderato vederlo morire, e il suo desiderio si era realizzato. Naturalmente, non appena aveva sentito il colpo risuonarle nelle orecchie, e Mou Hitori no Yuugi cadere con il viso nella sabbia simile ad una marionetta a cui erano stati tagliati i fili, si era improvvisamente resa conto di quello che aveva fatto, come se la bolla d'acqua che gli aveva offuscato la mente fosse scoppiata, rivelandogli la verità.

Lo aveva ucciso.

Ancora adesso non riusciva a spiegarsi come aveva potuto ritornare nel presente e a casa sua con le sue gambe, dati gli spasmi ed il tremore che le scuotevano tutte le membra. Ovviamente, non aveva chiuso occhio. Invece, fingere con i suoi amici, la mattina successiva, era stato più facile. teneva troppo alla loro amicizia per riuscire a rivelare loro la sua colpa. Se l'avesse fatto, probabilmente, un giorno avrebbero anche potuto perdonarla. Ma non aveva nemmeno ilo coraggio di ripetere a se stessa che aveva ucciso un uomo. Per altro, non un uomo qualunque, ma la persona che amava.

Chissà cosa stava pensando ora Mou Hitori no Yuugi! Il suo disprezzo era la cosa che la faceva stare più male. "Eppure ti amo..."

"Masaki!" chiamò la sua insegnante. "Vieni a vedere i passi per la coreografia"

"Si..."

*-*-*

Marik e Bakura si erano seduti su una panca in uno dei corridoio del museo, stravaccati come barboni, e lasciavano che i visitatori gli passassero davanti senza notarli minimamente.

“Ma porc…!” esclamò allora il primo, che cercava inutilmente di far venire almeno uno degli esercizi sul libro che stava studiando. “Mi domando chi è l’imbecille che ha creato la chimica…” Con tutto quello che aveva avuto da fare per la distorsione, il tempo per imparare si era ridotto notevolmente.

“Ma perché la studi, se ti fa schifo…” commentò Bakura, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulle mani incrociate dietro la nuca.

“Perché io, al contrario di te, ci tengo ad essere promosso” replicò l’altro, acido. Dopo qualche minuto di silenzio, aggiunse: “però è stato divertente”

“Cosa?” chiese Bakura, senza aprire gli occhi.

“Andare nel passato”

“Mmm…” Lui si leccò le labbra, assaporando per un attimo i ricordi della giornata precedente, soprattutto alcune scene particolari... “Si…”

“Guarda chi c’è…” sorrise leggermente Marik, costringendo l’amico ad alzarsi dalla posizione quasi sdraiata e a fissare davanti a sé. Yami stava in piedi di fronte a loro, con la solita espressione seria, un braccio lungo il fianco e l’altro appoggiato sulla cintura a vita bassa che conteneva il deck, il puzzle appoggiato sul body blu attillato e la giacca della divisa scolastica che, indossata sulle spalle, ondeggiava leggermente ad ogni suo movimento.

Nessuno dei tre parlò. “Grazie” disse infine Yami, grattandosi leggermente una guancia.

“Oh, non l’ho fatto mica per te!” esclamò Bakura, ridendo leggermente. “Se solo non ci fosse stato Sethi, io avrei lasciato Anzu a fare quello che doveva fare…” E sorrise pensando a quanto erano buoni quei ragazzi, che alla fine l’avevano pure perdonata!

“No, non per quello” scosse la testa Yami, sempre più imbarazzato. “Non so bene per cosa… E’ che mi sento di ringraziarvi”

Marik sorrise leggermente: certo, aveva capito benissimo a cosa il faraone stesse alludendo, sebbene lui stesso non lo potesse ricordare. Si riferiva al fatto che, grazie ai loro casini temporali, era diventato il sovrano coraggioso che era.

Allora Bakura, scuotendo la testa, si alzò e gli poggio una mano sulla spalla. “Figurati, è sempre un piacere aiutare i bambini che si fanno la pipì addosso anche a sei anni” gli sussurrò leggermente nell’orecchio, lasciando però che anche Marik lo sentisse e scoppiasse a ridere, abbandonando definitivamente  gli studi di chimica.

Yami, pur non sapendo cosa il ladro volesse intendere, arrossì suo malgrado. “Bakura!” esclamò, mentre l’altro si allontanava lungo il corridoio. “Che diavolo hai fatto nel passato?!”

*-*-*

“Senti, fratellone…” iniziò leggermente Mokuba, mentre i due uscivano da uno dei sotterranei segreti del grattacielo della Kaiba Corporation. “Non avevi promesso a Yuugi e agli altri di distruggere la macchina del tempo, in modo che nessuno potesse più usarla a sproposito?” Si guardò indietro, nella stanza che avevano appena lasciato, e fissò con preoccupazione la cabina, ancora perfettamente integra, che era stata spostata in quel luogo.

Seto premette un pulsante e la porta blindata si chiuse, chiudendo tutto ermeticamente. “Mokuba, non è importante quello che fai” gli rispose, serio e cinico. “La cosa importante è quello che fai credere agli altri” E, senza aggiungere altro, si allontanò dal corridoio per tornare al lavoro.  

Hola!
Siamo arrivati già (o finalmente) all'ultima puntata. Spero che vi sia piaciuta e non vi abbia deluso. Lo so, il colpevole è un po' particolare, ma ho pensato che così fosse davvero come un giallo vero (anche se, devo ammetterlo, non avevo dato indizi per scoprire chi davvero fosse il colpevole), dove l'assassino è sempre il più insospettabile. Il finale è in parte aperto, ma non credo proprio che ne farò un seguito; però, se qualcuno avesse delle idee per sfruttarlo, sono perfettamente disposto a cedergli l'eredità.

Passiamo ai ringraziamenti.
Grazie a tutti quelli che hanno letto la mia storia e soprattutto quelli che mi hanno sostenuto durante la pubblicazione, come Ita rb (ecco a te il sicario, soddisfatta? ^^), Death Angel (mi fa piacere che quella frase ti sia piaciuta, anche se forse un po' troppo esagerata per il carattere dei personaggi ^^ Magari fosse stato davvero così!), Octavia88 (ammetto la mia ignoranza, non lo sapevo ^^'' Grazie per avermelo spiegato e grazie dei complimenti, anche se sono un ragazzo ^_-),  Evee (se strozzavi Marik non avremmo mai scoperto il nome del vero colpevole... Non era Kaiba, peccato... Lo credevo anche io ^_-), Ayu chan (sono contenta che quella scena ti abbia fatto un po' impressione, era il mio scopo ^^ Satre ti ringrazia per il permesso accordatole, ne approfitterà subito ^_-), Kim (si, è l'ultimo... Sai, preferisco sempre non esagerare in lunghezza, per non rischiare di annoiare tirandola troppo per le lunghe, e la mia intenzione era far ripercorrere determinate tappe a Marik e Bakura, oltre le quali avrei sforato troppo, credo ^^ Avevo già in mente quella scena, ma dopo la tua ammissione di essere una shonen-ai speravo proprio che ti piacesse! ^^ Te la dedico), Eli (no, che io sappia della mummia di Ramses/Atemu non ne parlano assolutamente, nemmeno del manga, perciò non si sa nulla, nemmeno se la sua assenza dipenda dal fatto di essersi sacrificato. Effettivamente, tra Atemu e Bakura non dovrebbe esserci affatto nè odio nè vendetta, visto che non è colpa né dell'uno né dell'altro... E' per quello che ho scritto la frase ^^), Likos, Mana e Ishizu (grazie per le recensioni agli scorsi capitoli, spero che prima o poi abbiate occasione o/e voglia di terminare la lettura). Grazie di cuore a tutti. Vi amo.
Spero a presto con la nuova storia.
Hui Xie

Hola alla seconda!
Come ho scritto nell'introduzione, ho modificato questo ultimo capitolo su suggerimento di uno dei miei recensori, Cry, che mi ha fatto notare delle incongruenze evidenti. Come ho detto prima, avevo scelto Anzu come colpevole per creare un colpo di scena, perciò non mi sono curato molto di rendere il movente e le reazioni con molta profondità. E' stata proprio una grande pecca da parte mia, perciò ho provveduto al più presto a porvi rimedio. Spero proprio che con queste modifiche risulti tutto più credibile.
Come Anzu avesse la pistola l'avevo lasciato sottinteso apposta per vedere se qualcuno lo capiva, ma in questa seconda versione ho preferito esplicitarlo direttamente, tanto non era nulla di particolare da nascondere ^^ Posso solo sperare che le modifiche vi piacciano. Posso dire che è stato più difficile scrivere questo pezzo rispetto all'intera storia, perché rendere OOC i personaggi in una situazione simile è veramente facilissimo.
Approfitto di questa occasione per ringraziare tutte le persone che hanno molto gentilmente recensito la prima versione del capitolo, come Death Angel (mi fa piacere che ti abbiano tutti fatto ridere ancora, e che il colpevole sia stato di tuo gradimento), Mana (ma guarda che mi avevi già recensito una volta ^^ Non te lo ricordi più? Comunque grazie), Ita rb (meno male che non ti aspettavi Tea, altrimenti che colpo di scena sarebbe stato? Grazie dei complimenti), Francesca Akira89 (per fantasia logica intendi le spiegazioni che ho cercato di dare alla storia delle dimensioni? Se è così, consultare tre matematici e un fisico non è stato tempo sprecato ^^ grazie mille dei tuoi complimenti allo stile), Cry (grazie per avermi fatto notare queste incongruenze; spero davvero che leggerai la versione nuova e che non ti avveleni più il resto della storia), Likos (Avevi pensato a Mokuba?! Accidenti, che teoria interessante...! Non ho la minima idea su come Marik abbia convinto Bakura a conciarsi come Watson, suppongo abbia fatto leva sui suoi sensi di colpa per tutto il disastro che ha combinato nel passato ^^), Ayuchan (Bakura è diventato a furor di popolo il buffone di questa storia, a quanto pare...^^) e Eli (mi fa piacere che il finale aperto ti piaccia, so che a volte rischia di lasciare un po' così... Il fatto che la filosofia di Seto sia anche la tua mi fa capire che non è del tutto inventato ^^)
Di nuovo a presto, e grazie ancora a tutti.
Hui Xie

 

  
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