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Autore: Shainareth und Miriam85    06/03/2006    5 recensioni
In primo luogo: non ci rifacciamo affatto al film omonimo!
Shaniareth e Miriam85 si sono unite in uno spaventoso ibrido, producendo una spaventosa fan fiction spaventosamente ZONAMI.
Siete spaventati? Fate bene. Tuffatevi in nostra compagnia in questa Alternate Universe, sentite il caldo vento del deserto che sferza il vostro volto, ammirate le grandi piramidi attorno a voi, rabbrividite all'urlo del Faraone che si risveglia dal suo sonno millenario... e non tentate di fermare la bella ladra dai capelli rossi, depredatrice instancabile di tesori...
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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A Shainarteh l'onore e l'onere di cominciare!
Il primo capitolo è sempre il più terribile, perché può uccidere come niente una bella storia che sboccia tra le dita di uno scrittore... ma dobbiamo ammettere che la nostra balda fan writer ha adempiuto alla perfezione al suo compito! ^^


CAPITOLO PRIMO

Il battello scivolava leggero sulle acque del grande fiume, fonte di vita dell’intero Paese dai tempi più remoti, quegli stessi che ora tutti bramavano di conoscere alla luce delle recenti scoperte fatte nelle tombe degli antichi faraoni. Archeologi, scienziati, cacciatori di tesori: chiunque avesse un barlume di curiosità, o semplicemente fame di gloria, si recava lì, rischiando malattie sconosciute, attraversando il deserto e affrontando zanzare assassine e scorpioni velenosi pur di riuscire nel proprio intento.
Erano i primi anni del secolo, anni di contrasti, quelli antecedenti il primo grande conflitto mondiale; nel bel mezzo della bella époque, Parigi e Vienna erano considerate le città più alla moda, le capitali del divertimento, con gli spettacoli notturni del Moulin Rogue dell’una e con i grandi balli dell’altra, dove l’intelletto era comunque sempre vigile ad ogni curiosa novità; erano gli anni, per l’appunto, in cui scoppiò l’esotica mania di recarsi alla scoperta dell’Egitto che, con le sue sfingi, con le sue piramidi, con i suoi tesori nascosti e i suoi oscuri misteri, faceva gola a tutti.
I grandi, attenti occhi nocciola puntati sulle sponde del Nilo, il viso sorridente al pensiero che di lì a poco si sarebbe ritrovata fra le mani una montagna d’oro, di turchesi e di preziosi d’ogni genere: Nami era infatti partita col proposito di tornarsene a Brigton con le tasche piene, con l’intento di voler vincere la noia e guadagnare abbastanza per far sì che la donna che l’aveva cresciuta non si preoccupasse più per lei. Quest’ultima motivazione, a dirla tutta, l’aveva tenuta nascosta a tutti perchè l’orgoglio della madre adottiva, e persino quello della stessa Nami, non avrebbero mai permesso si sapesse in giro; per cui, per quanto dissimulasse con poco impegno la propria passione per tutto quel che luccicava o che comunque odorasse di soldi, la bella Nami aveva preso il proprio bagaglio ed era partita senza quasi far parola ad altri del suo viaggio d’affari. Dopotutto, visto il vantaggio che ne avrebbe tratto, avrebbe benissimo potuto farlo passare agli occhi degli altri come un’escursione di piacere…
“Ma porco fez!” imprecava fra sé quella che cercava di apparire agli occhi dei gentiluomini che si erano imbarcati con lei, una dama impeccabile sotto tutti i punti di vista, tanto che si era fatta fare un abito nuovo per l’occasione, cappellino all’ultima moda compreso. Ma per quanto si sforzasse di mantenere un certo contegno, quei maledettissimi insettacci che vivevano nei pressi del fiume non volevano lasciarle un attimo di tregua. “Se continua così, morirò di malaria prima ancora di essermi avvicinata all’oro!” disperava cercando riparo sotto la veletta del cappellino ed infilandosi i guanti d’organza.
Il capitano del battello parlò, e il traduttore che guidava il suo gruppo di turisti li informò che l’attracco sarebbe avvenuto di lì a poco. Rincuorata, Nami tornò a prendere il proprio bagaglio e attese. La prima cosa che avrebbe dovuto fare, una volta toccata nuovamente la terra ferma, era quella di trovarsi una nuova guida, una tutta per lei, così che avrebbe potuto addentrarsi nell’entroterra a fare i suoi porci comodi senza avere fastiosi intellettuali che le facessero domande o che cercassero di dissuaderla dai suoi propositi o che, ancora, volessero accompagnarla per poter dividere il bottino. Su quest’ultima questione, poi, Nami era intransigente: l’oro era suo. Suo e di nessun altro. Avrebbe potuto uccidere, si diceva, se qualcuno avesse tentato di portarglielo via.


  
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