Fandom: Supernatural.
Pairing: god!Castiel/Dean.
Rating: Pg13.
Genere: Angst,
Introspettivo, Romantico.
Warning: Pre-Slash, Spoiler 6x22.
Words: 1001 (fiumidiparole).
Summary: Post 6x22 – Dean, Sam e
Bobby trovano il
modo per disinnescare Castiel.
Note: Scritta per l’Arena dei Gladiatori
della Notte Bianca
di maridichallenge. Ho coraggiosamente
(?) affrontato i leoni: LUCIANA – Storia con la linea di dialogo: “Non
voglio vederti mai più” –, UMBERTO – Storia in cui i protagonisti devono
abbracciarsi – e PIETRO – Storia da 999 o 1001 parole esatte.
Dedica: A nayuky91, per il suo compleanno.
Anche se in vergognoso ritardo, è stata scritta quello stesso giorno >_< Tanti Auguri e 100 di questi giorni, tesoro!
Spero ti piaccia ♥
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
The
Hope in the Box
Dean occhieggiò la prima luce incerta del
mattino, che filtrava dalle finestre del soggiorno di Bobby, e si sfregò le
palpebre, esausto. Era stato sveglio tutta la notte.
Poi riportò lo sguardo sull’uomo steso sul divano – già, uomo; Castiel non era più un angelo, lui
lo sentiva. Lo sentiva allo stesso modo in cui aveva capito immediatamente che
l’amico era riuscito ad aprire le porte del Purgatorio.
Quando Cas si era ingozzato d’anime era cambiato, non
era più un angelo ed il loro legame si era spezzato. Dean non aveva mai capito
quanto esso fosse profondo fino a quel momento, fino a quando era scomparso e Cas l’aveva lasciato solo. Prima d’allora Castiel l’aveva sempre protetto, anche quando lui non ne
era cosciente, anche quando era con Lisa, il suo angelo aveva sempre vegliato
su di lui. Ma ora l’aveva abbandonato e lui percepiva tutto il vuoto della sua
assenza.
Non si sentiva così solo da prima di finire all’Inferno.
Ci avevano impiegato settimane a trovare la soluzione per disinnescare Chernobyl. Alla fine, Sammy
l’aveva trovata su un libro di mitologia: il Vaso di Pandora; la scatola che
aveva contenuto tutti i mali del mondo.
«Cos’ha a che fare con Mostrolandia?»
aveva domandato Dean.
«Non pretenderai che una leggenda parli con il
linguaggio di oggi, figliolo. Non è la prima volta che il Purgatorio viene
aperto» gli aveva spiegato Bobby.
A quanto pareva, “tutti i mali del mondo” non erano altro che un bel po’ di anima zannute e demoniache. Restava solo un problema.
«Come troviamo il Vaso?»
«Balthazar?» aveva proposto Sam.
Così avevano fatto il rituale per evocarlo, ma nessuno si era presentato
all’appello. E non è che quella formula fosse esattamente un biglietto di
cortesia.
«Sei certo di averlo fatto giusto?» lo aveva interrogato.
Sammy aveva annuito. «Pensi che Cas…»
aveva chiesto poi, lasciando la frase in sospeso. L’ipotesi era troppo orrenda.
«No. Cas voleva bene a
quell’idiota, okay? Ha pianto quando
lo credeva morto» aveva sottolineato Dean, non concependo
che potesse essere arrivato a tanto.
«Non è più il nostro Cas» gli aveva ricordato suo
fratello.
«Allora chi possiamo chiamare?» si era chiesto lui, rifiutandosi d’indugiare
sul quel pensiero; lo sapeva già, grazie tante.
«Be’, c’è una sola persona abbastanza potente a cui interessa fermare Castiel» aveva ponderato Sammy.
«No…» aveva soffiato Dean allarmato.
E invece sì. Crowley.
Il Re dell’Inferno che ancora una volta aveva bisogno di pararsi il culo. Aveva
trovato il Vaso e loro avevano messo in atto il piano.
Ed era stato Dean ad affrontare il nuovo
Dio, così come ora era lui ad aspettare che si risvegliasse. Aveva fatto
uscire tutti da quella stanza, aveva sbarrato le porte a Bobby e Sam, anche se
avevano insistito per essere con lui – soprattutto suo fratello – e si era
piazzato sulla poltrona, tenendo d’occhio il corpo steso sul divano. Perché Castiel era compito suo.
Perciò era stato lui a prostrarsi ai suoi piedi e distrarlo, a mentirgli a capo
chino e dirgli che non desiderava altro che adorarlo, mentre Sam e Bobby
pronunciavano l’incantesimo. E l’aveva visto il suo sguardo – quegli occhi
enormi, innocenti, traditi e spaventati – mentre la formula cominciava a fare
effetto.
Eppure Castiel l’aveva avvisato perfino allora.
«Chiudi gli occhi!» aveva urlato «Ti prego, chiudi
gli occhi!»
«Cosa ne sarà di Cas?» aveva chiesto Dean, appena
erano riusciti ad avere il Vaso.
«Non lo so, figliolo. Potrebbe anche venire risucchiato
insieme a tutto il resto» l’aveva avvertito Bobby.
Quindi, sì, quel corpo sul divano era umano. Restava solo da capire se era
ancora Castiel o soltanto Jimmy Novak, il suo
legittimo proprietario.
Quando quell’uomo aprì gli occhi e si guardò le mani come se non le
riconoscesse, inclinando il capo in una posa perplessa, seppe che era Cas ancora prima che questi posasse gli occhi su di lui.
Dean non sapeva se sentirsi sollevato, o dispiaciuto per la moglie di Jimmy,
che non avrebbe mai più riavuto il marito. Ma tutto ciò che disse fu: «Non
voglio più rivederti».
«Dean… sono umano» mormorò Castiel, deglutendo a
fatica per la gola riarsa – sensazione nuova. E la sua voce era così sottile,
così incerta e spaventata. «Le anime hanno divorato la mia Grazia».
«Lo so. Ma non vedo come sia un mio problema» rispose lui freddo. «Ti voglio fuori di qui il prima possibile».
«Cos… cosa dovrei fare?» domandò l’altro schiarendosi la voce.
«Non mi interessa. Fa quello che ti pare» lo seccò Dean.
Castiel lo guardò stravolo, a lungo. «Tutto qui?»
chiese infine, dopo un tempo infinito. «È tutto qui quello che mi sono
meritato?» specificò poi. L’aveva tirato fuori dall’Inferno, era caduto per
lui, aveva sempre risposto a tutte le sue chiamate, gli aveva salvato la vita
un’infinità di volte… e Dean lo stava abbandonando.
Questi distolse lo sguardo; troppo doloroso continuare a guardare in quegli
occhi familiari. «Potrei farti molto di peggio. Potrei
non permetterti mai più di alzarti dal quel divano»
gli fece notare il ragazzo.
Come a testare le sue parole, Cas tentò di mettersi
in piedi. Le ginocchia gli cedettero e cadde in ginocchio un attimo dopo, ma
questo non parve fermarlo. In pochi passi gattonanti raggiunse Dean e si fermò
davanti a lui, guardandolo da sotto in su con occhi
enormi, febbricitanti, pieni di lacrime trattenute.
Istintivamente, lui si scostò, incassandosi nella poltrona ancora di più.
«Mi dispiace. L’ho fatto per te, io… mi dispiace così tanto»
smozzicò Castiel, le labbra tremanti, aggrappandosi
alla stoffa dei suoi jeans. Le parole sembravano mancargli o non essere
sufficiente. E – Dio! – era Cas in quel momento, solo
Cas.
Dean s’infilò le mani tra i capelli. «Come faccio a fidarmi di nuovo di te,
eh?» replicò, e le lacrime di Castiel iniziarono a
scorrere, in silenzio, poi posò la fronte su una delle sue ginocchia. Senza
fare rumore, senza mentire, senza supplicare.
Dean gli poggiò una mano sulla nuca e lo attirò a sé, tra le sue gambe, sul suo
petto.
Quando il Vaso venne aperto, sul fondo rimase solo
FINE.