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Autore: samek    20/06/2011    6 recensioni
Post 6x22 – Dean, Sam e Bobby trovano il modo per disinnescare Castiel.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Fandom: Supernatural

Fandom: Supernatural.
Pairing: god!Castiel/Dean.
Rating: Pg13.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico.
Warning: Pre-Slash, Spoiler 6x22.
Words: 1001 (
fiumidiparole).
Summary: Post 6x22 – Dean, Sam e Bobby trovano il modo per disinnescare Castiel.
Note: Scritta per l’Arena dei Gladiatori della Notte Bianca di maridichallenge. Ho coraggiosamente (?) affrontato i leoni: LUCIANA – Storia con la linea di dialogo: “Non voglio vederti mai più” –, UMBERTO – Storia in cui i protagonisti devono abbracciarsi – e PIETRO – Storia da 999 o 1001 parole esatte.
Dedica: A nayuky91, per il suo compleanno. Anche se in vergognoso ritardo, è stata scritta quello stesso giorno >_< Tanti Auguri e 100 di questi giorni, tesoro! Spero ti piaccia ♥

DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù


The Hope in the Box

Dean occhieggiò la prima luce incerta del mattino, che filtrava dalle finestre del soggiorno di Bobby, e si sfregò le palpebre, esausto. Era stato sveglio tutta la notte.
Poi riportò lo sguardo sull’uomo steso sul divano – già, uomo; Castiel non era più un angelo, lui lo sentiva. Lo sentiva allo stesso modo in cui aveva capito immediatamente che l’amico era riuscito ad aprire le porte del Purgatorio.
Quando Cas si era ingozzato d’anime era cambiato, non era più un angelo ed il loro legame si era spezzato. Dean non aveva mai capito quanto esso fosse profondo fino a quel momento, fino a quando era scomparso e Cas l’aveva lasciato solo. Prima d’allora Castiel l’aveva sempre protetto, anche quando lui non ne era cosciente, anche quando era con Lisa, il suo angelo aveva sempre vegliato su di lui. Ma ora l’aveva abbandonato e lui percepiva tutto il vuoto della sua assenza.
Non si sentiva così solo da prima di finire all’Inferno.
Ci avevano impiegato settimane a trovare la soluzione per disinnescare Chernobyl. Alla fine, Sammy l’aveva trovata su un libro di mitologia: il Vaso di Pandora; la scatola che aveva contenuto tutti i mali del mondo.
«Cos’ha a che fare con Mostrolandia?» aveva domandato Dean.
«Non pretenderai che una leggenda parli con il linguaggio di oggi, figliolo. Non è la prima volta che il Purgatorio viene aperto» gli aveva spiegato Bobby.
A quanto pareva, “tutti i mali del mondo” non erano altro che un bel po’ di anima zannute e demoniache. Restava solo un problema.
«Come troviamo il Vaso?»
«Balthazar?» aveva proposto Sam.
Così avevano fatto il rituale per evocarlo, ma nessuno si era presentato all’appello. E non è che quella formula fosse esattamente un biglietto di cortesia.
«Sei certo di averlo fatto giusto?» lo aveva interrogato.
Sammy aveva annuito. «Pensi che Cas…» aveva chiesto poi, lasciando la frase in sospeso. L’ipotesi era troppo orrenda.
«No. Cas voleva bene a quell’idiota, okay? Ha pianto quando lo credeva morto» aveva sottolineato Dean, non concependo che potesse essere arrivato a tanto.
«Non è più il nostro Cas» gli aveva ricordato suo fratello.
«Allora chi possiamo chiamare?» si era chiesto lui, rifiutandosi d’indugiare sul quel pensiero; lo sapeva già, grazie tante.
«Be’, c’è una sola persona abbastanza potente a cui interessa fermare Castiel» aveva ponderato Sammy.
«No…» aveva soffiato Dean allarmato.
E invece sì. Crowley. Il Re dell’Inferno che ancora una volta aveva bisogno di pararsi il culo. Aveva trovato il Vaso e loro avevano messo in atto il piano.
Ed era stato Dean ad affrontare il nuovo Dio, così come ora era lui ad aspettare che si risvegliasse. Aveva fatto uscire tutti da quella stanza, aveva sbarrato le porte a Bobby e Sam, anche se avevano insistito per essere con lui – soprattutto suo fratello – e si era piazzato sulla poltrona, tenendo d’occhio il corpo steso sul divano. Perché Castiel era compito suo.
Perciò era stato lui a prostrarsi ai suoi piedi e distrarlo, a mentirgli a capo chino e dirgli che non desiderava altro che adorarlo, mentre Sam e Bobby pronunciavano l’incantesimo. E l’aveva visto il suo sguardo – quegli occhi enormi, innocenti, traditi e spaventati – mentre la formula cominciava a fare effetto.
Eppure Castiel l’aveva avvisato perfino allora. «Chiudi gli occhi!» aveva urlato «Ti prego, chiudi gli occhi!»
«Cosa ne sarà di Cas?» aveva chiesto Dean, appena erano riusciti ad avere il Vaso.
«Non lo so, figliolo. Potrebbe anche venire risucchiato insieme a tutto il resto» l’aveva avvertito Bobby.
Quindi, sì, quel corpo sul divano era umano. Restava solo da capire se era ancora Castiel o soltanto Jimmy Novak, il suo legittimo proprietario.
Quando quell’uomo aprì gli occhi e si guardò le mani come se non le riconoscesse, inclinando il capo in una posa perplessa, seppe che era Cas ancora prima che questi posasse gli occhi su di lui.
Dean non sapeva se sentirsi sollevato, o dispiaciuto per la moglie di Jimmy, che non avrebbe mai più riavuto il marito. Ma tutto ciò che disse fu: «Non voglio più rivederti».
«Dean… sono umano» mormorò Castiel, deglutendo a fatica per la gola riarsa – sensazione nuova. E la sua voce era così sottile, così incerta e spaventata. «Le anime hanno divorato la mia Grazia».
«Lo so. Ma non vedo come sia un mio problema» rispose lui freddo. «Ti voglio fuori di qui il prima possibile».
«Cos… cosa dovrei fare?» domandò l’altro schiarendosi la voce.
«Non mi interessa. Fa quello che ti pare» lo seccò Dean.
Castiel lo guardò stravolo, a lungo. «Tutto qui?» chiese infine, dopo un tempo infinito. «È tutto qui quello che mi sono meritato?» specificò poi. L’aveva tirato fuori dall’Inferno, era caduto per lui, aveva sempre risposto a tutte le sue chiamate, gli aveva salvato la vita un’infinità di volte… e Dean lo stava abbandonando.
Questi distolse lo sguardo; troppo doloroso continuare a guardare in quegli occhi familiari. «Potrei farti molto di peggio. Potrei non permetterti mai più di alzarti dal quel divano» gli fece notare il ragazzo.
Come a testare le sue parole, Cas tentò di mettersi in piedi. Le ginocchia gli cedettero e cadde in ginocchio un attimo dopo, ma questo non parve fermarlo. In pochi passi gattonanti raggiunse Dean e si fermò davanti a lui, guardandolo da sotto in su con occhi enormi, febbricitanti, pieni di lacrime trattenute.
Istintivamente, lui si scostò, incassandosi nella poltrona ancora di più.
«Mi dispiace. L’ho fatto per te, io… mi dispiace così tanto» smozzicò Castiel, le labbra tremanti, aggrappandosi alla stoffa dei suoi jeans. Le parole sembravano mancargli o non essere sufficiente. E – Dio! – era Cas in quel momento, solo Cas.
Dean s’infilò le mani tra i capelli. «Come faccio a fidarmi di nuovo di te, eh?» replicò, e le lacrime di Castiel iniziarono a scorrere, in silenzio, poi posò la fronte su una delle sue ginocchia. Senza fare rumore, senza mentire, senza supplicare.
Dean gli poggiò una mano sulla nuca e lo attirò a sé, tra le sue gambe, sul suo petto.
Quando il Vaso venne aperto, sul fondo rimase solo la Speranza.


FINE.

 

   
 
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