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Autore: bonza corrotta    20/06/2011    2 recensioni
Zick ed Elena, a diciassette anni, in un giorno speciale per loro. Uno stupido giorno piovoso e pieno di ricordi.
Tutto questo scritto è dovuto ad una mia ri-lettura compulsiva di MA, spero vi piaccia!
Dedicato alla mia beta dell'occasione e prima nel suo genere, Nessy Sweet. Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Elena Patata, Un po' tutti, Zick Barrymore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cosa ci faceva ancora lì Elena




La libertà dietro la tenda



Cosa ci faceva ancora lì Elena?

Avevano già deciso che non sarebbero partiti. Fosse stato un gran viaggio, poi: andare a trovare Lardine, ormai che Zick aveva la patente voleva dire venti minuti neanche di viaggio. Venti minuti di cui Zick non ne sentiva proprio la mancanza.

Allora perché Elena era ancora piantata nel suo giardino, come se lo stare in piedi una intera mattina fosse la soluzione fra la vita e la morte?

Va bene, avevano litigato, ancora, per l’ennesima volta, sai che novità! Neanche si fosse messa a piangere(tattica che a quattordici anni usava un po’ troppo spesso)!

Forse, però, adesso era veramente troppo grande per abbassarsi a piangere per uno screzio avuto con lui.

Era solo una bambina viziata, che avesse dieci o diciassette anni. Checché ne dicesse il mondo intero, Zick, in quel momento ne era convinto.

Zicky? Perché c’è Elly nel giardino?” domandò il piccolo Zack(diminutivo Zackarija). No, adesso anche suo fratello ci si metteva. Non avrebbe potuto sopportarlo. Era troppo concentrato a spiare le mosse di Elena da dietro la tenda.

E’ che Zick ed Elena hanno avuto una piccola discussione, tesoro.” Rispose Greta, fra l’atro non interpellata, grazie tanto. Sua madre non riusciva a tacere neanche quando tarabaccolava con le sue piante.

Il piccolo si diresse verso la madre e le chiese sottovoce qualcosa che Zick non riuscì a captare, ma non era sicuro di volerlo. Dopotutto era lui quello che non apriva alla ragazza e aveva espressamente vietato ad ognuno dei componenti di quella casa di farla entrare.

Be’, lui aveva urlato alla sala una cosa molto poco carina su quello che sarebbe accaduto se le avessero aperto, quindi considerava i mostri avvertiti.

Zick, che ne dici di aprirle? Il rimanere a spiarla attraverso la tenda non fa bene ne a te ne a lei, figliolo.””Papà, taci, me la gestisco io.” Zob, seduto sulla poltrona preferita di Bombo, leggeva il giornale, imperturbabile. “Papi, papi! Ma perché hanno litigato?””Non lo so, piccolo mostro! So solo che se non fanno pace, Elena darà una carezza non molto leggera alla faccia di tuo fratello…””Carezza?””Sì, diciamo così.” Zob prese il bambino di quattro anni in braccio, dicendogli qualcosa nell’orecchio.

Zack ridacchiò. Se c’era una cosa che Zick odiava, apparte l’essere vivo in quel momento, era quando Zack ridacchiava per una battuta dei suo genitori alle sue spalle.

Che c’è da ridere?! Mi lasciate in pace, per favore?””Eh no, mio caro! Almeno finché vivrai sotto il mio tetto…””Il nostro tetto…””Sì, cara, il nostro tetto, tu farai quello che ti dico, a meno che tu non voglia che ti sculacci, vero?”.

Ma suo padre era sempre stato così pedante?

Perché nessuno non credeva più che sapesse mettere a posto i suoi casini da solo? Quando era un domatore di dieci anni nessuno tentava di ostacolarlo particolarmente (ecco, giusto giusto forse suo padre), adesso che ne aveva diciassette, aveva la patente, andava college e aveva dei voti discreti, perché tutti dovevano per forza dire qualcosa sulla sua vita privata? Era irritante.

Naturalmente, mentre pensava a tutto questo era ancore dietro la tenda a tenere sotto controllo Elena, che, a quanto pare aveva deciso che stare in piedi non era necessario e si era sdraiata nel giardino di casa Barrymore. Con un bel pezzo d’erba che le spuntava dalla bocca.

Ora, Zick non riusciva a capire se fosse più o meno arrabbiata, ma non aveva intenzione di scoprirlo presto.

Meglio tagliare la corda.







Sdraiato sul suo letto con la faccia sepolta nel cuscino, con la vaga speranza di morire soffocato da quest’ultimo, Zick si chiedeva che cosa fosse successo alla sua vita, da quando aveva perso il suo potere Dom. Non ne are più uscita una giusta da lui, ed era inutile nelle battaglie dei suoi genitori, visto che non riusciva a vedere neanche più i mostri. Al massimo poteva tentare di catturare uno stupidissimo teatrante.

Senza contare che Zack, oltre ad avere i capelli biondi di sua madre, non vedeva ne mostri ne spiriti. Era in tutto per tutto un umano e, per quanto dolce e tenero, per quanto fosse comunque uno Zick, nessuno avrebbe potuto portare avanti la stirpe dei grandi Domatori.

Zick aveva visto nascere la speranza in suo padre, quando Greta aveva annunciato la gravidanza, e l’aveva visto spegnersi quando Zack non aveva avuto nessuna paura del buio(se non la normale paura di un bimbo piccolo), per non parlare della premonizioni e la telepatia, che Zick invece aveva avuto fin da piccolo.

Questo non cambiava il fatto che Zack fosse amato, anzi: Zob, una volta fatta pace con se stesso, si era goduto la crescita che con il suo primogenito non aveva potuto sperimentare, in quanto miniaturizzato in una casetta per le bambole.

E Zick ne era stato molto geloso, non poteva di certo negarlo.

Ma Zick aveva ancora Elena, che fra alti e bassi, gli era sempre rimasta accanto.

Poi, c’erano i gemelli Charlie e Violet, che avevano sette anni ed erano una forza della natura, incredibilmente abili a far arrabbiare la loro sorelle maggiore, e a far divertire Zick.

Zick si chiese che cosa ne era stato di Teddy e Lay che, insieme ai fratelli Raul e Paul Luseney, aveva da tempo perso di vista, per il semplice fatto che non avevano più nulla in comune di cui parlare e alle riunioni dei domatori lui non veniva invitato. Elena sosteneva che non era per cattiveria, ma perché la sua situazione avrebbe creato troppo imbarazzo da gestire per persone non abituate a situazioni delicate come la sua. Neanche fosse malato o altro.

Che vita Schifa, avrebbe detto Bombo.

Però gli era sempre rimasta Elena. Ora, Zick non sapeva se era per il senso di colpa o perché ci tenesse davvero a lui, ma era sempre rimasta al suo fianco, nella sua peculiare maniera, non c’era dubbio. Ma almeno lo scuoteva dal torpore in cui era caduto in quei sette anni.

Zicky bello, che fa te qui? Elena è ancora sdraiatina sul prato!””Lo so Bombo. Ti secca renderti visibile?””Se fosse per Bombo, Zick sa che non è un problema, ma Greta è stata chiarissima! Non quando il bimbo scorricchia per la casa!””Zack sta salendo?””Zittino zittino ma lui ce la fa!” Zick affondò ancora di più il viso nel cuscino.

Non aveva voglia di parlare con suo fratello.

Non che questo servisse particolarmente.

Zick? Io entro!” Era buffo che, per quanto Zick cercasse di far entrare nella testina bionda di quel bimbo, Zack non capisse che annunciare la propria entrata in una stanza non è l’equivalente di chiedere il permesso.

Zack si arrampicò sul letto del fratello, con un poco di fatica visto che era un bambino di quattro anni alto un tappo e uno sputo, e prese a scrollare il ragazzo con una certa energia:”Zicky piove! Elly è nel giardino sotto la pioggia, poi le arriva il raffreddore!””Zack, il raffreddore non arriva, lo si prende…””Zick! Elena! Vaivaivai!!””No, Zack, se avrà freddo, casa sua è a circa due metri in linea d’aria e…”.

Con una forza anormale per un bambino di quattro anni alto un tappo e uno sputo il piccolo bambino spinse suo fratello maggiore, più grande e più alto, giù dal letto, lasciando Zick nella posizione da confusa tartaruga rovesciata.

Urlo!!””No, Zack, piantala di fare i capricci! Non capisci le cose dei grandi e…” ma il bambino non lo ascoltò nemmeno e cominciò a gonfiare minacciosamente le guance.

Va bene, vado! Non urlare!” per non essere un domatore, il piccolo Zack sapeva farsi obbedire alla perfezione.









Elena! Vieni dentro, ti bagnerai tutta!””Grazie di nulla, sono già fradicia.””Ah… entra lo stesso, no?” silenzio stampa da parta della piccola raggomitolata figura sull’erba.

A volte avrebbe voluto avere la forza necessaria per picchiarla.

Zick sospirò frustato e prese l’ombrello. Controllò di avere il portafoglio in tasca e si avviò verso la ragazza imbronciata e bagnata.

E’ inutile che tu mi copra adesso, Ezechiele Zick. Se morirò di polmonite sarà solo a causa tua.””Be’, almeno sono stato avvertito. Vieni?”. Elena si sedette e lo guardò con sospetto, come sospettasse un suo altro improvviso cambiamento d’umore.

Dai, muoviti. Ti porto in un posto.” Disse Zick, porgendole la mano.

Lo faccio solo perché so che senza di me tu non sopravvivresti, sappilo.” Zick rise di gusto, tirandola in piedi, abbracciandola:”Non sai quanto hai ragione.” Disse, prima di baciarla dolcemente sotto un ombrello troppo piccolo per sopportare la pioggia sferzante che, oltretutto cadeva di lato.

Argh, muoviamoci, mi sto bagnando tutte le gambe!””Sì, hai ragione, le gambe…””Taci e sali in macchina.””Agli ordini mio grande domatore!”.









Zick non sapeva bene quando le cose erano precipitate in quella maniera, quando aveva realizzato di provare qualcosa che non fosse amicizia per Elena.

Sapeva solo di essersi intrappolato da solo. Di questo ne era abbastanza certo. Non solo perché avere un Elena innamorata di lui e non più solo confidente, era sotto un certo aspetto terrificante, dall’altro era terribilmente confortante. Per non dire soddisfacente. Ma c’era la schiera dei parenti che li conosceva da una vita che non la smettevano più dire cose senza senso. Dal semplice:”A quando le nozze, figliolo?” a “Non rientrare tardi!”, quando, prima, con Elena poteva andare dove voleva e tornare quando ne aveva voglia, all’imbarazzatissimo:”Usate le protezioni adeguate, vero?”.

Apparte il fatto che tutto sommato non era così idiota(poi Elena lo avrebbe ucciso), trovava queste invasioni nella sua vita privata molto poco ben accette.

Timothy, poi, era quello che si divertiva di più a prenderlo in giro, non lo mollava un attimo quando tornava all’Oasi. Meno male che continuava a divedersi fra l’Accademia e il suo lavoro di Tutore.

Forse, era un bene che i nonni non potessero più mettersi in contatto con lui, considerando che erano stati loro i primi a metterlo in imbarazzo, anche se era solo un moccioso di dieci anni.

Dove mi porti?””Non lo so. Volevo solo allontanarmi da casa. Vuoi andare da qualche parte in particolare?” Elena ci pensò un attimo, concentrata:”Che ne dici di andare dal vecchio Bob? È da un sacco che non ci andiamo.””Ma non ci sono più i gelati che faceva mio padre, come farai?””Me ne farò una ragione. Che hai oggi? Sei addirittura più antipatico del solito…” Disse lei sorridendo.

E’ solo che… non avevo voglia di andare a Port Reef. Roy ha detto che oggi è giornata di visite esterne. Lardine non avrebbe potuto dire nulla e i mostri sarebbero dovuti rimanere invisibili, per loro somma disgrazia. Non mi andava di essere un peso per tutti, ecco”.

Elena lo squadrò:”E questa ammissione volontaria di inutilità non potevi farla prima che io rischiassi di morire affogata nel tuo giardino?” il ragazzo ridacchiò un poco:”Nah, era più divertente litigare, nascondermi dietro una tenda, farmi rimproverare da tutte le presenze umane e non che ho in casa per poi finire sbattuto fuori da camera mia da un bambinetto di quattro anni.””Se ti diverti tu…””In realtà no. Scusa Elena.” Zick sospirò, guardando un cartello di divieto d’accesso un poco sbilenco:”Ma oggi è… quando ho perso i poteri. Sono nervoso.””No, Zick, sei mestruato!””Ehi!””E’ la verità!”.

Il silenzio calò nella macchina, un poco imbarazzato, anche.

Elena guardava fuori dal finestrino, pensierosa. Poi le venne in mente un’idea, dal suo punto di vista, geniale:”Senti, accosta qui e prendi quel tuo ridicolo ombrello!””Il mio ridicolo ombrello ci ha probabilmente salvati dal ludibrio pubblico.””Sì, si, quello che è! Accosta!”.










Mi spieghi perché mi hai portato qui?!”Perché ci stavamo passando davanti!””Ma Teddy tu neanche lo sopporti!””Be’, magari nei due anni che non l’hai visto è migliorato, no?” Zick la guardò incredulo:”Devo esser geloso di Teddy Thaur?!” Elena si spalmò una mano sulla faccia:”No, stupido. È che io l’ho visto migliorare, da quando ha smesso di fare lo sbruffone ed ad impegnarsi sul serio con Lay…””Stai scherzando?!””No, Ezechiele Zick, la pianti di dire stupidaggini e taci, una buona volta?””Ma… quando?””Sai che non vi vedete ne sentite da moooolto tempo, vero? Visto che io vado alla Vecchia Armeria, a volte li vedo.” Zick rimase un attimo attonito davanti a quell’ammissione spontanea di frequentazione di un mondo a lui precluso. Di solito Elena non era così diretta.

Era strano parlare di nuovo di cose che lui non riusciva più a fare, a vedere, di persone a lui ormai sconosciute… ma era anche divertente.

Zick? Ci sei?” Elena lo guardava negli occhi, un poco preoccupata: i suoi occhi, il suo naso a patata, quasi fondamentale per la vita di Zick, i capelli arancioni lunghissimi, legati in strani codini, totalmente fradici. Zick si ritrovò a sorridere involontariamente.

Si, Elena – Patata, ci sono””Adesso ti rompo il tuo bel nasino, amore caro!” Elena era così divertente quando si arrabbiava. Ma ora non aveva tempo per andare all’ospedale!

Elena!” La ragazza si bloccò:”Sì?””Andiamo! Devo proprio vederli!”.

Elena sorrise contenta.











Forse non saremmo dovuti venire senza avvertire, eh?””Tu dici, amore?””Temo che non potrò mai più togliermi dalla mente quelle immagini…””Intendi Teddy in mutande che apre la porta o Lay che arriva praticamente nuda?””No. Intendo quelle che si sono formate nella mia testa sulla giustificazione di quell’abbigliamento…”

Entrambi rabbrividirono.

Spero solo che tu sa contento, adesso.””Sei tu che mi hai portato da loro, io ti ho solo assecondata… quindi, sospetto sia colpa tua.” Zick la guardò rabbrividire di nuovo sul sedile della sua auto(o meglio di quella di famiglia). Sorrise felice.

Allora, quale altro trauma vuoi causarmi?” disse lui scherzando, accendendo la macchina.

Elena lo guardò un poco incerta:”Be’, visto che siamo alla ricerca di traumi… ti va di andare al molo? Solo se te la senti, eh.” Aggiunse Elena in fretta, vedendo che Zick si era pietrificato al solo sentire quella parola.

In sette anni, per quanto lei gli fosse stata vicina, non era mai riuscita a fargli scordare o passare il ricordo di quella notte in cui lui aveva concesso il suo potere a dei balordi idioti per lei.

Lo aveva fatto per lei e Elena non se lo era mai perdonato. Zick era un fiero e potente Domatore, e sarebbe diventato una leggenda, lei ne era certa.

Ora, con il senno di poi, sapeva che non avrebbe potuto mai fare nulla per fermarlo, ma questo non cambiava che vedere Zick che guidava l’auto familiare dei suoi genitori, dover studiare in un college ed impegnarsi al massimo, per non essere nei piedi a nessuno le dava un fastidio tremendo.

Lei lo ricordava ancora sui Flyvan, che rivolgeva a favore dei domatori le sorti di ogni battaglia, che apparte una volta (e da lì Zick era diventato un ottimo ballerino di limbo), non aveva mai dovuto uccidersi con lo studio.

Forse, portarlo nel luogo dove aveva perso i poteri e la possibilità di essere un domatore, lo avrebbe guarito dalla tristezza.

O almeno gli avrebbe messo il cuore in pace.

Allora?” Elena gli prese la mano e la strinse forte, facendogli sentire che lei c’era e che ci sarebbe sempre stata.

Zick sospirò forte, come ad arrendersi a qualcosa di più grande di lui:”Occhei.”









Sarebbe bello poter dire che nulla era cambiato in quegli anni, che il molo fosse rimasto nella sua miseria, così come le navi che lo ormeggiavano.

Purtroppo il destino è quasi sempre crudele.

Ci avevano messo un po’ per arrivare a quel luogo, per trovarlo trasformato e nettamente più pulito. O forse era la pioggia che lavava via la sporcizia caratteristica.

In silenzio, sotto la pioggia battente, scesero dalla macchina, con il cuore in gola.

Forse, tutti e due aspettavano che accadesse qualcosa di magico, che Zick recuperasse i suoi poteri perduti appena posato lo sguardo sull’acqua in tempesta.

Tenendosi per mano, stretti sotto quell’ombrello minuscolo, si avviarono sul bordo del molo, per vedere meglio il mare, quegli scogli appuntiti che sarebbero stati la fine per Elena se l’avessero buttata dall’asse.

E si resero finalmente e veramente conto che nessuno dei due, ne con un incantesimo o con un esagerato colpo di fortuna, sarebbe mai riuscito a non far accadere quello che era successo.

E finalmente erano liberi da tutto, libere di respirare appieno l’aria del mare dopo ben

sette anni.










Ciao!

Ammetto che ero tentata da morire di far ritornare i poteri di Zick. Di farlo tornare a combattere, di farne una leggenda.

Ma, una volta che ho riletto tutti i fumetti di MA, riscoprendo tutte le emozioni che ho vissuto da bambina mentre le leggevo, mi sono resa conto, ora, da grande, che non c’era alcuna possibilità di ritornare indietro.

Non fraintendetemi, io amo da morire Monster Allergy, e lo amerò sempre, ma adesso anche io ho il cuore in pace.

In realtà mi viene un poco da piangere, perché per me è finita la storia, le ho dato il mio ‘happy ending’.

Spero sul serio che possiate apprezzarla come io mi sono divertita ed emozionarla nello scriverla.

Ah, per ci sia interessato a scoprire come è il piccolo Zack, nella mia immaginazione malata, ecco qui un’immagine fatta da me in persona. Non che sia famosa o altro, anzi, sono l’ultima delle cacche, ma spero vi piaccia lo stesso. XD


http://imageshack.us/photo/my-images/97/scan2bmp.jpg/


E ho anche Zick e Elena!


http://imageshack.us/photo/my-images/810/scanbmp.jpg/

http://imageshack.us/photo/my-images/822/scan1bmp.jpg/

http://imageshack.us/photo/my-images/713/scan3bmp.jpg/




A chiunque sia arrivato fino in fondo, grazie. Fatemi sapere che cosa ne pensate, è importante per me. E so che siete a leggere qui è importante anche per voi ^^

Grazie dell’ascolto,

Bonza Corrotta.


   
 
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