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Autore: Baki    20/06/2011    7 recensioni
"Non trattenere i tuoi sentimenti. Va' da lui. Tsubaki, digli quello che provi, non perderai niente."
“T-tu dici?” dissi, ancora timorosa. Avrei trovato il coraggio per dirgli tutto? Non riuscivo a trovarne una risposta.
“Sì! Fallo ora, dovrebbe essere al campo di basket. So’ che ce la puoi fare Tsubaki.” Mi sorrise e mi sentii rincuorata. Forse potevo farcela sul serio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Black*Star/Tsubaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO. 
Il mio nome è Tsubaki e, come la camelia, non ho nessun profumo. *
Io, ma come anche la mia amica Meister Maka, sono innamorata del mio migliore amico. Mi piace la persona più egocentrica di questo mondo e che, di sicuro, non contraccambia i miei sentimenti: il suo nome è Black*Star. 
Tutta la storia ha inizio dal giorno del suo arrivo alla Shibusen. Si era messo ad urlare nel cortile della scuola, pieno di studenti. Tutti si allontanarono in fretta, almeno, tutti tranne me.
Ero come immobilizzata e continuavo a fissarlo, finchè non finì di presentarsi e, come d'istinto iniziai ad applaudire, sorridendogli.
"Ehi, tu. Il mio nome è Black*Star!"
"Piacere, io sono Tsubaki."
Da quel giorno diventò la persona più importante della mia vita, oltre che il mio Meister.
 
- TSUBAKI
"Ehi, Baki!" La voce di Maka risuonò acuta nel parco accanto alla scuola in  cui, di solito, passavo i pomeriggi estivi.
"Ciao Maka." Le sorrisi mentre mi veniva in contro; chiusi il libro che stavo leggendo, tenendo il segno con un dito.
Si sedette accanto a me e appoggiò la schiena alla panchina, sospirando.
"Allora, come va' con Soul?" Chiesi, guardandola ed inclinando appena la testa di lato.
Lei sorrise. "Tutto bene, ma lo devo a te."
Scossi la testa. "Non c'è bisogno che mi ringrazi ancora"
"Lo so! Ma vedi, tu mi hai dato degli ottimi consigli e se sono riuscita a dichiararmi è tutto merito tuo! Anche il fatto che tu abbia parlato con lui... Come posso non ringraziarti ancora?"
Le sorrisi, trattenendo il sentimento che mi cresceva dentro. Lei era riuscita ad ottenere quello che voleva, mentre io ero stanca di aspettare.
Quand'è che anche io potrò essere felice?
Maka probabilmente, si accorse di quello che stavo provando e mi prese le mani.
"Perché non ti dichiari a Black*Star, come ho fatto io con Soul?"
"Maka, non è la stessa cosa." Abbassai lo sguardo, lasciando le mie mani strette alle sue. "Lui è una persona egocentrica ed io per lui sono quasi insignificante. Credi sul serio che provi qualcosa per me? Ne dubito."
"Dai Baki! Non dire così!" Maka si alzò in piedi e si mise davanti a me, incrociando le braccia. "Quando ti guarda ha un espressione da pesce lesso, non far finta di non accorgertene!"
Arrossii di colpo, incapace di trattenermi. "Potresti avere ragione, ma come faccio a dimostrargli i miei sentimenti? Se non li ricambiasse rovinerei la nostra amicizia e non voglio! Sai, quello che conta è rimanergli amica ed è facile esserlo. La cosa difficile è nascondere i miei sentimenti, ma per quanto potrò ancora riuscirci?" Abbassai di nuovo lo sguardo.
Mi poggiò le mani sulle spalle, scuotendomi un poco.
"E allora non farlo!" Lei sospirò, inclinando la testa di lato. "Non trattenere i tuoi sentimenti. Va' da lui. Tsubaki, digli quello che provi, non perderai niente."
“T-tu dici?” dissi, ancora timorosa. Avrei trovato il coraggio per dirgli tutto? Non riuscivo a trovarne una risposta.
“Sì! Fallo ora, dovrebbe essere al campo di basket. So’ che ce la puoi fare Tsubaki.” Mi sorrise e mi sentii rincuorata. Forse potevo farcela sul serio.
 
- BLACK*STAR
“Eeeeeeh, CANESTRO!” Esultai, riprendendo la palla che ricadeva a terra dopo l’ennesimo punto. Dopotutto c’era da aspettarselo da un big come me.
Palleggiando, girai metà del campo e sollevai le braccia, pronto a tirare di nuovo. Una figura si posizionò al di sotto del canestro e mi fermai di colpo, sorridendole.
“Ehi, Tsubaki! Sei venuta ad ammirarmi per caso?” chiesi, alzando un sopracciglio. Lei mi sorrise, scuotendo appena la testa. Notai che era ansiosa e sulle guancie prevaleva una leggera sfumatura di rosso. Detesto ammetterlo, ma faceva tenerezza.
“Dovrei parlarti…” disse, quasi in un sussurro. Lanciai la palla all’indietro e le andai incontro, infilando le mani nelle tasche. Dal tono che aveva assunto ero quasi preoccupato, ma per che cosa esattamente? Non seppi darmi una risposta. Un big come me dovrebbe sempre rispondere a delle domande, cavolo!
“Dimmi tutto!” esordii, visto che continuava a fissarmi e a fare sorrisi strascicati. Qualcosa non andava.
“Ti dispiace se ci sediamo un attimo?” chiese, accennando con la testa alla panchina affianco al campo.
“No problem!” esclamai, dirigendomi disinvolto verso la panchina. Mi sedetti e lei fece lo stesso, prendendo un respiro. La cosa mi stava facendo preoccupare sul serio.
A quel punto la presi per le spalle e la scossi. “Dimmi Tsubaki, è successo qualcosa, vero? Qualcuno ti ha ferita?” domandai, con un po’ di enfasi nella voce.
Ma diamine, perché un big come me si stava facendo tutti ‘sti problemi?
Lei rise e scosse la testa, quasi più nervosa di prima. “No, Black*Star. Devo solo umh… confessarti una cosa.” Prese di nuovo un respiro “Ecco, vedi… io… cioè, tu…”
Ne avevo le palle piene di questi vaneggiamenti. Rimasi in silenzio, ma pregai mentalmente che si muovesse. 
Un altro sospiro e parlò di nuovo, questa volta sembrava determinata. 
“Tu… Mi piaci!” abbassò lo sguardo, tutta rossa in viso.
Oddio, non ero preparato per queste cose! Mi grattai la testa, pensando ad una risposta che non mi facesse sembrare troppo… troppo un dodicenne alla prima cotta, ecco tutto!
“Vedi, io non…” No, così no. Sembrava un rifiuto e non volevo dirle questo. Alzò gli occhi ed incrociò il mio sguardo e sentii un emozione nuova o che forse, mi ero costretto a nascondere.
Le sorrisi, prendendole il mento fra le dita e, con una lentezza quasi inaudita (in verità non possedevo più neanche il controllo del cervello ed è… umiliante per un big come me ammetterlo, cacchio!) poggiai le mie labbra sulle sue. Lei si scostò subito dopo, con uno sguardo curioso, in attesa di una risposta.
Zittii la sua probabile domanda avvicinandomi di nuovo a lei e baciandola di nuovo.
Rispetto alla prima questo bacio era più… intenso e, mentre le nostre lingue si rincorrevano, riuscivo a sentire il suo profumo. Era una fragranza dolce, mi diceva tutto di lei.
Bhè, si può dire che rimanemmo così per un bel pezzo. Dopo un’oretta buona, se non di più, ci allontanammo, rimanendo comunque uno vicino all’altra.
“Non avrei mai pensato che avesse potuto finire così fra di noi. Io che pensavo di rovinare tutto!” disse Tsubaki, sorridendo e scuotendo la testa. Anche io sorridevo, e mi sentivo un imbecille per non essermi accorto prima di quello che lei provava per me (ebbene sì, anche i big come me possono insultarsi da soli, ma solo in via del tutto eccezionale, s’intende).
Le passai un braccio attorno alle spalle, stringendola a me. Standole vicino continuavo a sentire il suo profumo.
Sorrisi tra me e me, era il profumo dello tsubaki.

Note:
* : Lo tsubaki è la camelia giapponese. Nell'episodio dedicato al combattimento fra Tsubaki e la katana demoniaca Masamune, lei si paragona a una camelia in quanto il suo nome ne assume il significato; questo fiore non possiede profumo.

Angolo autrice!!1!1!!1! (Ok, no.)
Ehi. :3 Bene, questa è la prima storia che pubblico su EFP, ma di certo non è la prima che scrivo. Se devo essere sincera, però, è la prima one-shot che riesco a completare in tutte le sue parti (che sfaticata). xD
Però lo ammetto, l'ho scritta in un momento in cui mi annoiavo ed ero particolarmente stanca e di sicuro ci sono parecchi errori grammaticali che ora mi rompo a cercare(?).
Spero che la storia abbia suscitato in voi qualche emozione, ribrezzo a parte. u.u Ok, la devo smettere sul serio.
Umh... Non credo che sarà l'ultima storia che pubblicherò, quindi alla prossima. :3
  
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