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Autore: kenia kenny    21/06/2011    3 recensioni
il morso di un vampiro dal punto di vista della vittima...
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Title: Victim's confession
Raiting: giallo, nc-17
Genere: Dark,fantasy,original
Avvetimenti: Flash-fic, One-shot, Lime, edita
Author: kenia kenny
Note&Desclaimer: i personaggi in questa storia citati sono frutto della mia testa, aka mi appartengono U.U in ogni caso non scrivo a scopo di lucro.Ciau gente^^ so che aspettate ben altro da me ( e so che vi ho un po rotto con i vampiri ma vabbhè XD) questa è una piccola cosa che mi è venuta in mente durante pausa studio, (nel frattempo il mio cervellino si sta mettendo in moto per the worst in me don't worrie be happy XD) spero vi piaccia. Dato che ho una mia idea di vampiro, è giusto esporvi anche la mia idea di vittima ^^ovviamente non tutti i vampiri sono così, ognuno, come ho sempre detto, ha la sua idea di vampiro e io ho adattato la vittima al MIO vampiro^^ spero vivamente vi piaccia ^O^/ buona lettura~ ps, l'immagine rispecchia molto il mio vampiro ideale *ç* e cacchio chi è che non vorrebbe morire così *ç* ok sto divagando XD
Status: conclusa


Salve.
Vi starete chiedendo chi sono e perché mi sto prendendo la briga di scrivere questa “testimonianza”.
Chi sono non è importante, ciò che sto per raccontarvi è qualcosa di diverso. Non è neanche importante sapere se son vivo o se son morto, se son uomo o se son donna. Questo lo lascio alla vostra immaginazione, per convenzione, vi parlerò al maschile.
Vorrei soltanto porvi una domanda. Perché girano tante voci, storie, molto spesso atroci fantasie, sulla vita dei vampiri, ma quasi mai o molto raramente, è una vittima che racconta?
Come sapete le strade son due: o si muore, o si diventa vampiri a propria volta, e non trovatemi l’assurda scusa che dopo si perde la memoria perché … il morso di un vampiro, è un esperienza che difficilmente si può dimenticare ed io, adesso, vi farò capire il perché …
“Era molto tardi, quando mi ritrovai a camminare per i sentieri sporchi e squallidi della mia città. Il vento, volteggiava battendo l’asfalto irregolare, sollevando foglie e carte facendole vorticare in una pazza danza a mulinello, come se fossero entrate in una spirale. Le luci dei lampioni ogni tanto venivano meno, lasciando molto spesso al buio, quelle strade che già nella penombra, avrebbero fatto perdere il coraggio di attraversarle anche a chi ci abitava da anni.
Mi strinsi nel lungo capotto che indossavo e camminando a testa bassa e a passo spedito, mi inoltrai nella strada più che solitaria. Un gatto miagolò terrorizzato, forse spaventato dalla mia ombra e balzò via, facendo rumore tra i cassonetti metallici. Non vi sembra troppo vivido il ricordo dei particolari per farvi anche solo supporre alla lontana che io abbia perso la memoria? Ricordo tutto perfettamente, perfino le sensazioni mi sono rimaste marchiate a fuoco, nei sensi, nella pelle, nella testa.
Mentre poco prima il mio passo, era abbastanza sicuro di se, adesso la mia sicurezza iniziava a vacillare proprio come se il vento avesse la forza di scuoterla. Titubante mossi alcuni passi e alzai lo sguardo. Mi resi conto che qualcosa stava prendendo insistentemente possesso dell'atmosfera, della realtà. Qualcosa, o qualcuno stava insistentemente ponendo la sua presenza in quel vicolo scuro, tanto che perfino le luci si inchinarono alla sua forza, rendendogli facile il respirare nel suo ambiente: il buio.
Una piccola nebbiolina si alzò dall'asfalto in modo visibilmente innaturale. Non era temperatura da nebbia quella sera, ne tantomeno i lampioni si spengono tutti insieme improvvisamente.
Scossi il capo e mi costrinsi ad avanzare, guardando di sbieco ai lati, come se cercassi di guardarmi le spalle. Effettivamente, sentivo che qualcuno mi seguiva, e lo sentivo così pressante, come se il suo alito gelido mi stesse sussurrando di fermarmi, e senza che lo avessi deciso, lo feci.
Ero immobile, mi aspettavo che improvvisamente qualcosa mi avrebbe procurato un dolore lancinante e così, avrei visto tutta la mia vita scorrermi davanti agli occhi in un millesimo di secondo per poi, lasciare questo mondo e tutto ciò che poteva offrirmi a soli ventidue anni. Ma tutto ciò non avvenne, o almeno, non avvenne come pensavo che fosse. Ero immobile, impietrito. Cercavo di muovermi ma una forza che non apparteneva a me mi teneva fermo, incatenato lì, potevo soltanto respirare affannosamente e perdere il mio sguardo nelle nuvolette di fumo del mio alito caldo che a contatto con l'aria fredda della notte si condensava.
Poi, quel restare immobile, si trasformò in sostanza, qualcosa che se fosse stato un essere umano avrei percepito come un braccio che mi circondò la vita, strisciando come un serpente gelido, ma al contrario, quel tocco mi fece sentire molto caldo. Stranamente, mi sentì eccitato.
Insieme alla mano, e al braccio, o almeno quello che pensavo che fossero, che mi circondavano, prese consistenza anche tutta la presenza che avevo avvertito nell'atmosfera, e che si concentrò tutta in un unico punto alle mie spalle. Inclinai la testa verso destra, senza nessun motivo. L'altro o l'altra, non mi aveva minimamente invitato a farlo, nè con i gesti, nè con la voce. Sentì un viso, scivolare tra i miei capelli, sul mio viso, annusandomi, accarezzandomi quasi. Tutto ciò mi piacque incredibilmente, quasi che, inconsapevolmente mi uscì un gemito e l'altro, o l'altra, mi strinse più forte.
Come avrete capito non ho mai saputo se fosse un lui o un lei, e ciò non mi importa saperlo. Una lingua scivolò sulla mia pelle, lasciandovi una scia gelida, come se mi avessero spalmato sul collo una manciata di neve; i brividi incessanti correvano lungo tutta la mia spina dorsale fin dentro al midollo osseo. Ma ero, e lo sono tutt'ora, sicuro che quelli non erano brividi di freddo.
Volevo vedere chi fosse, volevo chiedergli cosa volesse da me, ma non mi uscì parola perchè esse mi morirono in gola. E forse è stato il mutismo della scena a rendere il tutto così fortemente vivido nei sensi. Delle dita lunghe e sottili, mi sfioravano il viso, facendomi socchiudere gli occhi ... mi abbandonai completamente a quelle attenzioni, ormai ero come vittima di una droga. Ma questo torpore venne interrotto da una puntura di spilli sulla gola, proprio dove la vena, pulsava il mio sangue bollente direttamente al cuore, carico di tutta quella passione, che inspiegabilmente, mi era cresciuta fin nelle viscere di ogni mia cellula, da quando ero stato imprigionato dal suo abbraccio.
Sentii la pelle lacerarsi, per poi toccare alle membrane della carne fino alla vena. Strizzai gli occhi in preda a dolore e passione, infatti mi morsi forte le labbra, mentre con la mano che stranamente riuscì a muovere, la portai al lato della mia testa per sfiorare chiunque mi stesse dando tutto ciò.... sono convinto che toccai capelli, di una morbidezza allarmante. Spinsi quella testa di più verso di me, come se ne chiedessi ancora, insaziabile, come se desiderassi e scongiurassi il mio amante a continuare ancora e ancora, finchè mi accorsi che ormai la linfa vitale mi stava abbandonando.
Non mi ero reso conto di essermi accasciato tra le sue braccia, ma nonostante la debolezza ne volevo ancora, ancora e ancora, volevo sentire quel brivido, quell'eccitazione e poi.... è stato come se il tempo si fosse fermato per sempre nel momento più paradisiaco, nel pieno dell'apoteosi. La mia vita terrena si era spenta in un orgasmo."

   
 
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