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Autore: Fiorels    21/06/2011    12 recensioni
Se la vita ci aveva diviso, la morte ci avrebbe unito di nuovo.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non e' tempo per noi.



Il tempo non è poi questo gran male, dopotutto.
Basta usarlo bene, e si può tirare qualsiasi cosa, come un elastico, finché da una parte o dall'altra si spacca, e eccoti lì, con tutta la tragedia e la disperazione ridotta a due nodini fra pollice e indice delle due mani.
-William Faulkner-



Tante volte mi ero trovata a combattere contro il tempo, tante volte avevo rischiato la mia vita per lui, per la persona che amavo e avrei amato incondizionatamente per tutta l’eternità, ma mai mi ero pentita delle mie decisioni. Mai in vita avevo avuto dei rimpianti per quello che avevo fatto. Avevo affrontato la morte tante volte, tanto volte mi aveva inseguita, e tante volte l’avevo schivata, ma non avrei mai pensato che sarei stata io ad andarla a cercare. Non volontariamente almeno. Ma adesso la desideravo, la bramavo, ne avevo bisogno. Non per mettere pace al mio corpo, ma per consolare la mia anima. E dovevo riuscirci.




POV Bella
Sembrava un brutto sogno, vedevo quell’incubo ripetersi davanti ai miei occhi come la prima volta che era venuto a tormentarmi. Era come vivere in un passato senza meta, costretto a ripetersi fino a trovare un lieto fine, che non sarebbe mai arrivato. Un deja-vu continuo, senza sosta, un film visto e rivisto, un circolo vizioso orrendo dove non esisteva il pulsante Stop.
No! Non di nuovo! Come avrei fatto?
Edward..ti prego”. La voce rotta. “Non puoi farmi questo, non un’altra volta”.
Sperai che quella semplice preghiera bastasse a fargli cambiare idea, ma sapevo che aveva tutti i motivi di questo mondo per non amarmi.
So di non essere perfetta, so di non essere alla tua altezza..però posso cambiare”.
Per quanto fosse possibile e incredibile vidi il suo viso contorcersi dal dolore che le mie stesse parole gli procuravano. Perché soffrire così se non gli importava niente?
Amore guardami”.
Alzai il viso ridestata da quelle parole, con le lacrime che cariche di speranza per quella sua supplica rigavano le mie guance.
Quando dico che ti amo, non è perché ti voglio o perché non posso averti. Io amo quello che sei, ed è per questo che devo farlo”.
Non volevo più stare ad ascoltare.
Tu sei perfetta, sei tutto, ma sei umana. Ed è giusto che sia così”.
Ogni tentativo di fargli capire che quella condizione non mi interessava era finito inevitabilmente in un remoto scompartimento della sua mente e non avrebbe mai considerato la possibilità che potessi essere qualcos’altro. Quante volte avevamo avuto quella discussione?
Veniamo da mondi diversi, Bella. Tu non appartieni al mio e io non appartengo al tuo”.
Edward ti prego…lo sai che io..”
Sssh” sussurrò mettendomi un dito sulle labbra.
Con un dito mi asciugò le lacrime che non volevano fermarsi e imperterrite continuavano a scorrere. “Ti prego amore mio, non piangere”.
Non potevo più ascoltare quelle parole. Il mio dolore si divideva tra la speranza che il suo chiamarmi amore ancora mi dava e la sua imminente scomparsa. Sapevo che in un secondo non l’avrei più trovato. Avrei voluto gettarmi tra le sue braccia e tenermi attaccata a lui in modo da portarmi con se, ma non potevo perdere altri brandelli di me stessa e in compenso lasciai che lacrime ancora più forti uscissero dai miei occhi come un fiume in piena.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Non potevo perdermi ancora in quello sguardo che mi avrebbe lasciata vuota di nuovo di lì a poco.
Promettimi che non mi aspetterai, promettimi che andrai avanti per la tua strada”.
Annuii inconsapevole a quel sussurro tenendo la testa bassa.
Lasciò che il suo dito scorresse dalle guance al mento e mi tirò su il viso per guardarmi negli occhi e con un ultimo delicato bacio mi disse addio e scivolò via, di nuovo.
Sentivo le ginocchia tremare, pronte a cedere da un momento all’altro, il dolore e i singhiozzi diramarsi in ogni fibra del mio corpo, le ossa vibrare sotto la pelle.
Stavo per precipitare. Lo sentivo, sentivo il respiro mancare, la mente annebbiarsi, gli occhi chiudersi pian piano. Il vuoto sotto di me.
Il tempo guarirà tutto, mi dicevo. Ma come poteva il tempo guarire le cose quando era esso stesso una malattia?
Mi concessi un’ultima occhiata al cielo prima che le forze mi abbandonassero. Sembrava furioso. Dense nuvole nere erano raccolte sopra di me e si scontravano in lampi e tuoni disumani, sentivo l’odore di pioggia avvicinarsi e insinuarsi nelle narici e il vento ribatteva alla mia sofferenza e sembrava parlarmi con parole già sentite.
veniamo da mondi diversi…
.io non appartengo al tuo mondo…
tu non appartieni al mio mondo…
Ascoltai quel dono del vento, ascoltai ancora quelle parole che scorrevano nella mia testa con un significato del tutto diverso.
promettimi che andrai per la tua strada…
Avevo promesso e avevo fatto bene. Improvvisamente la vidi. Un’illuminazione, un’epifania, una visione. La vidi aprirsi sotto i mie occhi: la strada che avrei dovuto seguire. Era lui. Non c’era altra strada per me.
Forse il destino aveva in serbo qualcosa di meglio per me, forse non era tutto perduto. D’un tratto tutto fu chiaro e capii quello che avrei dovuto fare. Niente più stato-zombie, niente più lacrime, niente più sofferenza e disperazione. Ma solo determinazione, volontà e amore.
Avrei fatto parte del suo mondo.
Un nuovo cammino si apriva davanti a me e dovevo seguirlo.


POV Edward

Ancora dopo tanti anni, mi trovai a pensare a lei, il che era riduttivo dal momento che non avevo mai smesso di pensare a lei. Ogni giorno della mia misera vita, ogni secondo della mia futile esistenza lei occupava i miei pensieri.
Ripensavo al suo viso, alle sue lacrime quel giorno, a come maledicevo la mia condizione perché avrei voluto versare lacrime anche io, avrei voluto piangere per entrambi, avrei voluto accogliere il suo dolore per asciugare la sua sofferenza.
Avevo visto il mondo intero, vissuto cose indimenticabili, e affrontato prove orribili; ma le sofferenze che avevo dovuto patire per ottenere quello che volevo non erano nulla a confronto di quel ricordo. Per tutti quegli anni, in tutti i miei viaggi e durante ogni mio patimento, non c’era momento in cui avessi smesso di pensarla.
C’erano stati attimi in cui non avevo potuto fare a meno di gridare. Il dolore era troppo forte, come fuoco bollente sulla pelle.
Per lei, per lei, per lei… mi ripetevo in quegli attimi di profondo dolore e riuscivo ad andare avanti.
Continua!” ringhiavo.
Sei un folle..” rispondeva una voce fredda e rauca dietro di me e continuava la sua opera tra le mie dilanianti urla di dolore. Una volta mi aveva chiesto perché lo facessi, perché mai rinunciassi ai benefici di quello che ero per tornare a una vita di pene, disperazione e morte.
Non capiresti..” avevo risposto.
Davvero l’amore vale tutto questo?!” sghignazzò maligno e crudele.
Non avevo speranze che un essere come quello capisse. Io mi consideravo un mostro ma al suo confronto persino la nostra razza meritava un posto in paradiso e per quanto la sua presenza mi facesse ribrezzo, era stato l’unico in grado di darmi quello che cercavo.
Tu pensa a finire il lavoro” avevo risposto semplicemente e avevo stretto i denti preparandomi alla nuova scossa si dolore.

Ero stato lontano dalla sua vita, come le avevo promesso la prima volta.
Le avevo chiesto di non aspettarmi e aveva promesso, tuttavia speravo vivamente che avesse incrociato le dita dietro la schiena e che mi aspettasse. Sarei tornato da lei se fossi riuscito a…
Ma era stupido stare ancora a pensarci. Tanto non c’ero riuscito. Non ce l’avevo fatta. Avevo ottenuto quello che volevo, ma non nel modo in cui volevo, e a questo punto sarebbe stato tutto troppo doloroso, per lei, e per me.
E ancora oggi, dopo venti anni, ho una morsa al cuore al pensiero.
Mi danno, perché è stato tutto inutile, perché quello che ho fatto non è servito a niente, perché non sono riuscito a riaverla, come avrei voluto.
L’unica speranza che riesce a consolarmi minimamente è la sua immagine. La vedo ormai donna, vivere la sua vita, magari con dei bambini, quelli che io non avrei mai potuto darle, felice.
Questa dolce visione è l’unica cosa che mi da la forza per andare avanti e aspettare che sia la morte a prendermi.
Chissà com’è diventata.
Vorrei vederla ancora, un’ultima volta, prima di morire. Ma a che servirebbe?
Le provocherei solo altro dolore. È inutile.
Cercavo di convincere me stesso, ma la prospettiva di vedere ancora il suo dolce viso
si insinuava in ogni cellula del mio corpo e non mi faceva ragionare lucidamente.
L’impulso di cercarla era pian piano sparito e le mie visite notturne si erano piano piano assopite dopo qualche mese, quando finalmente aveva smesso di invocare il mio nome nel sonno.
Sarebbe stata bene. Era umana. Il tempo per lei non era che un concetto astratto il cui unico scopo è guarire le ferite.
E allora, quando capii che sarebbe guarita, quando mi resi conto di non aver lasciato una ferita troppo profonda, quando potei essere sicuro che stesse davvero bene, mi allontanai per sempre, in cerca del mio nuovo destino. Seguendo la mia strada, quella strada che un giorno mi avrebbe ricondotto a lei.
Avevo chiesto ad Alice di non frugare nella sua vita, di lasciarla in pace, ma era testarda. Starle lontano le costava uno sforzo non indifferente e a volte non riusciva a controlla il suo potere che si indirizzava verso di lei adattando le sue visioni alla sua vita. In quei momenti Alice cercava di dirmi qualcosa, cercava di parlarmi, come se volesse mettermi in guardia.
Edward, ti prego ascoltami!” mi supplicava ma non le davo ascolto.
Edward tu non hai idea…”
Esatto Alice. Non ho idea e non devo averne!” ribattevo subito.
Se solo mi stessi a sentire!”. Puntualmente la discussione si chiudeva con quella battuta e io partivo per uno dei miei viaggi, pur di non ascoltare i suoi pensieri.
Avevo paura di tornare a casa ogni volta, avevo paura di quello che i suoi pensieri avrebbero potuto rivelarmi. Non avevo il diritto di sapere nulla di lei.
Fortunatamente, con gli anni e con l’esperienza che avevo raccolto nelle mie peregrinazioni, avevo assimilato tali conoscenze e concentrazione da riuscire quasi a controllare il mio potere. Nei momenti di più assoluta confusione riuscivo a restare completamente da solo e nei momenti di perpetuo silenzio ero in grado di percepire pensieri anche a molti km di distanza.
Tuttavia Alice restava un problema. Con lei non avrei potuto fare niente senza che lo sapesse tutta la famiglia. Carlisle forse non mi avrebbe perdonato ma mi avrebbe capito; Esme però mi avrebbe fermato, avrebbe cercato di impedirmelo, avrebbe fatto di tutto per evitarlo. E io avrei fatto di tutto per evitarle quella sofferenza. Così un giorno, poco dopo la mia ultima visita al mio amore, lasciai un biglietto e partii con intenzione di non fare più ritorno se non avessi ottenuto quello che cercavo. Senza una precisa idea di dove andare, cambiavo posto continuamente in modo che fosse impossibile per Alice starmi dietro e prevedere le mie mosse.
Ricordavo ancora il giorno in cui tornai a casa. Erano passati tre anni.
Entrai chiudendo delicatamente la porta dietro di me. Non c’era nessuno, o forse c’erano, ma ormai non sentivo più i loro movimenti impercettibili all’udito umano.
Camminai lentamente per la sala, quell’enorme sala bianca, identica a come la ricordavo. Passai una mano sul pianoforte leggermente, ma bastò a far alzare uno strato di polvere, segno che non era più stato suonato. Mi chiesi se suonare fosse come andare in bicicletta, se ormai avessi dimenticato il suono delle note, se le mie dita fossero troppo arrugginite e vecchie. Inconsapevolmente mi sedetti e lasciai che le dita scorressero leggere su quella polvere creando una melodia che addensava lacrime ai miei occhi chiusi.
Un rumore assordante mi ridestò.
Esme. Mia madre era lì, davanti a me, con lo sguardo sconvolto e un vaso ridotto in frantumi ai piedi.
Sei qui…”.
Carlisle fu subito da lei...da noi. Ma l’espressione sul suo volto era indecifrabile, un misto di stupore e tranquillità
Sapevo che saresti tornato”.
Non so se fosse il loro amore o la forza dell’abitudine a non farli rendere conto del mio cambiamento ma abbracciandomi non fecero una piega.
Sapevo che di lì a poco le cose sarebbero peggiorate e tutto sarebbe stato svelato.
Alice apparve danzando in tutta la sua grazia, gridando di gioia. Correva dall’altra parte della sala con un sorriso fiero e allegro stampato sul viso. Mi preparai ad accoglierla, sollevato del fatto che non si fosse accorta di niente quando, a due centimetri da me, si fermò di colpo. Gli occhi sbarrati, il respiro morto, lo sguardo perso.
Che cos’hai fatto?”.
Non c’erano parole per descrivere la sua voce in quel momento. Un sussurro di terrore, disappunto e disperazione.
Alice..”
CHE COS’HAI FATTO?” gridò allontanandosi lentamente da me.
Esme e Carlisle la guardavano stupiti, cercando di capire le sue parole.
Alice lasciami spiegare..”
Come hai potuto?”
Che succede?” si intromise Carlisle ma nessuno dei due gli badò.
Non puoi capire”. Dissi semplicemente scuotendo la testa.
NO! SEI TU CHE NON CAPISCI!”
Non l’avevo mai vista comportarsi in quel modo, in tutta la mia vita non l’avevo mai sentita urlare tanto, non avevo mai visto il suo viso contratto dal dolore in quel modo.
NO!NO!NO!NO! PERCHE'? Perché l’hai fatto?!” continuava ad urlare finché non cedette e con le mani al viso si lasciò andare alla disperazione accasciandosi sul pavimento.
Se solo mi avessi ascoltato..”. continuò. La voce rotta dalle lacrime che non potevano scendere.
Hai rovinato tutto…”. Disse infine.
Sapevo che non avrebbe capito. Il mio sguardo passò rapidamente da Carlisle ad Esme, fino ad incontrare i volti increduli di Jasper, Rosalie ed Emmett appena giunti sulla porta.
Mi dispiace”. Sussurrai e me ne andai.
Quella fu l’ultima volta che li vidi.
Ed ora mi trovavo ancora una volte nella quiete dei sobborghi di Manhattan, a fissare la sua foto, l’unica che avevo dei lei, ancora ragazza. La stringevo forte tra le mani leggermente rugose mentre lacrime sopite scendevano lungo la pelle e cadevano sul suo volto ancora giovane.
Tante volte, in passato avrei voluto sentire quel lieve contatto, la sensazione di limpidezza che le lacrime portavano agli occhi, il senso di liberazione che derivava dal pianto, ma ora, ora che finalmente le sentivo, ora che potevo piangere avrei solo voluto avere un motivo per non farlo. Per smettere.
Quella era la mia vita adesso. Lacrime e solitudine. E non avevo alcun diritto di farla piombare di nuovo nel vuoto insieme a me.
Avrei dovuto accontentarmi di quella foto, tutto quello che avevo di lei e l’avrei stretta fino alla morte.
Ma se solo avessi potuto vederla un’ultima volta…
Mi abbandonai ai miei tristi pensieri e stringendo quell’immagine al cuore piansi tutte la lacrime che non avevo versato nella mia vita precedente.


POV Bella

Non avrei mai pensato di ricordare tanto della mia vita. Eppure ogni ricordo era vivo in me, come un velo sottile difficile da percepire. Ma c’era.
Ricordavo Charlie. Non pensavo di riuscirci, non pensavo di portare la sua immagine con me. Ma invece faceva parte della mia memoria.
Ricordavo fortemente il suo viso il giorno in cui me ne andai.
Perché Bella?”
Mi dispiace papà, credimi. Ma così non posso più vivere”. Lo abbracciai. “Ti voglio bene!”. Gli dissi addio.
Avevo passato mesi interi fingendo di vivere la mia vita normalmente, facendo credere a tutti che il tempo avrebbe aggiustato le cose, ma il tempo senza emozioni non è altro che un orologio che fa tic-tac e che mi spronava a seguire la mia nuova strada.
Avevo considerato varie possibilità, avevo persino preso in considerazione Victoria, ma lei non mi avrebbe mai assecondata, lei mi voleva morta.
Il suo fantasma aleggiò su di me per qualche mese finché non arrivò tanto vicina da scatenare la furia di Jacob, anche se non abbastanza da ucciderla.
Già, Jacob. Il mio caro Jacob. Anche lui era presente nei miei ricordi, le sue parole.
Ti prego Bella , non farlo!”
Non capisci Jake..”
Non vale la pena morire!”
Ma io sono già morta!”.
E dicendo addio anche a lui piansi probabilmente le mie ultime lacrime.
Quante persone avevo ferito, quante persone avevano sofferto per colpa mia. Era il momento di porre fine a tutto, letteralmente. Sarebbe stata la fine della loro sofferenza e l’inizio di una nuova vita, per me e per loro.
Per mesi girai senza un meta, in cerca di morte.
Quella morte che mi aveva cercata tante volte e che avevo schivato ogni volta sembrava aver perso le mie tracce, proprio ora che la desideravo con tutto il cuore.
SONO QUI! PRENDIMI!” gridavo nei momenti di disperazione più assoluta. Stavo quasi per rinunciare, quando mi imbattei in Carlos.
Carlos. Tutto quello che ricordavo di lui era il nome. Sapevo solo che era stato lui a darmi la morte e la vita ma il ricordo di quei momenti era completamente offuscato e tutto ciò che era rimasto era solo la rimembranza di giorni di dolore e sofferenza orribile, il fuoco nelle vene, la gola secca e poi una gran sete.
E ora, dopo quarant’anni era arrivato finalmente il momento. Ora ero pronta.
Nei primi mesi, ancora indecisa sul da farsi, avevo scritto delle note su diversi fogli, spinta dal timore di dimenticare tutto e di non ricordare nemmeno il motivo per cui facessi tutto quello che stavo facendo, ma non servirono. Non passò giorno, ora o secondo in quei quarant’anni di istinti indomabili in cui non pensassi al mio scopo, al mio amore e al motivo che mi aveva portato fin lì. Avevo dovuto fare tutto da sola. Nessuno ad aiutarmi se non il ricordo dei momenti passati con lui, e la prospettiva di vivere ancora quegli attimi di pura felicità. Questi soli mi davano la forza di controllare i miei istinti e la sete in vista di questo momento.
E ora ero pronta. Avevo aspettato a lungo ma il momento era arrivato.

Mio padre era morto. All’età di 79 anni la sua vita si era spenta. In quei momenti più che in altri avrei voluto versare lacrime, avrei voluto che sapesse che mi dispiaceva e che gli volevo bene. Ma era tardi, come tutto del resto. E lottando contro la mia nuova natura non potei fare a meno di osservare da lontano. Vidi Billy, Sam, Emily, Seth, Leah, Jared, Paul, e alcuni bambini. Tutti lì ad onorare mio padre. E infine vidi anche lui. Jacob. Solo. Nessuna donna vicino a lui. Nessun bambino. Solo. Era cresciuto, era invecchiato. Quanto avrei voluto abbracciarlo, quanto avrei voluto che mi stringesse e mi dicesse che andava tutto bene, che tutto sarebbe andato per il meglio e che mi aveva perdonata. Ma non potevo. Era già troppo pericolosa la mia ignota presenza in quel luogo, non potevo sfidare me stessa, non potevo combattere quella parte di me che ancora non conoscevo. Nessuno avrebbe dovuto sapere che ero lì. Sarebbe stato meglio per tutti.
Tornare a Forks era stata la scelta più difficile e dolorosa da fare, ma era l’unico posto in cui mi sentissi davvero a casa, l’unico legame che avevo con la mia vecchia vita.
Fissavo quell’enorme casa, tanto familiare e conosciuta, tanto sicura un tempo, chiedendomi da quanto tempo fosse ormai disabitata. Chissà dove erano andati.
Chissà come stavano, chissà come stava la mia adorata Alice.
Non sapevo se fosse per il nostro nuovo comune “essere”, ma il ricordo di lei era stranamente più forte rispetto agli altri.
Le avevo scritto diverse volte, ma chiudendo le lettere la penna si fermava non sapendo dove inviarle. Così restavano solo mille lettere chiuse e mai aperte, e forse lette dalle sue visioni.
Chissà cosa pensava di me. Chissà cosa aveva detto lui. Chissà come avevo reagito.
Mille domande e dubbi mi frullavano nella testa mentre me ne stavo lì, impalata a fissare la casa scura e vuota, illuminata dal candido pallore della luna. In attesa.
Non sapendo come mettermi in contatto con lui, avevo scritto ad Alice, come sempre, sperando che mi fosse ancora abbastanza affezionata da tener d’occhio il mio futuro. Se era così sapeva tutto e non c’era bisogno di spiegare niente. Le scrissi quattro parole, giusto per farle capire il luogo e il tempo.
Era la mia unica possibilità.
Persa com’ero nei miei pensieri, mi accorsi in ritardo di un rumore curioso alle mie spalle. Un rumore nuovo, fresco mai sentito. Un cuore che batteva.
Mi girai lentamente. Un uomo mi fissava.
Posso esserle utile?”. Chiesi gentile. Ormai avevo imparato a controllare bene i miei istinti.
Mi avvicinai lentamente.
Nel suo sguardo terrore, sorpresa, ansia, timore, felicità, orrore, paura, solitudine, tristezza e…amore.
Mille emozioni attraversarono i suoi occhi prima che potessi riconoscerli.
No…non era possibile. Quegli occhi dorati, li avrei riconosciuti fra mille, ma non era possibile. Non poteva essere. Quello sconosciuto non poteva essere lui.
Cercai di ordinare la mente, ma i suoi occhi continuavano a fissarmi spaventati e increduli.
Non poteva essere, non è possibile, continuavo a ripetermi. Ma quegli occhi! erano i suoi.
Forzai i piedi e lentamente arrivai a lui.
Spostai lo sguardo più in giù sul suo viso. La sua bocca. Quelle mani.
No! Non stava succedendo davvero. Doveva essere un incubo pensai dimentica del fatto che sognare era ormai impossibile per me.
Mi avvicinai al suo viso scrutando ogni minimo particolare finché Il mio sguardo incrociò di nuovo il suo e non ebbi più dubbi.
Edward..” sussurrai cosciente di quanto fosse tutto impossibile.
Bella..”.
Ormai avevo smesso di ragionare. Con un gesto inconsapevole allungai una mano e gli asciugai una lacrima che veloce gli aveva rigato il viso. Sussultò leggermente e non potei fare a meno di pensare che fosse per il mio tocco gelido, ma anchle sue mani iniziarono a tremare, il respiro gli si bloccò in gola.
Edward..” ansimai di nuovo con voce rauca, spaventata da quei sussulti inaspettati.
Non rispose. Lo sguardo perso nel vuoto.
Scosse improvvise come fulmini lo colpirono invadendo il suo corpo, le gambe gli cedettero e prima che cadesse lo accolsi tra le mie braccia.


POV Edward

Bella dove sei?”
Sono qui”.
Dove?”
Sono proprio qui”
Non riesco a vederti..”
Guarda meglio”.
Aprii gli occhi e la vidi. Bella, come sempre, non era cambiata di una virgola, i suoi capelli scendevano ancora lunghi sulle sue spalle, carichi di colore. Il segno del tempo non era apparso sul suo volto, nessuna ruga solcava il suo viso; intatto, perfetto, familiare come quello della ragazza sulla foto.
Bella cos’hai fatto?”
L’ho fatto per noi, Edward”.
Mi dispiace”. Sussurrai. “Se avessi saputo io non avrei…”
Non avresti cosa?”
Non avrei fatto quello che ho fatto!”
Che vuoi dire Edward?”
Bella mi dispiace così tanto!” cercai di chiamare le lacrime a fare il loro dovere, ma nulla uscì dai miei occhi, niente, proprio come quarant’anni prima.
Chi sono..?”
Bella non rispose. Si alzò lentamente dalla sedia e prendendo uno specchio me lo porse. Non potevo crederci. Le rughe scomparse, i capelli vivi e coloriti, i segni del tempo del tutto assenti.
Andrà tutto bene” mi sussurrò Bella prima di avvicinarsi e darmi un bacio.
E’ tutto finito!”.
Tirai un sospiro, sollevato e ancora incredulo prima di allungare un mano per accarezzarle il volto, ma quando le mie dita stavano per eliminare quella breve distanza che le separava dal mio angelo, una scossa mi pervasi quelle poche parti del mio corpo che ancora riuscivo a sentire e la mano afferrò il vuoto.
Sentivo gli occhi bruciare, le palpebre sbattere instancabilmente, il cuore bloccarsi di botto.
Tutto fu confuso. Piombai improvvisamente nel nulla. Tutto intorno a me era nero, buio, spento.
Ricordai Alice. La sua visita. Credevo avesse smesso di pensarmi, credevo non importasse a nessuno, ma era evidente che se nessuno mi aveva  cercato era perché lei non aveva voluto, perché non aveva mai rivelato quello che di me vedeva nelle sue visioni.
Me la trovai davanti inaspettatamente, nel buio di quelle strade ormai note e familiari per me.
Sei invecchiato”.
Alice..”
So tutto Edward, ma non sono qui per questo”. Fece una pausa mentre con ansia aspettavo quelle parole che mi colpirono dritto al cuore.
Bella vuole vederti”
Un fremito partì dalle mani fino a occupare ogni cellula del mio corpo per arrivare al cuore. Sperai che il mio silenzio fosse abbastanza eloquente.
Non posso…” mormorai.
Devi”.
Tu non capisci…non sai…”.
TI sbagli Edward. Credi forse che non sia stata ogni giorno a osservarti da quando sei andato via? Io so tutto, anche della malattia”.
Riuscivo a percepire il dolore che traspariva dalla sua voce, un sussurro quasi incomprensibile per le mie orecchie. Se avesse potuto piangere l’avrebbe fatto.
Sei tu che non sai niente”. Continuò.
Strinsi i pugni cercando di dare un senso alle sue parole. Cosa dovevo sapere?
Ma non posso essere io a dirtelo”. Rispose ai miei pensieri.
Lei ha il diritto di sapere. Questo glielo devi!”.
Tutto fu improvvisamente chiaro ai miei occhi ancora chiusi.
La verità si dipanò cruda nella sua più assurda realtà.
Non era possibile. Non poteva essere.
Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come le era saltato in mente?
Continuai a crogiolarmi trai miei dubbi cercando una risposta che avrei dovuto trovare negli stessi motivi per cui io avevo fatto la mia scelta. Ma tutto ciò non poteva essere reale. Non potevo, non volevo credere che stesse succedendo davvero. Ma era così bella, così pura e intatta. Negare l’evidenza era impossibile e falso come negare le rughe sul mio volto. Non volevo destarmi da quel sogno, non volevo tornare alla realtà, volevo continuare a vivere in quel limbo di incertezza, ma un’altra scossa mi pervase il corpo. Stavo per svegliarmi.


POV Bella

Con gli occhi chiusi e le mani tra i capelli sedevo in quella stanza, su quella poltroncina, cercando di fare mente locale. Ma era impossibile ragionare con la sua immagine lì, sotto i miei occhi. Se il mondo dei sogni non fosse stato ormai chiuso a me, avrei pensato che fosse tutto un incubo, ma per quanto lo desiderassi ardentemente, non era possibile. Sfregai gli occhi con le mani presa dalla forza dell’abitudine umana che ancora risiedeva lieve in me.
Come era potuto accadere tutto questo? Cosa avevo sbagliato?
Perché l’aveva fatto? Probabilmente per lo stesso motivo che aveva spinto le mie scelte.
Stringevo la sua mano increspata ripensando alle parole del medico e al mio stupore nel rispondere inconsapevolmente “si” quando mi chiese se ero la figlia.
Non avrei ottenuto informazioni in altro modo.
Non ho mai visto niente del genere. Non so dire bene cosa sia. È una specie di anomalia cardiaca, un corso accelerato dei battiti vitali. Ha 40 anni ma è come se il suo cuore ne avesse 80”.
Mi parlò concretamente e cercai di ignorare la sua evidente ed arrogante indifferenza mentre ammirava la mia bellezza.
Ci deve essere qualcosa che possiate fare”. La mia voce fredda e dure come il ghiaccio.
L’unica cosa sarebbe un trapianto, ma la lista è già lunga. Si parlerebbe di mesi per riceve un cuore sano, e lui…”
Quanto gli resta?” sussurrai con un groppo in gola.
Non molto..” confessò.
Sia più preciso!”
Non posso fare previsioni ora come ora”.
Le consiglio di concentrarsi meglio”. ringhiai puntando al suo collo.
Bè..” sgranò gli occhi e mandò giù un blocco di saliva. “Non ho mai avuto a che fare con niente del genere, perciò posso solo basarmi sui risultato dell’elettrocardiogramma..”
Quanto!?” stavo per scoppiare.
Pochi giorni, se non ore. Se si risveglia..”.
Sentivo la gola bruciare dal dolore di quelle parole che affilate mi colpivano al petto come mille lame di coltelli. La bocca secca.
Mi dispiace…”.
Piombai nel vuoto più assoluto, sentii la gambe cedere sotto di me, e uno schianto improvviso percosse il pavimento. Urla di dolore invasero tutta la sala dando sfogo alla mia sofferenza mentre le lacrime si bloccavano incastrate tra la disperazione e lo sconforto.
Sarei rimasta lì a liberare la mia pena per sempre se non avessi sentito due mani calde afferrarmi per le spalle e tirarmi su.
Sapevo di chi era quel tocco, se pur fosse del tutto nuovo, caldo, e non freddo come a quello a cui ero abituata, riconobbi la sua delicatezza e la sua gentilezza.
A lei non avrei dovuto spiegare niente.
Mi voltai lentamente e mi abbandonai ai singhiozzi tra le braccia della mia migliore amica.
Al sicuro tra le sue braccia calde, un’idea mi piombò nella testa. Fluida e veloce, del tutto priva di umanità. Iniziai a tremare per l’eccitazione che quella nuova speranza mi dava.
Bella cos’hai?”. La voce di Alice era impercettibile ma riuscii a sentirla forte.
Un cuore…” sussurrai. “Gli serve un cuore..”
Inizia ad esplorare la sala scrutando ogni viso che incontravo, e cercando di selezionare i battiti più cadenzati e ritmici. Forse però un ospedale non era il posto giusto per trovare un cuore sano. Dovevo andare per strada e dovevo muovermi.
Bella..no!” sussurrò di nuovo Alice.
Cercai di liberarmi dalla sua stretta. Con la mia forza avrei potuto farcela, ma altre braccia si unirono alla sua morsa e non potei più muovermi.
Bella rifletti!”. La voce di Carlisle era riconoscibile tra mille.
LASCIATEMI ANDARE!” urlai con tutta la forza che avevo in gola. “LASCIATEMI! NON C’E’ TEMPO DA PERDERE!”
Non è questo quello che sei..” le parole di Carlisle continuavano a penetrarmi nella mente ma cercai di ignorarle.
DEVO ANDARE! BISGONA FARE IN FRETTA!”
E’ questo quello che vuoi? Diventare un mostro? Vuoi che sia questo il suo ricordo di te?”.
La verità di quelle parole mi riportò alla lucidità e piombai di nuovo nel vuoto.
Lasciatemi…” singhiozzai ancora e affranta mi lasciarono sprofondare di nuovo sul pavimento.

Erano tornati tutti, per vederlo ancora, un’ultima volta, proprio come me.
Sedettero in quella stanza ad osservare il suo viso marcato dal tempo. Non c’erano parole per esprimere la pena sui loro volti. Spenti. Proprio come me.
Chiusi gli occhi e abbassando il capo sulla mano che ancora stringevo, ripensai agli ultimi momenti della mia vita da umana. Gli ultimi attimi vissuti con lui. l’ultimo abbraccio. L’ultimo ti amo. L’ultimo bacio. Non potevo credere che tutto si fosse evoluto in quel modo. In un secondo tutto si era frantumato: le mie speranze, i miei sogni, i miei desideri si erano sbriciolati in un mare di illusione e disperazione , affogando tra le onde del dolore. Non sarebbero mai più tornate a galla.
Ti prego! Svegliati! Ti prego! Parlami.
Pregavo. Non sapevo nemmeno a chi pregavo. Ormai non ero più degna di pregare. Quante volte avevo cercato di convincerlo che non era un mostro, che anche lui aveva un’anima, che c’era posto per lui da qualche parte. Ed ora ero io a sentirmi fredda e perduta. Ora ero io il mostro. Io che avevo sbagliato tutto, io che sarei rimasta intrappolata nella perfezione dei miei 19 anni mentre l’amore della mia vita scivolava via sotto le mie mani. Come avrei fatto a raggiungerlo?
In paradiso c’era posto per uno solo di noi. E per quanto avessi cercato di convincerlo del contrario non riuscivo a convincere me stessa. Sentivo che non c’era posto per me. Un essere come me non lo meritava. Avevo ucciso. E niente poteva cambiarlo. Lui aveva ucciso anche, ma contro la sua volontà. Per me era stato diverso. Io avevo scelto. Sapevo a cosa andavo incontro e avevo fatto la mia scelta. Ma non potevo pentirmi di niente, se non di non avere un cuore per poterglielo donare.
Se un posto all’inferno mi aspettava per aver voluto vivere ancora con lui, l’avrei accettato.
Aprendo gli occhi mi resi conto di essere sola. Erano andati tutti via.
Mosse un dito e mi strinse leggermente la mano. Infine aprì lievemente gli occhi.
Hey..” sussurrò con voce secca. Rauca.
Lo osservai lentamente, scrutando ogni ruga sulla faccia.
Cos’hai fatto?” riuscii a dire accarezzando il suo viso.
Prese la mia mano che procedeva sul suo volto e la strinse tra le sue.
Come hai fatto?” chiesi ancora.
Ho viaggiato molto” rispose storcendo le labbra. Quelle labbra ancora perfette. Il tempo non lo aveva cambiato di una virgola. Era sempre bellissimo.
Intravidi un sorriso.
Ironico eh? Io invecchio e tu sei sempre la stessa..”.
Non avevo la forza per rispondere.
Uno assurdo capovolgimento”.
Perché l’hai fatto?” sussurrò con la voce piena di sofferenza stringendo di più la mia mano.
E tu?” ansimai.
Non rispose per molto tempo.
Faresti una cosa per me?” disse rompendo quel silenzio straziante.
Qualsiasi cosa”
Nella mia giacca, c’è una lettera. È per te. Leggila. Ma solo quando me ne sarò andato”.
Edward..”
Ti prego!” mi interruppe “Trova la forza e leggila. Per me. C’è scritto tutto quello che avrei voluto dirti in questi anni, tutto quello che vorrei dirti adesso. Pensavo di riuscire a dirtelo a voce, ma mi rendo conto che non è così. Quindi ti prego. Prendila”.
Feci come mi disse e tornai a sedermi sul suo letto e a stringere la sua mano.
Come poteva essere il destino così crudele? Come poteva dividerci ora che ci eravamo ritrovati?
Ho tanta voglia di piangere” confessai con la voce rotta dalle lacrime che non sarebbero mai scese.
No, amore mio, non piangere”. Le sue parole piene di compassione e di amore. Singhiozzai più forte sentendolo chiamarmi in quel modo. Quanto mi era mancato! Quanto mi sarebbe mancato!
Vieni qui” disse gentilmente aprendo le braccia e senza pensarci due volte, preda degli spasmi che fremevano nel mio corpo, mi accoccolai tra le sue braccia e sprofondai la testa nel suo petto morbido, così diverso da quello a cui ero abituata.
Mi dispiace amore” sussurrò baciandomi la fronte. Lo guardai terrorizzata non capendo per cosa si stesse scusando.
Non voglio andare via”. Disse.
Una fitta di angoscia mi invase e sentii il veleno accumularsi in bocca.
Non lo dire nemmeno. Tu vivrai. Troveremo un modo” mentii cercando di convincere me stessa.
Sei sempre la solita” rise. “Sempre una pessima attrice”.
Non riuscii più a trattenermi ed esplosi in un pianto asciutto e disumano.
Edward..” mormoravo tra un singhiozzo e un altro.
Ssssh” mi cullava dolcemente. “Va tutto bene!”.
Come farò a trovarti?”. Avevo già deciso che l’avrei seguito. Non c’era modo per me di vivere senza di lui.
Credevo che avrebbe cercato di convincermi ad andare avanti per la mia vita, e dissuadermi dalla mia scelta, ma non lo fece.
Ti aspetterò” promise e mi strinse forte.
Passammo tutta la notte a fissarci, senza dire nulla, godendo del nostro amore impossibile. Mi carezzava i capelli e il le sue mani increspate dal tempo.
Ascoltavo il suo cuore battere, ogni minuto sempre più veloce di quello precedente e il suo respiro diventare sempre più sopito, sforzandomi di non pensare al momento in cui tutti quei rumori sarebbero cessati.
Era l’alba. Si girò piano verso di me. Stava per andare via. Lo sentivo e lo sapeva.
Ti amo” sussurrai persa nei suoi occhi dorati.
Ti amo” rispose.
Per sempre?”
Mi sorrise, quel sorriso sghembo che tanto amavo e con le ultime forze che ancora aveva mi strinse forte mentre una lacrima scendeva sul suo viso.
Per sempre” sussurrò il suo ultimo respiro. E tutto tacque.
La voragine che fino a quel momento era stata in allerta pronta a inghiottirmi si allargò e si aprì sotto di me trascinandomi in un enorme buco nero. Smisi di respirare anche io. Per sempre. Non avrei più emesso un solo respiro. Ero morta insieme a lui.
A presto amore mio”. Gli lasciai un bacio sulle labbra. “Aspettami”.

Finalmente dopo mesi di ricerca l’avevo trovata. Non avrei mai pensato che ci volesse tanto.
Fissavo i suoi occhi famelici mentre già gustavo quello che mi aspettava.
Avremmo avuto entrambe quello che volevamo: lei la sua agognata vendetta e io la morte.
Ormai non c’era niente per cui valesse la pena vivere. Se quella si poteva chiamare vita. Ancora una volta ero andata in cerca della morte. Quello che dovevo fare l’avevo fatto.
Ero stata una settimana a fissare quel foglio chiuso, quella lettera piene di parole ancora sconosciute. Non volevo aprirla, non volevo leggere le parole che mi avrebbero ucciso ulteriormente, ma in fondo ero già morta e niente poteva più scalfirmi. Dovevo farlo. Per lui. Glielo avevo promesso. Così raccogliendo tutte le poche forze che ancora mi permettevano di camminare la aprii e lessi.

Amore mio,
se stai leggendo queste parole vuol dire che io non ci sono più.
Voglio innanzitutto che tu sappia quanto ti amo, voglio che tu lo ricordi ogni giorno della tua vita, voglio che tu sia felice pensando a me in questo modo. Un dolce ricordo, un dolce amore assopito nella tua memoria.
Ti prego, non odiarmi per quello che ho fatto.
Perdonami.
Avrei voluto darti il mondo, avrei voluto darti una vita migliore, avrei voluto piangere insieme a te, ma le cose non sono andate come speravo. Deve essere la punizione per aver osato troppo. Non desiderare quello che non puoi avere, dice un detto. Ma come potevo non desiderarti? Come potevo non volerti? Come potevo non amarti?
Sai, stasera ti ho sognata, per la prima volta. La prima di una lunga serie. Non succedeva niente nel sogno, eravamo solo io e te, una casetta sul mare e una bambina tra le braccia. Avevo dimenticato quanto fosse bello sognare, e se posso farlo devo ringraziare solo te.
Avevi ragione, sai? Ho un’anima. E non dipende solo dalla mia umanità, l’ho sempre avuta. È quella che ha reso possibile il mio cambiamento. Non credevo che l’avrei mai detto, eppure è così, e tu lo sapevi. L’hai sempre saputo e me l’hai sempre detto, ma non ti ho mai ascoltato. Ora posso dirti che avevi ragione. Perdonami per crederti solo adesso.
Amore mio, ti prego non piangere.
Amarti è stata la cosa più bella che potesse mai capitarmi e non rimpiango nessuna delle mie scelte se mi hanno portato a vederti un’ultima volta.
Non avrei potuto desiderare niente di meglio: vedere il tuo viso, vedere la donna che sei diventata e che ora posso solo immaginare.
Non piangere amore mio. Niente in questo mondo vale quanto il potere di una lacrima e, se le stai versando, vorrei tanto essere lì a piangere insieme a te.
Mai avrei pensato in vita mia di scrivere queste cose, e se posso farlo è solo grazie a te.
Grazie perché mi hai fatto conoscere l’amore,
grazie perché mi hai fatto sognare,
grazie perché ora posso piangere,
grazie perché mi hai reso completo,
grazie perché mi hai ridato la vita e ora non ho paura di morire.
Grazie amore mio, perché ora so che c’è un posto per me da qualche parte lassù e so che lì ti rincontrerò.
Aspettando quel momento con ansia, continuo ad amarti. Per sempre.
                               Edward


E quel momento era arrivato.
L’amore che provavamo era stato tanto forte da portarci a cambiare per l’altro.
Io vampira. Lui umano. Che ironia della sorte.
Se la vita ci aveva diviso, la morte ci avrebbe unito di nuovo.
Presto saremmo stati di nuovo insieme, ora sapevo che era possibile, ora sapevo che la mia anima forse si sarebbe salvata e ricongiunta con la sua.
Avanti!” incitai sfidandola. “Fai quello che devi fare!”
Una massa di capelli rosso fuoco si scagliarono contro di me, chiusi gli occhi e sorrisi aspettando la morte. Ora sarei stata in pace.



Note:

Eccola che ritorna anche questa...
Scrissi questa one-shot.. non ricordo bene quando; sicuro più di un anno e mezzo fa. Ricordo che inizialmente avevo pensato di farne una FF ma poi gli elementi erano troppo pochi perciò preferii racchiuderla in questa ventina di pagine.
Non so se si è colto il clou della storia e se si è capito cosa è successo! LOL
E' ovvio che Bella si fa trasformare così da poter poi cercare Edward e stare con lui in eterno; la faccenda di Edward è un pò più complessa e ho preso spunto da Buffy per quella. Nella sesta serie Spike lascia la città facendo capire che vuole andare di nuovo in cerca del suo lato cattivo; all'inizio della settima si scopre, invece, che era andato in cerca della sua anima, che riuscì a riavere dopo aver affrontato dure prove, a costo di sofferenze e pene assurde. Così Edward, rinuncia alla sua immortalità in cambio di una vita umana ma purtroppo i desideri sovrannaturali hanno sempre delle conseguene. Perciò sono entrambi condannati. Nell'estenuante ricerca di un modo per stare insieme, entrambi hanno rinunciato alla propria natura per andare incontro a quella dell'altro, e il loro amore incondizionato e i loro sacrifici sono stati la loro rovina.
Una shot un pò triste, forse, ma dipende sempre dai punti di vista. Penso che sia tremendamente romantico essere disposti a cambiare per l'altro (solo in questo caso ovviamente; perchè ritengo assurdo che per stare con una persona bisogna cambiare se stessi o il proprio carattere. Compromessi si; ma annullarsi per l'altro, no), il fatto che lo abbiano fatto entrambi è la prova inconfutabile di quanto il loro amore fosse equo e identico da entrambi i lati e entrambi andranno via con la sicurezza di ritrovarsi in quel paradiso che per Edward era sempre stato un punto interrogativo.
Spero vi sia piaciuta *-*
Grazie mille se mi lascerete il vosto parere.
Un bacio.
Fio
   
 
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