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Autore: Lilith of The Thirsty    21/06/2011    2 recensioni
E così stava per accadere a lui, si stava spegnendo lentamente quando, all’improvviso due occhi azzurri e dei capelli biondi lo risvegliarono. Un sorriso naturale solo per lui, non ne aveva mai ricevuti di così caldi e luminosi… Poteva fidarsi?
Mostro… mostro… mostro…
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao a tutti!!! Questa è la mia prima FF su Gaara e ditemi che cosa ne pensate! Spero di essere riuscita a caratterizzarlo bene e ad esprimere al meglio i suoi pensieri! Se così non fosse, riferitemelo!!! Mi farebbe piacere! ^^ Grazie per la lettura!!!^^



Mostro…mostro…mostro…

Quella parola ritornava sempre nei suoi incubi, lo inseguiva, lo prendeva, lo straziava finché non si svegliava stanco e dolorante. Era stato abituato a sentirla sin da piccolo e lo aveva sempre seguito, era stata la sua compagna per anni.

E’ una bella prigione, il mondo.

Tutti ti giudicano, ti indicano se sei diverso da come dovresti essere; sembri un fenomeno da baraccone e la gente non smette di osservarti, schivarti…gli fai ribrezzo.
E poi arriva qualcuno che ti sorride, ti tende la mano e ti tira fuori dal buco in cui ti eri nascosto. Non ti fa domande, non gli importa cosa dice la gente, perché anche lui sente la tua sofferenza.


Se l’occhio non si esercita, non vede. Se la pelle non tocca,non sa. Se l’uomo non immagina, si spegne.

E così stava per accadere a lui, si stava spegnendo lentamente quando, all’improvviso due occhi azzurri e dei capelli biondi lo risvegliarono. Un sorriso naturale solo per lui, non ne aveva mai ricevuti di così caldi e luminosi… Poteva fidarsi?

Mostro… mostro… mostro…

Non era mai uscito dalla prigione della sua solitudine, tutto ciò che gli stava intorno gli faceva male. I raggi del sole che gli accarezzavano la pelle bruciavano, gli uccellini che cantavano gioiosamente ferivano le orecchie e l’amore che vedeva tra la gente, faceva sanguinare il cuore.

Mostro… mostro… mostro…

Il male non l’aveva scelto lui, era solo un punto di vista della folla. Non poteva donare affetto e allora uccideva per sentire il sangue.
Voleva vedere quel liquido cremisi uscire dalle persone per convincersi che lui era vivo come loro, che anche il suo cuore trasportava la stessa sostanza nelle sue vene.
Quasi non ci credeva più di essere un uomo, nessuno lo accettava e perfino i suoi fratelli avevano paura di ciò che era. Facevano bene a tremare, in fondo lui era nato con la Morte.


Mostro… mostro… mostro…

Aveva succhiato via la vita a colei che lo aveva messo al mondo e aveva un demone dentro il suo corpo. Non poteva essere umano.
Le emozioni…Che cosa sono?
Lui provava solo dolore, rabbia, odio e tristezza ma niente di più. Quella era la sua esistenza e questa era la realtà, non si poteva cambiare.


Mostro… mostro… mostro…

Poteva sopportare la pioggia, non gli dava fastidio… Forse anche il cielo provava dolore?
Quello che faceva più male era essere vicino alle persone e non aver nulla da dire, guardarle andare via disgustate o terrorizzate dalla sua figura.
Non esiste amore al mondo… Tutto è sporco e nero, non esiste un sentimento del genere… tutti mentono e non sanno vedere il dolore dell’universo…


Mostro… mostro… mostro…

E nella coltre di tenebre uno spiraglio di luce. Un ragazzino della sua età aveva rotto l’involucro di disperazione e gli tendeva la mano sorridendo.
Si poteva fidare? Sarebbe caduto di nuovo?
Prese quel palmo tremando e avvertì calore umano per la prima volta. Era un’emozione nuova ed indescrivibile. Doveva decidere, il buio o la luce?
Quegli occhi azzurri, fraterni ai suoi per il dolore, lo chiamavano e lo invitavano ad uscire ma esitava.


Mostro… mostro… mostro…

Però anche se non era normale perché non poteva ricevere amore? Forse era un sentimento troppo distante per il suo povero cuore malato?
Voleva vivere. Voleva spiccare il volo in un nuovo presente e quella era la sua occasione.
Basta rimpianti, il sorriso aperto di un amico lo chiamava. Il suo primo amico.
Un rumore sordo e la gabbia nera si spezzò e Gaara uscì nel mondo.




Le persone non potevano capire come si sentiva ma ora non gli importava più.
Non credevano in quello che non potevano comprendere, Naruto e Gaara erano diversi ma nel profondo si somigliavano più di qualsiasi altro individuo.
Non li avrebbe più ascoltati ma avrebbe camminato a testa alta e loro avrebbero visto con il tempo ciò che avrebbe costruito.
Il destino lo chiamava ed era ora di rispondere. Doveva tenere duro e vivere.
Doveva credere nella sua speranza di salvezza e in Naruto.




Anche se erano distanti i loro cuori sarebbero stati vicini perché un amico non dimentica.
Quando Gaara si girava per guardare sopra la sua spalla vedeva sempre la mano di colui che lo aveva salvato tesa, pronta a sostenerlo di nuovo.
Adesso poteva condurre la sua vita, ora era una persona.


Gaara… Gaara… Gaara…

Avrebbe protetto sempre la città di Suna e il suo popolo perché ora aveva un cuore che amava. Adesso poteva contenere tutto l’amore del mondo senza soffrire perché ora, era diventato un essere vivente.
 
 
 
Gaara, hai ottenuto quello che volevi da questa vita nonostante tutto?
Si.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra. 

   
 
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