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Autore: Whatadaph    21/06/2011    16 recensioni
Dominique Weasley ha diciassette anni, una media impeccabile e una vita apparentemente perfetta - nonostante ci siano troppi cugini di mezzo, una sorella ingombrante e centinaia di studenti che sono a conoscenza di ogni dettaglio della sua esistenza. Ha anche una migliore amica scomparsa, un ragazzo con la testa da un'altra parte e troppi segreti da nascondere.
Una Nuova Generazione piena di squallore e frivolezze, che dovrà pezzo per pezzo recuperare ciò che ha perduto.
Ispirato a Gossip Girl. Dal secondo capitolo:
Dominique Weasley si guardò allo specchio. Come sempre, non poté fare a meno di contrapporre la propria immagine a quella della sorella. [...] I capelli di Victoire sembravano brillare di luce propria, i suoi occhi violetti facevano sembrare banale il grigio di quelli di Dominique, la sua pelle era perfetta e priva di macchie. Victoire era più alta, più magra, più bella. Il ritratto della madre, l’orgoglio del padre, la ragazza di Teddy. Spostò una ciocca di capelli, si passò una mano sulla pancia. Si sentiva nauseata.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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CAPITOLO 1

PILOT




 

Buongiorno, Sala Grande! Qui è Gossip Witch, la vostra sola e unica fonte di notizie sulle vite scandalose dell’élite di Hogwarts! Un giorno non può che essere buono se ci sono io con voi. Non so se avrete notato la misteriosa assenza di Rose Weasley dal tavolo di Serpeverde, questa mattina. Chissà in quale letto avrà trascorso la notte la nostra bad girl! Sembra sia stata vista uscire di soppiatto dal dormitorio di Corvonero, questa mattina. Teniamo d’occhio i nostri galeoni, ragazzi. Io vi terrò informati se voi informerete me! So che mi amate.

Baci e abbracci! Gossip Witch.


 

Lucy Weasley soffocò uno sbuffo e ripose in tasca il proprio galeone incantato, prima di attaccare nuovamente la porzione di uova e pancetta che aveva di fronte a sé. Nonostante non fosse raro che qualche membro del suo nutrito gruppo di cugini finisse per essere citato nel giro di pettegolezzi interno alla scuola, a lei non era mai capitato, forse perché non aveva ereditato quella tendenza a finire nei guai tipica di alcuni rami della sua famiglia.

Lei non aveva mai fatto nulla di eclatante, né dimostrato un talento particolare in qualcosa o uno spiccato carisma: era sempre stata la piccola Lucy di cui nessuno parlava e le andava benissimo così. All'interno del suo piccolo universo si sentiva protetta, e a dire il vero non le dispiaceva che le sue vicende personali non fossero in pratica affisse su pubblica piazza come accadeva per parecchi dei suoi cugini.

Tuttavia, teneva sempre la propria moneta magica a portata di mano, forse più per restare al passo con gli eventi che per altro. Erano anni, ormai, che un’anonima e sconosciuta studentessa – o studente, chi lo sa! – aveva sottoposto ad un eccellente Incanto Proteus un buon numero di falsi galeoni, i quali si potevano trovare in quantità pressoché inesauribili nella Stanza delle Necessità. Conservando la moneta in tasca, a brevissimi intervalli di tempo lo si poteva sentire riscaldarsi, e osservando lungo il bordo era possibile leggere dei messaggi. Si diceva che la misteriosa Gossip Witch avesse preso l’idea da un sortilegio equivalente eseguito da Hermione Granger, una delle zie di Lucy, ai tempi della Seconda Guerra Magica: una geniale forma di comunicazione immediata con più persone contemporaneamente.

Ormai chiunque avesse un segreto a Hogwarts doveva stare ben attento. Il che, rifletteva Lucy, sebbene si trattasse di un impiego di dubbia moralità, non rappresentava di certo un problema per chi, come lei, preferiva astenersi dalle occasioni mondane e restare fuori dagli scandali. Per quanto riguardava gli altri membri della sua famiglia, purtroppo, il discorso era ben diverso. Le sue cugine in primo luogo: Dominique, Rose e Lily più di tutte le altre. Anche Albus veniva citato abbastanza spesso, vista la frequenza con cui cambiava ragazza. Più di rado venivano nominati sua sorella Molly e il cugino Hugo, quasi discreti se messi in confronto al resto della famiglia.

Nella Sala Grande si diffuse un mormorio. Lucy sollevò la testa verso l'entrata della Sala Grande, appena in tempo per scorgere stagliata sulla soglia della porta la figura di sua cugina Dominique con la solita corte – Lisbeth Macnair e Viviana Davis, oltre all'onnipresente fidanzato Scorpius Malfoy – per la quotidiana entrata in scena all'ora della colazione.

Come sempre l'aspetto di sua cugina era impeccabile, con la divisa perfettamente in ordine e l'orlo della gonna dritto con precisione millimetrica. Gli ingiusti capelli biondo chiaro cadevano ai lati del volto in onde morbide e la sua espressione era come al solito supponente e altezzosa, senza però che quella smorfia antipatica riuscisse a renderla meno carina.

Sconfortata, Lucy distolse gli occhi. Dopo essere rimasta per alcuni istanti con uno sguardo cupo fisso sul vuoto, sollevò un cucchiaino dal piano del tavolo di Grifondoro, voltandolo per specchiarsi sul dorso. Il riflesso distorto del suo volto ricambiò lo sguardo con occhi chiari, deformati dalla forma curva del cucchiaino. Sembravano enormi e spauriti in un visetto tutto guance.

Lucy sapeva di non essere brutta perché era una persona obiettiva ed era consapevole che le ragazze veramente brutte fossero altre. Il suo viso era abbastanza grazioso, anche se detestava la sua forma rotonda e le guance gonfie come quelle di un criceto, e aveva gli occhi di una bella tonalità di azzurro.

Sapeva di non essere brutta, ma qualcosa di peggio: insignificante. Assolutamente ordinaria, semplicemente parte della massa, facile da dimenticare nella conta del parentado Potter-Weasley, forse perché al contrario dei suoi cugini e di sua sorella evitava sempre, se possibile, di stare al centro dell'attenzione.

Anche questa volta, nell'alzarsi da tavola si affrettò a raggiungere la porta, invisibile come sempre.

Non aveva bisogno di sforzarsi per non essere notata.

 

 

 

*****

 

 

 

“Devi metterci più forza, Jamie. Così!”

James Sirius Potter osservò la cugina Roxanne prendere la mira, e sputare con precisione un nocciolo di ciliegia su di un ramo del faggio sotto il quale si trovavano. Colpì un Asticello che vi era appollaiato, facendolo precipitare nelle acque limpide del Lago, verso il quale propendevano le fronde dell’albero. La creaturina riemerse dopo alcuni istanti, e nuotò in fretta verso la riva, emettendo acuti pigolii di disappunto.

Roxanne rise, divertita. James aggrottò le sopracciglia sopra agli occhi nocciola, gettando alla cugina uno sguardo di rimprovero.

“Mi dispiace per loro, poverini,” bofonchiò insoddisfatto. “Insomma, Rox, che cosa ti avranno mai fatto di male?”

Loro niente.” La ragazza indicò l’animaletto, simile ad un grosso insetto stecco.

La coraggiosa bestiola adesso si arrampicava nuovamente sul faggio con le sue manine taglienti, accolta dagli sgraziati gorgheggi di bentornato dei suoi compagni.

“Insomma…” riprese Roxanne, allungandosi sul prato e incrociando le braccia paffute dietro al capo. “Immagina che siano tante piccole Dominique. Non ti viene voglia di spezzarli in due? Così!” prese un rametto da terra e lo piegò con forza.

Il fuscello si spaccò con uno schianto secco. A quel suono, dal faggio provennero squittii indignati.

James fece una smorfia.

“L’idea è raccapricciante,” commentò. “Non potresti metterle fuori gioco in un modo un po’ meno violento? Che ne so, una pozione soporifera.”

“Le pozioni soporifere sono solo temporanee, James. E comunque anche quelle più potenti sono reversibili. Dovresti saperlo, visto che è la tua materia preferita.”

Il ragazzo scoppiò a ridere, prima di lasciarsi andare con la schiena contro il suolo, sdraiandosi nell’erba ed emettendo un sospiro soddisfatto, la testa poggiata sulla spalla morbida della cugina. Questa volta fu Roxanne a ridacchiare.

Era piacevole godersi quella che probabilmente sarebbe stata una delle ultime giornate di bel tempo assieme alla sua cugina preferita, con il sottofondo delle strida degli Asticelli e il fruscio delle acque del lago contro le sponde.

Improvvisamente, James percepì un particolare e inconfondibile calore diffondersi nella tasca dei jeans – che portava sotto al mantello al posto dei pantaloni regolamentari, nel suo particolarissimo modo di intendere il concetto di divisa.

Estrasse il galeone incantato, sul cui bordo scorse in fretta il messaggio, prima di sbuffare.

“Che cosa succede, adesso?” si informò Roxanne, sollevando un sopracciglio con aria scettica.

Notizie succulente, miei dolcissimi amici!” lesse lui. “Sembra che la rottura di Jacob Greengrass e Gwyneth Parkinson sia definitiva. È stato avvistato assieme a Rose Weasley... Sembra che questa mattina si siano svegliati nello stesso letto senza la minima idea di come ci siano finiti. E continua sullo stesso tono. Questa volta nei sotterranei Serpeverde partiranno le maledizioni.”

Roxanne fece una smorfia. “Almeno nel dormitorio femminile nel sesto anno.”

James annuì, pensoso. “Speriamo che la Parkinson non–”

“Scusate…” qualcuno interruppe le sue parole.

Sollevò automaticamente la testa, mentre la sua mente impiegava alcuni istanti a registrare il fatto che quella voce non gli era nuova. I suoi occhi incontrarono la figura di una ragazza piuttosto alta, con lunghe gambe che le calze coprenti e la gonna della divisa non riuscivano a celare del tutto. La sua carnagione era color caffellatte e i capelli castani, quasi tendenti al biondo sulle punte – Lily avrebbe detto ossigenati.

La voce non gli era nuova perché conosceva quella ragazza.

“Grace Zabini?!” esclamò Roxanne al suo fianco con aria esterrefatta.

L’altra piegò le labbra in una specie di sorriso. “Quanto tempo, eh?” fece di rimando con aria rilassata.

James non riusciva a formulare neanche un pensiero coerente né a farsi uscire una parola di bocca, non riuscendo ancora a credere ai propri occhi. Erano due anni che non vedeva Grace e ormai non pensava più a lei da parecchio: dopotutto era stata solo una cotta da quindicenne, visto che nonostante fossero dello stesso anno e della stessa Casa si erano scambiati sì e no una decina di parole in cinque anni di scuola, senza contare i due che la ragazza aveva passato lontano da Hogwarts. Insomma, la sua cotta storica si poteva definire esaurita in tutto e per tutto.

Ma trovarsela di fronte così, all'improvviso, dopo tutto quel tempo... Non c'era da meravigliarsi che fosse rimasto un po' spiazzato.

“Com’era Beauxbatons?” chiedeva Roxanne nel frattempo, nel tono acido che indirizzava a chiunque non le andasse a genio. E Grace Zabini, sempre al centro dell'attenzione e a braccetto con Dominique, non le era mai stata simpatica.

“Incantevole,” ribatté Grace, in un tono permeato di amara ironia. “Al punto da dare la nausea.”

“E come mai ci sei andata?” continuò Roxanne petulante, decisa a mettere l'altra a disagio. James avrebbe voluto impedirglielo in qualche modo – l'atteggiamento della cugina lo faceva sentire in imbarazzo – ma non avrebbe avuto proprio idea di come fare.

Grace, tuttavia, non si scompose. “Ci eravamo trasferiti per stare accanto a mia nonna durante la sua malattia.”

L'espressione di Roxanne cambiò di colpo. “Adesso starà meglio, immagino.” Borbottò imbarazzata, probabilmente realizzando di aver appena compiuto una spaventosa gaffe.

“Veramente è morta.”

La carnagione scura di Roxanne si imporporò leggermente, mentre lei apriva e chiudeva la bocca, biascicando delle scuse impacciate.

“Non fa niente,” la rassicurò Grace, e fece una specie di mezzo sorriso. Non sembrava che le importasse granché dell'atteggiamento dell'altra, come se avesse avuto cose più importanti a cui pensare. Piegò appena la testa mentre sorrideva, in un gesto che ripeteva spesso. La luce del sole riverberò dolcemente sulle ciocche bionde tra i capelli castani.

Grace sospirò appena prima di parlare. “Che materia abbiamo noi del Settimo in quest'ora?”

James deglutì, riuscendo finalmente a recuperare facoltà di parola. “Noi abbiamo un’ora buca. Chi la fa, ha Aritmanzia,” rispose in tono allegro, cercando di suonare più accogliente possibile.

“Ah, bene!” Grace lo guardò. “Allora ho un’ora buca anche io. Vado a vedere se riesco a farmi dare gli orari da Gazza. Grazie per l’aiuto.”

Sorrise ancora in quel modo automatico, come se fosse stata una posa assunta solo per mantenere una facciata, ma che a James suggeriva piuttosto una tristezza profonda. Poi rivolse loro un cenno con la mano, chinando brevemente il capo, per poi voltarsi e procedere spedita verso il castello, risalendo lungo il crinale della collina.

Lo sguardo di James tornò a scivolare sulla superficie del lago, increspata in piccole onde aguzze dal primo vento autunnale.

Si domandò se fosse sempre così con quelle cotte impossibili, mai destinate a una risoluzione eppure restie ad andarsene, perché se credeva di aver dimenticato quel sentimento così lontano, adesso si sentiva curiosamente sconclusionato, come se tutto gli fosse ripiombato di nuovo tra capo e collo.

 

 

*****

 

 

 

Ehilà, Hogwarts! Questa non ce la aspettavamo proprio. Grace è tornata, e di certo non per una breve visita! Il suo barbagianni ha ritrovato il suo posto in Guferia, e nel dormitorio di Grifondoro hanno aggiunto un letto. Il suo ritorno porterà senza dubbio un gran bello scompiglio. Chissà se tornando a scuola tornerà anche alle vecchie abitudini! Dopo un anno di assenza, forse si aspetta di trovare tutto uguale.

Attenta, G.! Non ti fidare delle vecchie amicizie: potresti prendere qualche colpo basso!

 

Grace Zabini finì di leggere le parole incise sul bordo della moneta magica, prima di rimetterla in borsa. Aveva conservato il galeone stregato per tutto l’anno in cui aveva vissuto in Francia, come se in qualche modo avesse sempre saputo che prima o poi sarebbe tornata ad Hogwarts.

A Beauxbatons non esisteva niente di simile a Gossip Witch. Anche lì le chiacchiere e i pettegolezzi non mancavano, come in qualunque situazione in cui un gran numero di adolescenti si trovino a convivere in uno spazio circoscritto, ma di certo a nessuno sarebbe venuto in mente di affiggere i fatti altrui in pubblica piazza. Nonostante ciò, le ragazze di Beauxbatons avevano già i loro gruppi e le loro abitudini, e per Grace era stato pressoché impossibile farsi delle amiche tra di loro.

Se non altro, adesso non avrebbe dovuto spendere parte del proprio tempo rispondendo a lettere di compagne lontane. Tuttavia, in Francia non era stata male. Si era rifugiata nella solitudine, depurandosi – per utilizzare le parole di sua madre – dal caos sconclusionato che secondo i suoi genitori era costituito dalla sua vita in Inghilterra. Ma un anno era troppo poco per dimenticare, e ancor meno per essere dimenticata.

Fece un respiro profondo, prima di abbandonare l’angolo della Sala d’Ingresso in cui si era rintanata e fare la propria entrata in Sala Grande.

Su di una cosa Gossip Witch non si era di certo sbagliata: il suo ritorno avrebbe senza dubbio causato un certo scompiglio. Se ne accorse dalle centinaia di facce che, mentre metteva piede nella Sala, la guardavano come se non stessero attendendo che quel momento.

Grace ignorò il mormorio che si sollevò mentre avanzava fra i tavoli, avvicinandosi a quello dei Serpeverde, dove si trovava Dominique Weasley, la sua migliore amica. Dominique sedeva ben dritta, in maniera tale da far riverberare una striscia di luce sulla spilla da Caposcuola, che brillava al suo petto. Grace ricordò che faceva lo stesso anche quando, al Quinto Anno, era diventata Prefetto: il cuore le si scaldò un po'. Forse qualcosa non era cambiato.

Dominique era circondata da Lisbeth Macnair e Viviana Davis, più una ragazza che Grace non conosceva, con la cravatta di Corvonero allacciata attorno al colletto. Poco più in là riconobbe Rose Weasley, decisamente più carina e più truccata di quanto non ricordasse; esibiva un'espressione scocciata e teneva gli occhi bassi sul tavolo, come se fosse indecisa se attirare l'attenzione o meno.

Accanto a Dominique, con un gomito mollemente poggiato sul tavolo, stava Scorpius Malfoy, suo ragazzo da tempi immemorabili. Grace si sarebbe aspettata di trovarlo con lo sguardo annoiato fisso nel vuoto, come sempre quando Domi era impegnata nelle sue attività di socializzazione scolastica. Invece gli occhi di Scorpius saettavano di nascosto da una parte all'altra, come cercando qualcuno. Infine si posarono su di lei e lì restarono fissi, con l'aria abbagliata di chi ha appena visto un fulmine. Quando i loro sguardi si incrociarono, Grace percepì un senso di vuoto e smarrimento al centro del petto; si sforzò di ignorarlo, così come di ignorare il fatto che, all'infuori di Scorpius, non c'era nessuno in quel piccolo gruppo che non le stesse rivolgendo uno sguardo di gelida e ostile curiosità.

Anche Dominique era esclusa: continuava a sfogliare con aria altezzosa un libro, comportandosi come se non si fosse accorta del suo arrivo. Ma se Grace la conosceva bene, doveva essersene accorta benissimo. Inghiottì il groppo in cui si era annodata la sua gola e cercò di farsi coraggio prima di accostarsi a lei.

“Ehi, Domi!” La sua voce suonò allegra e squillante, forse fin troppo. “Che bello vederti!”

Dominique rimase immobile e in silenzio per diversi secondi, salvo poi voltarsi lentamente e alzarsi, come se si fosse ricordata solo in quel momento che sarebbe stato carino e sollevarsi in piedi per salutarla.

Grace cercò di ignorare la scarica di nuove percezioni negative, limitandosi ad abbracciarla. “Mi sei mancata.” Disse contro i capelli biondi dell'altra, rilevando nel frattempo che aveva anche cambiato profumo.

“Anche tu mi sei mancata,” replicò Dominique rigidamente. Rimase immobile per una frazione di secondo, per poi ricambiare con freddezza l’abbraccio.

Prevedibilmente, Scorpius la accolse con più calore.

“Sono felice di vederti, Grace,” disse con un sorriso sincero, cui Grace rispose con una smorfia e un’impercettibile ma eloquente occhiata a Dominique, che li stava adesso squadrando con sguardo geloso e furente. Senza smettere di guardarli, fece una mossa con la testa e un lieve sospiro, come ricordando al proprio ragazzo che avrebbe dovuto parlare con lei piuttosto che guardare un’altra con quella precisa espressione.

Grace vide Scorpius deglutire e scoccarle un'ultima occhiata dolente, per poi tornare a fissare il piatto. Cercò ancora di non pensarci, chiedendosi dove fossero Jacob Greengrass e Bernard Boot, con cui il ragazzo due anni prima passava la maggior parte del proprio tempo. Dovevano essersi seduti da un'altra parte: dunque perché Scorpius non stava con i suoi amici invece che ad annoiarsi con quelli di Dominique? Scacciò anche questi pensieri.

La Corvonero si alzò da tavola, lasciando un posto libero accanto a Dominique. Grace fece per sedersi, ma il suo movimento fu bloccato da un gesto dell’altra

“Grace, ma il tuo tavolo non è quello dei Grifondoro?” La voce di Dominique suonò flatuata e zuccherosa, ma anche intrisa di malignità. Quel tono era sempre stato uno dei suoi marchi di fabbrica; evidentemente – pensò lei con amarezza – doveva averlo perfezionato negli anni. Prima di quel momento non si sarebbe mai aspettata di sentirsi apostrofare in quel modo in prima persona. “Non vorrei che ti punissero,” insistette Dominique, incurvando le labbra in un sorriso gelido. Doveva aver perfezionato anche quello.

Grace fece una specie di sbuffo, e stirò a propria volta la bocca in una sorta di sorriso, mordendosi il labbro e scuotendo appena la testa.

“Naturalmente, Dominique,” le rispose sullo stesso tono. “Capisco. La tua premura mi commuove.”

Salutò Scorpius con un cenno del mento, prima di voltare le spalle a quella che era stata la sua migliore amica e avviarsi verso il tavolo dei Grifondoro. Non le restava altro che sperare che Dominique non scoprisse mai il peggiore dei suoi segreti.

La cosa più cattiva che io abbia mai fatto.

Se fosse accaduto, la situazione sarebbe peggiorata ulteriormente.

Si lasciò cadere sulla panca, prima di fare un profondo sospiro e cominciare a riempire il proprio piatto di roast beef e insalata come se nulla fosse. Aveva la certezza che, dal tavolo dei Serpeverde, Dominique la stesse osservando ed era contenta che non potesse vederla in faccia, perché a lei non sarebbe di certo sfuggita la sua aria abbattuta.

“Ehi, Grace,” le si rivolse una voce maschile alla sua destra. “Bentornata!”

Grace si voltò: i suo occhi incontrarono la figura di un ragazzo con capelli scuri in disordine, occhi verde chiaro e il naso appuntito coperto di lentiggini. Al Potter le rivolse un sorriso sghembo che lei ricambiò con sollievo, improvvisamente lieta di aver trovato qualcuno che non la trattasse con ostilità o diffidenza.

“Più o meno,” rispose con una scrollata di spalle. “Dominique,” aggiunse a mo' di spiegazione.

Ad Albus bastò. “Capisco.” Commentò neutro. “Mia cugina è pesante, eh? Sempre detto.”

Lei ridacchiò. Le piaceva il modo che aveva Albus di far apparire tutto sotto una luce più positiva, forse perché viveva le cose con leggerezza.

“Penso che non si aspettasse il mio ritorno,” si sfogò a voce bassa, protetta dal chiacchiericcio della Sala Grande. L'attenzione, per fortuna, sembrava essersi focalizzata su un altro fulcro, qualunque esso fosse. “Non l'ha presa molto bene.”

“Conosci Dominique.” Albus fece una smorfia. “Non le piace non poter controllare le cosa. Odia le sorprese, ricordi?”

“Già.” Il suo cuore accelerò prepotentemente i battiti. Quello che le teneva nascosto – e sperava di poter tenere nascosto per sempre – l'avrebbe sorpresa più di ogni altra cosa.

“So di Scorpius,” fece Albus all'improvviso, con il tono distratto di chi sta commentando il clima.

Dal canto suo, qualcosa dentro Grace parve sprofondare. “Scorpius?!” Cercò di fingere noncuranza. “Ma di cosa stai–”

“Me l'ha detto lui.” Disse l'altro semplicemente, interrompendola. “Il giorno in cui sei partita. E credo lo sappia anche Jake.”

Deglutì, mentre il cuore le rimbalzava impazzito nella cassa toracica. “Al, è fondamentale che tu non dica niente a Dominique. Lo sai, vero?”

“Naturalmente non dirò nulla,” Lo vide annuire lentamente. “È più probabile che lo faccia Scorpius. Non riesce proprio a sostenere i sensi di colpa, lo sai.”

Grace annuì lentamente, sperando che tutto andasse per il meglio, anche se non ci credeva più di tanto.

 

*****


 

James era seduto da solo nell’aula di Pozioni, attendendo placidamente che cominciasse la lezione. Le sue dita tamburellavano distratte sul piano del banco, come al solito occupato solo da lui. Roxanne non aveva superato il G.U.F.O. in quella materia e i suoi compagni di dormitorio, Adrian Goldstein e Frank Paciock, occupavano un banco in coppia fin dal primo anno. Si era dunque rassegnato a seguire le lezioni di Pozioni in solitudine fino alla fine dei corsi M.A.G.O. e a dirla tutta non gli dispiaceva poi così tanto.

Adorava la cugina, con i suoi capelli ricci e il pungente sarcasmo, tuttavia a volte non poteva fare a meno di trovarla un po’ invadente. Tutto sommato, era un sollievo avere una o due ore al giorno in cui poter pensare liberamente, senza il brontolio costante di Roxanne nelle orecchie. Lei era una contestatrice di natura: aveva da ridire su tutto e tutti e non c’era nulla che la soddisfacesse quanto sproloquiare in proposito. Sproloqui che di solito rovesciava senza freni sullo stesso James.

Pozioni era la sua materia preferita. Gli riusciva naturale, quasi automatica, come camminare o respirare. Non aveva bisogno di soffermarsi più di tanto a pensare al dosaggio di questo o quell’ingrediente, al numero di volte in cui doveva girare il decotto o al modo esatto di tagliare un Fagiolo Sopoforoso. Lo faceva e basta, senza pensarci molto, e i suoi risultati molto raramente erano scesi sotto un Eccezionale. La sua innata abilità in Pozioni era l’unico motivo per cui al professor Lumacorno talvolta veniva in mente di invitare James ad uno dei party che organizzava, inviti che puntualmente il ragazzo dribblava con qualche scusa.

Quasi tutti gli studenti avevano già preso posto nell’umida aula sotterranea quando l’insegnante fece il proprio ingresso, ma il banco accanto a quello di James era come sempre ancora vuoto. Horace Lumacorno era un uomo di estrema longevità, che prometteva di raggiungere un’età parecchio più avanzata di quella che già aveva. Era immensamente grasso, portava vesti di seta trapuntata e sotto al naso imponente aveva un grosso paio di candidi baffi da tricheco, sempre perfettamente lucidi e in ordine. Personalmente, James non lo trovava particolarmente simpatico: tuttavia, era cosciente delle sue abilità di Pozionista e sapeva quanto potesse risultare vantaggioso averlo come insegnante.

Lumacorno si sedette alla cattedra – come sempre la sedia scricchiolò pericolosamente – e agitò pigramente la bacchetta alla volta della lavagna, sulla cui superficie comparve il procedimento per produrre il decotto del giorno.

“La Pozione del Ghiaccio!” spiegò loro. “Un fuori programma. Vediamo come ve la cavate!”

Fra gli sbuffi dei compagni, James si mise al lavoro. Per qualche minuto, gli unici rumori nell’aula furono lo scoppiettio del fuoco sotto ai calderoni e il placido ribollire delle pozioni in forma primaria al loro interno. Poi, la quiete fu improvvisamente interrotta da un trambusto nel corridoio, e la porta della classe si spalancò. In parecchi si voltarono verso l’ingresso dell’aula, ma James non era fra questi, almeno finché non realizzò a chi appartenesse la voce che si era appena rivolta a Lumacorno.

“Scusi il ritardo, professore.” Grace Zabini attraversò a lunghi passi il corridoio tra i banchi, esibendo lo stesso sorriso finto di quella mattina. Sembrava distratta, come se stesse pensando a tutt’altro che al proprio ritardo.

“Grace!” L’insegnante la accolse con entusiasmo, palesemente lieto di riavere tra le proprie file una delle sue studentesse preferite. Grace non era mai stata un asso in Pozioni, da che James ricordasse, ma aveva una capacità particolare di attrarre l’attenzione su di sé, come una sorta di inconsapevole carisma che Lumacorno sembrava apprezzare molto. “Non ti si vede da parecchio. Ma avremo tempo per chiacchierare più tardi… Su, trova un posto e mettiti anche tu al lavoro!”

James, che aveva abbassato nuovamente lo sguardo sulla sua pozione, sollevò la testa, incontrando la figura di Grace mentre si guardava intorno, chiaramente in cerca di un posto dove sedersi.

Dominique, che sedeva accanto a Lisbeth Macnair e Viviana Davis, le rivolse un sorriso freddo che a James non sfuggì, come a voler indicare che non c’era più posto per Grace accanto a lei. La ragazza non si scompose, procedendo lungo la fila, anche se l’angolo destro delle sue labbra si era contratto verso il basso.

Subito dietro a Dominique, sedeva da sola una Corvonero di nome Jackie Finigann. Quando Grace le si avvicinò, fu rapida a posare la mano sulla sedia che aveva vicino. “È occupato.”

La stessa scena si ripeté altre due volte.

Infine, Grace si accostò al banco di James, in fondo all’aula, il più lontano dalla porta. Il ragazzo la guardò, scorgendo nei suoi occhi uno sguardo quasi implorante. Lui le sorrise, incredulo di fronte a tanta fortuna, prima di scostare l’altra sedia dal banco, facendole segno di sedersi. Lei ricambiò con un’occhiata densa di gratitudine, prima di accomodarsi al suo fianco con aria sollevata.

“Grazie.” Fu appena un mormorio, ma le orecchie di James non ebbero difficoltà a coglierlo.

Dovette ingoiare un po’ di saliva prima di rispondere.

“Non c’è di che.” Riprese a girare il mestolo nella pozione, continuando a sbirciare con la coda dell’occhio nella sua direzione.

Trascorsero parecchi istanti in silenzio, mentre Grace tirava fuori dalla borsa il necessario per la lezione. “Non sono molto brava in Pozioni.” La udì borbottare.

James deglutì. “Io sì,” rispose senza pensarci.

La sua espressione si fece vagamente divertita. “Sei modesto, James Potter,” commentò in tono ironico.

Nell’udirla pronunciare il suo nome, sussultò. “Ti ricordi di me?”

Parve sorpresa. La vide aggrottare le sopracciglia. “Perché non dovrei?”

Scrollò le spalle, lievemente imbarazzato. “Non sono uno che si fa notare.”

Lei fece una smorfia. “Siamo stati compagni di Casa per cinque anni. È normale che io ricordi chi sei. Così come tu ti ricordi di me.” Dalle sue labbra sfuggì un sospiro lieve. James si chiese a cosa stesse pensando: probabilmente al fatto che chiunque se lo sarebbe ricordato, considerata tutta la pubblicità che Gossip Witch aveva fatto del suo ritorno.

 “Mi sarei ricordato di te comunque,” gli sfuggì prima che potesse trattenersi.

Grace si limitò a scrutarlo in silenzio, con in volto un’espressione sorpresa, gli occhi leggermente sgranati.

Per interrompere quell’imbarazzante momento di sospensione, James accennò con il capo a Dominique e alle sue stupide amiche. “Non sono state particolarmente carine con te,” mormorò.

Lei abbassò gli occhi, stringendo leggermente le labbra, in un’espressione a metà tra la rabbia e lo sconforto. “Già.” Sussurrò di rimando. “Non sembrano felici del mio ritorno.”

Lui deglutì, indeciso su come rispondere. Avrebbe voluto dirle di stare tranquilla, che come al solito Dominique era solo una perfida invidiosa, che si comportava così solo perché non sopportava che Grace attirasse l'attenzione più di lei, ma...

“Non farci troppo caso,” le consigliò semplicemente, perché non gli piaceva parlar male delle persone – fossero anche persone come sua cugina Dominique o quell'arrogante di Jacob Greengrass. “Una volta che si saranno abituate alla cosa si comporteranno meglio.

“Non ne sarei così sicura,” fece Grace amaramente.

Nel frattempo, avevano cominciato a lavorare sulla pozione, che ribolliva dolcemente nel calderone. James dosò la quantità necessaria di pus di bubotubero, e la versò lentamente mentre Grace mescolava con una stecca di cristallo in senso antiorario, con una smorfia vagamente perplessa sul volto. Il decotto assunse la delicata sfumatura color pesca che era descritta come l’ideale stato intermedio, ma la consistenza diventava troppo vischiosa: c'era qualcosa di sbagliato nel modo in cui la ragazza girava la pozione. Il ragazze tagliuzzò dell’erba fondente e la gettò nel calderone, indeciso sul da farsi. La pozione si scurì, diventando di un viola intenso, proprio come James si aspettava. Grace continuò a girare in senso antiorario.

“Okay, adesso abbiamo praticamente finito,” le disse lui. “Bisogna solo continuare a girare finché non diventa nera. Se vuoi ti do il cambio…”

“Non c’è problema,” fece la ragazza, in tono vagamente più allegro. “Posso continuare a mescolare io.”

James decise di lasciarla fare, ben consapevole di star dicendo addio al solito Eccezionale. Se resteremo seduti vicini per tutto l'anno dovrò pensare ad una soluzione... La sola idea di restare seduto accanto a lei per tutti quei mesi ben quattro ore a settimana lo confondeva. “Allora, ehm… dunque. Dopo c’è Trasfigurazione, la fai anche tu?”

“Oh, sì… è la mia materia preferita!”

“Perfetto, allora potrei... Insomma, accompagnarti. Potrei accompagnarti.” Le propose impacciato: non avrebbe chiesto altro che potersi sotterrare. “Forse è meglio che tu non ti faccia vedere da sola da quelle Banshee…” fece nuovamente segno a Dominique e le sue amiche.

Grace scoppiò a ridere.

“Beh, accetto volentieri l’offerta, allora!”

James la guardò. Le guance arrossate dal calore del calderone, quei capelli splendenti e arruffati, la cravatta della divisa allentata… Sembrava quasi troppo bella per essere vera. Temeva che da un momento all’altro si sarebbe svegliato, scoprendo che si era trattato solamente di un sogno. Aveva intrattenuto una conversazione cordiale con Grace Zabini, e l’avrebbe accompagnata alla lezione successiva. Sì, doveva decisamente essere un sogno.


 



 

Salve a tutti! So perfettamente che in teoria dovrei dedicarmi alla mia long fic, ma questa idea mi balenava in mente -prepotente e arrogante- da troppo tempo, ed è uscita fuori tutta insieme. Nella mia idea, Gossip Witch non dovrebbe superare i tre capitoli. Si tratta, come quasi tutti avrete capito benissimo, di una sorta di remake di Gossip Girl in chiave potteriana. Se avete letto questo capitolo, non c'è bisogno di ulteriori spiegazioni. Spero che l'idea sembri buona anche a voi, e che sia di vostro gradimento il modo in cui ho iniziato a svilupparla. So che molti di voi proveranno un moto di rabbia nel leggere come descrivo certi personaggi, e personalmente anche io ho sofferto parecchio nel descrivere Lily come "una stronzetta arrivista con scarse speranze di redenzione". Un'ultima cosa! La Pozione del Ghiaccio non l'ho inventata io: è quella che Harry beve ne "Harry Potter e la Pietra Filosofale" per riuscire ad attraversare il fuoco magico dietro al quale lo attende Raptor. Il procedimento per farla l'ho inventato di sana pianta.

Spero che vi sia piaciuta. Lo spero con tutto il mio cuore.

Baci e abbracci, Daphne S.



 

   
 
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