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Autore: KikiWhiteFly    21/06/2011    10 recensioni
[Shika/Ino - One shot]
«Mi chiedi perché, Nara? Perché... certe cose non si possono spiegare, si sentono e basta. Perché voglio aiutare gli altri, certo, perché vorrei non dover contare sempre sugli altri. Perché vorrei dimostrare di poter arrivare fin dove voglio. Perché vorrei che la gente vedesse in me un sogno, non un'illusione. Se capisci cosa intendo, Nara.»
E Shikamaru l'aveva capita, davvero; si riferiva ai suoi genitori, a conti fatti, nonché ai suoi amici. Non aveva mai dubitato dell'intelligenza di Ino, eppure non aveva mai scavato così a fondo nella sua anima come quella serata di mezza estate.
«Ti invidio.»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Notte prima degli esami










I.






Lo aveva giurato a se stessa all'inizio dell'anno scolastico ma aveva vanificato le sue promesse pochi mesi dopo l'inizio: era stata davvero un'ingenua se pensava di potersi impegnare solo da Maggio in poi.

Ino Yamanaka se ne stava a capo chino sui libri, alternando momenti di massimo impegno a picchi di insofferenza e scoraggiamento; erano circa un paio d'ore che tentava di memorizzare le informazioni principali e, tuttavia, troppi pensieri affollavano la sua mente.



Afferrò l'evidenziatore per l'ennesima volta, promettendo a se stessa di concentrarsi per almeno un quarto d'ora; impresa impossibile, dal momento che il suo cellulare squillò proprio nel momento meno opportuno.

Un banalissimo messaggio, che avrebbe potuto ignorare o persino cancellare: un semplicissimo invito da parte dell'Haruno ed il resto dell'allegra combriccola a passare una serata in compagnia, solo qualche ora di studio in meno.

Beh, l'alternativa era allettante... in fondo, si trattava solo di svagarsi un po'.

Ino fissò per un istante la pila di libri sopra la scrivania – sembrava quasi che la volessero minacciare, le mettevano una certa soggezione –, poi si guardò allo specchio e si promise che un quarto d'ora le sarebbe bastato per assumere nuovamente sembianze umane.

«Oh, al diavolo!», borbottò tra sé e sé, con l'intenzione di sgattaiolare per un paio d'ore fuori casa.











II.







«Non mi dire, Yamanaka, hai già concluso?»

Kiba Inuzuka la fissò per un buon minuto dall'alto in basso, sfoggiando un sorrisetto sghembo ed alquanto irritante.

«Curioso da dire, da colui che non sarà neppure ammesso.»

Gli sottrasse il bicchiere di birra, trangugiandone avidamente il contenuto e porgendoglielo di nuovo a metà. Ben gli stava, così imparava a formulare quei commenti idioti.

Ino si sentì d'un tratto carica, frizzante; in fondo, esser uscita a prendere una boccata d'aria fresca non si era rivelata un'idea tanto malvagia... se non altro sino all'indomani mattina, quando – quasi sicuramente – i suoi genitori si sarebbero accorti del terribile misfatto.

Ad ogni modo, la notte era ancora lunga ed Ino aveva intenzione di godersela appieno.

Così, si sedette accanto a quel burbero genio di Nara, indifferente a tutto tranne al suo pacchetto di sigarette.

«Non hai nemmeno cominciato.»

«Mh?»

«A studiare, dico.»

Shikamaru Nara era irritante quanto ammirevole, riusciva a capire le persone accanto a lui con una sola occhiata.

«Taci, Nara.»

Gli ordinò con fare ammonitorio; poi, chiamò con un gesto della mano il barman dall'altra parte del bancone ed ordinò un drink.

«Come vuoi. Non sono affari miei.»

Borbottò, rigirandosi l'accendino tra le mani.

Ino lo odiava quando faceva così, anche se lo conosceva da moltissimi anni: ancor prima che potessero condividere i primi ricordi sapevano già di aver instaurato un legame.

I loro genitori si conoscevano da anni, andava da sé che fra di loro si stabilisse una certa alchimia... Ed Ino non era ancora sicura di aver compreso del tutto Shikamaru, pur tuttavia non poteva negare di leggergli dentro, spesso, rispetto ad altri.

«E se vuoi saperlo, Nara, mi sto impegnando!»

Alzò il bicchiere in alto, come a voler brindare.

«Da quando, tre giorni?»

«Due!», mormorò entusiasta, accorgendosi solo poco dopo di aver parlato a vanvera.

Lo disse così forte che la maggior parte dei loro compagni di classe rise a ruota libera, chi un po' brillo, chi un po' ubriaco – era il caso dell'Inuzuka, che se ne stava già da parecchie ore nel locale –, chi semplicemente prendeva quell'esame come una delle tante prove della vita.

«Sai una cosa, Nara?», attirò la sua attenzione per un momento nel caos generale, «Io... Io diventerò un medico!»

E, per una volta, aveva parlato seriamente.






III.







Il giorno dopo si alzò con un gran mal di testa, le sue tempie pulsavano in maniera davvero insistente.

«Oh, ti sei svegliata!»

Il sorriso di Sakura splendeva, Ino si sentì quasi abbagliata. Ma, ora che si guardava meglio attorno, si accorse di essere proprio a casa di Sakura: d'un tratto fletté il busto in avanti, pensando davvero di dover ricevere una sentenza di morte da parte dei suoi genitori da un momento all'altro.

«Tranquilla, ho già telefonato ai tuoi. Ho detto loro che per oggi avremmo studiato insieme e che ci eravamo messe d'accordo ieri.»

Ino respirò liberamente, per un momento aveva temuto il peggio; prese il bicchiere e l'analgesico sopra il comodino – quella ragazza pensava proprio a tutto, Ino non se lo sapeva spiegare razionalmente –, poi bevve tutto d'un sorso.

«Grazie.»

Mormorò, non sapendo cos'altro aggiungere.

Sakura era proprio il tipo di figlia che tutti i genitori avrebbero voluto: nulla da replicare in quanto a condotta, nonché per merito e men che meno per la partecipazione a scuola.

Beh, Ino aveva spesso invidiato il modo in cui Sakura si calava in ogni situazione dando il meglio di se stessa; lei sì che poteva aspirare a ciò che voleva, altro che il suo stupido sogno di diventare un medico.

Sicuramente, Shikamaru l'aveva bellamente ignorata – figurarsi se il genio poteva prenderla sul serio, la considerava troppo inferiore anche solo per ostacolarlo.

«Okay, preparati. Ci aspetta un intenso pomeriggio di studio con gli altri... E mettiti qualcosa di mio.»

Oh, fantastico.

Sperava di coprirsi di vergogna per i prossimi due giorni, invece sarebbe stata costretta a vederlo tra qualche minuto.






IV.






Una palla di carta fatta di giornale, qualche stuzzichino sul tavolo, birre ed altre bevande simili a portata di mano ed una grande caffettiera al centro del tavolo... “Il manuale perfetto per il maturando”, che titolo calzante.

In quel momento se ne stavano comodamente stravaccati sui divani in pelle della prestigiosa famiglia Hyuga, ad interrogarsi l'un l'altro.

«Prima guerra mondiale.»

«1914-1918.»

«Seconda guerra mondiale.»

«Mh... 1939-1945.»

«E...?»

Sakura la stava spremendo da circa un quarto d'ora, se dovevano interrogarsi a vicenda non capiva perché dovesse toccare sempre a lei.

«Mi spieghi per quale motivo mi sembra una congiura contro di me?»

Shikamaru ghignò, Ino gli lanciò un'occhiata torva.

Hinata cercò di calmare i bollenti spiriti, dall'espressione vagamente irritata di Sakura aveva già intuito che avrebbe detto una battuta infelice.

«Che ne dite di fare una pausa?»

Propose Naruto, osservando i salatini con espressione compiaciuta. Sasuke, che fino ad allora aveva sfogliato svogliatamente il libro, lo appoggiò per la prima volta nella sua vita.

«Ragazzi, ehi!»

Sakura sperava almeno nell'appoggio di Shikamaru ma anche quest'ultimo sembrava essere allo stremo delle forze; d'altro canto, era quasi serata inoltrata ed avevano ripassato tutto il giorno.

«Dittatrice.»

Borbottò l'Uchiha, deviando lo sguardo della ragazza ma lanciandole accuse alquanto pesanti – d'altronde, la loro relazione (se così poteva chiamarsi, visto che aveva avuto a che fare con un'automa per ben sei mesi) si era conclusa da poco, evitavano l'uno la presenza dell'altro.

Ino stiracchiò le braccia in alto, poi sentì il cellulare vibrarle per l'ennesima volta.

«Io vi saluto, devo andare.»

Mormorò a voce bassa, presa improvvisamente dallo sgomento.

«Ino!»

«Sì, sì... studierò!»

Aveva imparato la lezione, con tutte le prediche e gli ammonimenti dell'Haruno ormai evitare lo studio le sarebbe risultato alquanto impossibile.

«Shika, la accompagni? È tardi.»

Sakura guardò verso l'orologio, erano le otto passate e le strade molto meno sicure rispetto al pomeriggio.

Incredibilmente, il ragazzo non trovò nulla da obbiettare: grugnì qualcosa di incomprensibile, poi si alzò ed andò a cercare la Yamanaka.



«Non ho bisogno della balia, Nara.»

Lo ammonì lei, superando il suo passo; Shikamaru, tuttavia, decise di seguirla a debita distanza e per qualche minuto procedettero ambedue in religioso silenzio.

Sino ad allora, il ragazzo non aveva fatto parola circa la prestigiosa idea che aveva avuto; il terrore di Ino era quello che d'un tratto potesse tirar fuori l'argomento ed umiliarla – conoscendolo, ci sarebbe riuscito con poche, algide e cruciali parole.

«Perché, Yamanaka?»

Ecco, lo immaginava.

«I tuoi hanno un'attività già avviata... e potresti fare mille altre cose. Perché proprio il medico?»

Ino fece un mezzo giro, il tempo di voltarsi verso Shikamaru – il quale, senza alcun ritegno, le aveva già sputato addosso delle sentenze – e sorridergli, inclinando il capo di lato.

«Mi chiedi perché, Nara? Perché... certe cose non si possono spiegare, si sentono e basta. Perché voglio aiutare gli altri, certo, perché vorrei non dover contare sempre sugli altri. Perché vorrei dimostrare di poter arrivare fin dove voglio. Perché vorrei che la gente vedesse in me un sogno, non un'illusione. Se capisci cosa intendo, Nara.»

E Shikamaru l'aveva capita, davvero; si riferiva ai suoi genitori, a conti fatti, nonché ai suoi amici. Non aveva mai dubitato dell'intelligenza di Ino, eppure non aveva mai scavato così a fondo nella sua anima come quella serata di mezza estate.

«Ti invidio.»

Grugnì infine, cacciando le mani dalle tasche; Ino sgranò gli occhi, non pensava di aver udito bene.

«C-Come?»

«Tu avrai il coraggio di diventare un sogno, Yamanaka. Io sarò la copia del sogno di me stesso.»

Ed in quelle parole, seppur tanto aspre, Ino seppe cogliere l'infinito silenzio; sì, quel genere di silenzio che sapeva dire più di mille parole, in grado di essere colto solo da alcune anime degne di ascoltarlo.

Quella sera Ino se ne stette in silenzio, per una volta non trovò nulla da ribadire, stringendo le braccia al torace di Shikamaru, per un lasso di tempo che parve infinito.

Lui non la respinse, lei lo strinse ancora di più a sé.






V.








«Allora, com'è andata?»

Le domandò Sakura, più eccitata di lei; Ino si sistemò una ciocca di capelli, respirò a fondo e non le sembrò neppure vero ciò che stava per dire: «Ottanta.»

Beh, considerando che le era andata di lusso agli esami di ammissione, quello si poteva dire un ottimo risultato. Perlomeno, quanto bastava per riacquistare la fiducia in se stessa e superare i successivi test di ammissione.

«Davvero? Grandissima, Ino!»

Sakura l'abbracciò festosamente, tanto da farla barcollare per un attimo; in verità, non le aveva ancora detto nulla del suo “sogno”, almeno non ufficialmente.

Temeva l'opinione dell'Haruno, probabilmente era un suo problema.

Si era abituata così tanto ad essere giudicata, che adesso persino rivelarle il suo futuro la metteva in soggezione; l'unico che, sino ad allora, sapeva la verità era Shikamaru... e non se ne andava certo in giro a sbandierarlo ai quattro venti, l'eloquenza non era una virtù che gli apparteneva.

Shikamaru, a proposito, se ne era uscito con un settanta: eppure la sera prima il ragazzo ne sapeva più di lei, aveva persino iniziato a spiegarle la seconda guerra mondiale fin dalle origini.

Alla fine, però, Ino l'aveva capito: Shikamaru aveva preso di proposito quel voto; nonostante la media a dir poco eccezionale, per una volta aveva voluto essere meno all'altezza di se stesso, per una volta aveva fatto qualcosa per sé.

Ed era un discorso difficile da capire, perlomeno a primo acchito; a volte, la necessità di essere ciò che gli altri si aspettavano, portava conseguenzialmente ad essere infelici con se stessi. Altre volte, invece, essere ciò che gli altri non si sarebbero mai aspettati, rendeva se stessi un po' più felici.

Era un discorso senza filo e logica, ad orecchi estranei, pur tuttavia essenziale per comprendere i motivi che spingevano l'una e l'altra parte ad impegnarsi in modo diverso.



Impegnati ad essere felice con te stesso, Shikamaru...”



Quello era stato il messaggio che gli aveva inviato poco prima che fosse interrogato, né più né meno di un suggerimento.






VI.








Poi era arrivato il giorno di un altro esame, indi un altro verdetto.

L'intrepida Ino Yamanaka non era stata degna della sua fama, quel giorno: aveva dovuto andarci accompagnata da Shikamaru, da sola si sentiva insicura.

Ecco, per quanto talvolta si presentasse in modo sfrontato, Ino dentro di sé si sentiva terribilmente fragile. Solo quando era insieme a Shikamaru, poteva mostrare quel lato del suo carattere il più delle volte oscuro; voleva rinnegare la propria sensibilità, persino a se stessa, eppure al ragazzo non sfuggiva proprio nulla di lei.


«Hai intenzione di restarmi appiccicata ancora per molto?»

Borbottò bisbeticamente, con l'intenzione di scrollarsi quella seccatura di dosso.

Ino, infatti, se ne stava con il volto affondato nel giubbotto del ragazzo e, a primo acchito, quell'atteggiamento poteva sembrare equivoco.

«Non far finta che ti dispiaccia, Nara!»

Lo punzecchiò lei, spavalda.

«Yamanaka, questo non si chiama essere amici...», prese le distanze, il tempo di non sentirla più alitare tra le sue braccia, «... E voltati.»

In quel momento, Ino non sapeva cosa la intimorisse di più: il fatto che per Shikamaru il loro rapporto era esclusivamente basato sull'amicizia – un'altra delusione, solo l'ennesima di una lunga lista; senza volerlo, Ino Yamanaka possedeva lo straordinario intuito di invaghirsi sempre dei ragazzi sbagliati – oppure il fatto che il suo destino sarebbe stato deciso da un tabellone.

Nero su bianco, così semplice. Eppure, così decisivo.



Quando Ino staccò gli occhi dal cartellone, se li stropicciò per ben due volte: non poteva crederci, non poteva assolutamente immaginare che una parola così semplice arrivasse a significare tanto per lei.

«Nara, vedi quello che vedo io?»

Gli indicò un punto ben preciso, la bocca ancora sospesa a mezz'aria.

«Ce l'hai fatta, Yamanaka...», mormorò lui, con un tono che non gli aveva mai sentito.

Ed Ino voleva saltare, gioire, urlare, probabilmente anche fiondarsi nell'ateneo e farsi ricordare a vita ma non fece nulla di queste cose; no, Ino se ne stette con la bocca ancora spalancata, le ginocchia molleggianti e gli occhi straniati, a fissare il giubbotto di Shikamaru.

Ecco perché si sentì cedere veramente quando le labbra di Shikamaru incontrarono le sue: un bacio breve, poco insistente, quanto bastava per farle chiudere la bocca e scatenarle l'assoluto disordine dentro... scombussolarle il cuore, in poche parole.

«Non mi piaceva vederti a becco aperto.»

Si giustificò lui, quasi a ripulirsi le labbra da una colpa.

«Nara, questo non si chiama essere amici.»

Lo beffeggiò, cogliendolo per un attimo di sorpresa; Ino ne approfittò, lo imitò una seconda volta e balzò sulle sue labbra il tempo di un soffio.

Il tempo di sentirlo davvero, un soffio, quello che bloccava le arterie e non lasciava neppure respirare.

«E neppure a me piace vederti a becco aperto, per inciso.»

Ino ridacchiò, Shikamaru si limitò ad annuire tacitamente.

«In via eccezionale sono d'accordo, seccatura




















Pensavate che me ne fossi andata via... ed invece ci sono ancora. Cioè, rare volte, però per lo ShikaIno torno più che volentieri. Non riesco a rinunciarvi, nulla da fare <3.

E potevo lasciarmi scappare questa occasione?

No, no di certo :).

A tutti i maturandi come me, che da domani si sentiranno più vicino al futuro :).

Come avrete letto, la fiction è una semplicissima AU... sebbene il genere “liceale” non sia tra i miei preferiti, ho fatto uno strappo alla regola. E, ovviamente, ho messo lo ShikaIno <3 (ed Ino mi rappresenta incredibilmente, ecco perché ho puntato tanto sulla sua introspezione).

Beh, maturandi e non, io scappo che domani la sveglia è presto XD.


Un bacio,


Kiki.



   
 
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