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Autore: Gloom    22/06/2011    2 recensioni
Un Natale, una famiglia, una matriarca.
Anni che passano... bastardi come nessuno sarebbe mai capace di essere.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Natale.
Dal tetto spiovente pendono due ghirlande rosse, i capelli d'angelo fluttuano ogni volta che qualche adulto passa loro vicino e io non arriverò mai a toccarli. G. invece, che è più alto di me di tutta la testa, se salta riesce a sfiorarli. Se ne va vantando con tutti gli altri cugini, e loro ci provano ad imitarlo... ma nessuno ci riesce, e tutti siamo immusoniti per cinque minuti pieni.
 Da nonna sono venuti un sacco di parenti, sono tutti seduti a tavola: ci sono mamma e papà, le zie, gli zii acquisiti e tutti (ma proprio tutti) i cugini.
Siamo talmente tanti che nonna ha apparecchiato in sala da pranzo, sul tavolo ovale che non viene usato mai, ma stavolta l'ha addirittura allungato.
Noi bambini invece siamo stati relegati al tavolino della cucina, perché anche se il tavolo è allungato noi siamo ancora tantissimi.
Non ci dispiace avere un tavolo tutto per noi: è rotondo, affinchè nessuno capiti all'angolo, e ha una sola gamba al centro, così nessuno starà con le ginocchia scomode -la nonna lo comprò apposta così-; e poi possiamo rubarci le patatine a vicenda e fare casino senza che gli adulti ci rompano le scatole. Solo un paio di volte papà ci intima di abbassare la voce, ma tanto in capo a tre minuti siamo punto e da capo, anche se con qualche patatina in meno nel piatto.
 E' un pranzo inifinito, quello di oggi; sembra che ogni zia abbia portato qualcosa da mangiare... e, siccome tutte hanno imparato a cucinare da nonna, ogni portata è più deliziosa dell'altra.
D. è scoppiato a piangere perché dice di aver avuto meno tortellini di noi. Nonna lo liquida con un "non è vero" e noi le diamo man forte, ma lui resta convinto di essere vittima di un'ingiustizia. Esasperati, ognuno di noi comincia allora a contare quanti tortellini ci siano nel proprio piatto, per dimostrare che abbiamo ragione. Alla fine ci stufiamo e ci scofaniamo tutti i tortellini... D. in realtà ne aveva avuti davvero meno di noi, ma tanto ci è rimasto fregato lui.
Gli adulti conversano all'altro tavolo. Il loro è un mormorio indistinto: a volte risalta la voce corrosa dal fumo ora di papà, ora di qualche zia. Altre invece il chiacchiericcio si affievolisce sempre di più fino a spegnersi, e l'effetto è quantomai buffo; come se la conversazione si consumasse fino ad appassire. Poi però qualcuno riprende con un altro discorso, e tutti si rianimano.
 E' un pranzo infinito, quello di oggi, ma siamo già arrivati ai mandarini! Ce ne sono ceste intere... le cugine grandi si sono accoccolate vicino al camino, lanciano le bucce dei mandarini tra le fiamme e chiacchierano di... di cosa parleranno mai? Mistero. Sono tutte molto belle, come le ragazze che si vedono in televisione. A volte mi domando come mai non ci vadano davvero, ma a loro non lo chiederei mai.
Sono ragazze ormai, abbastanza grandi per non mischiarsi più tra i nostri giochi; sembrano trovare più divertente chiacchierare davanti al camino, piuttosto che venire a guardarsi le videocassette con noi. Valle a capire! Un po' mi mettono in soggezione: io sono come loro, sono una femmina...
Ma sono piccola. Il mio posto non è tra loro, ma tra i maschi, che hanno la mia età... l'unica cosa sicura, è che con la bambola che ho trovato stamattina sotto l'albero non giocherebbero né loro, perché pur essendo femmine sono grandi, né gli altri cugini, perché pur essendo piccoli sono maschi.
Allora sapete che vi dico? Me ne vado a guardare la videocassetta con i maschi, e voi statevi pure a divertire davanti a quello stupido camino...
 E' un pranzo infinito, quello di oggi: dalle finestre che seguono l'andamento spiovente del tetto si vede la notte, ma saranno appena passate le cinque del pomeriggio. I lampadari della nonna sono tutti accesi: illuminano l'ambiente di luce calda e danno alle pareti quel colore giallognolo che fa sembrare la casa una fotografia sgranata.
Alcuni degli adulti si sono alzati da tavola, lasciando diversi posti vuoti. La conversazione non si è spenta un attimo e la tavola è ancora coperta dalla tovaglia rossa; è stata sgomberata dai piatti, ma nel mezzo c'è ancora il centrotavola di rame con la stella di Natale e una candela accesa e consumata per metà, briciole di pane e bucce di mandarino sparpagliate qua e là, una macchiolina tonda di vino dov'era seduto papà.
 E' il momento giusto: c'è un po' di tramestio, prima che tutti abbiano trovato il proprio posto nella foto. Gli adulti in piedi, i cugini grandi in ginocchio, noi bambini seduti. Al centro, come una vera matriarca, c'è la nonna felice come mai: tutto quello per cui ha lottato per una vita è attorno a lei.
 
 Il pranzo è finito.
Dal tetto spiovente non pende più nessuna ghirlanda, le sedie di velluto blu su cui gli adulti sedevano sono ora piene di acari e polvere.
Il camino è spento da anni e nessuno potrà mai riaccenderlo, mentre il tavolo ovale giace in un box di alluminio, insieme alle poltrone su cui le cugine mangiavano i mandarini e al tavolino della cucina dove facevano sedere noi bambini.
I lampadari sono pieni di polvere e le piante sono appassite da anni, ma nessuno le ha buttate.
E' estate ora, ma lì dentro fa comunque freddo: da parecchi mesi il riscaldamento è fuori uso, i tubi sono consunti e i termosifoni secchi. La luce che entra dalle finestre è bianca e gelida e le pareti non sentono una conversazione da anni.
 Ne è passato di tempo, da quel Natale... ne sono passati di anni, ne sono passati di litigi; se ne stavano preparando di catastrofi.
La casa si è sbriciolata; i bambini sono diventati ragazzi, i ragazzi sono diventati adulti, gli adulti sono diventati vecchi e la nonna è morta.
 Tutto quello che rimane è una fotografia, con una scritta dietro.
 Ma quello che c'è scritto non ve lo dico.

Non so perché ho scritto questa one-shot. Ricordi, chissà... l'unica cosa certa è che il tempo è passato davvero.
Bastardo.
 Per inciso: le patatine continuiamo a fregarcele l'un l'altro dai rispettiva piatti, ma fortunatamente a contare i tortellini abbiamo smesso.
Fatemi sapere cosa ne pensate... tenendo presente che l'atmosfera che dico io non la sono riuscita a ricreare. Altrimenti avrei risolto tutti i miei problemi, che dite?


  
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