POV WATSON
Quando mi svegliai quella mattina della primavera 1894 rimasi sdraiato per circa dieci minuti nel letto perso nei miei pensieri. il mio primo pensiero fu, il dispiacere per la dipartita del mio amico Sherlock Holmes da questo mondo. Il secondo fu per dire addio a mia moglie, morta anche lei. Ed infine mi persi nel ricordo di come, grazie al mio amico Holmes avevo incontrato la mia dolce moglie Mary. Come nella curiosa avventura de “il segno dei quattro” le nostre tre vite si erano incrociate. Ed ora ero rimasto di nuovo da solo in quella casa. Piangersi addosso era pressoché inutile per cui mi alzai e trovai in sala da pranzo la mia colazione già pronta ed il mio giornale ad aspettarmi.
Aprendo il giornale cercai automaticamente degli aggiornamenti sulla tragica fine di Ronald Adair, gli anni passati con Holmes mi fecero venir voglia di provare a risolvere il mistero da me, ma come previsto non feci alcun passo avanti.
Fui occupato a lavorare fino al tardo pomeriggio quando decisi di fare una passeggiata, la quale mi condusse direttamente al 427 di Park Lane, luogo in cui era già radunato un numero esponenziale di sfaccendati e perditempo nonché quello che sospettavo essere un ispettore in borghese. Senza accorgermene finii per urtare un vecchio deforme che era alle mie spalle e teneva in mano una montagna di libri più o meno sconosciuti. I libri caddero tutti sul marciapiede, e per tentare di scusarmi li raccolsi, così facendo notai il titolo di uno di essi “Origine del culto degli alberi”. Purtroppo temo che per il loro proprietario quei libri più o meno sconosciuti, nonché parecchio bizzarri, avevano un enorme valore per cui se ne andò stizzito senza dirmi nulla.
Dopo aver osservato per bene la casa me ne tornai nel mio studio. Circa cinque minuti dopo essermi seduto alla mia scrivania mi venne annunciato un visitatore, e dio solo sa quale fu la mia sorpresa vedendo il vecchio a cui avevo fatto cadere i libri.
<lei sembra sorpreso di vedermi signore > mi disse quel vecchio, certo che lo ero!
Si scusò per essersi comportato maleducatamente nell'episodio relativo ai libri, gli spiegai che non ve ne era alcun bisogno. Dopo una breve conversazione riuscì a distrarmi facendomi girare per guardare uno spazio vuoto sulla libreria. Quando mi rigirai mi trovai davanti l'oramai deceduto (o almeno così credevo) Sherlock Holmes. A quanto dice lui a questo punto svenni, fu la prima ed ultima volta in vita mia. Nella nebbia che mi avvolse poco prima di svenire l'ultima cosa che vidi fu il magro e sorpreso viso di Holmes, lo svenimento portò con se stranissime immagini, mia moglie e Holmes che mi salutavano e svanivano lentamente avvolti dalla nebbia, poco dopo però da quella nebbia ne usciva il mio amico... proprio come nella vita anche nel sogno mi venivano entrambi tolti però Sherlock tornava da me. Mary non sarebbe tornata, l'avevo vista morire. Ma adesso non ero più solo. Adesso avevo di nuovo accanto Sherlock Holmes e sentivo la felicità inondarmi il cuore come non mi accadeva da quel giorno sulle cascate Reichenbach. Quando mi ridestai mi ritrovai con il colletto slacciato e con la sensazione che qualcuno, probabilmente Holmes, mi avesse versato del brandy in bocca.
Quello è un giorno che rammenterò per sempre perché quello che avevo desiderato per tantissimo tempo: rivedere il migliore amico che avessi al mondo, si era avverato e non avrei potuto provare felicità più grande.
POV HOLMES
Quando mi svegliai quella mattina della primavera 1894 il mio primo pensiero fu quanto mi mancasse il mio amico John Watson che aveva pazientemente documentato le mie avventure nel tempo. Il mio secondo pensiero fu che quello sarebbe stato il giorno del mio ritorno a Londra, giorno in cui avrei sconfitto il colonnello Sebastian Moran, quell'idiota non poteva offrirmi pretesto migliore dell'omicidio Adair. La prima cosa da fare era prendere il manichino che Monsieur Oscar Meunier aveva fatto per me e partire per tornare finalmente a casa. Una volta sceso dal treno alla stazione di Londra l'unica cosa che volevo fare era vedere il mio caro Watson. Nei suoi confronti mi sentivo terribilmente in colpa, malgrado io non sia tipo da lasciarmi andare ai sentimentalismi, l'avevo abbandonato per tre anni, anni in cui aveva subito ben due lutti:il mio e quello di sua moglie. In oltre, anche se solo per necessità, avevo fatto sapere a Mycroft che ero scampato alla morte e avevo lasciato lui a piangere sulla mia tomba. Non era comunque il caso di piangersi addosso, prima di rivedere il mio carissimo Watson dovevo sistemare la mia “trappola” per Moran. Così mi diressi in carrozza al 221b di Baker Street. Suonai al campanello e venne ad aprirmi la signora Hudson, la quale cadde a terra e per poco non le venne un infarto, immagino sia normale dato che si era appena trovata davanti una persona che credeva morta. La aiutai a rialzarsi e a stendersi sul divano, le prime parole che disse non appena ne ebbe la forza furono
Uscii di casa e mi diressi verso i quartieri poveri della città in una traversa trovai il mio luogotenente.
***Angoletto dell'autrice***
Appare ovvio che sia la prima parte di “l'avventura della casa vuota” vista prima da Watson e poi da Holmes. Umm... bé via con le note!
1 Avrete notato che il POV HOLMES è più lungo del POV WATSON l'unico motivo è che la stessa avventura è scritta dal dottore quindi mi sembrava giusto dare un po' più di spazio a Holmes.
2 le frasi scritte in corsivo provengono direttamente dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle.
3 mi dispiace aver leggermente plagiato qualcosa dal mirabile Conan Doyle ma mi sembrava giusto riprendere un po' del punto di vista del dottore addentrandoci nei sentimenti.
In mancanza di altro da dire vi lascio con queste poche note... un grazie generale a chi leggerà ed a chi recensirà
4 mi sono accorta che pubblicando la storia alcuni pezzi si erano auto-cancellati... per cui ho modificato nella speranza che per una volta questo coso riesca a fare come gli dico io e non come pare a lui
5 nel malaugurato caso in cui continuino a saltare dei pezzi (stupido computer!) mi scuso vivamente... in ogni caso è il dialogo tra Holmes e Watson che avviene ne l'avventura della casa vuota dopo lo svenimento del dottore