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Autore: Robinki    22/06/2011    1 recensioni
Storia partecipante al "New Generation Contest", classificatasi quarta a pari merito.
Lysander e Lorcan Scamandro da poco maggiorenni e in vacanza a Venezia...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood, Rolf Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Storia parteciapante al “New Generation Contest” classificatasi quarta a pari merito. Il contest è stato indetto da LIVELYLily, ma le storie sono state giudicate da Tannie, che ringrazio infinitamente per la pazienza e per aver portato a termine il concorso!

In fondo il giudizio.



Autore: Robinki
Titolo: What goes around, comes around
Personaggio: Lysander Scamandro
Genere: Commedia
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Note dell'autore:(non obbligatorio) L'ho giusto riletta per capire cosa avessi inviato! È orrida ed è la prima fic con cui ho partecipato per un contest (aggiungerei che si vede!) Ovviamente la grande libertà d'immaginazione, ha fatto si che sbizzarrissi la mia fantasia! Spero lo stesso che ti piaccia!


What goes around, comes around



Correva, correva senza sosta. Ad ogni angolo girava disperato la testa per verificare se i suoi inseguitori gli stessero ancora alle calcagna. Gli occhi, di una singolare sfumatura blu pervinca, erano socchiusi, nel tentativo di impedire al vento di farli lacrimare, sferzandoli.

I capelli, sottili e lisci come aghi di pino,gli frustavano le tempie ad ogni falcata, agitandosi come se percepissero l’ansia del padrone.

Buttò un’occhiata oltre la sua spalla e li vide. Dannazione erano ancora lì! Riportò lo sguardo davanti a sé e capì che avrebbe avuto solo quell’occasione per farla franca. Aumentò il ritmo, preparandosi alla battuta finale: era quasi arrivato, piegò le ginocchia e spiccò il salto.


Una mano diafana penzolava dal letto. D’un tratto un riflesso scosse le dita. Contemporaneamente Lysander Scamandro si svegliò di soprassalto, il petto che si alzava e abbassava rapidamente.

Era solo un sogno!” pensò, abbandonandosi sui cuscini.

Il primo pensiero vagamente cosciente che gli attraversò la mente fu: “Mal di testa. Atroce.”

Si mosse lentamente, per metà coperto dal lenzuolo e solo in quel momento formulò il secondo pensiero confuso della giornata: sul suo braccio destro era posata una fanciulla, profondamente addormentata. Nuda.

I lunghi capelli corvini di lei gli ricoprivano buona parte del petto e del collo. Sbatté le palpebre confuso.

D’un tratto un caldo soffocante lo colse, le guance in fiamme.

Doveva alzarsi. Doveva scappare il più lontano possibile da quel letto.

Provò a sfilare con delicatezza il braccio incastrato sotto la schiena della sconosciuta nel suo letto. Niente. Forse avrebbe potuto amputarlo con un incantesimo. Dannazione a Lorcan! Sapeva benissimo che era astemio, perché si ostinava a sfidarlo in gare di bevuta?

Iniziava a diventare intollerante.

Si passò la mano sinistra tra i capelli, ravviandoli e quelli parvero catturare la luce della stanza, rilucendo per lunghi istanti di una piacevole tonalità, quasi fossero sottili fili d’oro.

In quel momento prese una dolorosa decisione. Tirò un respiro, tentando di rilassarsi il più possibile e infine strattonò il braccio bloccato, aspettandosi da un momento all’altro di dover essere partecipe del risveglio assolutamente più imbarazzante della sua vita.

Per puro miracolo, invece, la ragazza parve essere solo lievemente toccata da quel brusco movimento e grugnendo piano si rigirò su di un fianco, volgendogli le spalle.

Non riuscendo ancora a credere alla sua fortuna sfacciata, Lysander si abbassò sotto il letto cercando la sua bacchetta.

Si rialzò tenendola in pugno e guardò in giro per la stanza. Si trovava nella suite che lui e suo fratello avevano fittato per trascorrere una piacevole settimana a Venezia.

Si risolse per un giro della città in solitaria e si chiuse nel bagno, sperando che quando ne fosse uscito la ragazza si fosse già svegliata e avesse deciso di andarsene. O in alternativa che stesse ancora dormendo. Pensandoci avrebbe potuto schiantarla, tanto per essere sicuri. Scosse il capo a quel pensiero: ma era ammattito? Avrebbe dovuto annoverare tra i postumi da sbronza anche acuta stupidità.

Si lavò e vestì rapidamente e aprì di uno spiraglio la porta, sbirciando: non si era mossa di un centimetro, perfetto!

Corse in punta di piedi verso la porta, ma sulla soglia un russare sommesso lo richiamò indietro.

Si affacciò alla porta della camera di Lorcan e scoppiò a ridere silenziosamente. Suo fratello dormiva con le braccia e le gambe allungate in stile Mago Vitruviano e da ambo i lati due graziose rappresentati del sesso femminile gli si erano accoccolate contro.

Cercò d’immaginare le modalità con le quali si sarebbe districato da quel groviglio senza svegliarle e sbuffando divertito si avviò verso il corridoio, tirandosi dietro il più silenziosamente possibile la porta.

Fischiettando allegramente uscì dall’albergo, accompagnato dai profondi inchini dei dipendenti che gli auguravano di trascorrere una piacevole giornata.

Aveva cercato un abbigliamento che gli desse l’aria di un ricco rampollo in vacanza: i bermuda a quadrettini e la polo bianca dovevano sortire il loro effetto, assieme al suo viso appuntito. Ma le scarpe basse leggermente consumate che portava ai piedi gli davano il tocco di classe, a suo dire: “Distratta eleganza” pensò.

Si accorse in quel momento che il suo stomaco stava intrattenendo un’irritata conversazione e da come sbraitava doveva essere un bel po’ che richiedeva attenzioni.

Si infilò nel primo bar che vide. Si chiese vagamente se fosse eccessivamente lussuoso e, a giudicare dal tappeto di velluto rosso che ornava il pavimento e i tavolini in legno intarsiato con tanto di sedie imbottite, sembrava proprio di si.

Non era un problema, si disse, le tasche, tintinnanti ad ogni passo, colme di soldi.

Si sedette ad un tavolino libero che dava sulla distesa d’acqua e osservò l’andirivieni di gondole e barche che popolava quella città. Aveva un non so che di rilassante. Gli era sempre piaciuta l’Italia e Venezia non aveva deluso le sue aspettative.

Consultò il menù, scegliendo un bel Bombolone alla crema e un Cappuccino.

Non sapeva assolutamente cosa fosse un Cappuccino, ma a lui piaceva rischiare.

Una volta terminato quel connubio perfetto di latte e caffè si disse che era valsa la pena di arrischiarsi a tanto e si accinse a tirare fuori il denaro per pagare la modica cifra di 25€.

La cameriera sorrideva radiosa, lanciandogli occhiate di apprezzamento, mentre lui scavava nelle tasche, neanche avessero subito l’incantesimo estensibile irriconoscibile.

Gli occhi del ragazzo si velarono di panico. Una leggera patina di sudore freddo gli imperlò rapidamente la fronte. Si costrinse a rivolgere un sorriso incoraggiante alla cameriera, con l’unico risultato di risultare vagamente inquietante.

La ragazza ormai lo fissava con sospetto. Idiota! Ecco cos’era! Tirò fuori dalle tasche una serie di grosse monete dorate, argentate e di bronzo e le depose sul tavolo, rassegnato.

Come aveva potuto dimenticare il piccolo particolare che i babbani utilizzavano dannatissimi soldi di carta? Quel tintinnio di galeoni, falci e zellini nelle tasche avrebbe dovuto suonare come un campanello d’allarme nelle sue orecchie!

Perfetto, niente panico.

Doveva ragionare in fretta, la ragazza si stava spazientendo e lo guardava come se temesse che potesse fuggire da un momento all’altro. Aveva appena terminato questo pensiero che un altro entrò prepotentemente nella sua testa.

Non si diede il tempo di rimuginarci su troppo, si alzò fulmineo e scattò verso la stretta uscita, trascinando nella folle fuga una donna sulla settantina, con un grosso capello e un gatto persiano fra le braccia.

Il gatto miagolò forte, mentre Lysander si sollevava e cercava di scrollarselo dai pantaloni. Riprese a correre e in ogni dove voci concitate urlavano frasi incomprensibili, che intuì vagamente minacciose.

Girò l’angolo e vide alle sue spalle un paio di… come diamine si chiamavano?Era certo che sua madre ne avesse accennato qualche volta.

Ah già, vero... Puliziotti!”

Gli stavano alle calcagna. Superò un ponticello traballante su un corso d’acqua ed era quasi arrivato alla riva opposta, quando la struttura scelse esattamente quel momento per sgretolarsi sotto i suoi piedi.

Si ritrovò ad annaspare nell'acqua, sperando che il corso d’acqua lo trascinasse via, ma neanche quell’ultima grazia gli fu concessa: un piede rimase imbrigliato sotto i residui di legno!

I Puliziotti l’avevano raggiunto e ora lo stavano trascinando all’asciutto.

Sentì distintamente uno di loro bisbigliare qualcosa di maligno, prima di rivolgersi a lui in inglese:

- Allora, se non le dispiace, dovrebbe seguirci in commissariato per un paio di domandine, eh? -

Non attese risposta e gli girò le spalle. Lysander mise le mani in tasca, scoraggiato.

Sbuffò sonoramente, imbronciato come non mai. Dannato ponticello del piffero! All’improvviso sentì un sottile foglio di carta rigida sotto le dita. Tiratolo fuori lo aprì e le sue labbra si stesero in un sorriso.

Ebbe un colpo di genio, forse poteva uscire pulito da quella situazione così spinosa. E se tutto fosse andato per il verso giusto avrebbe anche ottenuto una piccola rivincita.

Rintascò il tutto, mettendo su un'espressione annoiata e indifferente.

Il viaggio non durò più di cinque minuti, durante i quali Lysander mise a punto il suo piano.

Appena giunti al commissariato venne fatto accomodare in uno stanzone nel quale un paio di persone sedevano con dei buffi aggeggi che bloccano le mani. Si chiese se avessero intenzione di metterli anche a lui, mentre con le dita sfiorava la bacchetta infilata sotto la polo.

Attesero una decina di minuti e alla fine Lysander si rivolse al Puliziotto che aspettava seduto alla sua sinistra chiedendogli:

- Sarebbe possibile andare un attimo al bagno? -

Lo disse nella maniera più innocente possibile, ma l’uomo lo guardò insospettito.

Dopo un istante d’esitazione gli fece comunque segno di sì col capo e lo scortò fino ad una porta in legno sulla parete di fronte.

Il bagno non era molto grande: aveva una serie di orinatoi appesi al muro sulla destra, una fila di lavandini sulla sinistra.

Si voltò verso la porta, puntò la bacchetta e mormorò:

Colloportus! -

Per fortuna c’era una finestra abbastanza grande da consentire ad un uomo di passarci attraverso. Girò su sé stesso pensando alla sua destinazione con decisione, ma, prima che sparisse con un Pop leggerissimo, lasciò cadere qualcosa sul pavimento.

Dieci minuti dopo il Puliziotto stava tempestando di pugni la porta del bagno che Lysander aveva provveduto a sigillare, tentando di buttarla giù.

Ma questo il ragazzo non poteva saperlo perché si trovava ormai al sicuro nella sua suite, all’ultimo piano dell’hotel San Clemente.

Quando entrò nella sua camera un nodo gli chiuse lo stomaco: era estremamente timido con il gentil sesso, quando non era sotto l’effetto di droghe o quant’altro!Fortunatamente per lui, però, la ragazza non c’era più e poté liberamente stendersi sul letto, un braccio dietro il capo, poggiato alla testiera, i piedi incrociati e un buon libro in mano.

Dovette attendere solo venti minuti prima che qualcuno venisse a bussare alla porta della suite.

Gridò: - Vai tu, Lorcan! - e sorrise sentendo i passi di suo fratello nel corridoio adiacente.

Lorcan aprì la porta in mutante e canottiera bianca, il viso ancora leggermente stravolto dal sonno.

Non fece nemmeno in tempo a chiedere chi fosse che subito gli sbraitarono contro:

- Allora, pensavi di fare il furbo, eh? Lorcan Scamandro! -

La voce sembrava minacciosamente alterata.

- Cosa? - chiese sbalordito Lorcan.

Lysander poteva immaginare la scena e già stava rotolandosi dalle risate.

- Ancora non capisco come tu abbia fatto a fuggire così in fretta e a conciarti così, ma è meglio se questa volta non fai scherzi! Andiamo! -

Sentì che il fratello tentava di opporre una debole resistenza, ma probabilmente era troppo stralunato per provarci sul serio.

Quando sentì la porta sbattere, Lysander era ormai piegato in due.

Corse alla finestra e azzardò un occhiata: la sua ilarità raggiunse il culmine quando vide suo fratello con quegli aggeggi ai polsi. “Ben gli sta!” pensò vittorioso, ritornando a spaparanzarsi sul letto.



Il pranzo arrivò in un batter d’occhio e portò con sé qualche nuova.

Lysander era ancora intento a divorare il suo libro e sollevò lo sguardo soltanto quando sentì lo sbattere violento della porta.

Un momento dopo Lorcan faceva il suo ingresso nella camera del fratello.

Era livido. Bene.

Lysander lo fissò per un breve istante, poi non resistette.

Scoppiò a ridere in maniera indegna, le mani sullo stomaco, già dolente.

- Non è divertente, razza di … -

Lysander non seppe mai che razza di essere fosse, perché suo fratello non terminò la frase, preferendo gettarglisi addosso per coinvolgerlo in un corpo a corpo all’ultimo sangue.

Dopo dieci minuti in cui a nessuno furono risparmiati pugni spezza-respiro, scalpi violenti e calci agli stinchi, i due gemelli erano esausti. Si stesero pancia all’aria sul letto e si guardarono: mare in tempesta Vs acque cristalline.

- Che ci fai già qui? Credevo che sarei dovuto venire a trovarti dietro le sbarre, mio galeotto! - lo canzonò.

Si guardarono ancora, poi incredibilmente Lorcan prese a sghignazzare, in una fedelissima riproduzione del fratello.

- Già! Mi hai fatto passare un pessimo quarto d’ora, ma è stato geniale! -

E proseguì divertito:

- Come hai fatto a prendere la mia carta d’identità? L’agente ha detto che “L‘ho persa nel bagno, tentando la fuga!” -

Lysander sorrise.

- Non l’ho presa. L’ho trovata nella tasca dei bermuda azzurri, devi averla dimenticata l’ultima volta. Grazie fratello, mi hai salvato! - aggiunse, regalandogli una pacca sulla spalla.

- Di niente! - rispose sarcastico l'altro.

- Va beh, io vado a fare la valigia... -

Lorcan lasciò cadere quella frase lì, come se fosse casuale, mentre si sollevava dal letto.

- Come sarebbe “Vado a fare la valigia”? Ma se siamo arrivati ieri? -

Suo fratello doveva aver riportato qualche danno a causa della lotta di prima.

In tutta risposta Lorcan si diede un ceffone sulla fronte ed esclamò:

- Ah, che scemo, quasi dimenticavo! Mamma e papà sono giù ad aspettarci, ce ne andiamo! -

Chi rideva di chi adesso? Lysander sbiancò.

- Ma… Mamma e papà qui? -

Ora si che era preoccupato.

- Certo, caro fratellino. Nel tuo mirabolante piano c’era una piccola pecca. Nel caso te ne fossi dimenticato, noi abbiamo diciassette anni! Vale a dire che siamo maggiorenni solo nel mondo dei maghi!-

Si vedeva che non aveva aspettato altro che quel momento sin da quando aveva varcato la porta della suite.

- Non sai com’è incavolato papà, mi ha fatto una tirata sui principi che ci hanno insegnato e sulla vergogna che ho gettato sulla famiglia. Mamma, invece, se ne stava li a tentare di farsi regalare un paio di Manette, quella roba di ferro per chiudere i polsi. -

Lysander deglutì.

- Ma non preoccuparti, - proseguì Lorcan, dopo essersi preso una pausa ad effetto – Papà ha dovuto sborsare soltanto 300 galeoni per la mia cauzione, forse se bevi della pozione Polisucco e vai a rapinare una banca nelle sue vesti, potrebbero dargli abbastanza anni da non permettergli di farti a pezzetti, come sua intenzione! -

E se ne andò trionfante, lasciando suo fratello nel terrore.

Lysander prese la valigia dall’armadio ed era così shockato da dimenticarsi di usare la magia.

Da tutta quella storia aveva imparato due lezioni: “Primo: I soldi babbani nocciono gravemente alla salute. Secondo: Non mettere mai più piede a Venezia!”





Autricità

Il giudizio della fantastica giudiciA che ha messo fine alle pene di noi povere partecipanti con celerità ed efficienza! Grazie Tannie!!


Quarto Posto: 
Robinki- What goes around, comes around 
Grammatica e sintassi: 9 
stile: 9.75 
originalità: 10 
caratterizzazione personaggio: 14.50 
gradimento personale: 9.75 
giudizio totale: 53 


Davvero una bella fic. Si si, l'ho gradita particolarmente ^_^ Grammaticalmente hai sbagliato “fittato” che sarebbe “affittato”. In alcuni punti della storia lessicalmente le frasi sembrano un po' rimcorrersi, per esempio nel punto in cui Lysander si sveglia e descrive tutto, camera e serata compresi. 
Lì secondo me andava sempificata la struttura delle frasi aggiungendo delle virgole. Ma ovviamente è un mio parere e la storia è bella in ogni caso ;) 
Originalissima! Non avevo mai letto una storia così. Strabiliante. Chissà perché immaginavo sempre Lorcan il più timido e Lysander il più sciolto. Mi hai fatto vedere le cose da un'altra prospettiva, grazie :) 
Mi è piaciuta davvero molto, arguto lo stile e fresca l'idea. Non è affatto orrenda come temevi anzi. 
Sei stata molto molto brava :) 


  
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