WAKE UP. ARE YOU DEAD?
 

“Stefan! Stefan, dannazione, svegliati!”
 
Continui a schiaffeggiare, nemmeno tanto delicatamente, il viso del tuo fratellino, che se ne sta riverso a pancia in su sulla riva del fiume, dove l’hai trascinato pochi minuti prima.
 
Stupido, stupido bambino. Gli lanci mentalmente tutte le maledizioni possibili. L’avevi avvertito di non avventurarsi nell’acqua insieme a te, perché era troppo alta e la corrente troppo forte, ma Stefan aveva deciso proprio quel giorno di smettere di fare il bravo e avventurarsi a fare qualcosa di “proibito”.
 
Pochi minuti dopo stava annaspando in cerca di aria, agitandosi freneticamente nell’acqua dietro di te.
 
Eri riuscito a trascinarlo fuori abbastanza velocemente, ma non abbastanza da impedirgli di perdere i sensi. Adesso i suoi occhi erano chiusi e non un solo cenno di vita arrivava dal suo corpicino magro e bagnato.
 
“Andiamo, Steffy! Non fare il cretino, apri gli occhi, Cristo!”
 
Non ti importa minimamente se tutte le bestemmie che stai farneticando ti manderanno all’Inferno, tanto probabilmente ci finiresti lo stesso per altri mille motivi diversi.
 
Spingi forte con le mani sul petto di tuo fratello, nel tentativo di fargli buttare fuori l’acqua che ha ingoiato, in un raro momento di lucidità in cui ti ricordi che questo è il metodo che si usa per far riprendere qualcuno che ha rischiato di annegare.
 
Ci metti tutta la forza che hai, nonostante non sia poi moltissima per i tuoi 14 anni, ma sembra bastare, perché Stefan finalmente comincia a tossire, girandosi su un fianco e liberando i suoi polmoni.
 
Sospiri di sollievo, scostandoti dalla fronte i riccioli bagnati con il dorso della mano. È vivo.
 
“Damon…”
 
“È tutto ok, Stef, tranquillo…”
 
Lui ti guarda, i grandi occhioni verdi lucidi e pieni di sensi di colpa.
 
“Mi spiace…”
 
Scuoti la testa. Anche se vorresti prenderlo a pugni per lo spavento che ti ha fatto prendere, adesso non ti interessa, sei solo felice che sia andato tutto bene e che quegli occhioni innocenti siano ancora lì, davanti a te.
 
Non ti accorgi di una lacrima di sollievo che scivola lungo la tua guancia, finché Stefan non solleva la sua mano per scacciarla via. Ti mordi le labbra imbarazzato per la debolezza che hai appena mostrato, ma tuo fratello ora ti guarda con un sorriso enorme stampato sul viso.
 
Ti alzi scuotendoti la terra dalle ginocchia mentre la risata di Stefan risuona nell’aria.
 
“Su, dai, ammettilo che mi vuoi bene.”
 
Adesso è in piedi di fronte a te e tu ti sollevi per guardarlo negli occhi.
 
“Neanche per sogno. Sei fastidioso. Non fai altro che crearmi guai.”
 
Sbuffi, cercando di dare alla tua voce un tono perentorio e annoiato. Ma Stefan ti conosce abbastanza bene da sapere che è tutta una messa in scena.
 
Prima che tu possa accorgertene, ti circonda la vita con le braccia e poggia la guancia sul tuo petto bagnato.
 
“Lo sapevo. Ti voglio bene anch’io.”
 
Sussurra.
 
E tu non puoi fare a meno di sorridere, mentre accarezzi quella testolina scura con la tua mano e stringi Stefan più forte contro di te.