«Sai, Percy…» Storse il labbro, si tolse una ciocca di capelli dalla fronte, se l'attorcigliò intorno al dito, gli occhi persi nell'orizzonte della città che si estendeva ai loro piedi, sotto il balcone della camera d'albergo di Robert. Nell'altra mano teneva un libretto dalla copertina sdrucita, mollemente, quasi fosse sul punto di lasciarlo cadere giù. «Per gli antichi greci l'amore - quello vero - era fra uomini.»

Robert aggrottò le sopracciglia - e arrossì. Jimmy gli lanciò un'occhiata di sbieco, un mezzo sorriso sul volto alla vista di quel rossore. Plant distolse lo sguardo, fissando anche lui le luci della città che si accendevano, sotto di loro. «Che vuoi dire, Pagey?»

Il moro rise piano, posando il libro - l'Iliade - sul davanzale. Gli si avvicinò lentamente, un passo alla volta: era così magro e minuto, con quella gran massa di riccioli bruni in testa, da sembrare un fiore. Un fiore malizioso e contorto, pensò Robert.

Jimmy gli arrivò di fronte e alzò lo sguardo per poterlo guardare dritto negli occhi. E, con quella sua spontanea naturalezza, gli posò un bacio sulle labbra. Abbassò le ciglia, poi, quasi intimidito da sé stesso, e una sfumatura rosata gli colorò le guance. «Dimmelo tu, Achille.»

Si allontanò, riaprì la porta-finestra e s'infilò nella stanza. Robert respirò a fondo l'aria pulita della notte, si passò la lingua sulle labbra, gli occhi sgranati. Poi, come colpito da un fulmine, scattò verso la camera. «Jimmy…!» esclamò.

Lui si voltò, la mano posata sul pomello della porta, gli occhi grandi e quasi spaventati.

«Jimmy» ripeté Robert, e sorrise, facendo un paio di passi avanti e tendendo la mano. «Resta.»